Tsumikasane 6
Il ristorante in cui siamo stati invitati da Satoshi è raffinatamente arredato nello stile dell'epoca Edo.
Appena
entrati veniamo avvolti da un'atmosfera calda - esaltata dall'ampio
utilizzo del legno per il parquet e i mobili - e le luci del tramonto
rischiarano leggermente l'ambiente, grazie alla presenza di ampi shoji*1
per i quali il vetro ha sostituito la più tradizionale carta di riso.
Mentre
la cameriera ci accompagna in fondo alla sala, ascolto distrattamente i
commenti di stupore di Nino e Masaki, evidentemente increduli che
proprio il nostro leader ci abbia invitato qui, per giunta senza un
motivo specifico.
Anche io non posso negare la mia sorpresa, eppure
percepisco in questo posto alcuni elementi perfettamente coerenti alla
personalità di Satoshi: il silenzio e la tranquillità caratterizzano
l'ambiente, così come l'estrema discrezione dimostrata fin ora da
camerieri e clienti; in sottofondo siamo cullati dalle note del koto*2 e
dello shamisen*3, a formare una melodia dalle tipiche atmosfere
okinawane.
Mi costringo a finire di apprezzare l'eleganza del
posto quando siamo invitati ad entrare in una saletta privata: di forma
perfettamente quadrata, l'arredamento è simile a quello del locale
principale, mentre sul tatami campeggia un unico, raffinatissimo
chabudai*4 in legno chiaro.
Sorrido, volegendo lo sguardo ad un
Kazunari attonito, a un Jun eccitatissimo, e poi ad un Ohno Satoshi
completamente soddisfatto.
Fremo e mi preoccupo, subito dopo, quando Satoshi con l'indice mi esorta a sedermi a capotavola.
"Sato-yan*5,
ci hai invitato qui con la speranza che mi ubriachi e paghi io?" - non
credo ad una sola parola della domanda appena pronunciata, eppure è
uscita fuori istintivamente, per una strana, personale, necessità di
alleggerire l'atmosfera.
Tutto ciò che ricevo da Satoshi è un
sorriso enigmatico. Gli altri si sono già seduti liberamente, quindi io
sono costretto a fare lo stesso, nel posto assegnatomi dal leader.
La
cena comincia e prosegue in un clima assolutamente normale: Satoshi è
di poche parole, preferisce ridere alle nostre battute o commentare brevemente i
nostri discorsi; io, da parte mia, percepisco un singolare imbarazzo, e
dentro di me nutro un presentimento non molto positivo.
La verità è
che a dispetto della situazione attuale, le circostanze dell'invito,
questo locale, la mail ad ognuno di noi, l'atteggiamento indifferente di
Satoshi, sono tutti elementi parecchio strani, che mi fanno diventare
dubbioso.
La verità, forse, è solo che la premura di Satoshi nel lasciare
me al centro della tavola mi insospettisce: per tutta la durata della
cena, mi interrogo sul perchè mi abbia voluto rendere in qualche modo
protagonista della serata.
"Ragazzi..."
Mentre tutti assaporiamo il sake servitoci fresco a fine cena, la calma voce di Satoshi ci arriva alle orecchie.
Per educazione, o forse per quello strano istinto che impone a tutti noi di portargli rispetto, tacciamo.
"Devo dire una cosa sola."
Annuiamo, invitandolo a proseguire. Devo ammettere di essere stranamente teso.
"Mentre il qui presente Sakurai Sho leggeva in diretta, ho pensato che la sua lettera facesse davvero schifo."
"Satoshi,
ma che cavolo dici! Chiedi scusa! Adesso!" - Nino gli sbraita, poi si
rivolge a me e inchina la testa - "Scusalo Sho. Per favore."
A
nessuno, a nessuno avrei permesso di rivolgermi una critica su qualcosa
che ho scritto senza ribattere niulla: in altri casi avrei illustrato la
mia tesi, esposto meglio i miei pensieri, avrei sicuramente reagito precisando il mio punto di vista.
Eppure,
davanti a quella sicurezza mascherata con l'indifferenza che il volto
di Satoshi mi trasmette, davanti a quegli occhi che mi stanno fissando
con la convinzione di aver ragione, davanti all'aura di serietà che lo
circonda, l'unico sentimento che affiora in me è la curiosità. La
curiosità di capire. Perchè.
Ohno Satoshi non espone mai una critica
senza un valido motivo: mentre Nino mi guarda dispiaciuto, io e Satoshi
ci scambiamo sguardi per qualche secondo, finchè non riprende a
parlare. Il suo sguardo non si stacca dal mio.
"Nella lettera che
hai scritto, Sho, ho sentito una lacuna sulla carta. Ho sentito una
lacuna nell'entuasiasmo, una lacuna nella felicità, una lacuna
nell'ottimismo."
"Satoshi, non puoi contestargli di avere una
visione del presente e del futuro differente dalla tua, non è giusto." -
la voce di Jun mi arriva lontana. Ciò che sento, adesso, è solo un
vortice che mi ha risucchiato qualsiasi voglia di ribattere. Un vortice
fatto di consapevolezze mai ammesse, di priorità riaffiorate, di
orizzonti allargati: un vortice che parte dalle iridi profonde di
quest'uomo che mi sta denudando con una tranquillità disarmante.
"Non intendevo questo, Jun. Sho è ovviamente libero di pensarla come
vuole." - continua, sereno - "Ma uno intelligente come lui non può
minimizzare la sua visione della vita ad un 'accumulo'. Può concepire
la vita in qualunque modo, può valorizzare il presente più che il futuro
o viceversa, può essere nostalgico per il passato o meno; però non può
ridurre tutto ad un mucchio."
Poi si ferma qualche secondo, e mi guarda di nuovo. La sua serenità nel criticarmi è inquietante.
"Quindi siamo oggi riuniti
qui perchè io devo chiederti questo: pensi davvero quello che c'è scritto nella
lettera? E' davvero quella la tua visione, oppure è stato un modo per
non impegnarti troppo nella scrittura a causa degli altri impegni di
lavoro? Tu credi in quello che hai scritto?"
Mentre Ohno mi fa
questa domanda, le giornate appena trascorse si rincorrono rapidamente
nella mia testa: la difficoltà di scrivere la lettera tra una pausa e
l'altra, le parole e il profumo di Jun, le partite a calcio e le serate
nei pub, l'abbraccio di Nino e le nostre condivisioni, l'odore di sperma
e di tabacco delle notti insonni, il lavoro che fa dimenticare per
qualche ora ogni cosa, il punto finale messo alla fine della stesura
della lettera.
"Si. Si, è quello che penso realmente." - mi risolvo a dire.
"Bene."
- per la prima volta, Ohno mi sorride dolcemente - "Allora ribadisco.
Fa schifo. E siccome non mi piace, posso mostrarti una cosa che ho
portato con me."
Dopo aver frugato nelle tasche, Satoshi fuoriesce un foglietto stropicciato dai jeans.
Poi lo vedo alzarsi in piedi e schiarirsi la voce.
"Questa
che adesso vi leggerò, diventerà la lettera ufficiale di Sakurai Sho
per il 24 Jikan TV. Il pubblico siamo solo noi cinque, è vero, ma questa
sarà la lettera ufficiale. Con la lettura di questa lettera, la seduta
sarà sciolta."
"Ti ci vogliono quattro anni di scuole superiori,
quattro anni di studi in Legge, un esame di Stato e almeno due anni di
pratica*6 per recitare quella formula, Satoshi."
La voce acida di Nino e la smorfia di Satoshi alleggeriscono di molto la tensione del momento.
" AL FUTURO ME STESSO" - Satoshi inizia a leggere senza ulteriori indugi. Il silenzio cala.
"DA ORA IN POI, CHE TIPO DI FUTURO MI STARA' ASPETTANDO?
STAI RIDENDO? QUALUNQUE SIA LA SITUAZIONE, RIESCI A RIDERE? PENSO CHE
CI SARANNO DELLE DIFFICOLTA', MA SAREI FELICE SE RIUSCISSI A
RIDERE.
IL FUTURO E' QUELLO TRA DIECI ANNI O TRA VENT'ANNI, PERO' FUTURO E'
ANCHE DOMANI E DOPODOMANI. PER QUESTO MOTIVO, MI TENGO STRETTO L' OGGI
CON TUTTE LE FORZE.
E POI, C'E' IL NOSTRO FUTURO IN QUANTO ARASHI.
MATSUJUN, AIBA-CHAN, SATOSHI, NINO. QUALUNQUE SIA IL MOMENTO, RIDIAMO.
QUALUNQUE COSA ACCADA, SCAVALCHIAMOLA.
E POI, ANCHE NEL PROSSIMO FUTURO, RESTIAMO SEMPRE NOI CINQUE."*7
Taccio.
Nessuna parola, anzi no, nessun suono riesce ad uscire dalla mia gola.
Satoshi mi mostra il foglietto posandolo sul tavolo: posso notare ogni
frase scritta con colori diversi, i colori degli altri quattro membri.
Il gesto del leader è stato semplice, ma significativo:
incollare tra loro parti delle lettera di ognuno deigli altri quattro
Arashi. Il risultato è formare una nuova lettera, forse non
perfettamente coerente, ma straordinariamente positiva e piena di
speranza.
Il senso di accumulo, di mucchio, di catasto, era scomparso. Era
scomparso dalla "mia" lettera. Grazie alla mia esperienza come Arashi,
era scomparso dalla mia vita.
Ed ecco che tutto d'un tratto mi diventa chiaro il motivo per cui
Satoshi aveva organizzato tutta questa serata: ricordarmi che,
indipendentemente da come gestirò la mia vita, dal peso che
attribuirò al mio passato e al mio futuro, il valore degli
Arashi consiste nell'Amicizia, nella tolleranza reciproca ormai da
tredici anni, nell'esperienze lavorative che probabilmente non avrei
mai provato se non ne fossi un membro; il valore degli Arashi, poi,
consiste in quel posto particolare -non una casa e non un ufficio - al
quale tornerò nonostante le gioie e le preoccupazioni della mia
vita privata.
Penso tutto questo fino a quando arriva il momento di uscire dal
ristorante. Rispondo raramente e brevemente alle domande o ai discorsi
che mi vengono rivolti dai ragazzi.
Cerco Satoshi con lo sguardo, e lo vedo dietro di me mentre con Nino e Masaki si dirige verso l'uscita.
Istintivamente ci avviciniamo l'uno all'altro.
"Scusami per il tono con il quale ti ho trattato prima." - mi sussurra, dopo essersi avvicinato all'orecchio.
Non gli rispondo. Gli accarezzo la nuca e gli do una pacca sulla spalla. Poi gli sorrido.
Non deve scusarsi. Adesso ho capito tutto. Adesso ho capito la necessità del suo discorso.E cioè rispolverare un vecchio appunto:
ci sono quattro persone che hanno bisogno di me.
Per questo motivo, qualsiasi direzione prenda la mia vita
privata, qualsiasi cambiamento subirà il mio modo di pensare,
devo camminare passo dopo passo valorizzando la mia vita. Per me, e per
chi considera preziosa la mia esistenza.
*1> Vetrate o pannelli divisori della casa tradizionale giapponese, realizzati in carta di riso montati su legno.
*2> Strumento musicale a corde appartenente alla famiglia della cetra.
*3>
Strumento musicale a corde appartenente alla famiglia dei liuti.
Molto spesso viene impiegato come accompagnamento nelle
rappresentazioni del teatro tradizionale giapponese Kabuki.
*4> Tavolino basso.
*5> Sakurai Sho ha realmente chiamato Ohno "Sato-yan" durante l' Arashi Training Camp (Scene Dome DVD - 2011).
*6>
In Giappone la carriera della Magistratura consiste appunto in quattro
anni di Giurisprudenza, superamento dell'esame di Stato per
l'abilitazione alla professione e almeno due anni di praticandato nei
pubblici uffici.
*7> Questo è un collage delle lettere di Matsumoto, Aiba, Ninomiya ed Ohno realmente lette durante il 24 Jikan TV.
Questo collage, tuttavia, NON E' MAI STATO LETTO ed è COMPLETA FINZIONE.
Mi scuso, infine, per la troppa presenza di note in questo capitolo.
Ringrazio chiunque abbia letto fin qui.
Grazie.
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