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Autore: Shizuka Grape    07/10/2012    2 recensioni
Non so se sarà una lettera esemplare: so però che sarà la lettera che il me stesso del futuro dovrà leggere.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sho Sakurai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tsumikasane 6
Il ristorante in cui siamo stati invitati da Satoshi è raffinatamente arredato nello stile dell'epoca Edo.
Appena entrati veniamo avvolti da un'atmosfera calda - esaltata dall'ampio utilizzo del legno per il parquet e i mobili - e le luci del tramonto rischiarano leggermente l'ambiente, grazie alla presenza di ampi shoji*1 per i quali il vetro ha sostituito la più tradizionale carta di riso.
Mentre la cameriera ci accompagna in fondo alla sala, ascolto distrattamente i commenti di stupore di Nino e Masaki, evidentemente increduli che proprio il nostro leader ci abbia invitato qui, per giunta senza un motivo specifico.
Anche io non posso negare la mia sorpresa, eppure percepisco in questo posto alcuni elementi perfettamente coerenti alla personalità di Satoshi: il silenzio e la tranquillità caratterizzano l'ambiente, così come l'estrema discrezione dimostrata fin ora da camerieri e clienti; in sottofondo siamo cullati dalle note del koto*2 e dello shamisen*3, a formare una melodia dalle tipiche atmosfere okinawane.

Mi costringo a finire di apprezzare l'eleganza del posto quando siamo invitati ad entrare in una saletta privata: di forma perfettamente quadrata, l'arredamento è simile a quello del locale principale, mentre sul tatami campeggia un unico, raffinatissimo chabudai*4 in legno chiaro.

Sorrido, volegendo lo sguardo ad un Kazunari attonito, a un Jun eccitatissimo, e poi ad un Ohno Satoshi completamente soddisfatto.
Fremo e mi preoccupo, subito dopo, quando Satoshi con l'indice mi esorta a sedermi a capotavola.

"Sato-yan*5, ci hai invitato qui con la speranza che mi ubriachi e paghi io?" - non credo ad una sola parola della domanda appena pronunciata, eppure è uscita fuori istintivamente, per una strana, personale, necessità di alleggerire l'atmosfera.

Tutto ciò che ricevo da Satoshi è un sorriso enigmatico. Gli altri si sono già seduti liberamente, quindi io sono costretto a fare lo stesso, nel posto assegnatomi dal leader.

La cena comincia e prosegue in un clima assolutamente normale: Satoshi è di poche parole, preferisce ridere alle nostre battute o commentare brevemente  i nostri discorsi; io, da parte mia, percepisco un singolare imbarazzo, e dentro di me nutro un presentimento non molto positivo.
La verità è che a dispetto della situazione attuale, le circostanze dell'invito, questo locale, la mail ad ognuno di noi, l'atteggiamento indifferente di Satoshi, sono tutti elementi parecchio strani, che mi fanno diventare dubbioso.
La verità, forse, è solo che la premura di Satoshi nel lasciare me al centro della tavola mi insospettisce: per tutta la durata della cena, mi interrogo sul perchè mi abbia voluto rendere in qualche modo protagonista della serata.

"Ragazzi..."
Mentre tutti assaporiamo il sake servitoci fresco a fine cena, la calma voce di Satoshi ci arriva alle orecchie.
Per educazione, o forse per quello strano istinto che impone a tutti noi di portargli rispetto, tacciamo.

"Devo dire una cosa sola."

Annuiamo, invitandolo a proseguire. Devo ammettere di essere stranamente teso.

"Mentre il qui presente Sakurai Sho leggeva in diretta, ho pensato che la sua lettera facesse davvero schifo."

"Satoshi, ma che cavolo dici! Chiedi scusa! Adesso!" - Nino gli sbraita, poi si rivolge a me e inchina la testa - "Scusalo Sho. Per favore."

A nessuno, a nessuno avrei permesso di rivolgermi una critica su qualcosa che ho scritto senza ribattere niulla: in altri casi avrei illustrato la mia tesi, esposto meglio i miei pensieri, avrei sicuramente reagito precisando il mio punto di vista.
Eppure, davanti a quella sicurezza mascherata con l'indifferenza che il volto di Satoshi mi trasmette, davanti a quegli occhi che mi stanno fissando con la convinzione di aver ragione, davanti all'aura di serietà che lo circonda, l'unico sentimento che affiora in me è la curiosità. La curiosità di capire. Perchè.
Ohno Satoshi non espone mai una critica senza un valido motivo: mentre Nino mi guarda dispiaciuto, io e Satoshi ci scambiamo sguardi per qualche secondo, finchè non riprende a parlare. Il suo sguardo non si stacca dal mio.

"Nella lettera che hai scritto, Sho, ho sentito una lacuna sulla carta. Ho sentito una lacuna nell'entuasiasmo, una lacuna nella felicità, una lacuna nell'ottimismo."

"Satoshi, non puoi contestargli di avere una visione del presente e del futuro differente dalla tua, non è giusto." - la voce di Jun mi arriva lontana. Ciò che sento, adesso, è solo un vortice che mi ha risucchiato qualsiasi voglia di ribattere. Un vortice fatto di consapevolezze mai ammesse, di priorità riaffiorate, di orizzonti allargati: un vortice che parte dalle iridi profonde di quest'uomo che mi sta denudando con una tranquillità disarmante.

"Non intendevo questo, Jun. Sho è ovviamente libero di pensarla come vuole." - continua, sereno - "Ma uno intelligente come lui non può minimizzare la sua visione della vita ad un 'accumulo'.  Può concepire la vita in qualunque modo, può valorizzare il presente più che il futuro o viceversa, può essere nostalgico per il passato o meno; però non può ridurre tutto ad un mucchio."
Poi si ferma qualche secondo, e mi guarda di nuovo. La sua serenità nel criticarmi è inquietante.

"Quindi siamo oggi riuniti qui perchè io devo chiederti questo: pensi davvero quello che c'è scritto nella lettera? E' davvero quella la tua visione, oppure è stato un modo per non impegnarti troppo nella scrittura a causa degli altri impegni di lavoro? Tu credi in quello che hai scritto?"

Mentre Ohno mi fa questa domanda, le giornate appena trascorse si rincorrono rapidamente nella mia testa: la difficoltà di scrivere la lettera tra una pausa e l'altra, le parole e il profumo di Jun, le partite a calcio e le serate nei pub, l'abbraccio di Nino e le nostre condivisioni, l'odore di sperma e di tabacco delle notti insonni, il lavoro che fa dimenticare per qualche ora ogni cosa, il punto finale messo alla fine della stesura della lettera.

"Si. Si, è quello che penso realmente." - mi risolvo a dire.

"Bene." - per la prima volta, Ohno mi sorride dolcemente - "Allora ribadisco. Fa schifo. E siccome non mi piace, posso mostrarti una cosa che ho portato con me."
Dopo aver frugato nelle tasche, Satoshi fuoriesce un foglietto stropicciato dai jeans.
Poi lo vedo alzarsi in piedi e schiarirsi la voce.

"Questa che adesso vi leggerò, diventerà la lettera ufficiale di Sakurai Sho per il 24 Jikan TV. Il pubblico siamo solo noi cinque, è vero, ma questa sarà la lettera ufficiale. Con la lettura di questa lettera, la seduta sarà sciolta."

"Ti ci vogliono quattro anni di scuole superiori, quattro anni di studi in Legge, un esame di Stato e almeno due anni di pratica*6 per recitare quella formula, Satoshi."
La voce acida di Nino e la smorfia di Satoshi alleggeriscono di molto la tensione del momento.

" AL FUTURO ME STESSO" - Satoshi inizia a leggere senza ulteriori indugi. Il silenzio cala.
"DA ORA IN POI, CHE TIPO DI FUTURO MI STARA' ASPETTANDO?
STAI RIDENDO? QUALUNQUE SIA LA SITUAZIONE, RIESCI A RIDERE? PENSO CHE CI SARANNO DELLE DIFFICOLTA', MA SAREI FELICE SE RIUSCISSI  A RIDERE.
IL FUTURO E' QUELLO TRA DIECI ANNI O TRA VENT'ANNI, PERO' FUTURO E' ANCHE DOMANI E DOPODOMANI. PER QUESTO MOTIVO, MI TENGO STRETTO L' OGGI CON TUTTE LE FORZE.
E POI, C'E' IL NOSTRO FUTURO IN QUANTO ARASHI.
MATSUJUN, AIBA-CHAN, SATOSHI, NINO. QUALUNQUE  SIA IL MOMENTO, RIDIAMO.
QUALUNQUE COSA ACCADA, SCAVALCHIAMOLA.
E POI,  ANCHE NEL PROSSIMO FUTURO, RESTIAMO SEMPRE NOI CINQUE."*7

Taccio.
Nessuna parola, anzi no, nessun suono riesce ad uscire dalla mia gola. 
Satoshi mi mostra il foglietto posandolo sul tavolo: posso notare ogni frase scritta con colori diversi, i colori degli altri quattro membri.
Il gesto del leader è stato semplice, ma significativo: incollare tra loro parti delle lettera di ognuno deigli altri quattro Arashi. Il risultato è formare una nuova lettera, forse non perfettamente coerente, ma straordinariamente positiva e piena di speranza.
Il senso di accumulo, di mucchio, di catasto, era scomparso. Era scomparso dalla "mia" lettera. Grazie alla mia esperienza come Arashi, era scomparso dalla mia vita.
Ed ecco che tutto d'un tratto mi diventa chiaro il motivo per cui Satoshi aveva organizzato tutta questa serata: ricordarmi che, indipendentemente da come gestirò la mia vita, dal peso che attribuirò al mio passato e al mio futuro, il valore degli Arashi consiste nell'Amicizia, nella tolleranza reciproca ormai da tredici anni, nell'esperienze lavorative che probabilmente non avrei mai provato se non ne fossi un membro; il valore degli Arashi, poi, consiste in quel posto particolare -non una casa e non un ufficio - al quale tornerò nonostante le gioie e le preoccupazioni della mia vita privata.
Penso tutto questo fino a quando arriva il momento di uscire dal ristorante. Rispondo raramente e brevemente alle domande o ai discorsi che mi vengono rivolti dai ragazzi.
Cerco Satoshi con lo sguardo, e lo vedo dietro di me mentre con Nino e Masaki si dirige verso l'uscita.
Istintivamente ci avviciniamo l'uno all'altro.
"Scusami per il tono con il quale ti ho trattato prima." - mi sussurra, dopo essersi avvicinato all'orecchio.

Non gli rispondo. Gli accarezzo la nuca e gli do una pacca sulla spalla. Poi gli sorrido.
Non deve scusarsi. Adesso ho capito tutto. Adesso ho capito la necessità del suo discorso.E cioè rispolverare un vecchio appunto:  ci sono quattro persone che hanno bisogno di me.
Per questo motivo,  qualsiasi direzione prenda la mia vita privata, qualsiasi cambiamento subirà il mio modo di pensare, devo camminare passo dopo passo valorizzando la mia vita. Per me, e per chi considera preziosa la mia esistenza.








*1>  Vetrate o pannelli divisori della casa tradizionale giapponese, realizzati in carta di riso montati su legno.
*2>  Strumento musicale a corde appartenente alla famiglia della cetra.
*3>  Strumento musicale a corde appartenente alla famiglia dei liuti. Molto spesso viene impiegato come accompagnamento nelle rappresentazioni del teatro tradizionale giapponese Kabuki.
*4> Tavolino basso.
*5> Sakurai Sho ha realmente chiamato Ohno "Sato-yan" durante l' Arashi Training Camp (Scene Dome DVD - 2011).
*6> In Giappone la carriera della Magistratura consiste appunto in quattro anni di Giurisprudenza, superamento dell'esame di Stato per l'abilitazione alla professione e almeno due anni di praticandato nei pubblici uffici.
*7> Questo è un collage delle lettere di Matsumoto, Aiba, Ninomiya ed Ohno realmente lette durante il 24 Jikan TV.
Questo collage, tuttavia, NON E' MAI STATO LETTO ed è COMPLETA FINZIONE.

Mi scuso, infine, per la troppa presenza di note in questo capitolo.

Ringrazio chiunque abbia letto fin qui.
Grazie.
  
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