Ok, ten è qua! E
anche Ore wa (cosa più importante)!
Questo capitolo potrebbe
essere leggermente meno scorrevole del solito: in genere prima lo
scrivevo a mano poi lo ricopiavo al pc rifinendone la forma, ma questa
volta ho deciso di scriverlo direttamente al pc.
Credo che non si noti molto,
ma... Bè, almeno ho evitato le pagine e pagine di solo
dialogo che a volte faccio.
Ai posteri (lettori) l'ardua
sentenza.
Yume si tuffò sul
divano, spostandolo di diversi
centimetri.
Era domenica, ed era sola in casa.
E lo sarebbe stata per
molto.
Significava maratona horror
splatter.
Si stiracchiò. Il suo
unico problema era decidere se era
meglio iniziare ad intaccare la sua scorta di merendine partendo dai
popcorn o
iniziare direttamente dalle patatine con extrapeperoncino.
Mentre si stiracchiava,
afferrò le alette di pollo alla
paprika.
Meglio andare subito al sodo.
Afferrò il telecomando
del lettore dvd, preparandosi alla
visione de “La nave in cui divenimmo lepri”.
E il campanello suonò.
I pensieri di Yume nel secondo
successivo superavano
decisamente qualsiasi splatter.
Spense la tv, e, senza la minima
eleganza, saltò giù dal
divano.
Andò a
velocità relativamete normale verso la porta, lisciandosi
la maglia.
Spalancò la porta con
tutta la grazia di cui era capace, decidendo
come mandare quel tizio aff… nel modo più gentile
possibile.
Congelò.
Di fronte a lei, una marea di
valigie.
E un mocciosetto dannatamente
familiare inginocchiato e
praticamente prostrato di fronte a lei, con sulla testa la sua
irritante mosca.
Nella stessa posa.
«C…»
Misaki alzò la testa.
«Chiedo umilmente ospitalità.»
Yume seppe che la sua tranquilla
maratona era finita.
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«Ok, vediamo se ho
capito» disse Yume, tenendosi la testa.
«Tua madre è tornata
dall’estero.»
Misaki, seduto in perfetta seiza,
con ancora Hiko fra i
capelli nella stessa posa, annui vigorosamente.
Un angolo del cervello di Yume si
chiese come la mosca non
cadesse.
«Tu sei riuscito a
scoprirlo grazie al servizio di intelligence
privato che ti sei pagato con la paghetta.»
La testa di Misaki rifece lo stesso
gesto.
«E sei fuggito
perché ne sei completamente terrorizzato.»
«Anche Satana ne sarebbe
terrorizzato.»
Yume si mise le mani in fronte.
«Ok, questo è
preoccupante.»
Misaki sgranò gli occhi
«Ti stai preoccupando per mia
madre che terrorizza Satana?»
«No, probabilmente
anch’io lo terrorizzerei. È preoccupante
che non mi sconvolga il fatto che la tua paghetta possa finanziare un
intero
servizio di intelligence, e che tu lo usi esclusivamente per evitare
tua madre.»
«Lo uso anche per
spionaggio industriale, per arrotondare.»
Yume lo guardò
«Hai più cervello di quanto non mi
aspettassi. E meno coscienza del valore del denaro.»
«…Più
che paghetta, ho una certa percentuale delle aziende
di famiglia, quindi…»
«Ti ricordo che stai
implorando per avere un tetto sotto
la testa, non ti consiglio di provocarmi.»
Misaki si zittì e
guardò a terra. «…»
«Potresti andare in un
hotel a dieci stelle e più, quindi
perché sei qui? Non è che hai qualche strana idea
tipo “voglio vivere in una
minuscola casa plebea, mangiando poco saporito cibo plebeo e
utilizzando
prodotti di bassa qualità plebei!”?»
«Ho dovuto lasciare a
casa la mia carta di credito. Ha il
gps.»
«…»
«Misura di
sicurezza.»
«Capisco.»
«Ti restituirò
i soldi necessari al mio mantenimento.»
Yume sospirò, alzandosi
dalla poltrona «Non è quello il
problema, moccioso.» disse, dandogli un colpetto sulla fronte
«Tu li puoi far
fruttare meglio. Il problema è che non posso ospitare un
ragazzo, anche se
piccolo.»
«Capisco.»
Misaki si alzò dalla sua poltrona.
«dovrò
chiedere a qualcuno dei miei com…»
«Non così in
fretta.»
Misaki alzò la testa
«Cos…»
«Vieni con me.»
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«Questi…»
«Yep, sono i miei vecchi
vestiti. Hana non li ha mai
voluti, quindi dubito che i miei se li ricordino ancora.»
«Quindi,
io…»
«Yep.»
«Alla fine, mi concio da
donna.»
«Hai altra scelta?
Preferisci tua madre?»
«…»
Misaki si morse il labbro. Aveva tre scelte, tutte
pessime: rimanere lì e conciarsi da donna, chiedere
ospitalità ai suoi compagni
rischiando di venire conciato da donna e violentato nel sonno, tornare
a casa
dove la madre l’avrebbe utilizzato come bambola a dimensioni
(quasi) reali.
Conciarsi da donna era il minimo.
«D’accordo.»
«Allora
vestiti.»
Misaki fissò Yume. Yume
fissò Misaki.
«Hum?»
«Perché sei
ancora qui?»
Yume portò entrambe le
gambe sul letto. «Ci sarà
certamente qualcosa da ritoccare, perciò rimango qui.
È più veloce.»
«Non eri tu quella che ha
urlato come una pazza alle
terme?»
«Non eri tu quello che
invece era calmissimo?»
Misaki divenne rosso
all’improvviso «Una cosa è se succede
per caso, una cosa è se qualcuno ti guarda spogliarti
deliberamente!»
«Bah.»
Misaki la fissò male.
«Su, sbrighiamoci. Non ho
intenzione di passare tutto il
tempo a convincerti ad obbedirmi.» disse Yume, alzandosi.
Prima che Misaki riuscisse a capire
qualcosa, si ritrovò a
petto nudo.
«Bene, ora…
vediamo di infilarti qualcosa di carino…»
Disse Yume, sorridendo angelicamente.
O,bep.
Misaki si pentì di non
aver fatto testamento.
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Misaki si fissò allo
specchio. Odiava ciò che vedeva.
Yume finì di sistemare
le spalle della maglia. «Nemico
delle donne.»
A quanto pare, lo odiava anche lei.
«Eh?»
Yume gli infilzò
l’ago nella pelle «Se non capisci, o ti
mancano gli occhi o il cervello.» gli afferrò il
volto, girandolo verso di se «Propendo
per la seconda.»
Misaki si liberò con un
gesto brusco. «Sinceramente, tutto
ciò che vedo mi rende nemico del mio ego,
ma…»
Yume gli affondò
nuovamente l’ago nella carne.
Colpendo accuratamente il nervo.
«Spalle sottili! Pelle
candida!» rigirò l’ago «Gambe
che farebbero resuscitare un bel
po’ di morti!» tolse l’ago. Nessuna
goccia di sangue fuoriuscì.«E tu che non fai
niente per sfruttarli!»
«Non ho alcuna intenzione
di sedurre uomini!»
Yume gli afferrò il
mento da dietro e gli gli sollevò il
volto «Sai, ci sono donne che hanno fantasie…
particolari.» sorrise leggermente
«E farebbero qualsiasi cosa per conquistarti e averti.
Purtroppo per te, io non
sono una di loro.» lo lasciò e si
allontanò di un passo «Se avessi il tuo
corpo, vivrei senza spendere uno yen.»
Ah, non è odio.
«Bè, non mi pare che tu te la passi tanto
male.»
«È diverso.
Completamente diverso.»
«Non mi pare.»
Misaki tentò di abbassarsi la gonna
«Piuttosto…
questa non si può fare più lunga?»
«Assolutamente
no.» Yume afferrò una maglia dal mucchio
sul letto «Forse dovrei aggiungerci qualcosa… Ci
sono sostanziali differenze
fra di noi: prima di tutto, taglia e conformazione. Tu sei un
effemminato…»
«Hey!»
«… e io non
sono meno androgina.» ripiegò la maglia,
andando a prendere una scatola dall’armadio. «Il
mio corpo è l’opposto del tuo,
quindi, per quanto la materia prima sia bellissima, per risultare
“adorabile e
femminile” devo manipolare la percezione altrui. »
la aprì e cominciò a
frugarci «Invece, tu emetti l’aura
“servimiadoramiamami” tranquillamente.»
«Non lo faccio
apposta»
«Più la
reprimi più tende a esplodere non appena la tua
mente ha il benchè minimo cedimento.»
tirò fuori un pezzo di stoffa «bè,
potrebbe essere un interessante esperimento.»
«Cosa?»
«Tentare di avere un
figlio con il tuo corpo (e conti in
banca) e la mia mente.»
Misaki divenne rosso peperone.
Le labbra di Yume si allungarono in
un sorrisetto «Il mio
motto è “unire l’utile
all’interessante, prendendosi anche il
dilettevole”,
quindi vedi di far crescere almeno una parte del tuo corpo sino a
dimensioni
decenti~» rimise
il pezzo di stoffa nella scatola, prendendone un altro di un colore
più vivo.
«Tu,
perverti…»
«Non sono pervertita,
aspiro solo alla creazione di un
essere umano degno di avere i miei magnifici geni.»
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Misaki fu scaraventato sul divano.
Yume era ferma di fronte a lui,
«Bene, moccioso, una
singola cosa: se dici qualcosa di sbagliato di fronte ai miei, ti
ritroveranno
sciolto nell’acido.» ci pensò un attimo
«No, in realtà non ti ritroveranno.»
Misaki borbottò un
«Farò del mio meglio.»
«E vedi di sorridere, i
miei proveranno immediata simpatia
per te.» si buttò sul divano «Hime meno,
ma lei odia chiunque sia collegato con
me.»
«Avete un bel
rapporto.»
«Meglio del tuo con tua
madre, ragazzino. Avere una
sorellona perfetta è difficile, e Hime non ha abbastanza
cervello per reagire
nel modo più conveniente.» si
stiracchiò «Spero che ti piacciano gli horror,
mocciosello. Ho già dovuto ridurre la mia maratona, non ho
intenzione di
perdermela del tutto.»
Misaki la fissò
«Cosa vuoi vedere?»
«Secondo il mio progetto,
volevo iniziare con “La nave in
cui diventammo lepri”, ma penso che sia meglio per il tuo
stomaco inizare da
qualcosa più leggero… “Il crociato
delle primule”.»
Lo sguardo di Misaki si fece
ironico «Sono stato sul set,
de “La nave”. Ho l’edizione (pezzo unico)
con i commenti degli attori e del
registra, e lo vedo una volta al mese.»
Yume sembrò
impressionata «Almeno nei film hai gusti
decenti, ragazzino. Non me l’aspettavo.»
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Misaki era sotto shock. Non poteva
crederci.
Si aspettava da Yume la storia
più perfetta e geniale del
mondo.
Invece… La solita comune
storia “i genitori stanno
separandosi con molti litigi, quindi offriamole un posto tranquillo per
qualche
giorno”.
In realtà, non fu tanto
la semplicità della storiella a
stupirlo.
E in realtà, non era
shockato. Era terrorizzato.
Perché era sul punto di
credere alla storiella anche lui.
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