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Autore: Ten chan    09/10/2012    3 recensioni
Dimenticate Amu, Ikuto, i guardian, la Easter.
Yume Hanazono è il "candido giglio" dell'accademia Saint Flower, dolce, gentile, educata, la perfetta Yamato Nadeshiko. Niente in lei sembra poter essere migliore.
Allora perchè ha uno shugo chara?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ok, ten è qua! E anche Ore wa (cosa più importante)!

Questo capitolo potrebbe essere leggermente meno scorrevole del solito: in genere prima lo scrivevo a mano poi lo ricopiavo al pc rifinendone la forma, ma questa volta ho deciso di scriverlo direttamente al pc.

Credo che non si noti molto, ma... Bè, almeno ho evitato le pagine e pagine di solo dialogo che a volte faccio.

Ai posteri (lettori) l'ardua sentenza.

Yume si tuffò sul divano, spostandolo di diversi centimetri.

Era domenica, ed era sola in casa. E lo sarebbe stata per molto.

Significava maratona horror splatter.

Si stiracchiò. Il suo unico problema era decidere se era meglio iniziare ad intaccare la sua scorta di merendine partendo dai popcorn o iniziare direttamente dalle patatine con extrapeperoncino.

Mentre si stiracchiava, afferrò le alette di pollo alla paprika.

Meglio andare subito al sodo.

Afferrò il telecomando del lettore dvd, preparandosi alla visione de “La nave in cui divenimmo lepri”.

E il campanello suonò.

I pensieri di Yume nel secondo successivo superavano decisamente qualsiasi splatter.

Spense la tv, e, senza la minima eleganza, saltò giù dal divano.

Andò a velocità relativamete normale verso la porta, lisciandosi la maglia.

Spalancò la porta con tutta la grazia di cui era capace, decidendo come mandare quel tizio aff… nel modo più gentile possibile.

Congelò.

Di fronte a lei, una marea di valigie.

E un mocciosetto dannatamente familiare inginocchiato e praticamente prostrato di fronte a lei, con sulla testa la sua irritante mosca. Nella stessa posa.

«C…»

Misaki alzò la testa. «Chiedo umilmente ospitalità.»

Yume seppe che la sua tranquilla maratona era finita.

----------

«Ok, vediamo se ho capito» disse Yume, tenendosi la testa. «Tua madre è tornata dall’estero.»

Misaki, seduto in perfetta seiza, con ancora Hiko fra i capelli nella stessa posa, annui vigorosamente.

Un angolo del cervello di Yume si chiese come la mosca non cadesse.

«Tu sei riuscito a scoprirlo grazie al servizio di intelligence privato che ti sei pagato con la paghetta.»

La testa di Misaki rifece lo stesso gesto.

«E sei fuggito perché ne sei completamente terrorizzato.»

«Anche Satana ne sarebbe terrorizzato.»

Yume si mise le mani in fronte. «Ok, questo è preoccupante.»

Misaki sgranò gli occhi «Ti stai preoccupando per mia madre che terrorizza Satana?»

«No, probabilmente anch’io lo terrorizzerei. È preoccupante che non mi sconvolga il fatto che la tua paghetta possa finanziare un intero servizio di intelligence, e che tu lo usi esclusivamente per evitare tua madre.»

«Lo uso anche per spionaggio industriale, per arrotondare.»

Yume lo guardò «Hai più cervello di quanto non mi aspettassi. E meno coscienza del valore del denaro.»

«…Più che paghetta, ho una certa percentuale delle aziende di famiglia, quindi…»

«Ti ricordo che stai implorando per avere un tetto sotto la testa, non ti consiglio di provocarmi.»

Misaki si zittì e guardò a terra. «…»

«Potresti andare in un hotel a dieci stelle e più, quindi perché sei qui? Non è che hai qualche strana idea tipo “voglio vivere in una minuscola casa plebea, mangiando poco saporito cibo plebeo e utilizzando prodotti di bassa qualità plebei!”?»

«Ho dovuto lasciare a casa la mia carta di credito. Ha il gps.»

«…»

«Misura di sicurezza.»

«Capisco.»

«Ti restituirò i soldi necessari al mio mantenimento.»

Yume sospirò, alzandosi dalla poltrona «Non è quello il problema, moccioso.» disse, dandogli un colpetto sulla fronte «Tu li puoi far fruttare meglio. Il problema è che non posso ospitare un ragazzo, anche se piccolo.»

«Capisco.» Misaki si alzò dalla sua poltrona. «dovrò chiedere a qualcuno dei miei com…»

«Non così in fretta.»

Misaki alzò la testa «Cos…»

«Vieni con me.»

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«Questi…»

«Yep, sono i miei vecchi vestiti. Hana non li ha mai voluti, quindi dubito che i miei se li ricordino ancora.»

«Quindi, io…»

«Yep.»

«Alla fine, mi concio da donna.»

«Hai altra scelta? Preferisci tua madre?»

«…» Misaki si morse il labbro. Aveva tre scelte, tutte pessime: rimanere lì e conciarsi da donna, chiedere ospitalità ai suoi compagni rischiando di venire conciato da donna e violentato nel sonno, tornare a casa dove la madre l’avrebbe utilizzato come bambola a dimensioni (quasi) reali.

Conciarsi da donna era il minimo. «D’accordo.»

«Allora vestiti.»

Misaki fissò Yume. Yume fissò Misaki.

«Hum?»

«Perché sei ancora qui?»

Yume portò entrambe le gambe sul letto. «Ci sarà certamente qualcosa da ritoccare, perciò rimango qui. È più veloce.»

«Non eri tu quella che ha urlato come una pazza alle terme?»

«Non eri tu quello che invece era calmissimo?»

Misaki divenne rosso all’improvviso «Una cosa è se succede per caso, una cosa è se qualcuno ti guarda spogliarti deliberamente!»

«Bah.»

Misaki la fissò male.

«Su, sbrighiamoci. Non ho intenzione di passare tutto il tempo a convincerti ad obbedirmi.» disse Yume, alzandosi.

Prima che Misaki riuscisse a capire qualcosa, si ritrovò a petto nudo.

«Bene, ora… vediamo di infilarti qualcosa di carino…» Disse Yume, sorridendo angelicamente.

O,bep.

Misaki si pentì di non aver fatto testamento.

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Misaki si fissò allo specchio. Odiava ciò che vedeva.

Yume finì di sistemare le spalle della maglia. «Nemico delle donne.»

A quanto pare, lo odiava anche lei. «Eh?»

Yume gli infilzò l’ago nella pelle «Se non capisci, o ti mancano gli occhi o il cervello.» gli afferrò il volto, girandolo verso di se «Propendo per la seconda.»

Misaki si liberò con un gesto brusco. «Sinceramente, tutto ciò che vedo mi rende nemico del mio ego, ma…»

Yume gli affondò nuovamente l’ago nella carne.

Colpendo accuratamente il nervo. «Spalle sottili! Pelle candida!» rigirò l’ago «Gambe che farebbero resuscitare un  bel po’ di morti!» tolse l’ago. Nessuna goccia di sangue fuoriuscì.«E tu che non fai niente per sfruttarli!»

«Non ho alcuna intenzione di sedurre uomini!»

Yume gli afferrò il mento da dietro e gli gli sollevò il volto «Sai, ci sono donne che hanno fantasie… particolari.» sorrise leggermente «E farebbero qualsiasi cosa per conquistarti e averti. Purtroppo per te, io non sono una di loro.» lo lasciò e si allontanò di un passo «Se avessi il tuo corpo, vivrei senza spendere uno yen.»

Ah, non è odio. «Bè, non mi pare che tu te la passi tanto male.»

«È diverso. Completamente diverso.»

«Non mi pare.» Misaki tentò di abbassarsi la gonna «Piuttosto… questa non si può fare più lunga?»

«Assolutamente no.» Yume afferrò una maglia dal mucchio sul letto «Forse dovrei aggiungerci qualcosa… Ci sono sostanziali differenze fra di noi: prima di tutto, taglia e conformazione. Tu sei un effemminato…»

«Hey!»

«… e io non sono meno androgina.» ripiegò la maglia, andando a prendere una scatola dall’armadio. «Il mio corpo è l’opposto del tuo, quindi, per quanto la materia prima sia bellissima, per risultare “adorabile e femminile” devo manipolare la percezione altrui. » la aprì e cominciò a frugarci «Invece, tu emetti l’aura “servimiadoramiamami” tranquillamente.»

«Non lo faccio apposta»

«Più la reprimi più tende a esplodere non appena la tua mente ha il benchè minimo cedimento.» tirò fuori un pezzo di stoffa «bè, potrebbe essere un interessante esperimento.»

«Cosa?»

«Tentare di avere un figlio con il tuo corpo (e conti in banca) e la mia mente.»

Misaki divenne rosso peperone.

Le labbra di Yume si allungarono in un sorrisetto «Il mio motto è “unire l’utile all’interessante, prendendosi anche il dilettevole”, quindi vedi di far crescere almeno una parte del tuo corpo sino a dimensioni decenti~» rimise il pezzo di stoffa nella scatola, prendendone un altro di un colore più vivo.

«Tu, perverti…»

«Non sono pervertita, aspiro solo alla creazione di un essere umano degno di avere i miei magnifici geni.»

----------

Misaki fu scaraventato sul divano.

Yume era ferma di fronte a lui, «Bene, moccioso, una singola cosa: se dici qualcosa di sbagliato di fronte ai miei, ti ritroveranno sciolto nell’acido.» ci pensò un attimo «No, in realtà non ti ritroveranno.»

Misaki borbottò un «Farò del mio meglio.»

«E vedi di sorridere, i miei proveranno immediata simpatia per te.» si buttò sul divano «Hime meno, ma lei odia chiunque sia collegato con me.»

«Avete un bel rapporto.»

«Meglio del tuo con tua madre, ragazzino. Avere una sorellona perfetta è difficile, e Hime non ha abbastanza cervello per reagire nel modo più conveniente.» si stiracchiò «Spero che ti piacciano gli horror, mocciosello. Ho già dovuto ridurre la mia maratona, non ho intenzione di perdermela del tutto.»

Misaki la fissò «Cosa vuoi vedere?»

«Secondo il mio progetto, volevo iniziare con “La nave in cui diventammo lepri”, ma penso che sia meglio per il tuo stomaco inizare da qualcosa più leggero… “Il crociato delle primule”.»

Lo sguardo di Misaki si fece ironico «Sono stato sul set, de “La nave”. Ho l’edizione (pezzo unico) con i commenti degli attori e del registra, e lo vedo una volta al mese.»

Yume sembrò impressionata «Almeno nei film hai gusti decenti, ragazzino. Non me l’aspettavo.»

----------

Misaki era sotto shock. Non poteva crederci.

Si aspettava da Yume la storia più perfetta e geniale del mondo.

Invece… La solita comune storia “i genitori stanno separandosi con molti litigi, quindi offriamole un posto tranquillo per qualche giorno”.

In realtà, non fu tanto la semplicità della storiella a stupirlo.

E in realtà, non era shockato. Era terrorizzato.

Perché era sul punto di credere alla storiella anche lui.

  
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