Ghost of You
Capitolo III
eddy Lupin varcò la soglia di casa. «Nonna!» urlò al
corridoio d’ingresso.
Un viso fece capolino dietro la porta della cucina.
«Teddy!» esclamò, mentre un sorriso si apriva sul suo volto.
Il ragazzo abbandonò il baule sull’ingresso e corse verso
sua nonna. La donna si abbassò e strinse suo nipote tra le braccia con affetto.
«E zio Harry? Dove ti ha lasciato?» chiese.
Il ragazzo fece una faccia strana, poi rispose. «Sapevo che
volevi vederlo! Ha detto che doveva fare alcune cose urgenti… mi sa che adesso
non aveva proprio voglia della tua torta al limone» sorrise.
Andromeda ricambiò il sorriso e gli scompigliò i capelli, in
quel momento di un vivace color arancione. In fondo il piccolo Teddy aveva
ragione, era da anni che ogni giorno che “lo zio Harry” veniva a trovare il suo
figlioccio, gli offriva la solita torta al limone. Forse era giunta l’ora di
cambiare ricetta. Magari una torta ai lamponi non sarebbe stata male.
Il ragazzo s’inumidì le labbra. «Però, a me piacerebbe molto
una fetta di torta…» disse, spostando il peso da un piede all’altro. Andromeda
sorrise e spalancò la porta di cucina, lasciando campo libero al nipote, il
quale non perse tempo e si fiondò all’interno.
«Ricordati di portare il tuo baule di sopra dopo, capito?»
disse ad alta voce, così che potesse sentirla dalla cucina.
Il borbottio di assenso del nipote le fece comprendere che
sarebbe stata lei, come ogni anno, a dover riportare il suo baule di sopra.
Scosse la testa, sbuffando, e si avvicinò alla porta d’ingresso, che, come al
solito, il ragazzo aveva lasciato aperta.
«Come sta il mio nipotino preferito?» Ted Tonks entrò nella
stanza, fluttuando attraverso una parete, e si avvicinò al tavolo dove Teddy
stava mangiando.
Il ragazzo per poco non mandò di traverso un boccone di
torta per la sorpresa.
Il fantasma ridacchiò e si lasciò scivolare al fianco del
nipote.
«Ciao nonno!» lo salutò allegramente Teddy.
«Allora, com’è andato il tuo terzo anno a Hogwarts?» chiese
curioso.
Il ragazzo si strinse nelle spalle, mentre i capelli
diventavano di un rosso accecante.
Andromeda entrò in quell’istante. Vedendo il colore che
avevano assunto i capelli del nipote, guardò storto il marito. «Che gli hai
detto per farlo imbarazzare così?»
Ted scosse la testa, mentre Teddy si affrettava a cambiare
il colore dei capelli, facendoli tornare del solito marroncino chiaro che usava
quando usciva nel mondo Babbano. «Non sono imbarazzato!» disse indignato. Come
a volerlo contrariare, le guance gli si tinsero leggermente di rosso.
«Andiamo… che cosa è successo?» lo incoraggiò il nonno.
«Niente» borbottò il ragazzo. Cominciò a spiluccare
nervosamente l’ultimo pezzetto di torta.
Andromeda ridacchiò. «Vi lascio soli, tra uomini ci si
intende». Scambiò un fugace sguardo con il marito, che le sorrise, poi uscì
dalla stanza.
Si avvicinò al baule nell’ingresso. «Baule locomotor!». Con due colpi veloci di bacchetta lo fece
levitare in aria e cominciò a salire le scale. Mentre passava di fianco alla
cucina sentì suo nipote parlare attentamente con il marito. «…Victoire…», fu
quello che riuscì a cogliere.
Sorrise e salì le scale.
Entrò nella stanza del ragazzo e depositò con cura il baule
vicino al letto. Portarlo su era un conto, ma a disfarlo ci avrebbe pensato
Teddy.
Stava per uscire dalla stanza quando una foto sul comodino
la attirò. Vi si avvicinò, e quando vide i volti ritratti, sospirò.
Era una vecchia foto, che aveva dato al nipote quasi tre
anni prima. Ritraeva Ninfadora Tonks, sua figlia, e Remus Lupin nel giorno del
loro matrimonio. Sorridevano felici. Neanche il tempo sembrava aver intaccato
quella felicità.
Si ricordò il giorno in cui gliel’aveva fatta vedere per la
prima volta.
«Perché loro sono
morti?» le aveva chiesto Teddy. «Il
nonno e tornato, lui ti voleva bene».
Lei aveva scosso la testa e lo aveva stretto a se con
affetto. «Il nonno è tornato perché
voleva ancora rimanere accanto a me e alla sua famiglia. Lui voleva vederti
nascere…»
«E papà e mamma non
volevano vedermi crescere?» aveva domandato con tristezza.
«I tuoi genitori ti hanno
amato più di ogni altra cosa. Sono sicura che avrebbero voluto vederti
crescere, ma una cosa è certa. Loro volevano vederti felice».
Teddy non era sembrato soddisfatto di quella risposta, così
era stata costretta a rivelargli il segreto che cercava di ignorare da un sacco
di anni.
«Vedi… non è così
facile, né da spiegare, né da capire. Tornare in vita, rimanere attaccati alla
vita come fantasmi, è una cosa molto dolorosa. Lo è sia per la persona che lo
vuole sia per chi gli sta attorno. Lo sai benissimo anche tu. Lo sai che tuo
nonno è molto triste a volte?»
Il bambino aveva annuito. Lo sapeva benissimo.
«A volte anch’io sono
triste. Sono triste per lui. Vedere tutta la vita che c’è qui è molto difficile
per lui. È morto, non può più vivere come noi».
«Avresti preferito che
morisse?» aveva chiesto così Teddy.
Andromeda aveva scosso la testa. «Avrei preferito che non morisse. Ma se dovesse riscegliere, sono
sicura che non lo rifarebbe».
Teddy aveva annuito.
«Avresti preferito
vedere i tuoi genitori soffrire ogni giorno per te? Loro sono morti, ma per lo
meno non soffrono più». Aveva stretto Teddy in un abbraccio. «Il loro ricordo sarà sempre con noi, Teddy.
Non saranno mai morti finché noi li sentiremo ancora qui con noi».
Così era finito il discorso. Da quel momento Teddy le era
sembrato più felice. Sembrava che avesse veramente capito la situazione.
Si sedette sul letto, rigirandosi la foto tra le mani. Una
parte di lei aveva sperato che tornassero anche loro, era vero. Però si era
arresa quasi subito. Non avrebbe mai voluto vedere qualcun altro soffrire come
soffriva Ted. Aveva sempre cercato di far sì che il suo sacrificio non fosse
stato vano, che anche il sacrificio di sua figlia non fosse stato vano.
Avevano cresciuto il piccolo Teddy come un figlio. La sua
felicità era stata la loro.
Sapeva che una parte di Ted era contenta per essere rimasta.
Un giorno le aveva detto che se se ne fosse andato non avrebbe mai potuto
vedere suo nipote crescere, che il piccolo Teddy era una delle poche cose che
riusciva a colorargli l’esistenza, insieme alla consapevolezza di essere
ricambiato dall’amore di sua moglie.
Sorrise.
Non sarebbero mai potuti tornare indietro. La loro vita era
così, piena di felicità e di tristezza, una vita equilibrata.
Il campanello nell’ingresso suonò. Dopo poco sentì Teddy
urlare dall’ingresso il nome del padrino.
Sospirò e si alzò. Posò la foto sul comodino e sorrise
all’espressione felice di Ninfadora.
Appoggiò una mano sulla maniglia e lo aprì, uscendo poi
dalla stanza, tornando dalle persone che amava.
Angolo autrice:
E qui si conclude la storia.
Vi è piaciuta? No? Mi piacerebbe
sapere quello che pensate così posso
migliorarmi :)
Un grazie a chi_lamed
che ha recensito lo scorso capitolo, a Sectusempra
che l'ha messa tra le storie seguite e un grazie anche a coloro che l’hanno
letta in silenzio.
Alla prossima,
Gageta98
P.S. forse non interessa a
nessuno ma questa è la mia pagina Facebook: http://www.facebook.com/Gageta98