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IL GEMELLO, IL
MISTERIOSO E LA FIDANZATA
-Capitolo 7°-
“...ed
invece di preoccuparsi di bloccare il fantomatico Childy, le nostre
forze di polizia vengono tenute impegnate in degli inutili servizi di
vigilanza nelle mostre di gioielli ad appannaggio di ben pochi
facoltosi in città.”
“Almeno
concordiamo
su qualcosa...” borbottò Yoh l’indomani
rigirandosi
tra le mani un quotidiano. Alzò gli occhi verso la vetrata
del
suo ufficio ed incrociò lo sguardo di un ragazzo dai
lineamenti
stranieri. Forse cinesi. Ma furono i suoi occhi a colpirlo in modo
particolare: occhi d’ambra profondi, tenebrosi, che
nascondevano
un certo fascino. E poi un ghigno non proprio rassicurante. Di sfida,
forse? Impossibile: perchè mai un perfetto sconosciuto
doveva
sfidarlo? In cosa, poi? Yoh si limitò a sostenere il suo
sguardo
ed a sorridere di rimando. Poi, quello strano tipo rigirò
sui
tacchi ed uscì dalla sua visuale.
Rimase un
attimo interdetto. “Lyserg!”
Si
dà il caso che il
poveretto in questione in quel momento fosse impegnato nel trasporto di
una decina di fascicoli di un’altezza considerevole e,
sentendo
quell’urlo inquietante, sussultò facendo finire
gran parte
dei fogli in terra. Imprecò silenziosamente e corse
nell’ufficio dell’ispettore Asakura.
“Sì?”
chiese leggermente spaventato.
“Portami
un caffè. Lungo e molto dolce, mi raccomando”
ordinò l’altro bruscamente.
Lyserg
abbassò il capo e si diresse verso la macchinetta del
caffè.
“Molto
dolce, mi
raccomando” lo scimmieggiò facendo una boccaccia.
“Ma mi ha preso per la sua servetta? Non capisco
perchè
ogni volta che è arrabbiato se la prende con me...Ma tu
guarda
questo!”
“Qualche
problema?” intervenne qualcuno alle sue spalle.
L’inglese
girò un po’ la testa ed il cuore gli si
bloccò in
mezzo al petto: Yoh lo stava guardando con un sorriso sornione, un
berretto da baseball a nascondergli i capelli ed un pacchetto di
sigarette in mano.
“N-no.
Stavo solo pensando ad alta voce...” balbettò
incerto porgendogli il caffè.
Yoh fece una
faccia
stupita, poi lo ringraziò e bevve un sorso di
caffè che,
con orrore di Lyserg, risputò subito nel bicchiere con
un’espressione schifata.
“È
poco
dolce?” s’informò ripensando ai tre
cucchiaini e
mezzo di zucchero che vi aveva messo dentro.
“Tutt’altro!
È dolcissimo! Fa schifo! Puoi farmene uno corto ed amaro?
Mezzo
cucchiaino di zucchero scarso...” e se ne andò
diretto
verso l’ufficio di Kanna.
Il ragazzo
rimase attonito
di fronte a quella richiesta: corto ed amaro? Da quando? Ma in fin dei
conti non c’era da stupirsi di fronte alle richieste bizzarre
di
Yoh. Soprattutto durante una giornata «no» come
quella.
Preparò un altro caffè e si apprestò a
portarglielo.
“Ma
dico, sei forse impazzito?” urlò sputacchiando qua
e là il caffè.
“È
ancora troppo dolce?” chiese incredulo.
“Troppo
dolce? È amarissimo!”
“Ma
prima...”
tentò di scusarsi prima che la porta si aprisse rivelando lo
Yoh
sorridente con il berretto da baseball. Un momento: Lyserg
guardò ora dietro la scrivania, ora in direzione della
porta.
Cosa stava succedendo? Due Yoh? Qualcosa non quadrava.
“Qualcosa
mi
suggerisce che hai dato il mio caffè a lui...”
disse il
ragazzo ridendo di cuore. “E mi suggerisce anche che non
sapevi
che Yoh avesse un fratello gemello...”
Ora si
spiegava tutto! Non
c’era di mezzo lo zampino di un duplicatore di corpi con
annesso
sdoppiatore di personalità particolarmente efficace, come
Lyserg
aveva ipotizzato in un primo momento.
“Come
mai da queste parti?”
“Kanna
aveva
dimenticato una cosa nella mia macchina, e così con questa
scusa
ho pensato di passare a farti un saluto” spiegò
Hao
accomodandosi su una delle due sedie girevoli che stavano nella stanza.
“Capisco”
fece il fratello annuendo con la testa. “Lyserg, puoi andare
ora”
Il ragazzo non
se lo fece
ripetere due volte e scattò fuori da quella camera
infernale:
preferiva di gran lunga sistemare scartoffie che combattere con quel
pazzo che si ritrovava come capo.
“Allora?”
“Allora
cosa?”
domandò Yoh di rimando, scocciato come più che
mai.
“Il giornale parla chiaro!”
“Certo,
ma volevo sentirlo da te...” sorrise l’altro
tranquillamente.
“Cosa
volevi sentire?” lo aggredì duramente.
“Come
ti butta...” si scusò alzando le spalle e
porgendogli un sacchetto di carta.
Yoh rimase un
po’
interdetto, afferrò il sacchetto e riconobbe al tatto il
profilo
di un cheeseburger. “Grazie” balbettò
ritrovando la
calma.
“È
assurdo che
il mio fratellino preferito sia sempre così agitato...un
tempo
eri così noiosamente, perennemente pacato...Lavori troppo
caro
mio, lasciatelo dire!” concluse guardandolo mentre mangiava
di
gusto.
“I
tem..i
ca..iano” farfugliò quello senza minimamente
aspettare di
inghiottire quel pezzo di carne che gli si rigirava nella bocca.
“Ho
notato...Lei chi è?”
“Prego?”
tossicchiò rischiando di soffocarsi con un pezzo di panino.
“Sulla
tua scrivania
c’è poggiata quella boccetta di profumo che ti ha
regalato
mamma e che usi con il contagocce...Ci dev’essere per forza
una
donna dietro...” spiegò con semplicità.
“Accidenti!
L’ho lasciato qui!” esclamò terrorizzato
all’idea che qualche malintenzionato potesse rubargliene un
po’. Primo fra tutti, proprio suo fratello.
“Allora?”
“No
è che l’altro giorno non potevo tornare a casa a
cambiarmi...”
“Yoh!”
“Ok,
ok. Niente di che. Ci sono uscito una volta sola e...”
SLAM
Due braccia
stavano
già circondando il suo collo, mentre una cascata di capelli
rosa
si agitavano, testimoni di una corsa indemoniata per i corridoi del
commissariato.
Hao sorrise di
nuovo, mentre il gemello tentava inutilmente di divincolarsi da
quell’abbraccio stritolante.
“Ma
che cattivone,
quell’R.T.!” trillò la ragazza con una
voce in
falsetto. “Ma quante cose cattive che ti ha detto!”
“Tam-ao”
ansimò quello debolmente, preso da una carenza di ossigeno.
“Lasciami, ti prego!”
“Scusa!
Non era mia
intenzione accopparti!” disse lei facendosi da parte e
scrutandolo con i suoi occhioni da coniglio.
“Non
ci presenti?” risuonò una voce da dietro alle sue
spalle.
“Certo.
Tamao, questo è il mio simpatico
fratellino...ed Hao, lei è Tamao, la...”
spostò il suo sguardo su di lei lasciando la frase in
sospeso.
“...la
figlia
appiccicosa del suo capo. E per tua informazione, fratello gemello di
Yoh, non sono la sua ragazza. Sono già felicemente impegnata
da
quasi sei mesi!” annunciò pimpante.
“C-cosa?
Sei fidanzata?” balbettò come un deficiente.
“Sì,
perchè?”
“No,
è che credevo che...” cominciò
interrompendosi nuovamente.
Tamao
sospirò e tornò a posare la sua attenzione su Hao.
“Tuo
fratello
è veramente troppo perbenista, non trovi? Ora mi
farà la
predica perchè ho tradito con lui il mio fidanzato...ma una
volta ogni tanto bisogna anche divertirsi, tu non pensi?”
chiese
con una semplicità che lasciò di sasso
l’Asakura
poliziotto.
“Mi
piacciono queste ragazze di larghe vedute...”
commentò Hao maliziosamente.
“Mi
piacciono i parenti dei subordinati di mio padre...” rispose
quella a tono, facendoglisi più vicina.
“Scusate
se la mia
presenza possa recarvi disturbo!” s’intromise Yoh,
ormai
ripreso dallo shock. Possibile che quella ragazza flirtasse con tutti
quelli che gli capitavano a tiro?
“Ma
figurati!”
esclamò Hao dandogli una pacca sulla schiena e ridendo come
un
matto. “Veramente pensavi che ci stessi provando con questa
ragazzina?”
Tamao lo
fulminò con lo sguardo. “Ragazzina?”
ripetè alzando un sopracciglio.
“Già,
mi
spiace deluderti cara ma preferisco le donna più...mature,
rispetto a te” spiegò, pensando alla sua attuale
ragazza.
“Cosa?”
“E
poi, al contrario
di te, sono una persona fedele, IO!” esclamò
uscendo
fischiettando dall’ufficio, dopo aver salutato allegramente
il
fratello.
“Cosa
diavolo gli
hanno fatto per farlo parlare così? Da quando Hao
è
fedele?” domandò la Tamamura in preda al suo
più
grande shock dopo la scoperta che, effettivamente, Babbo Natale non
vivesse esattamente al Polo Nord con una schiera di folletti al seguito.
“Ha
trovato chi ha saputo mettergli la testa a posto. Ma credevo che voi
due non vi conosceste...”
“È
vero, ma lo conosco di fama...o meglio, conoscevo la sua
fama...”
Yoh
annuì pensando
al burrascoso passato sentimentale del fratello, prendendo in mano la
sua bottiglietta di profumo. Poi, con una semplice domanda, Tamao
riuscì a sconvolgerlo.
“Cosa
ci faceva qui il tuo amico giornalista?”
“Chi?”
“Come
chi? R.T.!”
Un fracasso di
vetri che si infrangevano a terra ed un delizioso profumo da uomo che
prese a diffondersi per l’ufficio.
“Qualcosa
mi dice che tu non lo conosci dal vivo, vero?” chiese la
ragazza con un sorrisetto malefico.
Pensavate che
l’avessi
abbandonata? Sebbene non sembrerebbe, non è
così...diciamo che mi prendo questi periodi di calma...molta
calma. E se mai qualcuno di voi è ancora interessato alla
storia, fatemi sapere.
Ringrazio Antineasan,
Anna91 e Crikke90 per aver commentato il capitolo precedente...
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