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Epilogo
"Non riesci a dormire, vero?"
"No."
Hermione era sdraiata sulla schiena, a fissare il soffitto e a
provare l'antico trucco della conta delle pecore. Non era d'aiuto.
Non era mai stata così a disagio prima d'ora a letto, neppure con
Damon, Jack, e Wyatt e avevano scalciato tutti. Per non parlare del
fatto che era già andata in bagno sette volte nelle ultime tre ore.
La gravidanza faceva schifo. Allungò il collo per notare che Harry
la guardava con un piccolo ma dispiaciuto sorriso. Aveva sempre
desiderato poter portare i bambini al posto suo così da permetterle
uno o due giorni di pausa. Gli sbalzi d'umore, il bagno ogni
mezz'ora, i dolori costanti alla schiena e alle caviglie. Non avrebbe
desiderato quel tipo di tortura per nessuno e tanto meno per suo
marito.
Ah, suo marito.
Sembrava solo ieri che lei ed Harry si erano sposati. Il matrimonio
era stato, ovviamente, bellissimo. Si era svolto alla Tana per le
richieste e le costanti spinte della signora Weasley. Ginny era stata
la sua damigella d'onore. Sì, Ginny. Hermione e Ginny aveva da tempo
fatto pace, dopo che lei ed Harry avevano reso pubblica la loro
relazione. Era stato strano, in un primo momento, ma le due ragazze
avevano parlato a lungo, di tutto. Hermione aveva saputo che Ginny
era stata innamorata di Harry, ma non appena lei ed Harry si erano
avvicinati e avevano iniziato a mostrare segni sottili di qualcosa di
più di un'amicizia, aveva ottenuto la sua attenzione - sperando che
non fosse vero, sperando che Harry fosse ancora innamorato di lei e
non di Hermione. Ma durante il Natale alla Tana, quando aveva visto
lei e Harry sotto il vischio, era venuta a patti con la situazione.
La cosa non le piaceva, ma l'aveva accettato. Quando aveva completato
il suo ultimo anno ad Hogwarts era stata reclutata per diventare una
cacciatrice delle Holyhead Harpies e così aveva riposto le sue
frustrazioni sugli altri piuttosto che sui suoi amici.
Ron era stato il
testimone di Harry, ovviamente. E visto che Luna era un'altra delle
damigelle d'onore di Hermione, era stato entusiasta di passare più
tempo con lei. I due si erano miracolosamente avvicinati e avevano
cominciato a uscire insieme quando Harry e Hermione erano partiti per
il viaggio di nozze. C'era voluto un po' per abituarsi alla cosa, ma,
in retrospettiva, erano state le due persone che avevano spinto
Hermione a rendersi conto di essere innamorata di Harry. E se lei e
lui aveva ottenuto il loro lieto fine, perché non dovevano averlo
anche loro?
Circa un mese dopo
che Hermione e Harry erano tornati dal viaggio di nozze e avevano
saputo del giovane rapporto fra Ron e Luna, Hermione aveva scoperto
di essere incinta. Harry era fuori di sé per la notizia e cominciò
a pianificare lì e subito la cameretta. In un primo momento, non
sapeva se voleva essere una madre o se fosse ancora degna di tale
responsabilità. Era felice del fatto che lui fosse felice. Ma, non
appena era andata a fare shopping per i vestiti di maternità con
Luna e aveva comprato un libro sui bambini, le sue idee erano
cambiate radicalmente per il meglio. Naturalmente, dopo essere andata
in travaglio, sei mesi dopo, aveva nuovamente cambiato idea e si era
pentita di aver avuto rapporti sessuali con il marito.
Riuscite a
indovinare l'ultima parte? Sì. Quando aveva visto il viso di Damon
per la prima volta, tutto ciò che si trovava nella sua mente si era
svuotato. Lo amava così tanto. Adesso aveva sei anni e andava in una
scuola elementare Babbana. Hermione ed Harry si erano trovati
d'accordo nel pensare che i loro figli avrebbero dovuto conoscere
entrambi i mondi da quando Harry era cresciuto tra loro e Hermione
non aveva mai visto quel lato del suo mondo. Lo stesso valse per per
l'altro bambino- o bambini. Avevano avuto in dono due gemelli due
anni dopo Damon. Li avevano chiamati Jack e Wyatt. Entrambi i nomi
venivano dai libri per bambini che Hermione aveva raccolto, mentre
Damon veniva dalla leggenda greca di Damone e Pizia, una delle storie
più belle che aveva imparato a conoscere durante la loro luna di
miele in Grecia. Aveva pensato di averne abbastanza dopo tre, ma nove
mesi prima era riuscita a farsi mettere incinta un'altra volta. Non
che non fosse felice! Ma in notti come quelle si malediva di essersi
dimenticata dell'incantesimo di contraccezione.
Sentì un piccolo
calcio e si strofinò lo stomaco, cercando di calmare il bambino.
Voleva che il sesso del bambino fosse una sorpresa e Harry aveva
rispettato i suoi desideri. Anche con tre maschi, sperava ina una
femminuccia da poter vestire.
"Mi
dispiace." La voce di Harry l'ha riportò sulla terra, lontana
dalle sue idealizzazioni.
Sorrise dolcemente
verso di lui. "Non è colpa tua, Harry."
Ci fu un silenzio
da parte sua, e seppe che lui pensava fosse una bugia.
Altro calcio più
forte da parte del bambino e lei continuò a strofinare lo stomaco.
Non avrebbe mai dormito a quel ritmo. Dannato bambino. Calcio.
Trasalì e subito si strofinò più forte lo stomaco. Se non avesse
conosciuto bene la situazione, avrebbe giurato che quel bambino fosse
in sintonia coi suoi pensieri. Harry sembrò aver visto il suo
tentennare o qualcosa del genere perché si chinò e la baciò
dolcemente sulle labbra. Lei sorrise contro il bacio, in
ringraziamento, e si tirò un po' indietro, lasciando che i loro nasi
si urtassero.
"Ricorda
solo che presto sarà tutto finito." Disse piano lui. "E
poi ci saranno un altro paio di piedini in giro per questa casa."
"Non vedo
l'ora." Disse con un sorriso. "Vedere la faccia di lui o
lei per la prima volta è la cosa che non vedo l'ora di fare di più.
Il travaglio è solo un valore aggiunto."
"Ti giuro
che sei diventato più sarcastico da quando Jack e Wyatt sono nati."
"Solo uno
dei loro tanti doni."
"Se non
conti le adorabili sorprese che lasciano nei pannolini ogni
pomeriggio."
Hermione ridacchiò ma il sorriso svanì quandò
sentì ancora un altro calcio. Il suo viso si contorse per un momento
e Harry si preoccupò subito. "Hermione, va tutto bene?"
"Sì ... io-ahh!" Un altro forte
calcio interruppe la frase.
“Che cosa c'è? E' il bambino?" Chiese
in fretta, mettendosi a sedere e mettendo una mano sulla pancia
sporgente.
"I-io non lo so." Disse, preoccupata.
"Ma l'ultima volta-" Sembrò avere un'idea improvvisa e,
tirate via le coperte, abbassò lo sguardo. Si alzò con gli occhi
spalancati.
"Hermione ... mi stai facendo paura."
“Beh, uno di noi deve essere calmo abbastanza
da portarmi al San Mungo. Mi si sono rotte le acque!" Disse
eccitata.
"Tu ... lui ..." Hermione annuì
furiosamente e lui guaì. "Oh Merlino. Umm... tu prendi la
valigia e io sveglierò i bambini. D'accordo? Va bene, allora ...
andiamo a far nascere il bambino!" Saltò giù dal letto e corse
nel corridoio vicino a svegliare i bambini. Hermione sentì un forte
tonfo e riconobbe il rumore di ossa contro il pavimento in legno e
cominciò ad alzarsi velocemente per vedere cos'era successo.
"STO BENE!"
gridò Harry mentre raggiungeva la porta aperta. Stava
drammaticamente spazzolando il petto nudo e i pantaloni del pigiama
quando la vide e sorrise dolcemente. "Sto bene. Vai a prendere
la valigia. Avremo un bambino!"
Lo disse come se
non l'avessero mai fatto prima. Harry non aveva perso l'entusiasmo,
anche dopo le prime due volte. Ironia della sorte, erano successe
tutte in momenti diversi della giornata. Era entrata in travaglio di
Damon la mattina dopo essere stata sopresa da Harry con una cena
celebrativa d'anniversario e delle coccole aggiuntive. Jack e Wyatt
avevano scelto di sorprenderla durante uno dei brunch dei Weasley a
cui partecipavano ogni Domenica. La signora Weasley le aveva fatto
notare che sembrava malaticcia e aveva riconosciuto il segno del
travaglio immediatamente. La sua stanza al San Mungo, quel giorno,
era a dir poco piena.
E adesso erano le
undici di sera e tornavano in ospedale. Incantevole.
Hermione afferrò
la valigia di medie dimensioni sotto il letto e ricontrollò che
tutto fosse a posto. Sapeva di aver controllato ogni sera, ma ora che
il momento era finalmente arrivato non poté fare a meno di
controllare che tutto fosse ancora lì. Forse i nargilli avrebbero
potuto prendere qualcosa. Rise tra sé e sé. Sapeva che un giorno
Luna l'avrebbe contagiata.
Tirò la zip della
valigia e cominciò a soppesarla, quando un paio di piccole mani
gliela strapparono. Damon scosse la criniera di capelli corvini,
guardandola acutamente con i suoi profondi occhi marroni. "Non
dovresti portare questa valigia nella tua condizione."
Hermione trattenne
un risolino e lo guardò con le braccia incrociate. "E' stato
tuo padre a dirtelo?"
Lui gonfiò
drammaticamente il petto, come faceva sempre quando gli faceva quella
domanda. "Noi uomini dobbiamo essere forti!" Hermione alzò
un sopracciglio e lui sgonfiò il petto con un grande respiro. "Ha
detto che non devo lasciarti sollevare niente, nemmeno con un dito."
"Oh,
davvero?" Lui annuì furiosamente e tirò su la valigia,
soppesandola completamente. "Damon!"
Lui si strinse
nelle spalle. "Scusa, Mamma ... ordini di papà"
Lei sospirò. "E
suppongo che non si possa discutere con tuo padre."
"Già"
Hermione si voltò
verso la porta e vide Harry che teneva un Jack dormiente tra le
braccia. "Dov'è Wyatt?" chiese con cautela.
Harry fece un cenno verso il basso e lei vide il bambino aggrappato
alla gamba sinistra del padre. Sorrise a quella tenera immagine ma si
ritrasse quando sentì un altro calcio di dolore che distinse come
una contrazione fin troppo familiare. Damon sgranò gli occhi, ma
cercò ancora di mantenere una tranquilla compostezza. Stava
attraversando la fase "Sono diventato grande, mamma!" e
Hermione non voleva vederlo spaventato. Dopo tutto, era la prima
volta che vedeva la sua mamma in quelle condizioni, da che poteva
realmente ricordare. Tutto quello che riusciva a ricordare della
nascita di Wyatt e Jack era suo padre correre all'ospedale e
addormentarsi in una stanza di un bianco sgargiante.
Il viso di Harry s'indurì mentre si trasformava in padre, e disse
severamente: "D'accordo, Damon vai dietro la mamma e tienila
d'occhio in macchina, va bene? Ho bisogno che tu faccia tutto quello
che ti dice."
Damon annuì e seguì sua madre mentre la famiglia procedeva verso la
macchina. Con la prima gravidanza, erano stati avvertiti che il
viaggio era pericoloso e il tragitto in volo era la via più sicura.
Ma entrambi capirono che ogni volta che il volo li portava a finire
per terra sul ventre o sulla schiena, l'acquisto di un auto Babbana
sarebbe stata la loro migliore alternativa. Harry aveva ottenuto la
sua licenza prima della nascita di Damon e ora usava la macchina per
lavoro e durante i travagli di Hermione, cosa che si era rivelata
spesso molto utile al giorno d'oggi. Non era troppo appariscente come
macchina. Harry voleva essere il più discreto possibile, così aveva
comprato un furgoncino blu scuro dal concessionario di zona. Aveva
considerato il fare un incantesimo alla macchina molto simile a
quello che il signor Weasley aveva fatto con la Ford Angela, ma alla
fine aveva deciso di non farlo, una volta dopo aver ricordato quello
che era successo dopo. Non se la sentiva di sostituirla con qualcosa
altro.
Hermione entrò nel lato passeggero e Damon l'aiutò con la fibbia
della cintura di sicurezza. Lo ringraziò e gli scompigliò i
capelli: una rassicurazione silenziosa per dirgli che sarebbe andato
tutto bene. Il bambino sorrise e salì direttamente dietro di lei.
Harry legò Jack e Wyatt nei seggiolini che aveva recentemente
acquistato in previsione di quel momento. Lui ed Hermione avevano
praticato le instabilità degli aggeggi un paio di volte, ma Harry
aveva avuto maggiori difficoltà. Si meravigliò di quanto fosse in
realtà facile. Alla fine, legò i due bambini sonnecchianti nei loro
posti e si precipitò verso la parte anteriore. Iniziò a guidare la
macchina in un turbinio mentre Hermione cominciava a controllare il
respiro.
Vivevano alla periferia della Londra babbana ed erano quindi a cinque
minuti dal San Mungo. Harry non voleva essere scoperto per aver
accelerato, così andò al limite massimo fino a quando non raggiunse
finalmente il magazzino abbandonato dai grandi mattoni rossi. Damon
si precipitò fuori dal sedile e aprì la porta di sua madre proprio
mentre lei stava per farlo. Non riusciva ancora ad abituarsi al fatto
che il suo bambino di sei anni si comportava in maniera così adulta.
Stese la mano in maniera signorile e lei la prese. La tirò fuori dal
minivan e l'accompagnò fino al fantoccio di guardia e attese che il
padre smettesse di lottare con le cinghie per prendere i gemelli.
Harry giurò di
non aver stroccato una delle dita sulla portiera di metallo e si
rivolse a Damon. "Entra dentro con la tua mamma, Damon. Ricordi
come entrare, vero?"
Damon annuì,
ancora attaccato saldamente alla mano di sua madre. Il manichino si
voltò verso la coppia e Damon parlò con la voce più calma che
poteva produrre. "Mia mamma sta per avere un bambino. Ci lasci
entrare, per favore."
Il fantoccio annuì
e Damon condusse Hermione attraverso la finestra. La reception si
profilò davanti ai loro occhi e Damon corse dritto verso la
scrivania, passando lo stemma di benvenuto di plastica della Strega
sorridente. C'era una donna anziana con i capelli d'argento che
scarabocchiava furiosamente su un pezzo di pergamena dall'altra parte
della scrivania. Quando ella sentì il rumore di passi alzò la testa
e vide la fronte leggermente sudata di Hermione e lo stomaco
allargato.
"Mia mamma
sta per avere un bambino, signorina. Ha bisogno di una stanza, per
favore." Damon disse con voce un po' tremante. Sembrava che
avvicinandosi il momento la sua calma svaniva.
"Certo",
disse finalmente. "Lasci che le prenda una sedia a rotelle
signora-?"
"Potter,"
disse Hermione con leggera tensione. "Hermione Potter."
Il volto della
strega cambiò in gioia pura alla menzione del suo cognome e chiamò
una delle infermiere ad alta voce. "PRESCOTT!"
Una strega minuta
con i capelli rossi e le guance rosee si fece avanti con una sedia a
rotelle stretta tra le piccole mani. Era un po' a corto di fiato
mentre istruiva, "Proprio qui, signora Potter."
Mentre Hermione si sedeva, Harry arrivò inciampando con entrambi i
gemelli in ciascuna delle braccia. Vide che Hermione era già nelle
mani del personale e si lasciò sfuggire un piccolo sospiro. Damon
guardò il padre e vide che sembrava un po' pallido, un sicuro segno
di nervosismo. Provava le sue sue stesse emozioni. Ma, a differenza
del padre, riusciva meglio a nasconderlo, caratteristica che non
passava inosservata a semplici curiosi e ai familiari.
"Damon." Lo chiamò Hermione dal suo posto. Lui annaspò
intorno alla madre e lei vide per un secondo Harry indicarle di
andare avanti. "Ho bisogno che tu vada da nonna Molly e le dici
di venire, va bene? Lei smaterializzerà tutti gli altri e loro
possono tenerti compagnia in sala d'attesa. Ma ho bisogno che tu ti
prenda cura di Jack e Wyatt fino al loro arrivo. Puoi fare questo per
me? "
Ricordando ciò
che suo padre gli aveva detto, lui annuì. Hermione sorrise e fu
scortata verso il reparto maternità. Quella sezione aveva una
propria area di attesa e, arrivati lì, Damon sentì un opprimente
senso di déjà vu. Le pareti erano di un colore giallo paglierino e
il tappeto era bianco con piccoli motivi di orsacchiotti e sonagli. I
posti a sedere erano posizionati tutti lungo le pareti e verso la
metà con piccole aree di mini-sedie e scatole di giocattoli. Badare
ai due fratelli più piccoli sarebbe stato più facile di quanto
avesse pensato.
Harry mise giù
Jack e Wyatt prima di parlare a Damon per l'ultima volta. "Ricorda
figliolo, aspetta che la nonna Molly si materializzi e fai in modo
che a Jack e Wyatt non capiti alcuna disgrazia."
Damon guardò i
suoi due fratelli che dormivano e sollevò un sopracciglio verso suo
padre. "Penso che andrà tutto bene, papà."
"Questo è il
mio ragazzo." Disse Harry. Gli diede un breve abbraccio e seguì
Hermione che svoltava verso il corridoio vicino.
Furono condotti in
una stanza di medie dimensioni con un letto singolo e una sedia
vicino alla finestra. Notarono che tutte le camere del San Mungo
sembravano uguali. Pareti bianche, pavimenti bianchi, rivestimenti
bianchi, lenzuola bianche. Tutto bianco, a quanto pare. Hermione
venne aiutata a sdraiarsi sul letto poco comodo, sollevata da un
mezzo superiore, prima di aver tirato a sé le coperte.
L'infermiera
sorrise gentilmente verso la coppia. "Il dottore sarà qui a
breve. C'è qualcosa che posso portarle, signora Potter?"
Senza perdere un
colpo, Hermione rispose meccanicamente: "Una tazza di cubetti di
ghiaccio e la vostra pozione di antidolorofico più forte, per
favore."
L'infermiera
annuì e si voltò per uscire. Si chiuse la porta alle spalle e
Hermione crollò sul letto con un fruscio gigante. Harry ridacchiò e
spostò la sedia in modo da sedersi accanto a lei. Hermione sorrise
quando se lo vide accanto. A quei tempi era molto raro riuscire a
stare da soli a causa dei bambini e dei loro posti di lavoro.
Hermione aveva scelto di passare il suo tempo a casa e a scrivere
libri aggiornati- di romanzi e non, e autobiografie; le si dava il
nome e lei lo scriveva. Avrebbe voluto lavorare per il ministero, ma
quando aveva scoperto di essere incinta, aveva scartato l'idea.
Quando il periodo a Hogwarts era finito, lei ed Harry erano andati a
vivere insieme e a lavorare part-time in una libreria locale, per
pagare le bollette. Aveva dovuto smettere dopo Damon, naturalmente. E
subito dopo aveva deciso di rimanere a casa e fare la cosa che amava
di più al mondo: Lettura e scrittura.
Prima che
potesse pensare ad altro, Harry avvolse la mano con la sua e la
strinse. "Come ti senti?"
"Di merda."
Rispose lei, sincera.
Harry
indietreggiò e cercò di pensare a una risposta adeguata. "C'è
qualcosa che posso fare?"
Lei scosse la
testa. "Tutto ciò che voglio sono i cubetti di ghiaccio e la
pozione antidolorifica e andrà tutto bene."
"Sei
sicura?"
"Si'.
Spiacente di deluderti. So che ti annoierò nelle prossime ore."
Lui sorrise
impacciato. "Non potrei mai stancarmi di te, Hermione."
Lei arricciò il
naso. "Tu, piccolo leccapiedi."
"E ne vado
fiero!" Disse lui malizioso, mentre si chinava per darle un
leggero bacio sulle labbra.
Mentre si
staccava, lei sussurrò. "Pensi che ci meritiamo tutto questo?"
"Tutto
questo cosa?" Chiese lui.
"Questo."
Indicò la stanza. "Damon, Jack, Wyatt, il nostro lavoro, la
nostra vita insieme."
"Di che
cosa stai parlando, Hermione?"
"Beh, è
solo che ... non so. Dopo tutto quello che abbiamo passato, pensi che
sia questa la ricompensa o c'è ancora qualche conseguenza là fuori
ad aspettarci?"
Harry
la guardò acutamente mentre si chinava più vicino a lei e parlava
con un tono appassionato. "Penso che questa vita sia appena
iniziata e non dovremmo preoccuparci delle conseguenze. Se non
fossimo destinati a stare insieme pensi che avremmo avuto niente di
tutto questo? Impieghi che amiamo, amici che farebbero di tutto per
noi, i nostri bambini? Merlino, i nostri bambini. Credo che solo
questo risponda alle tue domande." Hermione ridacchiò. "Ma
se c'è qualcos'altro là fuori ad aspettarci per le nostre
decisioni, so che lo supereremo. Lo sai."
Hermione
annuì, minacciando di piangere. "Lo so, lo so. Non ricordo
nemmeno perché c'ho pensato. So solo che la nostra vita sembra
troppo perfetta a volte."
"Ce
lo meritiamo. Dopo tutta la merda che abbiamo attraversato meritiamo
di stare insieme e di essere felici. Ti amo, Hermione. Se non più di
quando ti ho incontrato la prima volta."
"Oh,
Harry Io-OW! Maledizione!" Un'altra contrazione la interruppe a
metà frase e lei strinse forte la mano di Harry. Egli si ritrasse,
ma non disse niente. Sapeva che era solo una parte del dolore che
stava passando.
Una goccia di
sudore scese sulla fronte ed Harry prese un fazzoletto di carta dal
tavolo accanto per pulirla quando la contrazione finì. Il suo
respiro era irregolare e le palpebre abbassate. Oh, come avrebbe
voluto aiutarla. Sembrava così indifesa. Ma, mentre il suo corpo si
rilassava, tutto ciò che importava era aiutarla, al meglio delle sue
capacità. Aveva imparato con gli ultimi due viaggi al San Mungo che
l'unica cosa che poteva aiutarla era rassicurazione e
incoraggiamento. E lei ne aveva più bisogno che mai.
"Dov'è
l'infermiera con con la mia dannata pozione?" Disse lei,
frustrata.
"E i
cubetti di ghiaccio." Aggiunse Harry.
"Sì e i
maledetti cubetti di ghiaccio."
"Sarà qui
al più presto, amore. Te lo prometto."
Neanche un
minuto dopo, l'infermiera tornò con una tazza piena di cubetti di
ghiaccio e una pozione viola. Porse la tazza ad Hermione, e lei
l'afferrò avidamente e cominciò a ingerirli. L'infermiera non
sembrò essere presa alla sprovvista e consegnò ad Harry la pozione.
"Gliela dia quando il medico gliel'avrà incaricato. Non sarà
fino a quando avrà circa quattro centimetri dilatati o giù di lì."
Harry annuì e l'infermiera sorrise. "Se avete bisogno di
qualsiasi altra cosa chiedete dell'infermiera Prescott."
Con questo,
l'infermiera Prescott uscì ed Harry mise la pozione fuori dalla
portata di Hermione, sul davanzale della finestra. Era a conoscenza
delle linee guida, ormai. Se Hermione chiedeva della pozione le
avrebbe detto di no fino a quando il medico non l'avrebbe accettato.
Tornò al suo posto e scoprì che Hermione metteva la tazza coi
cubetti di ghiaccio sul comodino. Sembrava più rilassata di pochi
minuti prima ed egli fu felice di questo. Riprese la sua precedente
posizione con la mano intrecciata alla sua. Lei gli rivolse un
sorriso stanco.
"Spero di
non essere troppo insopportabile questa volta."
"Non credo
proprio."
Lei ridacchiò.
"Ricorda solo che non sono responsabile delle mie azioni."
Lui annuì. "Ne
prendo atto."
Un'altra
contrazione colpì Hermione, che si piegò in due per il dolore.
Recitò le tecniche pratiche di respirazione, cosa che non sembrava
aiutare. Tornò a sedersi, chiedendo la pozione. Sapeva che questa
non era la cosa peggiore. La mano di Harry stava per essere
stritolata e iniziò a prendere le sembianze di una pallida ombra blu
fino a quando lei la lasciò e i dolori si fermarono bruscamente. Lei
crollò verso il letto e lasciò che Harry le pulisse la fronte,
ancora una volta.
Hermione era
così occupata che non sentì il guaritore entrare nella stanza.
Harry alzò lo sguardo e riconnobbe il volto familiare. "Salve,
guaritore Stonem."
Il giovane
medico sorrise a Harry, "Buona sera signor Potter ... signora
Potter."
Lei sentì la
voce del guaritore e aprì gli occhi per una frazione di secondo.
"Ehi doc. Posso avere la mia pozione ora?"
Il guaritore
Stonem ridacchiò profondamente, "Bene, diamo un'occhiata prima,
va bene?" Hermione annuì furiosamente e prese un posto sul
bordo del letto mentre Hermione sollevava le gambe in modo che le
ginocchia fossero all'aria. Lui sollevò il lenzuolo e sbirciò
dentro. "Da quanto tempo ha avuto le contrazioni, signora
Potter?" chiese mentre usciva da sotto la coperta.
"Verso le
cinque-AHH!" Hermione iniziò il processo ancora una volta e la
camera divenne stranamente silenziosa mentre finiva. Prese un momento
per ritrovare se stessa e parlare con voce stanca. "Beh, questa
qui mi ha sorpreso. Direi due minuti."
Il guaritore
Stonem annuì e scarabocchiò qualcosa sul suo blocco Appunti. Portò
alcuni dei suoi capelli castano scuro lontani dagli occhi e guardò
Harry. "Può darle la pozione. E' quasi completamente dilatata."
"Davvero?"
Chiese, sorpresa. "L'ultima volta sono stata in travaglio per
undici ore."
Il guaritore
annuì. "Sì, beh, sembra che questo qui vuole vederti prima del
previsto. Hai una dilatazione di sette centimetri."
"Sette?!"
urlarono Harry e Hermione all'unisono.
"Sì,
sette. Non dovrai aspettare più di un'ora questa volta."
"Oh,
grazie, Merlino." disse Hermione, sollevata. "Prima è
meglio è, no?"
"Questo è
lo spirito giusto!" disse allegramente il guaritore Stonem.
"Ora, signor Potter, torno tra qualche minuto. Nel frattempo dia
a sua moglie la pozione, perché le contrazioni stanno per
raddoppiare."
"Fantastico."
mormorò Hermione seccamente, quando il guaritore uscì.
Harry si
avvicinò al davanzale e diede la pozione ad Hermione. Lei la
inghiottì in fretta e lo ringraziò. Lui annuì e tornò a sedersi.
Guardò l'orologio e vide che erano le 11:20, soli venti minuti da
quando avevano lasciato casa. Non si era reso conto che si potesse
andare in travaglio così rapidamente. Ma sua moglie era capace di
tutto. Di questo ne era sicuro. La sentì cominciare a stringere di
nuovo la sua mano e si preparò per l'ora successiva.
~ * ~
Nel frattempo in
sala d'attesa ...
Damon aveva chiamato sua nonna Molly, che sarebbe presto arrivata
con gli altri. Non era preoccupato, però. Per niente. Avevano una
grande famiglia che si faceva notare. Inoltre, i suoi fratelli
dormivano profondamente e il lavoro che gli era stato assegnato si
stava dimostrando essere molto noioso. Non che voleva che si
svegliassero! Erano piccoli demoni quando si svegliavano. Aveva solo
sei anni, non sedici. I suoi livelli di energia non potevano rimanere
elevati per così tanto tempo.
Si sedette in
una delle sedie dei bambini piccoli e giocherellò con una spia
giocattolo. Sembrava essere rotto e così lo gettò di nuovo nel
cestino e si prese la testa tra le mani, guardando i suoi due
fratelli, che invece dormivano. Avrebbe dovuto ricordare di portare i
suoi giocattoli. Da qualche parte della sua mente sapeva che avrebbe
dovuto raccoglierli per la prossima volta. Se ci fosse stata una
prossima volta.
L'area dei voli
dall'altra parte della sala d'attesa cominciò a far sentire i rumori
di persone in entrata e Damon si raddrizzò, cercando di vedere se ci
fosse chi stava aspettando. Scorse una sagoma dai capelli rossi
familiare e sorrise. La signora Weasley spazzò via la polvere
volante in eccesso dalla gonna e si voltò per vedere Damon agitarsi
con entusiasmo verso di lei. Si precipitò verso suo nipote a tutti
gli effetti e lo avvolse in un abbraccio stretto, facendolo girare
intorno.
"Ohhh Damon
non è entusiasmante? Un altro fratello o una sorella in arrivo?"
Damon alzò le
spalle mentre lei lo metteva giù. "Non so. Forse.”
La signora
Weasley scoppiò a ridere e i suoi occhi stanchi trovarono Wyatt e
Jack. "Ohhh poveretti. Sono stanchi di tutte queste emozioni."
"In realtà,
nonna Molly, hanno dormito da quando siamo arrivati."
La signora
Weasley fece un cenno con la mano, con noncuranza. "Oh, non
importa. E' una buona cosa che abbia portato alcune coperte in più."
Da una delle sue
tasche, tirò fuori un quadrato di tessuto multicolore e Damon la
guardò mentre lei lo liberava dall'incantesimo di piegatura. Lo
scosse un po' e lo pose sopra i gemelli che respiravano sonoramente.
Lisciò le loro criniere ebano identiche ai suoi capelli, evitando di
baciarli, temendo di poterli svegliare. Si voltò di nuovo verso
Damon, "Sai come sta la mamma?"
Damon scosse la
testa sconsolato, "No. L'ho vista qualche ora fa, però.
Continuava a respirare davvero male e a stringere la pancia col
bambino."
La signora
Weasley annuì. "Beh, sono sicura che andrà tutto bene."
Damon annuì, con la maschera ancora
indosso. La signora Weasley si sedette vicino alla zona dei bambini e
prese una copia del Settimanale delle Streghe da una rastrelliera
vicina. Damon non sapeva cosa avrebbe dovuto fare ora che la nonna
Molly era lì. Chiaramente si sarebbe occupata dei suoi fratelli ora.
La sua domanda fu destinata a rimanere senza risposta quando la zona
degli arrivi scoppiò di vita ancora una volta. Alzò il collo e vide
suo zio Ron e zia Luna provenire dal più vicino caminetto con un
lieve oscillazione dei passi.
Ron lo vide prima
e allargò le braccia per un abbraccio. Damon rise e corse verso suo
zio. Ron si lasciò sfuggire un udibile umph quando catturò Damon in
un abbraccio al volo. "Cosa ti da da mangiare tua madre, Damon?
Stai diventato proprio grande!"
"Verdure."
rispose Damon semplicemente, mentre Ron lo metteva giù.
Ron tirò su col
naso con disgusto. "Beh, non funziona per niente, no? Per tua
fortuna ho portato qualche dolce con me."
Ron raggiunse la
tasca e porse a Damon un sacchetto riempito fino al bordo di dolci.
Questa era una delle ragioni per cui adorava suo zio Ron. Gli diede
quante caramelle voleva. Damon era convinto di aver ereditato da lui
lo stesso amore per i dolci fino a quando non aveva visto suo padre
cogliere di notte furtivamente qualche Bertie Bott, mentre la mamma
era impegnata con un libro. Ma in ogni caso, sapeva che ogni volta
che voleva nascondere qualche caramella alle spalle della mamma, Ron
era sempre lì.
Damon prese subito
il sacchetto dalla mano di Ron e promise a se stesso di conservarlo
per dopo. Considerate le circostanze, pensò che se ne avesse
mangiato qualcuna, si sarebbe sentito in colpa, mentre la mamma
soffriva a causa del bambino. Pensò che non avrebbe mai capito
perché il bambino facesse così tanto male. Che cosa gli aveva mai
fatto?
Mise il sacchetto
di caramelle sul pavimento sotto la sedia per più tardi. Stava per
abbracciare sua zia Luna quando una voce alle sue spalle gli impedì
di farlo. "Come mai il mio figlioccio non mi rivolge nemmeno un
semplice ciao?"
Damon
sorrise e si voltò per dare a suo zio Draco un abbraccio più grande
di quello che aveva dato a Ron. Lo zio Draco era senza dubbio il suo
preferito, perché lo faceva sempre ridere e trattava sua mamma quasi
quanto la trattava suo padre. Come una principessa. Chi si comportava
bene con la sua mamma meritava il suo rispetto.
"Così va
meglio!" disse Draco con una risata. "Prendi questo
Weasley, preferisce me!"
"Solo perché
gli compri quello che vuole." Disse Ron con una beffa.
"E tu no?"
disse Draco, facendo cenno alla scorta di dolci di Damon.
"Sono per
tutti loro!" si difese Ron.
Damon si sentì
offeso. "HEY!"
Ron impallidì.
"Mi dispiace Damon, ma tua madre mi ucciderebbe se le mangi
tutte. Devi condividerle con i tuoi fratelli."
Damon sospirò.
"Va bene. Ma il primo assaggio è mio."
Ron rise. "Certo.
I piccoli mocciosi hanno perso questa opportunità quando si sono
addormentati."
"Chi si è
addormentato?" Chiese una voce femminile alle spalle di Ron.
Ron si fece da parte per far apparire la figura spettinata di
Ginny, vestita solo della giacca del pigiama di lana e di pantaloni
con una veste che la copriva fino alle ginocchia. Aveva i capelli
legati in due trecce con delle strisce di nastro e sulla faccia era
coperta da una maschera che lasciava intravedere gli occhi. "Zia
Ginny!"
Ginny suddenly
went from aggravated to forlorn. "He umm… he moved out last
night."
"Ehi
schizzetto!" Damon si atterrò su di lei in un abbraccio pari a
quello che aveva dato agli altri due zii. "Come sta il mio
figlioccio preferito?"
"Sono il tuo
unico figlioccio, zia Ginny." disse Damon elegantemente.
Ginny fece
schioccare le dita. "Ah, è vero. Grazie per avermelo
ricordato."
"GINERVA
MOLLY WEASLEY, COSA STAI INDOSSANDO ESATTAMENTE?"
"Mamma, è
solo il pigiama." Disse Ginny con fastidio.
"Esattamente!
Ti ho detto di vestirti prima di venire! Hai avuto tutto il tempo per
cambiarti!"
"Questo non
significa che lo volessi. Davvero, Mamma, ci sono persone in questo
luogo con meno vestiti di me."
“Può anche
darsi, ma non voglio che mia figlia si faccia vedere a zonzo per il
San Mungo in accappatoio. E sui tuoi capelli sembra stia per
spuntare un nido d'uccello."
Ginny strinse i
denti. "Stavo dormendo, mamma. Ho preso una tazza di caffè
prima di venire in modo da poter essere sveglia."
"Hai avuto il
tempo di prendere un caffè, ma non per vestirti?"
"Sì."
Luna, decidendo di
interrompere la lotta prima che diventasse troppo brutta, prese la
parola. "Dov'è Dean, Ginny?"
Ginny passò
improvvisamente da uno stato aggravato a uno derelitto. "Lui umm
... si è trasferito ieri sera."
"Oh Ginny, mi
dispiace." disse piano la signora Weasley.
"Non fa
niente. Non lo sapevi."
"Cosa è
successo?" chiese Luna, avvicinandosi lentamente a lei.
"Beh ... non
lo so. Penso che le litigate siano diventate troppo opprimenti per
tutti e due. Oltre anche le cose più stupide. Sono un po' sollevata,
ad essere onesti. E' bello vivere da sola per un po'." Concluse
con un sorriso. "Posso dormire adesso."
Luna avvolse
l'amica in un abbraccio stretto. Le due ragazze si tennero strette
per qualche istante prima di separarsi. Ginny si asciugò gli occhi e
sorrise. "Basta parlare della mia pietosa esistenza. Notizie di
Hermione e del bambino?"
La signora Weasley
scosse la testa. "Non una parola."
Ginny sospirò.
"E' esattamente quello che è successo l'ultima volta. Non una
parola fino a quando-"
"Hermione sta
per avere il bambino!"
L'intero gruppo si
voltò per vedere Harry vestito di una veste bianca col cappuccio,
che apriva le braccia in loro direzione. "Sta per partorire!"
“Di già? Ma
non-" cominciò la signora Weasley.
"Sì, lo so.
Sarà un po' veloce ma va tutto bene. Ora, se volete scusarmi, ho
intenzione di diventare papà, di nuovo!" Harry scattò di nuovo
verso il corridoio.
"Giuro, quel
ragazzo diventa sempre più entusiasta ad ogni bambino che arriva."
disse Draco seccamente.
"Penso che
sia carino." Disse Ginny. "Anche dopo tre figli è ancora
entusiasta di essere un padre."
"Mi ricorda
Arthur ..." disse la signora Weasley con leggerezza. "Anche
quando abbiamo avuto Ginny era emozionato come sempre."
Ginny sorrise con
orgoglio e Ron alzò gli occhi al cielo. "Non che questo non sia
commovente e tutto il resto ... ma quello che noi tutti vogliamo
sapere è come quei due demoni si siano addormentati." Disse
Ron, indicando Wyatt e Jack.
Ginny si voltò
verso di loro e gli occhi si spalancarono. "Si sono
addormentati? Come è successo?"
Damon pensò di
essere l'unico a poter rispondere sinceramente, dato che era stato
lui a svegliarli. Inoltre, non gli piaceva stare tranquillo per
troppo tempo. "E' stato il primo giorno di asilo nido oggi."
Tutti si
lasciarono sfuggire un collettivo "Ohhhh" e lasciarono le
cose come stavano. Non dovevano sapere che Damon aveva versato nei
loro succhi di zucca una pozione per il sonno. Non se ne preoccupava
neppure. Meritava un giorno o due liberi dai "demonietti",
come Ron li aveva chiamati.
Dopo di che, la
stanza si fece silenziosa, mentre tutti si sedevano. Tutti sapevano
che non sarebbe passato molto tempo prima che Hermione avesse avuto
il bambino. Ci furono conversazioni sommesse tra piccoli gruppi
formatisi in fretta. Damon rimase per conto suo e scelse di scavare
attraverso la cesta per un nuovo giocattolo, sperando che ne
apparissero altri magicamente. Arrivarono altri membri della famiglia
Weasley nei minuti seguenti: Fred, George, Bill e Fleur. Charlie era,
come al solito, fuori per lavoro e non riusciva ad arrivare, lo
stesso valeva per Arthur. Tutto ciò che era rimasto alla famiglia da
fare era aspettare.
Non fu
insopportabilmente lungo. Nel giro di dieci minuti, Harry tornò di
nuovo con un sorriso sciocco intonacato sulla faccia. "È UNA
FEMMINA!"
La sala esplose in
applausi. George sembrò essere l'unico rimasto con un'espressione
acida dato che dovette sborsare dieci galeoni al fratello gemello.
Damon era fuori di sé. Non riusciva a credere di avere una
sorellina. Immediatamente sentì un impeto attraversare il suo corpo.
Era questo che aveva sentito quando Jack e Wyatt erano nati?
Harry si avvicinò
a lui e gli posò una mano sulla spalla. "Vuoi incontrarla?"
Damon annuì
velocemente e afferrò la mano di suo padre. Si voltò a guardare
tutti gli altri e vide Ginny e Ron annuire entusiasti verso di lui.
Non sapeva come prendere il loro incoraggiamento, ma cercò di usare
la cosa a suo vantaggio. Stava per vedere la sorellina per la prima
volta! Prima di tutti gli altri e di questo avrebbe dovuto esserne
orgoglioso. Quella sensazione così alta e potente durò per soli
dieci secondi, perché quando entrò in camera della mamma e la vide
in possesso di un fagotto rosa la sua mente si svuotò.
Hermione alzò lo
sguardo dalla figura dormiente della sua nuova figlia e sorrise
quando vide Harry e Damon entrare. La figura congelata di Damon era
così adorabile che dovette astenersi dal dargli un abbraccio. Harry
gli diede un colpetto sulla spalla e mormorò una tranquillo "Va'
avanti."
Seguì il volere
del padre e si avviò lentamente verso Hermione e la nuova aggiunta
alla loro famiglia. Hermione indicò il letto accanto e lui saltò su
di esso. Piegò il neonato verso di lui che istintivamente tese le
braccia per tenerla. Mentre Hermione lo aiutava con la posizione,
disse a bassa voce. "Damon, ti presento la tua nuova sorellina
Emma."
Damon le sorrise,
"Ciao Emma."
Erano un quadro
commovente, tutti e tre. Ma anche Hermione notò l'assenza dei due
bambini piuttosto turbolenti. "Dove sono Wyatt e Jack?"
"Dormono."
Rispose Harry.
"Dormono?"
Damon concentrò
la sua attenzione su Emma e fece del suo meglio per mantenere una
ferma e senza sensi di colpa espressione. Solo la madre sembrò
riuscire a vedere attraverso il suo sguardo e così Damon evitò di
guardarla.
"Damon non
sai cosa è accaduto a loro, vero?" gli chiese Hermione.
"Non so di
cosa stai parlando." Disse in fretta lui.
Per sua sfortuna,
quella frase era ereditaria e arrivava dalle labbra di Harry quando
voleva evitare qualcosa. "Damon James Potter che cosa hai fatto
questa volta?"
~ * ~
Tre giorni dopo …
Harry arrivò con un pop sul prato davanti alla loro casa dopo
un'altra pratica estenuante. Giurò che Oliver Wood li avrebbe uccisi
un giorno. Non pensava che i muscoli della schiena sarebbero stati
gli stessi per settimane. Mentre si massaggiava la schiena, vide sua
moglie dondolarsi avanti e indietro sulla sedia nella veranda. Teneva
Emma e cantava dolcemente una melodia familiare.
Wyatt e Jack correvano intorno al cortile, con gli effetti della
pozione del sonno di Damon già ultimati. Harry sapeva che Damon
aveva fatto tutto in fin di bene - e con questo voleva dire pensare
al proprio benessere, piuttosto che alla salute dei suoi fratelli.
Così i pargoletti iperattivi erano tornati alla riscossa e Harry non
avrebbe potuto essere più felice. Era davvero l'immagine perfetta di
una famiglia. Quello che aveva sempre desiderato. In effetti, un
certo aspetto di quella scena gli sembrava stranamente familiare ...
come se l'avesse vista prima.
"Papà?" La voce di Damon interruppe i suoi pensieri.
Abbassò lo sguardo sul volto ansioso di suo figlio. "Sì,
ometto?"
"Papà, mi puoi insegnare a volare come fai tu e lo zio Ron?"
Oh mio Dio. Ricordava! Era la visione che aveva avuto tanti anni
fa. La scena balenò davanti ai suoi occhi proprio come se la stesse
vivendo-così vivida. Ma questa volta era reale. Ora era il suo turno
di decidere come sarebbe andata a finire, al posto del buio che aveva
coperto tutto l'ultima volta. Sorrise al figlio e annuì. "Certo,
figliolo."
Damon esultò e montò la scopa davanti a Harry. Sapeva di avere
solo un attimo prima che Hermione capisse quello che stava facendo,
così mise rapidamente le braccia intorno a Damon e sgattaiolò prima
che Hermione potesse finire la frase "Harry cosa pensi di f-"
Lasciò che il figlio lo guidasse verso la macchia d'alberi
vicino, ad una velocità costante. Sembrava che ci fosse un'altra
stella naturale di Quidditch sulle loro mani. Harry lasciò che la
fresca brezza lo cogliesse e mosse a dismisura la criniera di capelli
già in disordine.
Hermione guardò Harry e Damon volare via verso il cielo. Sospirò
e decise di lasciare stare. Per ora. Quando sarebbero tornati,
tuttavia, sarebbe stata tutta un'altra storia.
The-End
~*~
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