Yakuza 2
Feste incombenti
Arrivata l'ora del miai, Zoro era già pronto con il kimono.
Seduto in maniera svogliata con le ginocchia aperte, una mano a
sostegno della testa con il gomito che poggiava sul tavolino e l'altra
poggiata sul ginocchio. Aspettava annoiato l'arrivo dell'ennesia
ragazza rottura di scatole che gli avrebbe sorriso come al solito.
"Buona sera!" esclamò un uomo entrando. Probabilmente il padre
della ragazza, pensò Zoro scrutandolo in maniera scettica. "Lei
è mia figlia Keiko!" disse spostandosi sulla sinistra per far
entrare la ragazza. Capelli marroni, mossi, raccolti in uno schignon.
Un kimono bianco avvolgeva il delicato corpo della ragazza e due dolci
occhi verdi sorridevano a Zoro.
"Prego, sedetevi!" propose lo zio del verde, sorridendo, dando una gomitata a Zoro,
silenzioso incito a sedersi meglio. "Lui è mio nipote ed erede
del clan" spiegò lui, dopodichè guardò il nipote.
"Sera, mi chiamo Zoro!" fece per rispetto. La ragazza accennò ad
un inchino per poi sorridere di nuovo. Il volto era dolce e delicato con
una leggere sfumatura di trucco che la rendeva più matura di
quel che era in realtà. Sembrava una ragazza tranquilla ed
educata, sicuramente era stata istruita fin da pccola a comportarsi
come una bambolina per abbindolare il futuro marito. Ovviamente Zoro
non era di quel genere e lei,, si vedeva, non era propensa a questa
cosa.
"Sono Keiko, è un vero onore conoscerla!" rispose lei sempre
sorridendo. Zoro ricambiò il sorriso dolce della ragazza con un
ghigno di circostanza.
Mentre Zoro si annoiava al miai, Sanji aveva già iniziato, da
dieci minuti, il suo lavoro pomerdiano alla pasticceria Amai¹. Di
solito avevano clienti sporadici e tante ore di vuoto assoluto,
daltronde una spatticeria non lavorava molto, sopratutto d'inverno, ma
si stava avvicinando San valentino e quindi le ragazze facevano la fila
per comprare il cioccolato da poter regalare ai fidanzati oppure ai
ragazzi ai quali dichirarsi.
"Sanji, quando hai tempo vai a svuotale le scatole che ci sono
in cantina!" ordinò il proprientario a Sanji.
"Si capo, ma credo che lo farò dopo la chiusura!"
proclamò guardando la fila di ragazze che si trovavano in
negozio. Ci sarebbe voluto tutto il pomeriggio per finire di sgobbare.
Però Sanji era anche contento, almeno stava un po' a contatto
con ragazze dolci e carine, sebbene già occupate.
"Ehi, Sanji-qun! Come va la scuola!?" chiese Gin, un ex galeotto
redento per la passione dei dolci e la bontà del proprietario
della pasticceria.
"Bene! Questo è l'ultimo anno e dopo il diploma lavorerò
a tempo pieno con mio nonno nel ristorante, almeno finchè non
riuscirò ad aprirne uno tutto mio!" esclamò mentre
inpacchettava una scotoletta per una ragazza davanti alla cassa. "Non
voglio pesare a mio nonno! E poi è ora che cominci a diventare
autonomo, non sono più un bambino!" sorrise con la sigaretta tra
le labbra.
"Comincia col non fumare qua dentro! Signor aoutonomo" lo
rimproverò il capo levandogliela in malo modo dalla bocca. "Poi
continua a lavorare!" proclamò alla fine facendo fare la parte
dello stupido a Sanji davanti a tutte le ragazze presenti che si misero
a ridere. Sanji divenne rosso e si mise a ridere anche lui. Il
pomeriggio passò in allegria e spensierattezza e l'orario di
chiusura arrivò in un lampo. "Bene ragazzi! Mettete tutto e
posto e poi chiudete, domani sarà anche peggio di oggi quindi
puntuali" ordinò il capo andando via in macchina.
"La fa facile lui! Noi gli mettiamo a posto il locale, facciamo i
commessi e lui non fa altro che dare ordini seduto dietro alla cassa"
protestò Gin "Facesse il pasticcere almeno. Quasi tutti i dolci
che vendiamo sono opera tua, vero Sanji!?" chiese Gin all'amico. Sanji
alzò le spalle per nulla infastidito dal comportamento del capo,
cominciando a prendere lo spazzolone per lavare.
"Sai, non m'interessa! Dopotutto faccio questo lavoro solo per i
soldi!" spiegò comincindo a pulire. Avevano appena iniziato le
pulizie che un suono arrivò da dietro la tendina della porta
principale. Sanji appoggiò lo spazzolone al muro andando a
vedere. Spostando la tendina fu stupito di vedere chi c'era al di
là del vetro. "Kaia-chan!?"
"Nami, ne vuoi parlare! Per favore" fece Nojiko, la sorella di Nami, da
dietro la porta della camera della rossa. "Cos'è successo!?"
chiese esasperata. Nami era tornata incavolata nera a casa dopo un
pomeriggio fuori con Rufy e non usciva dalla sua camera da almeno un
quarto d'ora. "Che ha fatto stavolta!?" continuava a fare domande la
sorella.
"Nulla, solo uccido Rufy prima o poi!" rispose Nami, stritolando un
cusino, seduta sul letto. Nojico conosceva i problemi della sorella con
il suo ragazzo. Rufy era un ragazzo d'oro, sebbene sbadato e alquanto
ingenuo, sapeva essere dolce e gentile. L'unico problema era che non
sapeva nulla in fatto di donne e romanticismo.
"Oh andiamo! Ha di nuovo dimenticato l'anniverio del fidanzamento!?" chiese Nojico.
"No!" rispose secca l'altra "Diciamo che ha scordato che giorno
è questo martedì!" spiegò infuriata nera. Ora la
sorella aveva afferrato, il povero Rufy aveva scordato San Valentino.
"Cos'è ti non ti ha regalato il cioccolato!?" domandò
scettica. Una pecca di Nami era lo stravolgimento delle regole.
Infatti, la festa di San Valentino era il giorno in cui le ragazze
regalavano cioccolato ai ragazzi, invee lei l'aveva visto al contrario.
Secondo Nami era Rufy che doveva regalargli il cioccolato.
"Non solo quello! Quando gli ho chiesto che cosa aveva in mente per
martedì lui mi ha risposto che sarebbe rimasto a casa col
fratello a giocare!" proclamò acida "Capisci, si è
totalmente dimenticato di me e della festa" sproloquiò la rossa
tirando qualcosa contro il muro per sfogare la rabbia.
"Che succede!?" chiese la madre appena rientrata.
"Nulla, di nuovo Rufy!" spiegò Nojico alla madre "Stavolta si è scordato di San Valentino"
"Ah!" sorrise Bellmere.
Intanto Rufy era tornato a casa dal fratello e dal nonno con una forma
a cinque dita sulla quancia destra. Appena Ace e Garp videro il ragazzo
in quelle condizioni scoppiarono in una risata colossale.
"Kaia-chan, qualche problema!?" chiese Sanji aprendo la porta. Era raro
vedere Kaia fuori a quell'ora e senza nessuno in giro. "Tutto bene,
vuoi entrare!?" propose il biondo.
"No, sono solo passata a vedere se c'era Usop, l'hai visto?!"
domandò lei preoccupata. Sanji scosse la testa causando lo
sgomento sul volto della ragazza. "O mio dio, forse gli è
successo qualcosa! Magari è caduto.....oddio io.....!"
"Va bene, calmati....che è successo!?" domandò
preoccupato. Usop era scappato in malo modo da casa sua, perchè
Kaia fin da bambina soffriva di cuore, era debole e amlapena riusciva
ogni mattina ad andare a scuola.
"Vedi, il mio maggiordomo, Marry è riuscito a trovare un medico
che potrebbe farmi un trapianto, ma dovrei andare fino in America!"
spiegò Kaia. In Giappone i trapianti erano fuori legge, se si
voleva fare una tale operazione bisognava andare all'estero.
"Usop l'ha presa male, dice che è pericoloso e non vuole che
vada. Tu sei un suo amico, perfavore fallo ragionare!"
"Capisco il problema, ma perchè io, Rufy-qun è più
qualificato di me! Si conoscono da più tempo" sorrise alla
ragazza. Intanto Gin stava pulendo il locale da solo, ma era inutile
fare remore, sapeva bene, che se c'era di mezzo una donna, Sanji era
irremovibile.
"Difatti è il primo a cui sono andata a chiedere, ma in quel
momento stava litigando con Nami e non ho voluto peggiorare la
situazione!" Sanji rise dell'accaduto per poi prendere le mani di Kaia
tra e sue.
"Tranquilla, certo usop è un inconsciente e, avvolte, un gran
testardo, ma sappi che tivuole bene. Se lo conosco, adesso è a
casa a piangere come un disperato perchè parti" spiegò
cercando di calmare Kaia. La ragazza sembrò rincuorata e
provò a fare un gran respiro. "Vuoi che ti accompagni da lui, ho
finito di lavorare!" propose. Lei anniù, forse ci voleva una
terza persona che spianasse la strada alle spiegazioni. "Ok, Gin!"
chiamò il biondo. L'altro si girò con lo spazzolone
ancora in mano. "Quando hai finito chiudi! Ci vediamo domani"
proclamò uscendo con Kaia. Gin lo guardò con gli occhi di
fuori, lo sapeva, alla fine toccava a lui pulire tutto.
"Ah, aspetta e gli scatoloni.....!?"
Zoro si era ridisteso sul letto, dopo aver detto l'ennesimo no, il clan
era sul punto dell'esasperazione, mentre Zoro era sulla strada della
pazia. Gli era impossibile trovare una ragazza all'altezza se le
paragonava tutte a Sanji. Insomma nessuna di loro aveva la
sfacciataggine del biondo, la sua innaturale voglia di farsi ammazzare
da lui, il suo incavolarsi per uno scherzo di bassa lega, il suo
sorriso strafottente, ma avvolte dolce e quel buffo sopracciglio a
ricciolo che tanto amava.... Ok era totalmente impazzito, perchè
doveva imaginarselo anche in quei momenti di completo relax.
"Non sappiamo più che fare con lui! Sembra che lo faccia a
posta!" sussurarono le guardie del corpo, mentre Koshiro, lo zio di
Zoro, e Kuina stavano cenando. La figlia, nonchè cugina di Zoro,
Kuina si trovava al fianco del padre a mangiare la cena con un
espressione addolorata in viso. "Il maestro Koshiro aveva promesso al
nostro boss di far diventare Zoro il nostro capo, ma in queste
condizioni e impossibile!" continuò uno dei i seguaci seduti al
tavolo che rispondeva al nome di Yusaku. Al contrario della figlia,
Koshiro sembrava alquanto rilassato e sereno. La ragazza scosse la
testa, possibile che il padre non capisse la gravità della
situazione.
"Padre, non capisco come fate a sorridere!?"
"Oh, non c'è nessun problema, tutto andrà com'è
giusto che vada!" rispose serenamente con un sorriso allarmante in
viso. Sembrava che, il fatto che Zoro non volesse sposarsi, non fosse
un problema per lui.
"Sera" fece il suo ingresso Zoro andandosi a sedere accano allo zio,
davanti a Kuina. Koshiro guardò il nipote, salutandolo per poi
continuare a mangiare. Kuina osservò i due uomini
dopodichè si accorse che Zoro sembrava in pace con se stesso.
"Zio, domani ti devo parlare in privato!" esclamò sicuro e
calmo. Tutta la banda osservò il verde come se fosse impazzito.
"Molto bene!" rispose Koshiro.
Sanji e
Kaia erano arrivati sotto casa di Usop, scoprendo che quest’ultimo si era
fermato a dormire da Rufy, al quale non poteva fregargliene di meno che Nami
fosse o no incavolata con lui. I due si incamminarono, allora, verso casa Monkey.
"Ti senti bene!?" chiese il biondo a Kaia. Lei annuì
delicatamente. "Voui la mia giacca!?" domandò cortese. A
quel pnto Kaia scosse la testa. Arrivati alla casa si trovarono davanti
Garp che rideva sguaiatamente con il nipote più grande. Non
avevano smesso di ridere da quando Rufy era tornato con stampata in
volto la forma della mano di Nami. Sanji guardò la scena con
fare disgustoso, sapendo quanto doveva essere deplorevole mostrarla a
una dolce fanciulla come Kaia.
"KAIA!" urlò Usop appena vide la ragazza al di la del divano.
Lei gli sorrise dolcemente aspettando che le arrivasse vicino
"Cosa ci fai qui! Stai male non dovresti stare così tanto
fuori!" fece presente il nasuto. Lei scosse la testa per poi inchinarsi
davanti a lui.
"Ti ho cercato anche a casa, ma non c'eri! Volevo scusarmi, non ho
pensato a quello che provavi tu e ti ho raccontato dell'America tutta
contenta!" Sanji fissò Usop in cagnesco e quest'ultimo si
affretto a stringere Kaia tra le braccia per evitare che piangesse.
"Non volevo....non devi scusarti, dopotutto è una grande occasione per te, potrai guarire completamente" rise Usop.
"Bene ora che è tutto risolto, Sanji non è che ci
cucineresti qualcosa?!" chiese indifferente Rufy, mentre Garp ed
Ace, avendo smesso di ridere, stavano piangendo come due fontane. Il
biondo osservò l'amico andare verso la cucina.
"Ma tu non hai litigato con Nami-san!" ricordò Sanji. Rufy si
voltò scuro in volto verso il futuro cuoco, per poi alzare la
testolina, ricoperta da un cappello di paglia, mostrando uno dei suoi
migliori sorrisi "Come non detto!" si esaperò Sanji. Se c'era un
pregio in Rufy era quello di dimenticare ogni asprezza in fretta.
"Povera Nami, la compatisco!" eslcamò Usop mentre Kaia annuiva.
Intanto Nami, con Bibi in camera, stava facendo tiro a segno con una
foto di Rufy come bersaglio.
Lamattina successiva:
"Allora!" incalzò lo zio sorridente. I due si erano strasferiti
nel dojo di famiglia per parlare, mentre il resto del clan stava
origliando davanti alla porta, Yosaku e jonny in primis..
"Zio, io amo un uomo!" proclamò Zoro
"COOOSAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!" urlarono da fuori.
_o_o_o_o_o_o_o_o_o_o_o_o_o_o_o_o_o_o_o_o_o_o_o
Scusate il ritardo, ma dopo una perdita è normale prendersi un
po' di riposo da tutto. Non ero molto attaccata a questa persona, ma un
parente è un parente. In ogni caso non sembra piacere molto
questa fanfic, quindi adesso vedrò come andranno il secondo e il
terzo capitolo, i quali sono già veduti e corretti, e
sceglierò di conseguenza.
¹Amai: Dolce in giapponese
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