capitolo 1
Capitolo
3
«Allora, questi sono i fascicoli
dei nuovi clienti, dagli un’occhiata, prendi familiarità con i quartieri
e le case e poi fammi sapere cosa ne pensi.» Powell porse le cartelline colorate
a Jack. «Per qualsiasi chiarimento puoi rivolgerti a me o al mio vice Marc»
indicò l’uomo in piedi di fianco a se. «Non vi ho ancora presentato
ufficialmente. Lui è Marc Bates, mio socio, mio grande amico oltre che parente.
È il fratello della mia defunta moglie. Marc, lui è Jack Hudson, l’ultimo
acquisto della nostra squadra.»
«Michael mi ha parlato di
te. Mi ha detto che fino a qualche giorno fa eri anche tu dell’FBI.» Sorrideva
gentile ma dal tono si capiva che in realtà si stava chiedendo cosa ci facesse
Jack lì.
«Già, ma
Michael non ti ha detto che fino a qualche giorno fa ero anche un
uomo infelice mentre ora, grazie all’opportunità che mi ha offerto, sono
soddisfatto e libero.»
«Lo immagino», disse
l’altro con sguardo dubbioso.
Jack si sentiva a disagio
e non sapeva cosa rispondere. Per fortuna in quel momento la segretaria fece
capolino dalla porta. «Signor Powell, Signor Bates, c’è bisogno di voi di
là.»
«Arriviamo.» Powell si
alzò. «Jack tu puoi restare qui a leggere i fascicoli se vuoi, il tuo ufficio
non è ancora pronto.»
Jack annuì e aspettò che
uscissero e che la segretaria chiudesse la porta prima di darsi un’occhiata in
giro.
De si avvicinò al tabellone
e vi aggiunse altre due foto. Gli altri si avvicinarono e Bobby chiese «chi
sono, altre due vittime?»
«No, almeno non
ancora.» Sue lo guardò incerta e lui continuò, accompagnando le parole con i segni: «questi
due tizi, i signori Forbes e Parker, hanno dei precedenti simili a quelli della
vittime e sono da pochi giorni clienti di Powell perciò dovremo sorvegliarli per
garantire la loro sicurezza e arrestare il killer se cercherà di
colpirli.»
Myles alzò la mano per
richiamare l’attenzione. «Una domanda. Ma noi come abbiamo fatto a sapere i nomi
di questi due “signori”?»
«E’ vero, avevo
dimenticato di dirvi che abbiamo ottenuto il permesso di seguire tutti quelli
che vanno da Powell per ottenere il loro indirizzo, la loro identità e quindi i
loro precedenti. Visto la particolarità del caso era l’unico modo per
restringere il campo delle possibili vittime.»
«Non credevo ci dessero
permessi del genere» disse Tara.
«Beh, questa volta lo
hanno fatto» tagliò corto De.
Sue era perplessa e lo
seguì alla sua scrivania. «De, è proprio così che abbiamo ottenuto le
informazioni, oppure c’è qualche agente che se ne sta occupando in modo
particolare?»
«Sue, lui NON è sottocopertura, se ne è andato e basta. Ci
hanno dato quel permesso perché sono coinvolti non più uno ma ben due ex agenti
e ai piani alti non vogliono correre il rischio di perdere la
faccia.»
Lei non era ancora del tutto convinta ma sapeva che in quel
momento qualsiasi altra sua domanda sarebbe caduta nel vuoto.
Da quella mattina
iniziarono a seguire le possibili vittime ma i giorni passavano senza che
accadesse nulla. In ufficio il morale era sempre più basso, gran parte
dell’allegria che li contraddistingueva era sparita e il lavoro che tanto li
appassionava era diventato solo routine.
Una settimana dopo, appena
entrato in ufficio, Jack venne avvertito che Powell lo cercava. Lo raggiunse nel suo studio e lo trovò
in compagnia di Marc. «Ah, Jack, vorrei che tu oggi accompagnassi Marc da un
nostro nuovo cliente, Jamie Forbes, per controllare il suo
impianto.»
«Credevo di dover venire
con te ad una riunione.»
«La riunione è stata annullata» rispose l'altro con tono
sbrigativo.
«E tu cosa farai?»
«Io», Powell aprì
un cassetto e mise qualcosa in tasca mentre Jack seguiva ogni sua mossa,
«mi occuperò del signor Parker.»
Si mossero verso il garage
ma improvvisamente Jack si fermò. «Che stupido, ho dimenticato una cosa dentro,
torno subito.» Si allontanò seguito da Powell con lo
sguardo.
Appena svoltato l’angolo
prese il telefono e compose un numero. «Pronto? Si, sono io, credo che sia oggi.
Ha detto che si occuperà di Parker, sta andando ora.» Ascoltò la risposta poi
riprese «va bene, dammi 5 minuti per liberarmi e ti raggiungo...» Sentì dei
passi alle sue spalle, si voltò e vide sbucare dall’ombra una sbarra di ferro
che lo colpì in testa facendolo svenire.
Dall’altro capo del
telefono De capì che doveva essere successo qualcosa. «Jack, Jack ci sei?
Pronto?»
A quel nome Tara lo guardò
sorpresa e Lucy corse ad attirare l’attenzione di Sue.
«Lucy manda subito una
squadra di soccorso alla ditta di Powell, avvertili che un agente potrebbe
essere ferito e che io li raggiungo.»
Sue si alzò di scatto. «De,
cosa succede, si tratta di Jack? Era davvero sottocopertura?» Alla sua risposta
affermativa lei non seppe se essere
più felice della scoperta che Jack non se ne era mai andato o più preoccupata
perché poteva essere ferito. «Vengo con te.»
«Non se ne parla, potrebbe
essere pericoloso.»
Lei lo guardò arrabbiata.
«Non riuscirai a lasciarmi qui neanche legandomi alla sedia. Avete giocato agli
eroi alle mie spalle troppo a lungo, ora decido io.»
Una
volta arrivati trovarono
Jack seduto sul restro dell'ambulanza con una borsa del ghiaccio sulla tempia. De andò dal
medico e gli chiese informazioni. «Il colpo è stato forte ma per fortuna non ha
creato danni seri. Avrà un gran mal di testa e un livido spettacolare per
qualche giorno ma niente di più.»
Nel frattempo Sue si era
avvicinata a Jack. Si stavano ancora guardando intensamente negli occhi senza
dire nulla quando De li raggiunse. «Jack, mi ascolti Jack?» dovette scuoterlo per
una spalla per attirare la sua attenzione. «Allora come
stai?»
«Bene, bene. Tu piuttosto dimmi, lo hanno
preso?»
|