Serie TV > Agente speciale Sue Thomas
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Autore: mar_79    12/06/2007    2 recensioni
La mia storia inizia da dove era finito il telefilm, Sue ha rifiutato il lavoro a New York per rimanere con la sua squadra a Washingthon, c'è stata la "quasi dichiarazione" del suo collega e amico Jack, frenato come sempre dalla sua timidezza e dal regolamento che vieta relazioni tra agenti che lavorano insieme, e quindi tutto procede come al solito... ma una nuova indagine si profila all'orizzonte... quattro uomini uccisi con lo stesso brutale metodo, quattro uomini apparentemente senza un legame tra loro, un caso difficile che fa salire la tensione nel gruppo finchè Jack decide che è arrivato il momento di cambiare vita... Come la prenderà Sue? Riusciranno a risolvere ugualmente il caso e a fare chiarezza nei loro sentimenti?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 1

Capitolo 3

 

«Allora, questi sono i fascicoli dei nuovi clienti, dagli un’occhiata, prendi familiarità con i quartieri e le case e poi fammi sapere cosa ne pensi.» Powell porse le cartelline colorate a Jack. «Per qualsiasi chiarimento puoi rivolgerti a me o al mio vice Marc» indicò l’uomo in piedi di fianco a se. «Non vi ho ancora presentato ufficialmente. Lui è Marc Bates, mio socio, mio grande amico oltre che parente. È il fratello della mia defunta moglie. Marc, lui è Jack Hudson, l’ultimo acquisto della nostra squadra.»

«Michael mi ha parlato di te. Mi ha detto che fino a qualche giorno fa eri anche tu dell’FBI.» Sorrideva gentile ma dal tono si capiva che in realtà si stava chiedendo cosa ci facesse Jack lì.

«Già, ma Michael non ti ha detto che fino a qualche giorno fa ero anche un uomo infelice mentre ora, grazie all’opportunità che mi ha offerto, sono soddisfatto e libero.»

«Lo immagino», disse l’altro con sguardo dubbioso.

Jack si sentiva a disagio e non sapeva cosa rispondere. Per fortuna in quel momento la segretaria fece capolino dalla porta. «Signor Powell, Signor Bates, c’è bisogno di voi di là.»

«Arriviamo.» Powell si alzò. «Jack tu puoi restare qui a leggere i fascicoli se vuoi, il tuo ufficio non è ancora pronto.»

Jack annuì e aspettò che uscissero e che la segretaria chiudesse la porta prima di darsi un’occhiata in giro.

 

 

De si avvicinò al tabellone e vi aggiunse altre due foto. Gli altri si avvicinarono e Bobby chiese «chi sono, altre due vittime?»

«No, almeno non ancora.» Sue lo guardò incerta e lui continuò, accompagnando le parole con i segni: «questi due tizi, i signori Forbes e Parker, hanno dei precedenti simili a quelli della vittime e sono da pochi giorni clienti di Powell perciò dovremo sorvegliarli per garantire la loro sicurezza e arrestare il killer se cercherà di colpirli.»

Myles alzò la mano per richiamare l’attenzione. «Una domanda. Ma noi come abbiamo fatto a sapere i nomi di questi due “signori”?»

«E’ vero, avevo dimenticato di dirvi che abbiamo ottenuto il permesso di seguire tutti quelli che vanno da Powell per ottenere il loro indirizzo, la loro identità e quindi i loro precedenti. Visto la particolarità del caso era l’unico modo per restringere il campo delle possibili vittime.»

«Non credevo ci dessero permessi del genere» disse Tara.

«Beh, questa volta lo hanno fatto» tagliò corto De.

Sue era perplessa e lo seguì alla sua scrivania. «De, è proprio così che abbiamo ottenuto le informazioni, oppure c’è qualche agente che se ne sta occupando in modo particolare?»

«Sue, lui NON è sottocopertura, se ne è andato e basta. Ci hanno dato quel permesso perché sono coinvolti non più uno ma ben due ex agenti e ai piani alti non vogliono correre il rischio di perdere la faccia.»

Lei non era ancora del tutto convinta ma sapeva che in quel momento qualsiasi altra sua domanda sarebbe caduta nel vuoto.

Da quella mattina iniziarono a seguire le possibili vittime ma i giorni passavano senza che accadesse nulla. In ufficio il morale era sempre più basso, gran parte dell’allegria che li contraddistingueva era sparita e il lavoro che tanto li appassionava era diventato solo routine.

 

 

Una settimana  dopo, appena entrato in ufficio, Jack venne avvertito che Powell lo cercava.  Lo raggiunse nel suo studio e lo trovò in compagnia di Marc. «Ah, Jack, vorrei che tu oggi accompagnassi Marc da un nostro nuovo cliente, Jamie Forbes, per controllare il suo impianto.»

«Credevo di dover venire con te ad una riunione.»

«La riunione è stata annullata» rispose l'altro con tono sbrigativo.

«E tu cosa farai?»

«Io», Powell aprì un cassetto e mise qualcosa in tasca mentre Jack seguiva ogni sua mossa, «mi occuperò del signor Parker.»

Si mossero verso il garage ma improvvisamente Jack si fermò. «Che stupido, ho dimenticato una cosa dentro, torno subito.» Si allontanò seguito da Powell con lo sguardo.

Appena svoltato l’angolo prese il telefono e compose un numero. «Pronto? Si, sono io, credo che sia oggi. Ha detto che si occuperà di Parker, sta andando ora.» Ascoltò la risposta poi riprese «va bene, dammi 5 minuti per liberarmi e ti raggiungo...» Sentì dei passi alle sue spalle, si voltò e vide sbucare dall’ombra una sbarra di ferro che lo colpì in testa facendolo svenire.

Dall’altro capo del telefono De capì che doveva essere successo qualcosa. «Jack, Jack ci sei? Pronto?»

A quel nome Tara lo guardò sorpresa e Lucy corse ad attirare l’attenzione di Sue. 

«Lucy manda subito una squadra di soccorso alla ditta di Powell, avvertili che un agente potrebbe essere ferito e che io li raggiungo.»

Sue si alzò di scatto. «De, cosa succede, si tratta di Jack? Era davvero sottocopertura?» Alla sua risposta affermativa lei  non seppe se essere più felice della scoperta che Jack non se ne era mai andato o più preoccupata perché poteva essere ferito. «Vengo con te.»

«Non se ne parla, potrebbe essere pericoloso.»

Lei lo guardò arrabbiata. «Non riuscirai a lasciarmi qui neanche legandomi alla sedia. Avete giocato agli eroi alle mie spalle troppo a lungo, ora decido io.»

 

Una volta arrivati trovarono Jack seduto sul restro dell'ambulanza con una borsa del ghiaccio sulla tempia. De andò dal medico e gli chiese informazioni. «Il colpo è stato forte ma per fortuna non ha creato danni seri. Avrà un gran mal di testa e un livido spettacolare per qualche giorno ma niente di più.»

Nel frattempo Sue si era avvicinata a Jack. Si stavano ancora guardando intensamente negli occhi senza dire nulla quando De li raggiunse. «Jack, mi ascolti Jack?» dovette scuoterlo per una spalla per attirare la sua attenzione. «Allora come stai?»

«Bene, bene. Tu piuttosto dimmi, lo hanno preso?»

  
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