Mie care, pazientate un altro po' e sapremo come si concluderà questa storia. In
questo capitolo troverete
alcuni termini medici (Gia August si è documentata parecchio)
e spero vivamente
di averli tradotti bene. Se vi accorgete di qualche colossale
sciocchezza
avvertitemi per favore che correggo!
Grazie per i vostri
splendidi
commenti!
Capitolo sedici: aspettando
Bo
Provai
a far stare Luke sveglio
durante il tragitto verso l’ospedale, ma non ci riuscii.
Perse conoscenza e non
la riacquistò più. Mi spaventò a
morte. Sembrava però stesse respirando meglio.
Strinsi una mano di Daisy quando vidi le lacrime rigare il suo volto.
“Non
ti preoccupare tesoro. Si
rimetterà.” Le dissi.
“Come
fai a saperlo?” Mi rispose
con voce rotta dall’emozione.
“Lo
so e basta. Luke non ci
lascerà, non ora che lo abbiamo trovato. Ci ha aspettati
tanto, vedrai che
starà bene.” Dissi con più convinzione
di quanta ne avessi in realtà. “Smetti
di preoccuparti.”
Zio
Jesse si fermò di fronte all’entrata
del pronto soccorso e saltò giù dal pick-up. Ci
guardò e ci chiese: “come sta?”
“E’
svenuto, mi dispiace. Non
sono riuscito a tenerlo sveglio.” Risposi.
“Adesso
siamo qui. Vado a
chiedere aiuto. Torno subito.” Disse poi.
Fedele
alla parola data, zio
Jesse tornò da noi in un paio di minuti insieme ad un
dottore e ad un’infermiera.
Un inserviente li seguiva con una barella. Il dottore salì
sul pick-up per
esaminare Luke. Zio Jesse gli spiegò che era rimasto per due
giorni all’aperto
senza cure e gli illustrò a grandi linee tutte le ferite che
aveva di cui
eravamo a conoscenza. Ci rendemmo utili tutti nel muovere Luke fin
sopra la
barella e lo seguimmo nel pronto soccorso. L’infermiera ci
bloccò prima che
potessimo entrare in una delle sale visita. Ci disse: “potete
aspettare nella
sala d’attesa. Ci vorrà del tempo prima che il
dottore sia in grado di darvi
qualche notizia. Nel frattempo potete riempire i moduli che vi
fornirà la
receptionist."
Zio
Jesse fece quel che l’infermiera
gli aveva detto e Daisy andò con lui. Penso fosse un bene
per loro tenersi
occupati. Mi misi a sedere, ma mi rialzai quasi subito e cominciai ad
andare
avanti e indietro per quella sala. Nonostante le rassicurazioni fatte a
Daisy,
ero molto preoccupato per Luke. Se non lo avessi trovato, probabilmente
a quest’ora
lo avremmo già perso.
Stava
cominciando a diventare un’attesa
lunga. Non avevo altro da fare quindi ricominciai a passare in rassegna
gli eventi
degli ultimi due giorni. Pensai tanto a Luke e a cosa significava per
me averlo
nella mia vita. Non saremmo potuti essere più uniti neanche
se fossimo stati
fratelli, il nostro legame era davvero forte. Generalmente andavamo
d’accordo,
ma ci capitava di discutere di tanto in tanto. Penso fosse inevitabile.
Lavoravamo insieme, uscivamo insieme, dividevamo la stessa stanza da
tutta la
vita. Era logico che ogni tanto ci facessimo saltare i nervi a vicenda
e,
conoscendoci praticamente a memoria, sapevamo quali tasti spingere
durante le
nostre litigate. Ed era proprio quel che avevamo fatto
venerdì.
Però non c’era
mai stata l’ombra del tradimento tra di noi fino ad ora.
Si perchè io
avevo tradito Luke baciando
Ellen. Non ero ancora riuscito a capire come accadde. Flirtare con lei
era già
stato abbastanza grave, ma quando l’avevo baciata avevo
oltrepassato la linea. Sperai
con tutto me stesso che Luke un giorno sarebbe stato in grado di
perdonarmi
anche se forse io non mi sarei mai perdonato. Non avrei mai voluto
arrivare a
tanto. Ad essere sincero volevo soltanto vendicarmi di lui
perché mi aveva
offeso. Feci voto solenne in quel momento di non ripetere mai
più un errore del
genere. Avrei fatto qualunque cosa per far pace con lui. Quello che ci
eravamo
detti durante quella litigata era di poco conto se paragonato a quel
che avevo fatto io.
Non avevo scuse.
Zio
Jesse e Daisy tornarono nella
sala d’attesa. Si misero a sedere su di un divanetto vicino
alla finestra. Daisy
poggiò la testa sulla spalla di mio zio e lui la strinse tra
le braccia. Mi
fece poi segno di avvicinarmi e sedermi accanto a loro. Quando gli fui
di
fianco abbracciò anche me ed io mi feci avvolgere dal suo
conforto. Rimanemmo
così tutti e tre a farci forza a vicenda proprio
come avevamo sempre fatto.
“Si
rimetterà, non è vero?”
Chiesi a mio zio.
“Se
Dio vuole.” Rispose. “Dobbiamo
continuare a pregare e a pensare positivamente. Luke è un
ragazzo forte, è un
combattente. Supererà tutto questo.”
Sentii
le lacrime invadermi gli
occhi: “non so che farei se qualcosa dovesse succedergli.
Devo far pace con lui…
devo scusarmi con lui.”
“Zio
Jesse mi strinse un po’ più
a sé: “avrai questa possibilità e so
che lui è dispiaciuto quanto te per quel
che è successo. Ti stava cercando per scusarsi.”
Sapevo
che mio zio stava tentando
di confortarmi, ma sentire le sue parole mi fece sentire solo peggio.
Luke
voleva chiedermi perdono mentre io baciavo la sua ragazza. Non sarebbe
successo
niente se avessimo avuto l’opportunità di
chiarirci al Boar’s Nest. Non si
sarebbe ferito così gravemente e non sarebbe finito in
ospedale. Era solo colpa
mia.
Rimanemmo
abbracciati per molto
tempo, nessuno dei tre voleva rinunciare al supporto degli altri.
Il
dottore finalmente arrivò
nella sala d’attesa un’ora dopo il nostro arrivo.
Saltammo tutti e tre in piedi
e corremmo verso di lui. Era cupo in volto.
Zio
Jesse gli chiese: “come sta
il mio ragazzo?”
“La
caduta gli ha procurato
parecchi danni.” Rispose il dottore. “Alcuni sono
più seri di altri. Nei meno
gravi rientrano tagli e lividi, la distorsione alla spalla e la
frattura alla
caviglia. Potranno essere dolorosi, ma sono niente se paragonati al
resto.”
“Che
intende dire?” Incalzò mio
zio.
“Ha
ricevuto un colpo molto duro
in testa che gli ha provocato un trauma cranico. Avrà
probabilmente perso
conoscenza dopo l’impatto. Non ricorda niente della caduta e
probabilmente non
lo farà mai. Soffrirà di mal di testa e di
vertigini per un po’ di tempo. Lo
terremo sotto osservazione. Probabilmente il trauma associato al
pneumotorace
spiega l’insorgere della nausea.”
“Pneumo
che?” Chiese ancora zio
Jesse.
“Pneumotorace.”
Rispose il
dottore. “Luke ha due costole rotte e una gli ha perforato un
polmone che è
parzialmente collassato; lo avremmo perso del tutto se non lo aveste
trovato. Abbiamo
dovuto inserirgli un tubo nel torace, adesso riesce a respirare senza
difficoltà. Dovremmo tenerlo per almeno un paio di
giorni.”
“Poi
tornerà tutto normale?” Chiesi
ansiosamente.
“Si,
tutto normale.” Si prese una
pausa prima di continuare. “Ci sono altre complicazioni
però.”
“Quali?”
Chiese mio zio
vistosamente preoccupato.
“L’ipotermia
e la disidratazione.”
“Ipotermia?”
Domandai stupito. “Luke
era freddo e tremava, ma pensavo fossero necessarie temperature ben
più rigide per
arrivare all’ipotermia.”
“Non
è detto. Può accadere in
condizioni particolari. Da quello che mi avete detto, Luke era ancora
bagnato
fino alle ossa perché non ha avuto modo di asciugarsi per
due giorni. L’acqua
ha ghiacciato la sua pelle ed ha abbassato la sua temperatura interna.
Inoltre
il vento degli ultimi giorni ha peggiorato di molto la sua situazione.
E’ per
questo che non riusciva a smettere di tremare. E’ stato un
bene che l’ipotermia
non sia arrivata al punto di farlo smettere di tremare per
sempre.”
“Quanto
è grave dottore?” Chiese
di nuovo zio Jesse.
“La
gravità dell’ipotermia
dipende da come il suo corpo riuscirà a ritrovare la giusta
temperatura. Lo
avete trovato prima che si abbassasse troppo per fortuna. In casi gravi
ci
possono essere complicazioni cardiache e respiratorie che conducono ad
una
morte certa. Ma non è il nostro caso.”
Daisy
rabbrividì e si strinse a
me: “grazie a Dio lo hai trovato Bo. A sentir parlare il
dottore sembra che non
avrebbe superato un’altra notte nelle sue
condizioni.”
“E’
così.” Intervenne il dottore.
“Lo avete trovato proprio nel momento in cui tutto stava
cominciando a
peggiorare: l’ipotermia, la disidratazione, il polmone
collassato, il trauma
cranico e la polmonite derivata dalla permanenza prolungata in un luogo
freddo
e bagnato.”
“La
polmonite può essere una
grave complicazione.” Disse mio zio preoccupato.
“Specialmente se associata
agli altri danni.”
“Si.”
Concordò il dottore. “Ma
abbiamo già iniziato una terapia intravenosa a base di
antibiotici e il suo
corpo dovrebbe rispondere bene. Non voglio mentirle signor Duke, suo
nipote
versa in gravissime condizioni.”
“Che
cosa farete per Luke?”
Chiese ancora zio Jesse.
“Come
vi ho già detto, cureremo
la polmonite con gli antibiotici. Riscalderemo il suo corpo
dall’interno
iniettandogli fluidi in vena. Dovrebbe essere sufficiente. Con altri
fluidi
combatteremo la disidratazione. Terremo il trauma cranico sotto
controllo. Gli
abbiamo già immobilizzato la spalla, dovrà
portare il braccio al collo per un
po’. E gli ingesseremo la caviglia. Rimuoveremo il tubo dal
suo torace in un
paio di giorni, con un po’ di fortuna non sarà
necessario operare.”
“Dovrà
essere ricoverato a lungo?”
Chiese infine mio zio dopo aver ascoltato quell’interminabile
lista.
“Purtroppo
si. Salvo
complicazioni dovrà rimanere qui dentro almeno un
mese.”
Zio
Jesse strinse la mano del
dottore: “grazie. Quando pensa che potremmo
vederlo?”
“Ci
vorranno almeno un paio d’ore
prima che venga portato in una stanza. Dobbiamo ancora sottoporlo a
diverse
analisi. Perché nel frattempo non andate a mangiare
qualcosa?”
Offrii
anche io la mia mano al
dottore: “Grazie.” Dissi.
Quando
se ne fu andato, zio Jesse
ci abbracciò. Avevamo tutti e tre gli occhi colmi di
lacrime. Eravamo grati a
Dio che nonostante tutto per Luke ci fosse speranza. Avremmo fatto di
tutto per
aiutarlo.
Io
avrei fatto qualunque cosa per
aiutarlo.
Glielo
dovevo… gli dovevo questo
e molto altro.
To be continued…
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