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Autore: Gia August    13/06/2007    1 recensioni
Un litigio tra Bo e Luke dà il via ad una serie di eventi che entrambi rimpiangeranno. I capitoli sono scritti alternativamente secondo il punto di vista di Bo e di Luke.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bo Duke, Daisy Duke, Jesse Duke, Luke Duke
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mie care, pazientate un altro po' e sapremo come si concluderà questa storia. In questo capitolo troverete alcuni termini medici (Gia August si è documentata parecchio) e spero vivamente di averli tradotti bene. Se vi accorgete di qualche colossale sciocchezza avvertitemi per favore che correggo!

Grazie per i vostri splendidi commenti!

 

 

Capitolo sedici: aspettando

 

Bo

 

Provai a far stare Luke sveglio durante il tragitto verso l’ospedale, ma non ci riuscii. Perse conoscenza e non la riacquistò più. Mi spaventò a morte. Sembrava però stesse respirando meglio. Strinsi una mano di Daisy quando vidi le lacrime rigare il suo volto.

“Non ti preoccupare tesoro. Si rimetterà.” Le dissi.

“Come fai a saperlo?” Mi rispose con voce rotta dall’emozione.

“Lo so e basta. Luke non ci lascerà, non ora che lo abbiamo trovato. Ci ha aspettati tanto, vedrai che starà bene.” Dissi con più convinzione di quanta ne avessi in realtà. “Smetti di preoccuparti.”

Zio Jesse si fermò di fronte all’entrata del pronto soccorso e saltò giù dal pick-up. Ci guardò e ci chiese: “come sta?”

“E’ svenuto, mi dispiace. Non sono riuscito a tenerlo sveglio.” Risposi.

“Adesso siamo qui. Vado a chiedere aiuto. Torno subito.” Disse poi.

Fedele alla parola data, zio Jesse tornò da noi in un paio di minuti insieme ad un dottore e ad un’infermiera. Un inserviente li seguiva con una barella. Il dottore salì sul pick-up per esaminare Luke. Zio Jesse gli spiegò che era rimasto per due giorni all’aperto senza cure e gli illustrò a grandi linee tutte le ferite che aveva di cui eravamo a conoscenza. Ci rendemmo utili tutti nel muovere Luke fin sopra la barella e lo seguimmo nel pronto soccorso. L’infermiera ci bloccò prima che potessimo entrare in una delle sale visita. Ci disse: “potete aspettare nella sala d’attesa. Ci vorrà del tempo prima che il dottore sia in grado di darvi qualche notizia. Nel frattempo potete riempire i moduli che vi fornirà la receptionist."

Zio Jesse fece quel che l’infermiera gli aveva detto e Daisy andò con lui. Penso fosse un bene per loro tenersi occupati. Mi misi a sedere, ma mi rialzai quasi subito e cominciai ad andare avanti e indietro per quella sala. Nonostante le rassicurazioni fatte a Daisy, ero molto preoccupato per Luke. Se non lo avessi trovato, probabilmente a quest’ora lo avremmo già perso.

Stava cominciando a diventare un’attesa lunga. Non avevo altro da fare quindi ricominciai a passare in rassegna gli eventi degli ultimi due giorni. Pensai tanto a Luke e a cosa significava per me averlo nella mia vita. Non saremmo potuti essere più uniti neanche se fossimo stati fratelli, il nostro legame era davvero forte. Generalmente andavamo d’accordo, ma ci capitava di discutere di tanto in tanto. Penso fosse inevitabile. Lavoravamo insieme, uscivamo insieme, dividevamo la stessa stanza da tutta la vita. Era logico che ogni tanto ci facessimo saltare i nervi a vicenda e, conoscendoci praticamente a memoria, sapevamo quali tasti spingere durante le nostre litigate. Ed era proprio quel che avevamo fatto venerdì.

Però non c’era mai stata l’ombra del tradimento tra di noi fino ad ora.

Si perchè io avevo tradito Luke baciando Ellen. Non ero ancora riuscito a capire come accadde. Flirtare con lei era già stato abbastanza grave, ma quando l’avevo baciata avevo oltrepassato la linea. Sperai con tutto me stesso che Luke un giorno sarebbe stato in grado di perdonarmi anche se forse io non mi sarei mai perdonato. Non avrei mai voluto arrivare a tanto. Ad essere sincero volevo soltanto vendicarmi di lui perché mi aveva offeso. Feci voto solenne in quel momento di non ripetere mai più un errore del genere. Avrei fatto qualunque cosa per far pace con lui. Quello che ci eravamo detti durante quella litigata era di poco conto se paragonato a quel che avevo fatto io. Non avevo scuse.

Zio Jesse e Daisy tornarono nella sala d’attesa. Si misero a sedere su di un divanetto vicino alla finestra. Daisy poggiò la testa sulla spalla di mio zio e lui la strinse tra le braccia. Mi fece poi segno di avvicinarmi e sedermi accanto a loro. Quando gli fui di fianco abbracciò anche me ed io mi feci avvolgere dal suo conforto. Rimanemmo così tutti e tre a farci forza a vicenda proprio come avevamo sempre fatto.

“Si rimetterà, non è vero?” Chiesi a mio zio.

“Se Dio vuole.” Rispose. “Dobbiamo continuare a pregare e a pensare positivamente. Luke è un ragazzo forte, è un combattente. Supererà tutto questo.”

Sentii le lacrime invadermi gli occhi: “non so che farei se qualcosa dovesse succedergli. Devo far pace con lui… devo scusarmi con lui.”

“Zio Jesse mi strinse un po’ più a sé: “avrai questa possibilità e so che lui è dispiaciuto quanto te per quel che è successo. Ti stava cercando per scusarsi.”

Sapevo che mio zio stava tentando di confortarmi, ma sentire le sue parole mi fece sentire solo peggio. Luke voleva chiedermi perdono mentre io baciavo la sua ragazza. Non sarebbe successo niente se avessimo avuto l’opportunità di chiarirci al Boar’s Nest. Non si sarebbe ferito così gravemente e non sarebbe finito in ospedale. Era solo colpa mia.

Rimanemmo abbracciati per molto tempo, nessuno dei tre voleva rinunciare al supporto degli altri.

Il dottore finalmente arrivò nella sala d’attesa un’ora dopo il nostro arrivo. Saltammo tutti e tre in piedi e corremmo verso di lui. Era cupo in volto.

Zio Jesse gli chiese: “come sta il mio ragazzo?”

“La caduta gli ha procurato parecchi danni.” Rispose il dottore. “Alcuni sono più seri di altri. Nei meno gravi rientrano tagli e lividi, la distorsione alla spalla e la frattura alla caviglia. Potranno essere dolorosi, ma sono niente se paragonati al resto.”

“Che intende dire?” Incalzò mio zio.

“Ha ricevuto un colpo molto duro in testa che gli ha provocato un trauma cranico. Avrà probabilmente perso conoscenza dopo l’impatto. Non ricorda niente della caduta e probabilmente non lo farà mai. Soffrirà di mal di testa e di vertigini per un po’ di tempo. Lo terremo sotto osservazione. Probabilmente il trauma associato al pneumotorace spiega l’insorgere della nausea.”

“Pneumo che?” Chiese ancora zio Jesse.

“Pneumotorace.” Rispose il dottore. “Luke ha due costole rotte e una gli ha perforato un polmone che è parzialmente collassato; lo avremmo perso del tutto se non lo aveste trovato. Abbiamo dovuto inserirgli un tubo nel torace, adesso riesce a respirare senza difficoltà. Dovremmo tenerlo per almeno un paio di giorni.”

“Poi tornerà tutto normale?” Chiesi ansiosamente.

“Si, tutto normale.” Si prese una pausa prima di continuare. “Ci sono altre complicazioni però.”

“Quali?” Chiese mio zio vistosamente preoccupato.

“L’ipotermia e la disidratazione.”

“Ipotermia?” Domandai stupito. “Luke era freddo e tremava, ma pensavo fossero necessarie temperature ben più rigide per arrivare all’ipotermia.”

“Non è detto. Può accadere in condizioni particolari. Da quello che mi avete detto, Luke era ancora bagnato fino alle ossa perché non ha avuto modo di asciugarsi per due giorni. L’acqua ha ghiacciato la sua pelle ed ha abbassato la sua temperatura interna. Inoltre il vento degli ultimi giorni ha peggiorato di molto la sua situazione. E’ per questo che non riusciva a smettere di tremare. E’ stato un bene che l’ipotermia non sia arrivata al punto di farlo smettere di tremare per sempre.”

“Quanto è grave dottore?” Chiese di nuovo zio Jesse.

“La gravità dell’ipotermia dipende da come il suo corpo riuscirà a ritrovare la giusta temperatura. Lo avete trovato prima che si abbassasse troppo per fortuna. In casi gravi ci possono essere complicazioni cardiache e respiratorie che conducono ad una morte certa. Ma non è il nostro caso.”

Daisy rabbrividì e si strinse a me: “grazie a Dio lo hai trovato Bo. A sentir parlare il dottore sembra che non avrebbe superato un’altra notte nelle sue condizioni.”

“E’ così.” Intervenne il dottore. “Lo avete trovato proprio nel momento in cui tutto stava cominciando a peggiorare: l’ipotermia, la disidratazione, il polmone collassato, il trauma cranico e la polmonite derivata dalla permanenza prolungata in un luogo freddo e bagnato.”

“La polmonite può essere una grave complicazione.” Disse mio zio preoccupato. “Specialmente se associata agli altri danni.”

“Si.” Concordò il dottore. “Ma abbiamo già iniziato una terapia intravenosa a base di antibiotici e il suo corpo dovrebbe rispondere bene. Non voglio mentirle signor Duke, suo nipote versa in gravissime condizioni.”

“Che cosa farete per Luke?” Chiese ancora zio Jesse.

“Come vi ho già detto, cureremo la polmonite con gli antibiotici. Riscalderemo il suo corpo dall’interno iniettandogli fluidi in vena. Dovrebbe essere sufficiente. Con altri fluidi combatteremo la disidratazione. Terremo il trauma cranico sotto controllo. Gli abbiamo già immobilizzato la spalla, dovrà portare il braccio al collo per un po’. E gli ingesseremo la caviglia. Rimuoveremo il tubo dal suo torace in un paio di giorni, con un po’ di fortuna non sarà necessario operare.”

“Dovrà essere ricoverato a lungo?” Chiese infine mio zio dopo aver ascoltato quell’interminabile lista.

“Purtroppo si. Salvo complicazioni dovrà rimanere qui dentro almeno un mese.”

Zio Jesse strinse la mano del dottore: “grazie. Quando pensa che potremmo vederlo?”

“Ci vorranno almeno un paio d’ore prima che venga portato in una stanza. Dobbiamo ancora sottoporlo a diverse analisi. Perché nel frattempo non andate a mangiare qualcosa?”

Offrii anche io la mia mano al dottore: “Grazie.” Dissi.

Quando se ne fu andato, zio Jesse ci abbracciò. Avevamo tutti e tre gli occhi colmi di lacrime. Eravamo grati a Dio che nonostante tutto per Luke ci fosse speranza. Avremmo fatto di tutto per aiutarlo.

Io avrei fatto qualunque cosa per aiutarlo.

Glielo dovevo… gli dovevo questo e molto altro.

 

To be continued…

  
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