E siamo arrivati a quello
che
probabilmente è il capitolo che aspettate da quando ho
iniziato a tradurre
questa storia. E’ piuttosto lungo e spero come sempre di aver
fatto un buon
lavoro.
Grazie per i commenti,
splendidi
e graditissimi come al solito!
Capitolo diciassette:
troppi
sensi di colpa
Bo
Furono
necessarie tre ore prima
che Luke fosse portato in una camera. Cercai di essere paziente, ma
avevo
bisogno di vederlo per essere certo che stesse bene.
Quando
ci dissero che finalmente
potevamo vederlo, divenni improvvisamente nervoso. Iniziai a sentire
una
fastidiosa sensazione alla bocca dello stomaco mentre raggiungevamo la
stanza
di Luke. Stavo per affrontarlo a viso aperto. Dopo tutto quello che
aveva
passato, non ero sicuro avrebbe accettato le mie scuse né
che avrebbe voluto
vedermi. Non lo avrei di certo biasimato.
Cercavo
di essere forte, ma il
pensiero che Luke avrebbe potuto sbattermi fuori dalla camera,
rallentò di
molto la mia andatura. Arrivai per primo davanti alla porta, ma mi
arrestai di
colpo prima di entrare. Vederlo steso su di un letto
d’ospedale mi colpì
duramente. I suoi occhi erano chiusi. Sperai non fosse incosciente, ma
stesse
semplicemente dormendo. La sua pelle era ancora innaturalmente pallida
fatta
eccezione per i lividi che gli ricoprivano il volto. Il taglio sulla
fronte era
stato coperto con una benda. La sua caviglia era stata ingessata ed era
adagiata su di un cuscino. Un paio di tubicini erano stati attaccati
alle sue
braccia e c’era un altro tubo che andava dal suo torace fin
dentro una macchina.
Era terribile vederlo in quello stato.
Tutti
quei monitor e quelle
macchine mi rendevano nervoso. Fui colto da un giramento di testa e le
mie
gambe divennero improvvisamente deboli. La stanza iniziò a
ruotarmi intorno.
Rimasi fermo sulla porta mentre mio zio e Daisy mi superarono ed
entrarono. Zio
Jesse raggiunse Luke e gli strinse una mano, poi mi guardò e
mi fece segno di
avvicinarmi. Di sicuro ero diventato pallido anche io.
“Siediti
Bo o cadrai per terra.”
Mi disse. “Luke starà bene vedrai.”
Mi
vide guardare con timore tutte
quelle macchine e aggiunse: “non preoccuparti di quel vedi,
serviranno solo a
farlo rimettere in fretta.”
Non
dubitavo delle parole di mio
zio, ma quelle macchine continuavano a spaventarmi. Luke è
sempre stato tanto
forte. Era davvero difficile saperlo in quelle condizioni. Rimanemmo
nella
stanza aspettando con impazienza che si svegliasse. Daisy voleva
provare a
ridestarlo dal suo sonno, ma zio Jesse le disse che dovevamo attendere.
Volevo
che aprisse gli occhi, ma allo stesso tempo ero nervoso
perché non sapevo cosa
gli avrei detto.
Sapevo
che era successo tutto per
colpa mia. Se non mi avesse visto baciare Ellen, sarebbe rimasto al
Boar’s Nest
e sarebbe tornato a casa con me, in macchina. Non sarebbe finito in
ospedale.
Il mio senso di colpa mi stava uccidendo. Non sapevo se mi avrebbe mai
perdonato.
Rimasi
in silenzio e ascoltai zio
Jesse e Daisy parlare, ma non prestai attenzione a quel che si stavano
dicendo.
Dopo circa mezzora dal nostro arrivo nella camera, Luke finalmente
iniziò a
svegliarsi. Zio Jesse mi diede una leggera pacca per catturare la mia
attenzione.
Dolcemente
mi disse: “Bo non
dirgli più cose di quante ne potrebbe sopportare ora. So
come ti senti e so che
vuoi sistemare tutto con Luke, ma vacci piano. Sii sicuro che voglia
ascoltarti. Voglio che rimanga tranquillo. Ha bisogno di ritrovare le
sue
energie in fretta per stare meglio, non per preoccuparsi di
nuovo.”
“Lo
so.” Risposi. “Non
preoccuparti. Non voglio dargli altri pensieri. E’
l’ultima cosa che farei
adesso.”
“A
tuo cugino non piace mostrare
le sue emozioni.” Aggiunse poi con un filo di voce per
evitare che Luke potesse
sentire. “Non farlo agitare.”
Sorrisi.
“Non lo farò.”
Zio
Jesse ricambiò il mio
sorriso: “bravo ragazzo.”
Luke
sospirò debolmente e aprì
gli occhi. Zio Jesse si chinò verso di lui e gli
poggiò una mano sulla fronte:
“ecco il mio ragazzo.”
Luke
sollevò un braccio e sfiorò
il suo volto. Si mosse come per mettersi seduto, ma zio Jesse
gentilmente lo
costrinse a rimanere immobile.
“Con
calma. Devi rimanere fermo.
Sono qui adesso e tu starai bene.”
Luke
fece quel che gli era stato
detto. Guardò mio zio con un debole e impercettibile sorriso.
Daisy
gli si avvicinò e gli diede
un bacio su di una guancia: “è così
bello vederti sveglio tesoro. Come ti
senti?”
“Non
ne sono sicuro.” Rispose
Luke con voce roca. “Mi sento confuso. Ho mal di testa. Tu
sei veramente qui?
Sembri un angelo.”
Daisy
sorrise: “certo che sono
io. E dove altro potrei essere? Sono vera, non sono un
angelo.”
“Però
gli somigli.” Disse
debolmente provando a sorridere. Non appena si guardò
attorno, la sua
espressione cambiò. Il tono della sua voce divenne ansioso:
“dov’è Bo?”
“Sono
qui cugino.” Dissi
emergendo da dietro mio zio. “Dove volevi che
fossi?”
Luke
sussurrò: “Avevo paura che…”
Quando
la sua voce venne meno,
gli chiesi: “avevi paura di cosa Luke?”
Scrollò
le spalle e girò lo
sguardo. Vide le flebo e le macchine a cui era attaccato. Penso lo
resero
nervoso almeno quanto me. Iniziò a respirare con affanno.
Zio
Jesse gli strinse la mano:
“ascoltami figlio mio. Starai bene. Presto ti sentirai
meglio. Queste macchine
ti aiuteranno a rimetterti prima. Non preoccupartene, pensa solo a
guarire.”
Luke
si calmò non appena ascoltò
quelle parole. Zio Jesse aveva sempre avuto questo potere su di noi. La
sua
sola presenza ci faceva sentire al sicuro. Fece scorrere le sue dita
tra i
capelli di Luke e grazie a quel gesto lui si rilassò.
Zio
Jesse poi gli chiese: “senti
dolore da qualche parte? Il dottore ha detto che può darti
qualche sedativo.”
“Sono
solo stanco. Mi fa male un
po’ la testa. Cosa mi è successo?”
“Ti
sei procurato diversi danni
cadendo in quella scarpata.”
Luke
sembrò sorpreso: “sono
caduto? Non mi ricordo.”
Zio
Jesse continuò ad
accarezzargli i capelli tentando di tranquillizzarlo: “il
dottore dice che è
normale che tu non ricordi la caduta e dice anche che probabilmente non
lo
farai mai, quindi non sforzarti. E’ una sorta di amnesia
dovuta al trauma
cranico. Pensiamo che tu abbia preso una scorciatoia dopo che la
signora
Jacobson ti ha lasciato sulla Little Creek Road venerdì
sera. In qualche modo
devi essere caduto. Bo ha immaginato dove potevi essere. Probabilmente
sei
passato di là perché volevi arrivare prima a
casa. Il terreno era bagnato e
scivoloso e tu devi essere caduto.”
“Ricordo
che ero solo e
spaventato.”
“Posso
immaginarlo.” Rispose zio
Jesse. “Ma adesso sei al sicuro.”
“Non
potevo muovermi.”
“Lo
so.”
“Sono
in ospedale?” Domandò poi
Luke guardando ancora la stanza.
“Si
sei in ospedale.”
“Che
cos’ho?” Chise poi
agitandosi nuovamente.
“Hai
un trauma cranico, il che
spiega il tuo mal di testa. Il dottore dice che ne soffrirai per un
po’. Hai
una spalla slogata e una caviglia rotta.”
“Che
altro?” Incalzò quando zio
Jesse fece una pausa.
“Ti
sei rotto un paio di costole
e una ti ha perforato un polmone. Ecco perché hai quel tubo
nel torace.”
Luke
immagazzinò quelle
informazioni: “mi fa male un po’ il
petto.”
“Non
ne dubito. Ti sei preso
anche la polmonite per esser stato due giorni e due notti al freddo. Le
basse
temperature ti hanno causato un principio di ipotermia, ma ti stanno
già
curando anche per questo.”
“Ricordo
che avevo freddo. Ero
bagnato e non potevo asciugarmi. Mi rimetterò?”
“Starai
benissimo figlio mio.
Uscirai di qui prima di quanto pensi.”
Mentre
osservava di nuovo tutte
le macchine che aveva intorno, gli occhi di Luke divennero
incredibilmente
tristi.
“Che
ti succede?” Gli chiese zio
Jesse visibilmente preoccupato. “Senti dolore da qualche
parte?”
“Mi
dispiace.” Mugugnò.
“Non
hai niente di cui
dispiacerti.”
“Dovevo
rimanere sulla strada, è
solo colpa mia.”
Zio
Jesse gli strinse di nuovo la
mano: “forse è vero, ma ci sarà un
motivo se una cosa del genere si chiama
incidente. Non lo hai programmato e di certo non lo hai fatto di
proposito.”
Sorrise aggiungendo: “non sarà stata la cosa
più intelligente che tu abbia
fatto, ma si tratta pur sempre di un incidente.”
Luke
abbassò lo sguardo:
“l’ospedale è costoso… non
possiamo permettercelo.”
“In
qualche modo faremo. Ci
ingegneremo qualcosa come abbiamo sempre fatto. Non voglio che tu ti
preoccupi
di queste cose ora.”
“Dovevo
essere più prudente.”
Bisbigliò ancora faticando a tenere gli occhi aperti.
“Ti
servirà di lezione. Andrà
tutto bene. Voglio che ora tu chiuda gli occhi e riposi. Sei esausto.
Noi saremo
qui quando ti sveglierai.”
Non
furono necessarie altre
parole per convincerlo. I suoi occhi si chiusero. Nel giro di pochi
secondi si
addormentò di nuovo.
Zio
Jesse sembrava stanco. Dissi:
“perché tu e Daisy non ve ne andate a casa a
riposare? Luke dormirà per un bel
po’. Rimarrò io con lui nel caso si svegliasse
prima del vostro ritorno.”
Zio
Jesse mi guardò con simpatia.
E’ sempre stato un uomo saggio e intuitivo. Penso avesse
capito che volevo
rimanere da solo con Luke. Avevo bisogno di parlarci. Avevamo troppe
cose in
sospeso.
Annuì:
“va bene Bo. Sembra tu ci
stia spedendo a casa di proposito, ma lo faremo lo stesso. Chiamaci
subito se
Luke avesse bisogno di qualcosa. E ricorda cosa ti ho detto, vacci
piano e non
farlo agitare. Sta già abbastanza male per quel che
è successo. Si sente in
colpa ed è preoccupato per il conto dell’ospedale.
Non dargli più
preoccupazioni di quante ne possa sopportare ora. Forse parlargli di
quello che
tu ed Ellen avete fatto farà sentire meglio te, ma
assicurati che non faccia
stare peggio lui.”
“Si
lo so zio Jesse. Credimi, non
farò niente che possa ferirlo. Gli ho già fatto
abbastanza male. Voglio solo
sistemare le cose tra di noi. Se non dovesse essere pronto per farlo
ora, non
lo forzerò.”
Mio
zio mi strinse nel suo abbraccio:
“non preoccuparti. Ti perdonerà.”
Daisy
baciò Luke e poi mi buttò
le braccia al collo: “andrà tutto bene, lui ti ama
lo sai.”
“Lo
so Daisy… lo so.” Risposi con
riconoscenza.
Zio
Jesse si piegò un’ultima
volta su Luke per salutarlo e poi lasciò la stanza
accompagnato da Daisy. Mi
misi a sedere su di una sedia vicino al letto di Luke e rimasi a
guardarlo
aspettando che si svegliasse. Nel frattempo ricominciai a riflettere su
di noi.
Non riuscivo a pensare a nient’altro. Abbiamo sempre avuto un
rapporto forte e
solido. Per me Luke è un fratello maggiore, è il
mio migliore amico. Si è
sempre preoccupato per me. E' sempre stato presente. Sono
sempre dipeso da lui e
mi fido di lui come di nessun altro. Lo amo sinceramente. Pregai di non
aver
danneggiato irreparabilmente il nostro legame. Non riuscivo ad
immaginare la
mia vita senza averlo accanto.
Dopo
un paio d’ore di riposo,
Luke iniziò ad agitarsi. Non era una buona idea muoversi con
tutte quelle
macchine attaccate, così gli afferrai un braccio nel
tentativo di calmarlo.
Sussurrai:
“piano Luke. Devi
rimanere fermo o farai saltare qualche tubo. Non sarebbe un
bene.”
Non
avevo lo stesso tono di mio
zio, ma Luke mi ascoltò lo stesso. I suoi occhi, dopo
diversi tentativi andati
a vuoto, finalmente si aprirono. Quando mi guardò dissi:
“ciao cugino.
Bentornato nella terra dei vivi. Come ti senti?”
Fece
una piccola smorfia e
rispose: “mi fa male tutto.”
“E’
piuttosto normale dopo quello
che ti è successo.”
“Dov’è
zio Jesse?”
“So
che vuoi vederlo. Sarà di ritorno
presto.”
Non
riuscivo a decifrare
l’espressione di Luke, non riuscivo a capire cosa stesse
pensando. Stavo
diventando sempre più nervoso. Non riuscivo a trovare le
parole giuste per dire
quel che volevo dire. Pensai a cosa mi aveva detto mio zio, ma non
potevo più
aspettare.
“Ascolta
Luke. Non so dirti
quanto io sia dispiaciuto per tutto. Non avrei mai voluto
ferirti.” Dissi
improvvisamente.
Luke
mi guardò negli occhi. Con
grande sorpresa non vidi rabbia. Vidi solo tristezza.
La
sua voce era ferma quando mi
rispose: “neanche io avrei mai voluto ferirti. Non sono certo
di ricordare
esattamente tutto, ma ricordo bene la nostra litigata. Mi dispiace
averti detto
quelle cose, ti assicuro che non le penso.”
“Luke,
io…”
“Per
favore fammi finire. Ho
bisogno di spiegarti.” Mi interruppe. “Penso di
averti attaccato in quel modo
perché ero molto preoccupato per te. Avevo paura che avessi
tentato di saltare
il fiume proprio come volevi fare quella mattina. Quando non ti ho
visto
arrivare da Cooter, ho cominciato a pensare che potessi aver avuto un
incidente. Tornato a casa, ho avuto molto tempo per convincermi da solo
della
mia teoria. Ma tutta la mia preoccupazione è uscita fuori
come rabbia quando
sei tornato alla fattoria come se niente fosse accaduto. Sono davvero
desolato,
non ho scuse per le cattiverie che ti ho detto, ma questo è
il motivo.”
“Non
immaginavo fossi preoccupato
perché credevi che avessi avuto un incidente.”
Risposi comprendendo pienamente
il suo stato d’animo. “Forse prima non lo sapevo,
ma adesso so esattamente che
cosa significa avere paura.”
“Non
avrei mai voluto che niente
di tutto questo accadesse. Mi dispiace.”
“Luke
non c’è niente di cui tu
debba dispiacerti. Sono io quello che deve chiedere scusa…
spero che mi
perdonerai per ciò che ti ho detto. Non hai davvero nessun
motivo per essere
geloso di me.”
“Non
lo so Bo. Se devo essere
sincero, a volte mi capita di essere un po’ geloso. Hai
sempre avuto un modo
speciale di attirare le ragazze. Io non sono mai riuscito ad
affascinarle come
fai tu.”
“Luke
mi regalò un debole sorriso
e aggiunse: “e non sono attraente come te.”
“Vai
benissimo così Luke.”
Sapevo
che Luke voleva
alleggerire la tensione tra di noi, provai a restituirgli un sorriso,
ma non ci
riuscii. Non potevo più aspettare. Sembrava stesse reagendo
bene alla nostra
conversazione. Sperai sarebbe stato così anche per il
seguito.
“Mi
dispiace per quello che ho
fatto con… Ellen.”
Il
debole sorriso di Luke
scomparve. Mi guardò come se fosse stato raggiunto dal
riacutizzarsi di un
dolore e mi domandai se non avessi fatto un enorme sbaglio. Riuscivo a
vedere
il dolore contrargli il volto. Forse zio Jesse aveva ragione. Forse non
era
pronto per questo. Rimase in silenzio per un lungo lasso di tempo
durante il
quale non credo di aver mai respirato.
Finalmente
mi domandò con un filo
di voce: “che cosa avete fatto tu ed Ellen, Bo?”
“Non
ci hai visti?” Risposi.
“Vi
ho visti mentre vi baciavate,
ma poi me ne sono andato.”
I
suoi occhi erano ancora colmi
di tristezza. Mi sarebbe piaciuto poter sparire, ma gli dovevo
un’onesta
spiegazione.
“Ci
siamo solo baciati Luke. Te
lo giuro. Niente più di questo. Questo è quanto e
nessuno dei due potrebbe
essere più dispiaciuto. Non so a cosa stessi pensando. Di
certo non stavo
pensando. Ero così arrabbiato con te per le cose che mi
avevi detto. Volevo
dimostrarti che avevo ragione dicendo che potevo avere qualunque
ragazza io
volessi. Perfino Ellen. Ma non avevo programmato di baciarla.
Onestamente.
Volevo solo flirtare con lei e renderti geloso di me. So che era una
cosa
sbagliata. Non so come siamo arrivati a quel bacio, è
successo e basta. Ellen
stava talmente male che è andata via. Non aveva il coraggio
di incontrarti.
Neanche io ce l’avevo, ma dovevo. Ti ho aspettato
perché volevo chiederti
scusa, ma non ne ho più avuta occasione. Mi dispiace
così tanto Luke. Perdonami
se puoi. Non farò mai più una cosa del
genere.”
Avevo
parlato ininterrottamente
senza prendermi il tempo di respirare e senza permettere a Luke di
interrompermi. Dovevo tirare fuori tutto in una volta o non ne avrei
più avuto
il coraggio.
“Non
è successo nient’altro?” Mi
domandò.
“Te
lo giuro, nient’altro. Sono
così dispiaciuto.” Risposi ancora. Sembrava non
riuscissi più a smettere di
dire quanto fossi amareggiato. “Se me ne darai la
possibilità, farò tutto
quello che sarà necessario per riparare a questo
errore.”
Luke
rimase in silenzio per
quello che è stato il momento più lungo della mia
vita. Avevo paura che quello
che gli avevo fatto fosse imperdonabile. Alla fine invece mi
guardò e mi disse:
“va tutto bene Bo, ti perdono. Ho anche io tanto da farmi
perdonare. Non avrei
avuto nessun incidente se fossi rimasto invece di scappare
via.”
Non
doveva accollarsi la
responsabilità di qualcosa che era dipeso solo da me.
“Non saresti scappato se io
non avessi baciato Ellen. Non avresti avuto nessun motivo per lasciare
il
Boar’s Nest.”
“Forse
non ha importanza di chi è
veramente la colpa. Le cose non cambiano a questo punto. Ho avuto molto
tempo
per pensare mentre ero là fuori. Ero spaventato
perché pensavo di averti fatto
arrabbiare così tanto da toglierti la voglia di venirmi a
cercare. Semmai
qualcuno fosse stato in grado di immaginare dove potessi esser finito,
sapevo
che quel qualcuno eri tu. Avevo paura che non volessi più
saperne di me. Avevo
paura di averti perso.”
La
mia voce fuoriuscì rotta per
l’emozione: “ti ho cercato tanto Luke. Ho
cominciato non appena ho realizzato
che non eri rientrato in casa. E non mi sarei fermato finché
non ti avessi
trovato. Mi dispiace solo di non essere arrivato prima. Non dovrai mai
preoccuparti di un’eventualità del genere. Non mi
perderai mai.”
Rimasi
scioccato quando vidi le
lacrime solcare le sue gote. Guardò in basso e
tentò di asciugarsi il volto con
il palmo della mano per nasconderle a me.
“Non
piangere, per favore.” Lo
implorai.
“Non
sto piangendo.” Si affrettò
a rispondermi ancora impegnato a cancellare ogni evidenza.
Non
avevo proprio voglia di
discutere ancora: “okay, non stai piangendo. Ascoltami bene
Luke Duke. Per
quanto tu ci possa provare, non ti libererai mai di me.”
Stava
cercando di riprendere il
controllo e continuava a non guardarmi. Non gli è mai
piaciuto mostrarsi
vulnerabile. Realizzai infatti che l’ultima volta lo avevo
visto in lacrime
perché zio Jesse gli aveva tirato uno schiaffo ed era
successo tanti anni
addietro. Vederlo continuare a piangere nonostante cercasse in tutti i
modi di
smettere, ruppe completamente ogni mia difesa e lo imitai. Non avevo
più niente
da dire, ma avevo una necessità disperata: mi chinai su di
lui e lo abbracciai
facendo attenzione a non fargli male. Luke rispose al mio gesto. Sentii
le sue
braccia afferrarmi e stringermi forte.
“Ti
voglio bene.” Sussurrai.
Non
era certo qualcosa che ci
dicevamo spesso. Sapevamo che ognuno di noi teneva molto
all’altro, ma non
avevamo mai dato voce ai nostri sentimenti. Luke non si mise a ridere
di me e
non fece finta di non avermi sentito. Gliene fui davvero riconoscente.
Fui
sorpreso e felice quando mi
rispose: “ti voglio bene anche io.”
“E’
tutta colpa mia.” Continuò
poi.
“No,
è colpa mia.” Lo
contraddissi.
“Hai
intenzione di litigare
ancora per chi si dovrà prendere la
responsabilità?”
“Non
c’è bisogno di litigare
perché sono io l’unico colpevole in tutta questa
vicenda.”
“Sono
troppo stanco per
continuare a discutere con te. Penso ci siano in giro abbastanza sensi
di colpa
da accontentare entrambi.”
“Forse
hai ragione. Allora è
tutto risolto tra di noi?”
“Si
è tutto risolto, ma prima che
entri qualcuno e ci veda, sarà meglio smettere di
abbracciarci come due
femminucce. Sarebbe la fine della nostra reputazione di ragazzi forti e
virili.”
Non
potei far altro che ridere
del commento di Luke. Riluttante mi staccai da lui. Rimasi a sedere sul
letto
accanto a lui facendo attenzione a non disturbare tubi o flebo. Levai
via le
lacrime dal mio viso e Luke fece lo stesso. Entrambi cercavamo di agire
come se
nessuno dei due avesse pianto.
Mi
sorrise. Era bello vederlo
sorridere.
“Pensano
questo di noi? Che siamo
ragazzi forti e virili? Hai fatto bene a ricordarmelo, se Daisy ci
avesse
visti, non ci avrebbe più fatti vivere in pace.”
“Hai
ragione. Avremmo avuto fama
di ragazzi dolci e sensibili.”
“Non
succederà mai.” Risi ancora.
“Anche se alle ragazze piacciono i tipi sensibili. Scommetto
che se ci provi
riuscirai a tirar fuori quel lato del tuo carattere.”
Il
mio gioco fu premiato dalla
risata di mio cugino, ma finì in fretta quando si
passò una mano sul torace:
“accidenti se fa male. Non farmi ridere Bo, per
favore.”
“Mi
dispiace.”
Luke
mi guardò con un’espressione
che non riuscii a decifrare. “Che
c’è?” Gli chiesi.
“Niente.”
Mi rispose. Esitò un
attimo, ma poi riprese: “ho perso molto nella mia vita, non
posso perdere anche
te.”
“Per
me è lo stesso. Non
permetterò mai più che qualcosa del genere capiti
di nuovo.”
Annuì.
I suoi occhi sembrarono di
nuovo esser diventati pesanti. “Perché non ti
riposi un po’ adesso. Chiamerò
zio Jesse e Daisy e farò sapere loro che stai
bene.”
“Dove
sono?” Domandò un po’
preoccupato.
Penso
di essere arrossito mentre
rispondevo: “li ho mandati a casa. Avevo bisogno di rimanere
un po’ di tempo da
solo con te. Zio Jesse mi ha capito.”
“Zio
Jesse ci capisce sempre, non
è vero?”
“Hai
ragione.” Risposi.
“Torneranno presto, vedrai.”
“Va
bene.” Disse poi chiudendo
gli occhi. “Sono stanco, riposerò un po’
finché non arriveranno.”
“Dormi,
Luke. Sarò qui quando ti
risveglierai.”
“Lo
so Bo.”
Mi
misi di nuovo a sedere sulla
sedia vicino al letto senza mai staccargli gli occhi di dosso. In breve
si
addormentò. Non avrei mai più permesso a niente e
a nessuno di minare quello
che c’era tra di noi. Ero stato davvero troppo vicino dal
perderlo per sempre.
To be continued…
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