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Autore: Gia August    17/06/2007    2 recensioni
Un litigio tra Bo e Luke dà il via ad una serie di eventi che entrambi rimpiangeranno. I capitoli sono scritti alternativamente secondo il punto di vista di Bo e di Luke.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bo Duke, Daisy Duke, Jesse Duke, Luke Duke
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E siamo arrivati a quello che probabilmente è il capitolo che aspettate da quando ho iniziato a tradurre questa storia. E’ piuttosto lungo e spero come sempre di aver fatto un buon lavoro.

Grazie per i commenti, splendidi e graditissimi come al solito!

 

Capitolo diciassette: troppi sensi di colpa

 

Bo

 

Furono necessarie tre ore prima che Luke fosse portato in una camera. Cercai di essere paziente, ma avevo bisogno di vederlo per essere certo che stesse bene.

Quando ci dissero che finalmente potevamo vederlo, divenni improvvisamente nervoso. Iniziai a sentire una fastidiosa sensazione alla bocca dello stomaco mentre raggiungevamo la stanza di Luke. Stavo per affrontarlo a viso aperto. Dopo tutto quello che aveva passato, non ero sicuro avrebbe accettato le mie scuse né che avrebbe voluto vedermi. Non lo avrei di certo biasimato.

Cercavo di essere forte, ma il pensiero che Luke avrebbe potuto sbattermi fuori dalla camera, rallentò di molto la mia andatura. Arrivai per primo davanti alla porta, ma mi arrestai di colpo prima di entrare. Vederlo steso su di un letto d’ospedale mi colpì duramente. I suoi occhi erano chiusi. Sperai non fosse incosciente, ma stesse semplicemente dormendo. La sua pelle era ancora innaturalmente pallida fatta eccezione per i lividi che gli ricoprivano il volto. Il taglio sulla fronte era stato coperto con una benda. La sua caviglia era stata ingessata ed era adagiata su di un cuscino. Un paio di tubicini erano stati attaccati alle sue braccia e c’era un altro tubo che andava dal suo torace fin dentro una macchina. Era terribile vederlo in quello stato.

Tutti quei monitor e quelle macchine mi rendevano nervoso. Fui colto da un giramento di testa e le mie gambe divennero improvvisamente deboli. La stanza iniziò a ruotarmi intorno. Rimasi fermo sulla porta mentre mio zio e Daisy mi superarono ed entrarono. Zio Jesse raggiunse Luke e gli strinse una mano, poi mi guardò e mi fece segno di avvicinarmi. Di sicuro ero diventato pallido anche io.

“Siediti Bo o cadrai per terra.” Mi disse. “Luke starà bene vedrai.”

Mi vide guardare con timore tutte quelle macchine e aggiunse: “non preoccuparti di quel vedi, serviranno solo a farlo rimettere in fretta.”

Non dubitavo delle parole di mio zio, ma quelle macchine continuavano a spaventarmi. Luke è sempre stato tanto forte. Era davvero difficile saperlo in quelle condizioni. Rimanemmo nella stanza aspettando con impazienza che si svegliasse. Daisy voleva provare a ridestarlo dal suo sonno, ma zio Jesse le disse che dovevamo attendere. Volevo che aprisse gli occhi, ma allo stesso tempo ero nervoso perché non sapevo cosa gli avrei detto.

Sapevo che era successo tutto per colpa mia. Se non mi avesse visto baciare Ellen, sarebbe rimasto al Boar’s Nest e sarebbe tornato a casa con me, in macchina. Non sarebbe finito in ospedale. Il mio senso di colpa mi stava uccidendo. Non sapevo se mi avrebbe mai perdonato.

Rimasi in silenzio e ascoltai zio Jesse e Daisy parlare, ma non prestai attenzione a quel che si stavano dicendo. Dopo circa mezzora dal nostro arrivo nella camera, Luke finalmente iniziò a svegliarsi. Zio Jesse mi diede una leggera pacca per catturare la mia attenzione.

Dolcemente mi disse: “Bo non dirgli più cose di quante ne potrebbe sopportare ora. So come ti senti e so che vuoi sistemare tutto con Luke, ma vacci piano. Sii sicuro che voglia ascoltarti. Voglio che rimanga tranquillo. Ha bisogno di ritrovare le sue energie in fretta per stare meglio, non per preoccuparsi di nuovo.”

“Lo so.” Risposi. “Non preoccuparti. Non voglio dargli altri pensieri. E’ l’ultima cosa che farei adesso.”

“A tuo cugino non piace mostrare le sue emozioni.” Aggiunse poi con un filo di voce per evitare che Luke potesse sentire. “Non farlo agitare.”

Sorrisi. “Non lo farò.”

Zio Jesse ricambiò il mio sorriso: “bravo ragazzo.”

Luke sospirò debolmente e aprì gli occhi. Zio Jesse si chinò verso di lui e gli poggiò una mano sulla fronte: “ecco il mio ragazzo.”

Luke sollevò un braccio e sfiorò il suo volto. Si mosse come per mettersi seduto, ma zio Jesse gentilmente lo costrinse a rimanere immobile.

“Con calma. Devi rimanere fermo. Sono qui adesso e tu starai bene.”

Luke fece quel che gli era stato detto. Guardò mio zio con un debole e impercettibile sorriso.

Daisy gli si avvicinò e gli diede un bacio su di una guancia: “è così bello vederti sveglio tesoro. Come ti senti?”

“Non ne sono sicuro.” Rispose Luke con voce roca. “Mi sento confuso. Ho mal di testa. Tu sei veramente qui? Sembri un angelo.”

Daisy sorrise: “certo che sono io. E dove altro potrei essere? Sono vera, non sono un angelo.”

“Però gli somigli.” Disse debolmente provando a sorridere. Non appena si guardò attorno, la sua espressione cambiò. Il tono della sua voce divenne ansioso: “dov’è Bo?”

“Sono qui cugino.” Dissi emergendo da dietro mio zio. “Dove volevi che fossi?”

Luke sussurrò: “Avevo paura che…”

Quando la sua voce venne meno, gli chiesi: “avevi paura di cosa Luke?”

Scrollò le spalle e girò lo sguardo. Vide le flebo e le macchine a cui era attaccato. Penso lo resero nervoso almeno quanto me. Iniziò a respirare con affanno.

Zio Jesse gli strinse la mano: “ascoltami figlio mio. Starai bene. Presto ti sentirai meglio. Queste macchine ti aiuteranno a rimetterti prima. Non preoccupartene, pensa solo a guarire.”

Luke si calmò non appena ascoltò quelle parole. Zio Jesse aveva sempre avuto questo potere su di noi. La sua sola presenza ci faceva sentire al sicuro. Fece scorrere le sue dita tra i capelli di Luke e grazie a quel gesto lui si rilassò.

Zio Jesse poi gli chiese: “senti dolore da qualche parte? Il dottore ha detto che può darti qualche sedativo.”

“Sono solo stanco. Mi fa male un po’ la testa. Cosa mi è successo?”

“Ti sei procurato diversi danni cadendo in quella scarpata.”

Luke sembrò sorpreso: “sono caduto? Non mi ricordo.”

Zio Jesse continuò ad accarezzargli i capelli tentando di tranquillizzarlo: “il dottore dice che è normale che tu non ricordi la caduta e dice anche che probabilmente non lo farai mai, quindi non sforzarti. E’ una sorta di amnesia dovuta al trauma cranico. Pensiamo che tu abbia preso una scorciatoia dopo che la signora Jacobson ti ha lasciato sulla Little Creek Road venerdì sera. In qualche modo devi essere caduto. Bo ha immaginato dove potevi essere. Probabilmente sei passato di là perché volevi arrivare prima a casa. Il terreno era bagnato e scivoloso e tu devi essere caduto.”

“Ricordo che ero solo e spaventato.”

“Posso immaginarlo.” Rispose zio Jesse. “Ma adesso sei al sicuro.”

“Non potevo muovermi.”

“Lo so.”

“Sono in ospedale?” Domandò poi Luke guardando ancora la stanza.

“Si sei in ospedale.”

“Che cos’ho?” Chise poi agitandosi nuovamente.

“Hai un trauma cranico, il che spiega il tuo mal di testa. Il dottore dice che ne soffrirai per un po’. Hai una spalla slogata e una caviglia rotta.”

“Che altro?” Incalzò quando zio Jesse fece una pausa.

“Ti sei rotto un paio di costole e una ti ha perforato un polmone. Ecco perché hai quel tubo nel torace.”

Luke immagazzinò quelle informazioni: “mi fa male un po’ il petto.”

“Non ne dubito. Ti sei preso anche la polmonite per esser stato due giorni e due notti al freddo. Le basse temperature ti hanno causato un principio di ipotermia, ma ti stanno già curando anche per questo.”

“Ricordo che avevo freddo. Ero bagnato e non potevo asciugarmi. Mi rimetterò?”

“Starai benissimo figlio mio. Uscirai di qui prima di quanto pensi.”

Mentre osservava di nuovo tutte le macchine che aveva intorno, gli occhi di Luke divennero incredibilmente tristi.

“Che ti succede?” Gli chiese zio Jesse visibilmente preoccupato. “Senti dolore da qualche parte?”

“Mi dispiace.” Mugugnò.

“Non hai niente di cui dispiacerti.”

“Dovevo rimanere sulla strada, è solo colpa mia.”

Zio Jesse gli strinse di nuovo la mano: “forse è vero, ma ci sarà un motivo se una cosa del genere si chiama incidente. Non lo hai programmato e di certo non lo hai fatto di proposito.” Sorrise aggiungendo: “non sarà stata la cosa più intelligente che tu abbia fatto, ma si tratta pur sempre di un incidente.”

Luke abbassò lo sguardo: “l’ospedale è costoso… non possiamo permettercelo.”

“In qualche modo faremo. Ci ingegneremo qualcosa come abbiamo sempre fatto. Non voglio che tu ti preoccupi di queste cose ora.”

“Dovevo essere più prudente.” Bisbigliò ancora faticando a tenere gli occhi aperti.

“Ti servirà di lezione. Andrà tutto bene. Voglio che ora tu chiuda gli occhi e riposi. Sei esausto. Noi saremo qui quando ti sveglierai.”

Non furono necessarie altre parole per convincerlo. I suoi occhi si chiusero. Nel giro di pochi secondi si addormentò di nuovo.

Zio Jesse sembrava stanco. Dissi: “perché tu e Daisy non ve ne andate a casa a riposare? Luke dormirà per un bel po’. Rimarrò io con lui nel caso si svegliasse prima del vostro ritorno.”

Zio Jesse mi guardò con simpatia. E’ sempre stato un uomo saggio e intuitivo. Penso avesse capito che volevo rimanere da solo con Luke. Avevo bisogno di parlarci. Avevamo troppe cose in sospeso.

Annuì: “va bene Bo. Sembra tu ci stia spedendo a casa di proposito, ma lo faremo lo stesso. Chiamaci subito se Luke avesse bisogno di qualcosa. E ricorda cosa ti ho detto, vacci piano e non farlo agitare. Sta già abbastanza male per quel che è successo. Si sente in colpa ed è preoccupato per il conto dell’ospedale. Non dargli più preoccupazioni di quante ne possa sopportare ora. Forse parlargli di quello che tu ed Ellen avete fatto farà sentire meglio te, ma assicurati che non faccia stare peggio lui.”

“Si lo so zio Jesse. Credimi, non farò niente che possa ferirlo. Gli ho già fatto abbastanza male. Voglio solo sistemare le cose tra di noi. Se non dovesse essere pronto per farlo ora, non lo forzerò.”

Mio zio mi strinse nel suo abbraccio: “non preoccuparti. Ti perdonerà.”

Daisy baciò Luke e poi mi buttò le braccia al collo: “andrà tutto bene, lui ti ama lo sai.”

“Lo so Daisy… lo so.” Risposi con riconoscenza.

Zio Jesse si piegò un’ultima volta su Luke per salutarlo e poi lasciò la stanza accompagnato da Daisy. Mi misi a sedere su di una sedia vicino al letto di Luke e rimasi a guardarlo aspettando che si svegliasse. Nel frattempo ricominciai a riflettere su di noi. Non riuscivo a pensare a nient’altro. Abbiamo sempre avuto un rapporto forte e solido. Per me Luke è un fratello maggiore, è il mio migliore amico. Si è sempre preoccupato per me. E' sempre stato presente. Sono sempre dipeso da lui e mi fido di lui come di nessun altro. Lo amo sinceramente. Pregai di non aver danneggiato irreparabilmente il nostro legame. Non riuscivo ad immaginare la mia vita senza averlo accanto.

Dopo un paio d’ore di riposo, Luke iniziò ad agitarsi. Non era una buona idea muoversi con tutte quelle macchine attaccate, così gli afferrai un braccio nel tentativo di calmarlo.

Sussurrai: “piano Luke. Devi rimanere fermo o farai saltare qualche tubo. Non sarebbe un bene.”

Non avevo lo stesso tono di mio zio, ma Luke mi ascoltò lo stesso. I suoi occhi, dopo diversi tentativi andati a vuoto, finalmente si aprirono. Quando mi guardò dissi: “ciao cugino. Bentornato nella terra dei vivi. Come ti senti?”

Fece una piccola smorfia e rispose: “mi fa male tutto.”

“E’ piuttosto normale dopo quello che ti è successo.”

“Dov’è zio Jesse?”

“So che vuoi vederlo. Sarà di ritorno presto.”

Non riuscivo a decifrare l’espressione di Luke, non riuscivo a capire cosa stesse pensando. Stavo diventando sempre più nervoso. Non riuscivo a trovare le parole giuste per dire quel che volevo dire. Pensai a cosa mi aveva detto mio zio, ma non potevo più aspettare.

“Ascolta Luke. Non so dirti quanto io sia dispiaciuto per tutto. Non avrei mai voluto ferirti.” Dissi improvvisamente.

Luke mi guardò negli occhi. Con grande sorpresa non vidi rabbia. Vidi solo tristezza.

La sua voce era ferma quando mi rispose: “neanche io avrei mai voluto ferirti. Non sono certo di ricordare esattamente tutto, ma ricordo bene la nostra litigata. Mi dispiace averti detto quelle cose, ti assicuro che non le penso.”

“Luke, io…”

“Per favore fammi finire. Ho bisogno di spiegarti.” Mi interruppe. “Penso di averti attaccato in quel modo perché ero molto preoccupato per te. Avevo paura che avessi tentato di saltare il fiume proprio come volevi fare quella mattina. Quando non ti ho visto arrivare da Cooter, ho cominciato a pensare che potessi aver avuto un incidente. Tornato a casa, ho avuto molto tempo per convincermi da solo della mia teoria. Ma tutta la mia preoccupazione è uscita fuori come rabbia quando sei tornato alla fattoria come se niente fosse accaduto. Sono davvero desolato, non ho scuse per le cattiverie che ti ho detto, ma questo è il motivo.”

“Non immaginavo fossi preoccupato perché credevi che avessi avuto un incidente.” Risposi comprendendo pienamente il suo stato d’animo. “Forse prima non lo sapevo, ma adesso so esattamente che cosa significa avere paura.”

“Non avrei mai voluto che niente di tutto questo accadesse. Mi dispiace.”

“Luke non c’è niente di cui tu debba dispiacerti. Sono io quello che deve chiedere scusa… spero che mi perdonerai per ciò che ti ho detto. Non hai davvero nessun motivo per essere geloso di me.”

“Non lo so Bo. Se devo essere sincero, a volte mi capita di essere un po’ geloso. Hai sempre avuto un modo speciale di attirare le ragazze. Io non sono mai riuscito ad affascinarle come fai tu.”

“Luke mi regalò un debole sorriso e aggiunse: “e non sono attraente come te.”

“Vai benissimo così Luke.”

Sapevo che Luke voleva alleggerire la tensione tra di noi, provai a restituirgli un sorriso, ma non ci riuscii. Non potevo più aspettare. Sembrava stesse reagendo bene alla nostra conversazione. Sperai sarebbe stato così anche per il seguito.

“Mi dispiace per quello che ho fatto con… Ellen.”

Il debole sorriso di Luke scomparve. Mi guardò come se fosse stato raggiunto dal riacutizzarsi di un dolore e mi domandai se non avessi fatto un enorme sbaglio. Riuscivo a vedere il dolore contrargli il volto. Forse zio Jesse aveva ragione. Forse non era pronto per questo. Rimase in silenzio per un lungo lasso di tempo durante il quale non credo di aver mai respirato.

Finalmente mi domandò con un filo di voce: “che cosa avete fatto tu ed Ellen, Bo?”

“Non ci hai visti?” Risposi.

“Vi ho visti mentre vi baciavate, ma poi me ne sono andato.”

I suoi occhi erano ancora colmi di tristezza. Mi sarebbe piaciuto poter sparire, ma gli dovevo un’onesta spiegazione.

“Ci siamo solo baciati Luke. Te lo giuro. Niente più di questo. Questo è quanto e nessuno dei due potrebbe essere più dispiaciuto. Non so a cosa stessi pensando. Di certo non stavo pensando. Ero così arrabbiato con te per le cose che mi avevi detto. Volevo dimostrarti che avevo ragione dicendo che potevo avere qualunque ragazza io volessi. Perfino Ellen. Ma non avevo programmato di baciarla. Onestamente. Volevo solo flirtare con lei e renderti geloso di me. So che era una cosa sbagliata. Non so come siamo arrivati a quel bacio, è successo e basta. Ellen stava talmente male che è andata via. Non aveva il coraggio di incontrarti. Neanche io ce l’avevo, ma dovevo. Ti ho aspettato perché volevo chiederti scusa, ma non ne ho più avuta occasione. Mi dispiace così tanto Luke. Perdonami se puoi. Non farò mai più una cosa del genere.”

Avevo parlato ininterrottamente senza prendermi il tempo di respirare e senza permettere a Luke di interrompermi. Dovevo tirare fuori tutto in una volta o non ne avrei più avuto il coraggio.

“Non è successo nient’altro?” Mi domandò.

“Te lo giuro, nient’altro. Sono così dispiaciuto.” Risposi ancora. Sembrava non riuscissi più a smettere di dire quanto fossi amareggiato. “Se me ne darai la possibilità, farò tutto quello che sarà necessario per riparare a questo errore.”

Luke rimase in silenzio per quello che è stato il momento più lungo della mia vita. Avevo paura che quello che gli avevo fatto fosse imperdonabile. Alla fine invece mi guardò e mi disse: “va tutto bene Bo, ti perdono. Ho anche io tanto da farmi perdonare. Non avrei avuto nessun incidente se fossi rimasto invece di scappare via.”

Non doveva accollarsi la responsabilità di qualcosa che era dipeso solo da me. “Non saresti scappato se io non avessi baciato Ellen. Non avresti avuto nessun motivo per lasciare il Boar’s Nest.”

“Forse non ha importanza di chi è veramente la colpa. Le cose non cambiano a questo punto. Ho avuto molto tempo per pensare mentre ero là fuori. Ero spaventato perché pensavo di averti fatto arrabbiare così tanto da toglierti la voglia di venirmi a cercare. Semmai qualcuno fosse stato in grado di immaginare dove potessi esser finito, sapevo che quel qualcuno eri tu. Avevo paura che non volessi più saperne di me. Avevo paura di averti perso.”

La mia voce fuoriuscì rotta per l’emozione: “ti ho cercato tanto Luke. Ho cominciato non appena ho realizzato che non eri rientrato in casa. E non mi sarei fermato finché non ti avessi trovato. Mi dispiace solo di non essere arrivato prima. Non dovrai mai preoccuparti di un’eventualità del genere. Non mi perderai mai.”

Rimasi scioccato quando vidi le lacrime solcare le sue gote. Guardò in basso e tentò di asciugarsi il volto con il palmo della mano per nasconderle a me.

“Non piangere, per favore.” Lo implorai.

“Non sto piangendo.” Si affrettò a rispondermi ancora impegnato a cancellare ogni evidenza.

Non avevo proprio voglia di discutere ancora: “okay, non stai piangendo. Ascoltami bene Luke Duke. Per quanto tu ci possa provare, non ti libererai mai di me.”

Stava cercando di riprendere il controllo e continuava a non guardarmi. Non gli è mai piaciuto mostrarsi vulnerabile. Realizzai infatti che l’ultima volta lo avevo visto in lacrime perché zio Jesse gli aveva tirato uno schiaffo ed era successo tanti anni addietro. Vederlo continuare a piangere nonostante cercasse in tutti i modi di smettere, ruppe completamente ogni mia difesa e lo imitai. Non avevo più niente da dire, ma avevo una necessità disperata: mi chinai su di lui e lo abbracciai facendo attenzione a non fargli male. Luke rispose al mio gesto. Sentii le sue braccia afferrarmi e stringermi forte.

“Ti voglio bene.” Sussurrai.

Non era certo qualcosa che ci dicevamo spesso. Sapevamo che ognuno di noi teneva molto all’altro, ma non avevamo mai dato voce ai nostri sentimenti. Luke non si mise a ridere di me e non fece finta di non avermi sentito. Gliene fui davvero riconoscente.

Fui sorpreso e felice quando mi rispose: “ti voglio bene anche io.”

“E’ tutta colpa mia.” Continuò poi.

“No, è colpa mia.” Lo contraddissi.

“Hai intenzione di litigare ancora per chi si dovrà prendere la responsabilità?”

“Non c’è bisogno di litigare perché sono io l’unico colpevole in tutta questa vicenda.”

“Sono troppo stanco per continuare a discutere con te. Penso ci siano in giro abbastanza sensi di colpa da accontentare entrambi.”

“Forse hai ragione. Allora è tutto risolto tra di noi?”

“Si è tutto risolto, ma prima che entri qualcuno e ci veda, sarà meglio smettere di abbracciarci come due femminucce. Sarebbe la fine della nostra reputazione di ragazzi forti e virili.”

Non potei far altro che ridere del commento di Luke. Riluttante mi staccai da lui. Rimasi a sedere sul letto accanto a lui facendo attenzione a non disturbare tubi o flebo. Levai via le lacrime dal mio viso e Luke fece lo stesso. Entrambi cercavamo di agire come se nessuno dei due avesse pianto.

Mi sorrise. Era bello vederlo sorridere.

“Pensano questo di noi? Che siamo ragazzi forti e virili? Hai fatto bene a ricordarmelo, se Daisy ci avesse visti, non ci avrebbe più fatti vivere in pace.”

“Hai ragione. Avremmo avuto fama di ragazzi dolci e sensibili.”

“Non succederà mai.” Risi ancora. “Anche se alle ragazze piacciono i tipi sensibili. Scommetto che se ci provi riuscirai a tirar fuori quel lato del tuo carattere.”

Il mio gioco fu premiato dalla risata di mio cugino, ma finì in fretta quando si passò una mano sul torace: “accidenti se fa male. Non farmi ridere Bo, per favore.”

“Mi dispiace.”

Luke mi guardò con un’espressione che non riuscii a decifrare. “Che c’è?” Gli chiesi.

“Niente.” Mi rispose. Esitò un attimo, ma poi riprese: “ho perso molto nella mia vita, non posso perdere anche te.”

“Per me è lo stesso. Non permetterò mai più che qualcosa del genere capiti di nuovo.”

Annuì. I suoi occhi sembrarono di nuovo esser diventati pesanti. “Perché non ti riposi un po’ adesso. Chiamerò zio Jesse e Daisy e farò sapere loro che stai bene.”

“Dove sono?” Domandò un po’ preoccupato.

Penso di essere arrossito mentre rispondevo: “li ho mandati a casa. Avevo bisogno di rimanere un po’ di tempo da solo con te. Zio Jesse mi ha capito.”

“Zio Jesse ci capisce sempre, non è vero?”

“Hai ragione.” Risposi. “Torneranno presto, vedrai.”

“Va bene.” Disse poi chiudendo gli occhi. “Sono stanco, riposerò un po’ finché non arriveranno.”

“Dormi, Luke. Sarò qui quando ti risveglierai.”

“Lo so Bo.”

Mi misi di nuovo a sedere sulla sedia vicino al letto senza mai staccargli gli occhi di dosso. In breve si addormentò. Non avrei mai più permesso a niente e a nessuno di minare quello che c’era tra di noi. Ero stato davvero troppo vicino dal perderlo per sempre.

 

To be continued…

  
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