I want you, again. di Chocolatewaffel (/viewuser.php?uid=81734)
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kat 9
E finalmente eccomi con l'ultimo
capitolo e, neanche questa volta posso evitare di chiedere scusa per il
ritardo. Ringrazio tutti quelli che hanno seguito e, in particolare Sunshine_JG
che ha sopportato i miei continui ritardi e mi ha supportato. Non sono
mai stata brava con le parole quindi vi lascio alla lettura. Buona
lettura :D
- Continuerò a pensarti -
Era seduta sul davanzale della finestra mentre con le braccia
esili si stava
stringendo le ginocchia, un po' per difendersi dal freddo e un po' per
difendersi dalla paura . Difendersi da quella paura che la faceva
tremare più di quanto riuscisse a fare l'arietta gelida che
entrava dalla finestra.
Da lì a poco sarebbe dovuto arrivare anche lui. Ormai era
questione di minuti.
Con che coraggio lo avrebbe potuto guardare in
faccia questa volta? Nessuno. Cosa gli avrebbe potuto dire questa
volta? Niente.
Lei non era così forte. Non poteva superare illesa una
situazione del genere. Forse, se ora se ne sarebbe andata avrebbe potuto
evitare tutto questo. No, "le paure vanno affrontate o puoi dire addio
alla felicità", sua zia glielo aveva insegnato con tanto amore e
lei avrebbe rispettato i suoi insegnamenti.
Con un sospiro scese dal
davanzale per andare ad aprire. Ogni 'driiin' del campanello
corrispondeva ad una fitta allo stomaco ed ogni volta era sempre
più dolorosa.
Non dovette aspettare molto per vedere la figura del ragazzo entrare e guardarla leggermente spaesato ed allarmato.
Non seppe dire per quanto tempo stettero lì a guardarsi
negli occhi però ora poteva rispondere con sicurezza alla
domanda di prima. Niente. Non c'era niente che potesse dire, non ce ne
sarebbe stato bisogno.
Con movimenti lenti, ma che non riuscivano a nascondere la
trepidazione, il ragazzo richiuse la porta dietro di se per poi
avvicinarsi alla ragazza. La sua calma sparì completamente
quando fu difronte alla ragazza difatti, dopo averla abbracciata con
forza, aveva iniziato a darle baci schioccanti prima sul collo per poi
risalire fino alla sua bocca.
Si fermò e la guardò intensamente. Lo ammagliava anche
coi capelli spettinati e gli occhi stanchi. Forse in quei giorni di
lontananza era diventata ancora più attraente. Per lei, nel suo modo semplice delicato, sarebbe
sempre stata bellissima.
"Posso?"
Potere; una parola che solitamente viene usata con arroganza e che
suscita diffidenza. Quella volta però, quella piccola parola
sussurrata con voce roca e insicura l'aveva rassicurata.
"Devi"
Dovere; una parola che solitamente viene usata con arroganza e che
suscita ostilità. Quella volta però, quella piccola
parola detta con voce tremante ma sicura lo aveva rincuorato.
Con foga la fece sdraiare sul divano e cominciò a riscoprire e
assaporare ogni singolo pezzo di pelle di quel corpo che, lo faceva letteralmente
impazzire.
Inutili furono i deboli tentativi della ragazza per attraversare il
soggiorno e andare fino alla camera da letto. La voleva lì, in
quel momento, era da troppo tempo che non la sentiva sua.
Senza aspettare che fosse pronta la penetrò, subito dopo un urlo
di dolore si propagò per tutta la casa, sostituito quasi subito
da gemiti di piacere. Sentiva le sue unghie graffiargli la schiena, il
suo respiro affannato sul collo, i suoi capelli stuzzicargli
leggermente la guancia e poi un altro urlo ma, questa volta, di piacere. Aveva urlato il suo nome. Quelle
poche lettere ebbero il potere di risvegliarlo dallo stato di trans in
cui era finito da quando aveva letto il messaggio. Quello non era frutto della sua fantasia.
Si svegliò che era quasi mattina e lui era lì, al suo
fianco. Sorrise ripensando alla serata precedente.
Dopo quella "prima
volta" lo avevano rifatto senza la paura di star vivendo un sogno. Era
stato più dolce ed appagante. Le era quasi sembrato di rivivere
la sua prima volta solo che dieci, anzi cento, volte meglio.
Facendo attenzione a non svegliare il ragazzo si alzò e si
rivestì. Stava per uscire quando "una voce" le fece notare che non poteva usare la macchina senza chiavi.
Dopo aver controllato minuziosamente in tutte le tasche, comprese
quelle nascoste, della sua borsetta fu costretta a dargli ragione.
Sospirò affranta. Che sciocca che era stata, pensava veramente
di potersela cavare così facilmente? "Allora dove sono?"
Non ricevendo segni di vita da parte del ragazzo gli si avvicinò
per squoterlo ricevendo come risposta solo dei mugugni assonnati.
"E va bene. Le troverò da sola"
Senza avere neanche il tempo di girarsi si sentì trattenere
dalla forte stretta del ragazzo intorno al polso. Abbassò lo sguardo su di lui e lo vide;
finalmente aveva aperto gli occhi e la stava guardando con sguardo
imperturbabile. "Perchè siamo qui?".
Come poteva
rispondergli? Nonostante stesse aspettando quella domanda dalla sera
precedente ora non riusciva proprio a trovare le parole per esprimersi
e, non sapeva neanche cosa avrebbe dovuto esprimere.
Era appena arrivata a casa quando gli
aveva scritto quel semplice messaggio "a casa mia fra mezz'ora". Aveva
bisogno di rivederlo, immediatamente
Era comodamente spaparanzato sul
letto quando la fastidiosa musichetta del suo cellulare gli aveva
annunciato l'arrivo di un messaggio. Svogliatamente aveva
preso il cellulare e aveva visto chi era il mittente. Kat.
Velocemente lo lesse "a casa mia fra mezz'ora", non riusciva a crederci.
Appena risuscì a metabolizzare
il significato di quello che aveva appena letto, si era fiondato fuori
di casa urlando ai genitori di non aspettarlo in piedi perchè
avrebbe tardato sicuramente.
"E' stato solo.. un errore. Uno stupido errore dettato
dall'impulsività. Dimenticalo" .
Percepiva chiaramente la
menzogna presente in quelle parole sperava solo che il suo
interlocutare non avesse la stessa accortezza. Con le lacrime che
minacciavano di uscire si girò di scatto cercando di riassumere
un tono deciso. "Ora lasciami andare". Quelle parole colpirono entrambi
come un pugno nello stomaco. Era pronta, ora lui l'avrebbe lasciata,
magari l'avrebbe insultata. Questa volta se lo meritava e lo sapeva.
La voce che le rispose non sembrava quella del ragazzo che era abituata
a conoscere. Quella voce era fredda, tagliente e faceva male, faceva
dannatamente male. "Stai scherzando vero?" "no, è stato.. bello
ma
io non posso proprio fare altro con te" "è per quel tipo? come
cazzo si chi.." "no".
Sentì la stretta intorno al suo fragile polso
stringersi uleriormente. Stava per esplodere, ne era certa. Con uno
strattone il ragazzo la fece sdraiare sotto di sé e
cominciò a baciarla con forza. Le risbottonò la camicetta
e le baciò avidamente ogni singolo pezzo di pelle che man mano
veniva riscoperto.
Dopo una prima flebile resistenza la ragazza aveva lasciato che le
braccia le ricadessero lungo i fianchi e le lacirme, che aveva tanto
faticato a trattenere, scorressero libere sul suo volto.
"Ok, ho capito. Fai quello che vuoi, dopotutto è questo che fai con tutte le ragazze, vero Tom?"
Tom si immobilizzò di colpo e l'abbracciò con forza, le faceva quasi male.
"Non dire stronzate. Tu non sei "tutte" "
"Allora lasciami andare"
Il ragazzò si staccò quel tanto da poterla guardare in
faccia, aveva uno sguardo sicuro, come sempre, eppure questa
volta riusciva a leggervi dentro anche una lieve incertezza. Stupido e impulsivo, non poteva essere cambiato.
"Ma se lo facessi ti tratterei veramente come "tutte" "
La rossa gli sorrise tristemente.
"Lo so, ma almeno sarei io a decidere"
Senza risponderle fece leva sulle braccia per sollevarsi e poi si
lasciò cadere al suo fianco "allora vattene, le chiavi sono
nella tasca destra della mia giacca"
Il ragazzo la guardò sconsolato uscire da quella stanza, era
inutile. A quanto pareva l'aveva ferita troppo per poter tornare
indietro.
Si era vestito con estrema lentezza ed era uscito da quell'appartamentino che, almeno per quella notte, lo aveva reso libero.
Aveva appena chiuso la porta quando girandosi se l'era trovata davanti che lo fissava leggermente imbarazzata.
Era ovvio che fosse rimasta, le doveva ridare le chiavi
dell'appartamento della zia. Lentamente gliele porse e, quando
sentì le sue piccole dita fredde, sulle sue le afferrò
delicatamente il polso. Glielo doveva dire.
Incatenò i suoi occhi nocciola con quelli chiari della ragazza e
con lo sguardo più duro che riusciva a fare iniziò
a parlare.
"Mi spiace per quello che ho fatto, però sappi che tutto
quello che ho detto in questi giorni era vero. Detto questo, la
prossima volta che starai per fare "uno stupido errore dettato
dall'impulsività" non contare su di me."
Vedendo gli occhi lucidi della ragazza che lo guardavano completamente
persi si sciolse in un sorriso rassicurante e, mentre le scompigliava
leggermente i capelli, le sussurrò all'orecchio "buona fortuna
piccola Kat".
Se ne stava andando, stava per iniziare ad andare oltre, quando si
sentì afferrare il giaccone da due manine deboli. In quel
momento gli sembrò che il tempo si fosse fermato.
"Cosa provi per me?"
La voce era tremante ed insicura, un po' per l'imbarazzo un po' per la paura della risposta.
"Non lo so."
Era rimasta spiazzata. Non si aspettava certamente una risposta del
genere. Lasciò la presa dalla giacca del ragazzo e sorrise. Si
era illusa di nuovo.
Dopo un profondo respiro. che avrebbe dovuto incoraggiarlo, continuò.
"Non lo so cosa provo per te, però so che ti voglio. Non
come ti volevo prima ora è come se volessi tutto di te.. Riesci
a capire?"
".. vorresti una relazione normale?"
Tom sorrise ironico e si girò a guardarla
"Beh, per quanto si possa definire normale una relazione sotto i riflettori o nascosta.. sì"
Un silenzio opprimente seguì le parole del ragazzo fino a quando non fu lui stesso a romperlo.
"Vorresti provare l'ebrezza di una relazione simile?"
La rossa gli sorrise scettica ed alzò un sopracciglio divertita.
"Prova a richiedermelo decentemente Kaulitz"
"Kathatrin Kimmel ti andrebbe di lasciar perdere quello sfigato del
tuo uscente per provare l'ebrezza di stare con il sottoscritto?"
" .. relazione normale?"
"Relazione normale. Con tanto di pranzi e cene fuori. Serate in famiglia e.. che cazzo fanno le altre coppie "normali"?"
"Si rispettano, si vogliono bene e se lo dimostrano, e poi.."
"Sì sì, tutte quelle menate lì. Allora, accetti?"
Così dicendo le prese le mani tra le sue e le strinse delicatamente.
"Mmmmh, sì"
"..."
"..."
"..."
"Tom, a questo punto tu dovresti dire o fare qualcosa.."
"Come scusa?"
"Ho detto che tu a questo pun.."
"Sì quello l'ho capito. Prima cosa hai detto?"
"Ehm.. sì?"
L'espressione di Tom passò dallo spaesato al sorridente e la
baciò con dolcezza per poi abbracciarla. Finalmente la poteva
abbracciare come si deve.
"Cosa ti ha fatto cambiare idea?"
"Io.. non lo so. E' stato istintivo"
"Dì la verità, Lukas non è dotato quanto me"
"TOM!" Nonostante l'imbarazzò non riuscì a trattenere un
lieve risata imbarazzata. Effettivamente, sotto un certo punto di
vista, Tom aveva ragione.
"Hai ragione, meglio una dimostrazione pratica"
Così dicendo la sollevò con facilità cercando con l'altra mano di aprire la porta dell'appartamento.
"Che stai facendo?"
"Ti voglio dimostrare quanto ci tengo a te"
"E secondo te portarmi a letto sarebbe una dimostrazione d'affetto?"
Il ragazzo la guardò leggermente spaesato per poi sorriderle
innocentemente e cercare di far capire anche a lei la sua logica
ferratta.
"Bill dice sempre che "fare l'amore" è la massima manifestazione d'amore che due persone possano fare"
"Bill ha ragione"
"E allor.."
"Ma questo per te non vale. Tu sei un caso a parte."
Aveva appena finito la frase quando era riuscita a liberarsi dalla
stretta di Tom e a riappoggiare i piedi per terra. Sotto lo sguardo
sempre più confuso di Tom, si era diretta verso l'uscita.
"Dai, portami a fare colazione!"
"Cosa? Io ho detto pranzi e cene, non colazioni!"
"Muoviti o ti manderò una cartolina da Kiel con i saluti di Lukas"
Sbuffando divertito il ragazzo le corse dietro e, senza pensarci, le strinse la mano.
I due ragazzi guardarono il parchetto di fronte a loro con un sorriso appena accennato e tenendosi per mano.
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