Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: Chocolatewaffel    13/12/2012    1 recensioni
Per chi ha letto "Katharin Kimmel, una ragazza come tante" questa sarà semplicemente una riscrittura, più completa. In ogni caso spero che darete lo stesso un'occhiata veloce.
Tratto dal quinto capitolo: "TOM: tu pensi che io sia un egoista, insensibile, puttaniere senza cuore, vero? Beh sai una cosa. E' vero sono un egoista di merda però tu lo sei più di me, e sai perché? Perché quella che si ostina a farci soffrire entrambi sei TU! Quella che deve crescere sei TU! TU non io! Sei tu quella che deve superare quello schifo di passato per poter essere felice.. con me. CAZZO KIMMEL IO TI VOGLIO E TU VUOI ME! Perché devi creare altri problemi?
La voce della ragazza era resa insicura da un groppo alla gola, non voleva piangere lì, davanti a lui"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
kat 9                                                                              

E finalmente eccomi con l'ultimo capitolo e, neanche questa volta posso evitare di chiedere scusa per il ritardo. Ringrazio tutti quelli che hanno seguito e, in particolare Sunshine_JG che ha sopportato i miei continui ritardi e mi ha supportato. Non sono mai stata brava con le parole quindi vi lascio alla lettura. Buona lettura :D






                                                                                       


                           - Continuerò a pensarti -

Era seduta sul davanzale della finestra mentre con le braccia esili si stava stringendo le ginocchia, un po' per difendersi dal freddo e un po' per difendersi dalla paura . Difendersi da quella paura che la faceva tremare più di quanto riuscisse a fare l'arietta gelida che entrava dalla finestra.
Da lì a poco sarebbe dovuto arrivare anche lui. Ormai era questione di minuti.
Con che coraggio lo avrebbe potuto guardare in faccia questa volta? Nessuno. Cosa gli avrebbe potuto dire questa volta? Niente.
Lei non era così forte. Non poteva superare illesa una situazione del genere. Forse, se ora se ne sarebbe andata avrebbe potuto evitare tutto questo. No, "le paure vanno affrontate o puoi dire addio alla felicità", sua zia glielo aveva insegnato con tanto amore e lei avrebbe rispettato i suoi insegnamenti.
Con un sospiro scese dal davanzale per andare ad aprire. Ogni 'driiin' del campanello corrispondeva ad una fitta allo stomaco ed ogni volta era sempre più dolorosa.
Non dovette aspettare molto per vedere la figura del ragazzo entrare e guardarla leggermente spaesato ed allarmato.
Non seppe dire per quanto tempo stettero lì a guardarsi  negli occhi però ora poteva rispondere con sicurezza alla domanda di prima. Niente. Non c'era niente che potesse dire, non ce ne sarebbe stato bisogno.
Con movimenti lenti, ma che non riuscivano a nascondere la trepidazione, il ragazzo richiuse la porta dietro di se per poi avvicinarsi alla ragazza. La sua calma sparì completamente quando fu difronte alla ragazza difatti, dopo averla abbracciata con forza, aveva iniziato a darle baci schioccanti prima sul collo per poi risalire fino alla sua bocca.
Si fermò e la guardò intensamente. Lo ammagliava anche coi capelli spettinati e gli occhi stanchi. Forse in quei giorni di lontananza era diventata ancora più attraente. Per lei, nel suo modo semplice delicato, sarebbe sempre stata bellissima.
"Posso?"
Potere; una parola che solitamente viene usata con arroganza e che suscita diffidenza. Quella volta però, quella piccola parola sussurrata con voce roca e insicura l'aveva rassicurata.
"Devi"
Dovere; una parola che solitamente viene usata con arroganza e che suscita ostilità. Quella volta però, quella piccola parola detta con voce tremante ma sicura lo aveva rincuorato.
Con foga la fece sdraiare sul divano e cominciò a riscoprire e assaporare ogni singolo pezzo di pelle di quel corpo che, lo faceva letteralmente impazzire.
Inutili furono i deboli tentativi della ragazza per attraversare il soggiorno e andare fino alla camera da letto. La voleva lì, in quel momento, era da troppo tempo che non la sentiva sua.
Senza aspettare che fosse pronta la penetrò, subito dopo un urlo di dolore si propagò per tutta la casa, sostituito quasi subito da gemiti di piacere. Sentiva le sue unghie graffiargli la schiena, il suo respiro affannato sul collo, i suoi capelli stuzzicargli leggermente la guancia e poi un altro urlo ma, questa volta, di piacere. Aveva urlato il suo nome. Quelle poche lettere ebbero il potere di risvegliarlo dallo stato di trans in cui era finito da quando aveva letto il messaggio. Quello non era frutto della sua fantasia.


Si svegliò che era quasi mattina e lui era lì, al suo fianco. Sorrise ripensando alla serata precedente.
Dopo quella "prima volta" lo avevano rifatto senza la paura di star vivendo un sogno. Era stato più dolce ed appagante. Le era quasi sembrato di rivivere la sua prima volta solo che dieci, anzi cento, volte meglio. 
Facendo attenzione a non svegliare il ragazzo si alzò e si rivestì. Stava per uscire quando "una voce" le fece notare che non poteva usare la macchina senza chiavi. Dopo aver controllato minuziosamente in tutte le tasche, comprese quelle nascoste, della sua borsetta fu costretta a dargli ragione.
Sospirò affranta. Che sciocca che era stata, pensava veramente di potersela cavare così facilmente? "Allora dove sono?"
Non ricevendo segni di vita da parte del ragazzo gli si avvicinò per squoterlo ricevendo come risposta solo dei mugugni assonnati.
"E va bene. Le troverò da sola"
Senza avere neanche il tempo di girarsi si sentì trattenere dalla forte stretta del ragazzo intorno al polso. Abbassò lo sguardo su di lui e lo vide; finalmente aveva aperto gli occhi e la stava guardando con sguardo imperturbabile.  "Perchè siamo qui?".
Come poteva rispondergli? Nonostante stesse aspettando quella domanda dalla sera precedente ora non riusciva proprio a trovare le parole per esprimersi e, non sapeva neanche cosa avrebbe dovuto esprimere.

Era appena arrivata a casa quando gli aveva scritto quel semplice messaggio "a casa mia fra mezz'ora". Aveva bisogno di rivederlo, immediatamente

Era comodamente spaparanzato sul letto quando la fastidiosa musichetta del suo cellulare gli aveva annunciato l'arrivo di un  messaggio. Svogliatamente aveva preso il cellulare e aveva visto chi era il mittente. Kat.

Velocemente lo lesse "a casa mia fra mezz'ora", non riusciva a crederci.
Appena risuscì a metabolizzare il significato di quello che aveva appena letto, si era fiondato fuori di casa urlando ai genitori di non aspettarlo in piedi perchè avrebbe tardato sicuramente.

"E' stato solo.. un errore. Uno stupido errore dettato dall'impulsività. Dimenticalo" .
Percepiva chiaramente la menzogna presente in quelle parole sperava solo che il suo interlocutare non avesse la stessa accortezza. Con le lacrime che minacciavano di uscire si girò di scatto cercando di riassumere un tono deciso. "Ora lasciami andare". Quelle parole colpirono entrambi come un pugno nello stomaco. Era pronta, ora lui l'avrebbe lasciata, magari l'avrebbe insultata. Questa volta se lo meritava e lo sapeva.
La voce che le rispose non sembrava quella del ragazzo che era abituata a conoscere. Quella voce era fredda, tagliente e faceva male, faceva dannatamente male. "Stai scherzando vero?" "no, è stato.. bello ma io non posso proprio fare altro con te" "è per quel tipo? come cazzo si chi.." "no".
Sentì la stretta intorno al suo fragile polso stringersi uleriormente. Stava per esplodere, ne era certa. Con uno strattone il ragazzo la fece sdraiare sotto di sé e cominciò a baciarla con forza. Le risbottonò la camicetta e le baciò avidamente ogni singolo pezzo di pelle che man mano veniva riscoperto.
Dopo una prima flebile resistenza la ragazza aveva lasciato che le braccia le ricadessero lungo i fianchi e le lacirme, che aveva tanto faticato a trattenere, scorressero libere sul suo volto. 
"Ok, ho capito. Fai quello che vuoi, dopotutto è questo che fai con tutte le ragazze, vero Tom?"
Tom si immobilizzò di colpo e l'abbracciò con forza, le faceva quasi male.

"Non dire stronzate. Tu non sei "tutte" "
"Allora lasciami andare"
Il ragazzò si staccò quel tanto da poterla guardare in faccia, aveva  uno sguardo sicuro, come sempre, eppure questa volta riusciva a leggervi dentro anche una lieve incertezza. Stupido e impulsivo, non poteva essere cambiato.
"Ma se lo facessi ti tratterei veramente come "tutte" "
La rossa gli sorrise tristemente.
"Lo so, ma almeno sarei io a decidere"
Senza risponderle fece leva sulle braccia per sollevarsi e poi si lasciò cadere al suo fianco "allora vattene, le chiavi sono nella tasca destra della mia giacca"

Il ragazzo la guardò sconsolato uscire da quella stanza, era inutile. A quanto pareva l'aveva ferita troppo per poter tornare indietro.

Si era vestito con estrema lentezza ed era uscito da quell'appartamentino che, almeno per quella notte, lo aveva reso libero.
Aveva appena chiuso la porta quando girandosi se l'era trovata davanti che lo fissava leggermente imbarazzata.
Era ovvio che fosse rimasta, le doveva ridare le chiavi dell'appartamento della zia. Lentamente gliele porse e, quando sentì le sue piccole dita fredde, sulle sue le afferrò delicatamente il polso. Glielo doveva dire.
Incatenò i suoi occhi nocciola con quelli chiari della ragazza e con lo sguardo più duro che riusciva a  fare iniziò a parlare.
"Mi spiace per quello che ho fatto, però sappi che tutto quello che ho detto in questi giorni era vero. Detto questo, la prossima volta che starai per fare "uno stupido errore dettato dall'impulsività" non contare su di me."
Vedendo gli occhi lucidi della ragazza che lo guardavano completamente persi si sciolse in un sorriso rassicurante e, mentre le scompigliava leggermente i capelli, le sussurrò all'orecchio "buona fortuna piccola Kat".
Se ne stava andando, stava per iniziare ad andare oltre, quando si sentì afferrare il giaccone da due manine deboli. In quel momento gli sembrò che il tempo si fosse fermato.
"Cosa provi per me?"
La voce era tremante ed insicura, un po' per l'imbarazzo un po' per la paura della risposta.
"Non lo so."

Era rimasta spiazzata. Non si aspettava certamente una risposta del genere. Lasciò la presa dalla giacca del ragazzo e sorrise. Si era illusa di nuovo.
Dopo un profondo respiro. che avrebbe dovuto incoraggiarlo, continuò.
"Non lo so cosa provo per te, però so che ti voglio. Non come ti volevo prima ora è come se volessi tutto di te.. Riesci a capire?"
".. vorresti una relazione normale?"
Tom sorrise ironico e si girò a guardarla
"Beh, per quanto si possa definire normale una relazione sotto i riflettori o nascosta.. sì"
Un silenzio opprimente seguì le parole del ragazzo fino a quando non fu lui stesso a romperlo.
"Vorresti provare l'ebrezza di una relazione simile?"
La rossa gli sorrise scettica ed alzò un sopracciglio divertita.
"Prova a richiedermelo decentemente Kaulitz"
"Kathatrin Kimmel ti andrebbe di lasciar perdere quello sfigato del tuo uscente per provare l'ebrezza di stare con il sottoscritto?"
" .. relazione normale?"
"Relazione normale. Con tanto di pranzi e cene fuori. Serate in famiglia e.. che cazzo fanno le altre coppie "normali"?"
"Si rispettano, si vogliono bene e se lo dimostrano, e poi.."
"Sì sì, tutte quelle menate lì. Allora, accetti?"
Così dicendo le prese le mani tra le sue e le strinse delicatamente.
"Mmmmh, sì"
"..."
"..."
"..."
"Tom, a questo punto tu dovresti dire o fare qualcosa.."
"Come scusa?"
"Ho detto che tu a questo pun.."
"Sì quello l'ho capito. Prima cosa hai detto?"
"Ehm.. sì?"
L'espressione di Tom passò dallo spaesato al sorridente e la baciò con dolcezza per poi abbracciarla. Finalmente la poteva abbracciare come si deve.
"Cosa ti ha fatto cambiare idea?"
"Io.. non lo so. E' stato istintivo"
"Dì la verità, Lukas non è dotato quanto me"
"TOM!" Nonostante l'imbarazzò non riuscì a trattenere un lieve risata imbarazzata. Effettivamente, sotto un certo punto di vista, Tom aveva ragione.
"Hai ragione, meglio una dimostrazione pratica"
Così dicendo la sollevò con facilità cercando con l'altra mano di aprire la porta dell'appartamento.
"Che stai facendo?"
"Ti voglio dimostrare quanto ci tengo a te"
"E secondo te portarmi a letto sarebbe una dimostrazione d'affetto?"
Il ragazzo la guardò leggermente spaesato per poi sorriderle innocentemente e cercare di far capire anche a lei la sua logica ferratta.
"Bill dice sempre che "fare l'amore" è la massima manifestazione d'amore che due persone possano fare"
"Bill ha ragione"
"E allor.."
"Ma questo per te non vale. Tu sei un caso a parte."
Aveva appena finito la frase quando era riuscita a liberarsi dalla stretta di Tom e a riappoggiare i piedi per terra. Sotto lo sguardo sempre più confuso di Tom, si era diretta verso l'uscita.
"Dai, portami a fare colazione!"
"Cosa? Io ho detto pranzi e cene, non colazioni!"
"Muoviti o ti manderò una cartolina da Kiel con i saluti di Lukas"
Sbuffando divertito il ragazzo le corse dietro e, senza pensarci, le strinse la mano.
I due ragazzi guardarono il parchetto di fronte a loro con un sorriso appena accennato e tenendosi per mano. 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Chocolatewaffel