Quando Frank McDale fu uscito, Teresa
rincorse Patrick fuori dalla sala interrogatori.
- Come
facevi a sapere che non era stata rapita ma venduta? -
- Shayla e
Rick volevano bene a quella bambina: non potevano permettersi
un'automobile ma la riempivano di regali, dolci e pastelli colorati.
Avevano smesso di spacciare, si erano trovati un lavoro e vivevano
sereni, non la trattenevano contro la sua volontà. Questo
portava a pensare che alla bambina quella coppia piacesse
più dei
suoi veri genitori. Da qui il fatto che si era sentita rifiutata da
loro. -
- Non puoi
sapere se Dorothy amasse di più i Fairbanks dei suoi veri
genitori.
-
- Lo sai
anche tu, o non la chiameresti Dorothy ma Katherine. - Rispose
Patrick, serio.
- Cosa
c'entra questo? - Esclamò Teresa, punta sul vivo.
- Vuoi un
tè? - Fu la risposta di Patrick mentre si dirigeva nell'area
relax.
Teresa
scosse la testa, stupita come sempre dall'acume e dalla
capacità di
svicolare del suo consulente, e in quel momento si sentì
chiamare.
- Agente
Lisbon? -
- Miss
Andrews. - Disse Teresa, riconoscendo la ragazza bionda alle sue
spalle.
Quella sera
indossava un vestito rosa a fiorellini rossi e un coprispalle
scarlatto.
I riccioli color miele ondeggiavano sulle sue spalle e sembrava sempre
più il personaggio di qualche cartone animato per bambini.
- Sono
venuta a prendere Dorothy Fairbanks. -
- Avete trovato un
posto per lei? -
- Non
ancora. Starà in una casa famiglia qui a Sacramento,
cercheremo di
farla interagire con i suoi coetanei, ho capito che non ha
molti amici. -
Teresa
annuì.
- Vado
subito a chiamarla. - disse, avviandosi verso il suo ufficio.
Aveva
appena posato la mano sulla maniglia, quando un ripensamento la fece
tornare indietro.
- Abbiamo
chiuso il caso, le manderò il fascicolo. - Disse. - Il suo
vero nome
è Katherine McDale... ma credo che lei preferisca essere
chiamata
Dorothy. -
- Vedremo
cosa possiamo fare, agente. - Rispose con un sorriso la ragazza.
Teresa
ricambiò il sorriso e aprì la porta,
chiudendosela alle spalle. Dorothy era intenta a
sfogliare un libro sdraiata sul divano a pancia in giù e
Teresa si fece strada nella confusione di
colori, fogli e disegni che regnava sul pavimento fino ad arrivare al
divano.
- Andiamo a
casa? - Esclamò allegramente Dorothy.
- Claire
Andrews è venuta a prenderti. -
- In che
senso è venuta a prendermi? - Domandò Dorothy,
mettendosi seduta
sul divano e fissando la donna di fronte a lei con aria seria.
- È venuta
a prenderti, ti porterà in un posto dove si prenderanno cura
di te.
-
Dorothy non
rispose subito, e quando lo fece la sua voce era poco più
che un sussurro.
- Non mi
rimanderete con lui, vero? -
- No,
tesoro. Starai in una casa con altri bambini. -
- Non posso
rimanere con te? -
Teresa si
sedette accanto a lei, fissandola senza riuscire a trovare niente di
intelligente da dire.
Sapeva che Dorothy le avrebbe fatto quella
domanda, ma sperava intensamente di sbagliarsi. Soprattutto
perchè
non aveva una risposta.
- Meriti
una famiglia, Dorothy. Meriti una mamma e un papà, dei
fratelli e
delle sorelle... una bella casa col giardino e magari un cane nero
da chiamare Totò. Non ti piacerebbe avere un cucciolo? -
Dorothy
annuì, con le labbra strette e gli occhi neri spalancati
nell'espressione smarrita che Teresa aveva imparato a conoscere
così
bene.
- Sarà
divertente. Un po' difficile, all'inizio, ma divertente. - Disse
Teresa con un sorriso forzato.
- Potrò
venire a trovarti? - Mormorò Dorothy.
- Tutte le
volte che vorrai. E adesso vieni qui, sei tutta spettinata. -
Tagliò corto l'agente, sperando di impedire alla bambina
altre domande difficili.
Dorothy scese dal divano e si fermò davanti a Teresa. La donna sciolse i codini di
Dorothy e li ravviò sul capo della bambina,
fissando intensamente la sua nuca e sperando di riuscire a non farle
notare quanto le mani le stessero tremando.
Quella situazione le ricordava terribilmente le
mattine in cui era lei la bambina bruna coi codini e sua madre la
donna che le raccoglieva i capelli cantando.
- Ecco
fatto. - Disse con voce rotta, sopraffatta dall'emozione.
Dorothy si
voltò, con i codini ordinati ai lati del capo, e la
guardò negli
occhi. Poi le gettò le braccia al collo e
l'abbracciò con tutta la
forza che aveva.
- Sarai una
mamma bravissima. - Le disse.
Poi la
sciolse dall'abbraccio e si precipitò fuori dall'ufficio,
lasciando
sul divano una Teresa decisamente sul punto di scoppiare in
lacrime.
Appena un
minuto dopo, fatte sparire le tracce delle sue emozioni dal viso e
tornata la donna fredda e razionale di sempre, Teresa raggiunse gli
altri nell'open space. Stava fissando la fine del corridoio, dove una
testa bionda ancora si intravvedeva davanti all'ascensore, quando fu
raggiunta dal suo consulente.
- Non puoi
negare che ti mancherà. Ti si legge in faccia. - Le disse
con un
sorriso sornione.
- Oh, taci,
per una volta. -
All'improvviso
il rumore di passi di bambina sul linoleum annunciarono la comparsa
di Dorothy, già spettinata per la corsa e con il fiato
grosso. Si fermò
solo quando vide Teresa e Patrick in mezzo all'ufficio.
- Mi sono
scordata di darvi questo. - Disse sfilando dalla tasca davanti della
salopette un foglio spiegazzato. Lo tese a Teresa, la quale lo
afferrò con gesti meccanici, presa in contropiede da quella
mossa
inaspettata. Non aveva fatto in tempo a riprendersi dallo stupore,
però, che Dorothy si avvicinò a lei
abbracciandole le ginocchia con
un tale affetto da farla arrossire. Patrick stava per fare uno dei
suoi commenti pungenti quando la bambina allungò una mano e
tirò il
detective verso di lei, stringendo nel suo abbraccio anche le sue
gambe. Col suo solito sorrisetto addolcito dall'abbraccio
affettuoso di Dorothy, Patrick posò una mano sui capelli
neri della
bambina e con l'altro braccio tirò Teresa contro di
sè,
abbracciandola stretta, assaporando per un momento un affetto e un
calore che non provava da anni. Un momento dopo Dorothy li
lasciò
andare e corse verso l'ascensore sparendo tra le scrivanie rapida e
improvvisa com'era arrivata.
Immediatamente
Patrick sciolse Teresa dall'abbraccio e i due si separarono,
affrettandosi verso il proprio ufficio o il divano senza dire una
parola.
Non erano passati che
una decina di minuti, quando Patrick si avvicinò alla porta
dell'ufficio di Teresa. Bussò e aprì uno
spiraglio, facendo
capolino nella stanza.
- Lisbon?
Mi chiedevo se... Ehi, che succede? -
Teresa era
ferma davanti alla sua scrivania e dava le spalle alla porta.
Aveva
il capo chino su qualcosa e si era appena
resa conto di non
essere riuscita a nascondere a Patrick quello che provava nemmeno per
un istante, durante gli ultimi due giorni. Tanto valeva smettere anche
di provare. Sconfitta,
si limitò a tendergli il foglio che stava guardando,
sedendosi sul
divano con gli occhi bassi e le mani intrecciate l'una all'altra in
un incosapevole gesto di preghiera.
Patrick
aprì il foglio e gli bastò un istante per capirne
il senso.
In un mondo
verde, fatto di alberi e di fiori, tre figure camminavano su una
strada gialla. Quella in mezzo era piccola, indossava un vestito
azzurro e aveva i capelli neri stretti in due codini. Alla sua destra
stava una figura alta, vestita completamente di verde, con i capelli
biondi e ricci e in mano quello che sembrava proprio un
muffin. Dalla parte opposta stava una fata dall'abito rosa, con i
capelli neri, gli occhi verdi e una bacchetta magica.
Sembravano
molto felici, almeno a giudicare dai grandi sorrisi che Dorothy aveva
disegnato sui loro visi calcando forte con il pastello rosso.
Il
detective posò il disegno sulla scrivania e si sedette
accanto a
Teresa senza dire nulla: tra loro era così, le parole
servivano solo
per discutere, era coi silenzi che parlavano davvero. Si scambiarono
uno sguardo - solo uno sguardo, un breve istante di comunicazione - e
poi Teresa si rese conto che non sarebbe riuscita a trattenersi
ancora. Nascose il viso tra le mani, sperando di vincere la battaglia
contro le lacrime e ripetendosi continuamente che aveva fatto la cosa
giusta. Sentiva ancora la risata di Dorothy, riusciva quasi a vedere
i suoi occhioni neri guardarla in attesa, percepiva le sue braccia
attorno al collo e la sua voce quando le aveva sussurrato che sarebbe
stata una mamma fantastica.
Stava per lasciar
perdere l'autocontrollo e scoppiare in lacrime in modo molto poco
decoroso,
quando Patrick le posò una mano sulla schiena, limitandosi a
condividere i suoi sentimenti solo con il calore della sua vicinanza.
Per tutta risposta, Teresa sollevò il viso dalle mani e lo
guardò
negli occhi, stupendosi di quanto anche quelli azzurri del suo collega
fossero tristi.
Abbassò lo
sguardo, rendendosi conto che non era la sola a soffrire di quella
situazione: quella bambina aveva riaperto ferite
mai rimarginate nel cuore di entrambi, riportando alla loro mente
tutto quello che mancava loro. Allo stesso tempo, però, non
riusciva a
non essere grata a Dio per averle permesso di vivere dei momenti di
così semplice e intensa felicità.
- Ho proprio voglia di un muffin. - Disse con un sorriso triste.
- Conosco un posto dove ne fanno di deliziosi. - Replicò
Patrick, sorridendo mestamente a sua volta.
- Prendo la giacca. - Replicò Teresa, alzandosi.
La porta dell'ufficio si chiuse alle sue spalle e Patrick Jane e Teresa
Lisbon uscirono nella calda sera di Sacramento. E mentre il mondo
viveva come se non fosse accaduto nulla, loro due sapevano
perfettamente che dentro di loro qualcosa era irreparabilmente cambiato.
Ecco qui, la storia
si conclude in questo modo.
Se vi ho deluso? Beh, credo di sì. In fondo speravamo tutti
che Teresa
tenesse con sè questa bambina adorabile uscita non so
nemmeno io da dove.
Però mi sono vista obbligata a scegliere questo finale
perchè,
per quanto molto meno romantico,
è quello che secondo me si sposava meglio con l'intero
telefilm.
E poi ho intenzione di scrivere altri gialli - con questo mi sono
gasata! ^^ -
e chissà mai che io non voglia far tornare Dorothy... ho
già qualche idea in mente.
Grazie a tutti quelli che hanno seguito la storia, che l'hanno
recensita o semplicemente letta.
Grazie a tutti voi, che amate e seguite questo telefilm come me!
Vi auguro un Natale molto più che stupendo e un 2013 pieno
di splendide novità!
Bacibaci a tutti!
Flora
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