Wedding? No, thank you. di TheOnlyWay (/viewuser.php?uid=125619)
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Epilogo
“Matrimonio?
No, grazie.”
«Orribile.
Decisamente inguardabile.»
Ma
chi me l’ha fatto fare? Lo sapevo io, che dire di
sì sarebbe stato un grosso,
gigantesco e madornale sbaglio.
Andiamo,
lo sanno tutti che non sono fatta per il matrimonio. Io, Leighton
O’Connell,
non sono adatta a fare la moglie, nossignore. Figuriamoci, a momenti
sono in
grado di cucinare un uovo, figurarsi se potrei mai mandare avanti
un’intera
casa per conto mio.
E
poi, quando ci si sposa si ingrassa di brutto, ed io non ho proprio
bisogno di
mettere su altri chili. Sono già in sovrappeso e con questo
cazzo di vestito
sembro una bomboniera, perciò non oso immaginare che
spettacolo orribile sarà,
per Harry, vedermi invecchiare.
Oddio,
diventerò, grassa, puzzolente e scorbutica. Più
di adesso, intendo.
Forse
sono ancora in tempo per andare via. C’è
quell’uscita sul retro che fa
proprio a caso mio.
Me la ricordo,
perché quando si è sposata Giselle avevo
provveduto a farla sbarrare in modo
che Greg non potesse darsi alla fuga. Ovviamente è una cosa
che non sa nessuno,
perché con quel “avevo provveduto”,
intendo dire che l’ho sbarrata io stessa.
Comunque,
dovrei essere ancora in tempo.
Mi
guardo intorno, circospetta, nella speranza che nessuno abbia capito
cosa mi
sta passando per la testa. Giselle, che esibisce un pancione
stratosferico, è
tutta intenta a parlare con Bridget, che è splendida, in un
vestito azzurro
lungo fino al ginocchio. Si, avete capito: fino al ginocchio. Da quando
sta con
Louis, e cioè, quattro anni, ha abbandonato i suoi abiti da
abbordaggio e si è
data ad uno stile un po’ più castigato, che nel
suo caso significa scollato, ma
non troppo.
Erika
sta parlando con mamma, nell’angolo opposto della sala, ed
è decisamente
raggiante, visto che Niall le ha proposto di trasferirsi da lui. Ebbene
si,
alla fine, anche loro due si sono dati una mossa e hanno deciso di fare
il
grande passo. Non grande quanto il mio, certo, ma abbastanza
importante. Sono
belli, insieme, questo lo devo ammettere.
Ora,
volete sapere una cosa divertente? Ho invitato anche Giorgia e il suo
fidanzato. Li ho visti prima, mentre percorrevano il piccolo viale che
conduce
alla chiesa. Ovviamente, mi sono sganasciata da ridere,
perché il suo caro
Giulio è decisamente brutto. Ha una panza esagerata e credo
anche che sia un
po’ strabico. Niente da togliere agli strabici, ma Giulio ha
anche un naso
importante (enorme, la più gigantesca appendice nasale che
io abbia mai visto)
e la bocca larga. Erika mi ha spiegato che stanno insieme da poco e che
lui è
il figlio di un famoso imprenditore italiano. Ovviamente la cosa non mi
stupisce, perché Giorgia è decisamente il tipo
che sta con qualcuno solo per i
suoi soldi. Che, credevate che quando le davo della zoccola esagerassi?
Assolutamente no. Io parlo sempre per cognizione di causa.
Comunque,
siccome sono tutte troppo occupate a parlare dei fatti loro, continuo a
riflettere sulla seria possibilità di darmi alla fuga.
Ora
come ora, continua a sembrarmi un ottima idea. E se per caso state
pensando che
sono preda di un attacco di panico, vi sbagliate di grosso.
Muovo
qualche passo all’indietro, rischiando di inciampare nello
strascico. Non solo
sono in precario equilibrio sui tacchi - non sono troppo alti, ma
mettono a
dura prova la mia stabilità – ma questo bastardo
di un vestito mi impedisce
qualsiasi movimento.
Immediatamente,
nemmeno avessi attivato un campanello d’allarme, Bridget
è al mio fianco.
«Hai
una faccia strana, Leighton.» afferma, squadrandomi con
attenzione.
Mi
sforzo di sorridere, ma probabilmente mi esce una smorfia strana,
perché lei
non sembra per niente convinta. Un sospiro, un altro passo indietro.
«Ho
bisogno di prendere un po’ d’aria.»
farfuglio.
E
va bene, lo ammetto! Sono terrorizzata! Probabilmente potrei svenire da
un
momento all’altro. Sto anche sudando freddo e di certo non
è un bene.
«Sorellina…»
Giselle si fa avanti e mi accarezza la spalla con dolcezza.
Oh,
com’è carina. E pensare che quando si è
sposata lei, io sono andata a
minacciare di morte il suo sposo.
«Sto
bene.» mormoro.
«Si,
lo vedo.» ed eccolo qua, il fantastico sarcasmo made in
O’Connell. Mi sembrava
strano, che ancora non fosse venuto fuori. Forse la gravidanza ha un
brutto
effetto, su Giselle.
«Fanculo.»
Giselle
ride, divertita, poi scuote la testa e annuisce, con l’aria
di chi sa
perfettamente cosa fare. Spalanca la finestra e una folata di aria
fresca entra
nella stanza; respiro a pieni polmoni, cercando di rilassarmi.
«Forza,
tutte fuori. Leighton ha bisogno di qualche minuto da sola.»
sostiene. Prende
mamma sottobraccio, fa un cenno del capo a Bridget ed Erika, che mi
sorridono
in segno di incoraggiamento ed in pochi secondi mi ritrovo sola,
circondata dal
silenzio.
Mi
affaccio alla finestra, nell’inutile tentativo di ritrovare
un po’ di serenità.
Santo cielo, sono così agitata che potrei vomitare.
Cosa
sto facendo? Non sono pronta per sposarmi, non lo sarò mai.
«Mantieni
la calma, Leighton. Mantieni la calma. Mantieni. La. Calma.»
mi ripeto.
Perché
improvvisamente mi sembra che vada tutto male? Il cielo non
è così azzurro come
volevo, forse fa troppo freddo, e forse il diciassette maggio non
è una data
adeguata.
Dai,
chi è che si sposa il giorno diciassette? È una
data che attira sfiga, lo sanno
tutti. Perciò, ovviamente, è il giorno perfetto
per me.
Le
Parche, la Dea Bendata, Giorgia e tutti gli ascendenti dei maledetti
segni
zodiacali, staranno brindando con fiumi di champagne alla mia sfiga.
Mi sto sposando, mi sto sposando, mi
sto sposando. Mi sto sposando! Oh,
cazzo, mi sto per sposare e sono completamente nel panico. Cosa faccio,
adesso?
Qualcuno
bussa alla porta, facendomi sussultare.
«A-avanti.»
balbetto, in difficoltà.
Niall,
bellissimo in smoking blu notte, mi rivolge un sorriso caloroso e
chiude la
porta alle sue spalle, con delicatezza.
Mi
raggiunge, poi mi abbraccia con delicatezza, per evitare di rovinare
l’acconciatura elaborata che mi hanno fatto. Io volevo tenere
i capelli
sciolti, ma Sonia – la stessa parrucchiera che ha torturato
Giselle per il suo
matrimonio – ha stabilito, senza peraltro chiedere un mio
parere, che uno
chignon elaborato sarebbe stato perfetto, perciò, beh,
nemmeno i capelli stanno
come voglio io.
Come
potrebbe andare bene, perciò, se anche
l’acconciatura non mi piace?
«Sei
splendida.» si complimenta Niall. «E in
panico.» aggiunge poi, accompagnandomi
fino alla poltrona. Mi siedo, cercando di non stropicciare il vestito e
nascondo il viso tra le mani.
«Cosa
sto facendo?» chiedo, sull’orlo del pianto.
Niall
sorride, mi solleva il mento con dolcezza e mi costringe a guardarlo
negli
occhi.
«Harry
ti ama, Leighton. Non c’è il rischio che ti
abbandoni, non succederà mai,
perché sei tutto ciò che vede, tutto il suo
mondo. È ora che tu la smetta di
pensare al peggio, perché non ce n’è
motivo. Va tutto bene: è una giornata
splendida, tutte le persone a cui vuoi bene sono qui, ed hai un
testimone
stupendo che ha già minacciato di morte il tuo futuro sposo.
Perciò, piantala
di fare la paranoica e sorridi, perché sei
bellissima.» conclude, prima di
baciarmi la fronte e alzarsi in piedi.
Annuisco
e tiro su col naso – si, certe cose non cambiano mai, ed io
non sarò mai
delicata – e picchietto l’angolo
dell’occhio sinistro, da cui scende
un’accidenti di lacrima traditrice.
Se
mi si rovina il trucco, potrei incazzarmi sul serio.
«Hai
ragione. Ora và molto meglio, grazie.» gli sorrido
e prendo un respiro
profondo.
Niall
sorride di nuovo e si incammina verso l’uscita.
«Aspetta!»
lo blocco, un attimo prima che apra la porta e che mi lasci da sola di
nuovo.
«Puoi
dire ad Harry che lo amo?» chiedo, con voce tremante.
«Diglielo
tu stessa, è qui dietro.» ridacchia Niall. In un
attimo, esce dalla stanza e
richiude la porta.
«Ma
che cavolo…?» sbotto, provando ad uscire in
corridoio. Dall’altra parte, però,
qualcuno oppone resistenza, e la porta rimane stoicamente chiusa.
«Porta
sfortuna vedere la sposa.» la voce di Harry mi arriva
dall’altro lato ed ha
l’incredibile effetto di calmarmi, come sempre.
In
questi anni, ho quasi perso il conto di tutte le volte in cui ha
calmato i miei
attacchi psicotici. Bastava semplicemente un suo abbraccio, un bacio, o
una
carezza e tutti i problemi sembravano lontani, quasi un brutto ricordo.
È
questo, Harry, per me. È il mio porto sicuro, tutto
ciò che mi tiene ancorata a
questo schifo di realtà in cui la sfiga mi perseguita e in
cui condivido il DNA
con esemplari strani.
«Harry…»
mormoro, appoggiando la fronte sulla superficie fredda della porta.
«Si?»
la sua voce mi sembra quasi divertita, come se sapesse alla perfezione
ciò che
sto per dirgli. E probabilmente è così: ha sempre
saputo cosa mi passava per la
testa, senza che io parlassi.
«Ecco…
forse non è una buona idea, sposarci, intendo.»
comunico, con la voce rotta.
Dall’altra
parte ricevo solo un sonoro sbuffo.
«Ci
risiamo. Di nuovo.» borbotta Harry, spazientito. Non
è un discorso nuovo, per
lui, ed ha ascoltato le mie paranoie un numero pressoché
infinito di volte.
«No,
senti. Questa volta è una cosa intelligente.»
replico, indispettita.
«Ti
ascolto.» un lieve tonfo, e me lo immagino mentre si siede
per terra, con le
gambe incrociate e la testa appoggiata alla porta. Di sicuro ha gli
occhi
chiusi. Perché quando parla con me gli succede spesso:
probabilmente ha bisogno
di raccogliere tutta la sua pazienza possibile.
«Ora
immagina: ci sposiamo e tra diciamo dieci, quindici anni, tu non mi
sopporterai
più, perché ovviamente sarò ancora
più stupida di adesso, e avrò raggiunto dei
livelli di acidità inimmaginabili. Allora ti stancherai di
me, anche perché
sarò diventata brutta, bavosa e puzzolente. E mi lascerai o,
molto più
probabilmente mi ucciderai, in maniera brutale, tanto per farmi
scontare tutto
il nervoso che ti ho fatto passare e poi…»
«Sai
cosa immagino io, invece?» mi interrompe Harry. «Io
ti immagino con il
pancione, bellissima e raggiante, con il tuo sorriso fantastico e con i
capelli
raccolti. Ti immagino con le occhiaie, stanca, ma felice,
perché stai per
diventare mamma. E sarai una mamma fantastica. Ci immagino tra
cinquant’anni,
vecchi, seduti in veranda, insieme ai nostri nipotini. Ed anche
lì, sono sicuro
che sarai una nonna meravigliosa. Sai qual è il punto,
amore? Io non mi
stancherò mai di te, perché sei e sarai sempre la
cosa migliore che mi sia mai
capitata. Perciò facciamo così: io adesso vado a
sposarmi. Se mai decidessi di
raggiungermi, io sarò quello davanti
all’altare.» dopodiché sospira e sento i
suoi passi allontanarsi lungo il corridoio.
Ed
in questo preciso momento, capisco qual è la cosa giusta da
fare.
Passa
ancora qualche minuto, dopodiché la porta si apre di nuovo,
ed entra papà.
«Un
uccellino mi ha detto che eri preoccupata, tesoro.» sostiene,
venendomi
incontro. Mi aiuta a sistemare il velo dietro le spalle, in modo che
non si
spiegazzi.
«Niall
dovrebbe imparare a farsi i cavoli suoi.» borbotto,
imbarazzata. Papà
ridacchia, divertito. Sapete, abbiamo legato tanto, in questi anni. Ho
scoperto
di avere tante cose in comune con lui, più di quanto
pensassi. Compresa una
vena sarcastica e una buona dose di umorismo davvero esilarante.
Bridget ha
rischiato più volte di esaurire, ma per fortuna stare con
Louis l’ha fornita di
una pellaccia dura e coriacea.
Comunque,
tutto questo per dirvi che non posso fare a meno di paragonare il
matrimonio di
Giselle al mio. Il suo, è stato il punto di partenza, una
vera fortuna per me,
oserei dire.
Mi
ha portato Harry, mi ha portato papà e mi ha portato una
vita meravigliosa e
felice (certo, anche Giorgia, ma è solo un dettaglio). Il
mio matrimonio,
invece, è la fine, ma al tempo stesso è anche
l’inizio. Tutto quello che ho
passato, tutte le litigate, i pianti, i colpi di testa e le scenate
isteriche,
mi hanno portato nella stessa chiesa in cui tutto è
cominciato, davanti
all’altare, pronta a diventare la sposa dell’uomo
più fantastico del mondo.
Perciò,
ho solo un’altra cosa da dire: Parche, andatevene a fare in
culo, questa volta
Leighton O’Connell ha vinto.
Ferma
davanti all’inizio della navata, osservo Harry, che
è in piedi davanti
all’altare ed è evidentemente emozionato. Non mi
accorgo di niente, sono a
malapena consapevole di essere sottobraccio a papà. Non vedo
mamma, che piange
accanto a Giselle. Non vedo Bridget ed Erika, mie testimoni, ferme di
lato
all’altare. Non vedo Louis e Niall, testimoni di Harry,
dall’altra parte.
Vedo
solo il mio futuro marito, i suoi occhi verdi e il suo sorriso dolce.
Incespicando sui tacchi – non sia mai che mi risparmi una
figura del cavolo –
mi posiziono al fianco di Harry.
Papà
solleva il velo, scoprendomi il volto, e mi lascia un bacio sulla
guancia.
Faccio
un respiro profondo e sorrido.
«Guarda
un po’ chi si rivede. Ciao, amore.» sussurra Harry,
divertito.
«Zitto
tu. Mi hai incastrato con quel discorso malefico.» ribatto,
divertita. Il
prete, in piedi dietro di noi, tossicchia lievemente, poi mi guarda
come a dire
che è giunta l’ora che io stia zitta. Mi scuso con
un cenno del capo e con un
sorriso lieve e torno a guardare Harry.
«E
comunque ti amo.» concludo, un istante prima che il sacerdote
cominci a
parlare.
«Vuoi
tu, Harry Edward Styles, prendere la qui presente Leighton
O’Connell come tua
legittima sposa, per amarla, onorarla e rispettarla, in salute e in
malattia,
in ricchezza e in povertà, finché morte non vi
separi?»
Oddio.
E se avesse cambiato idea? Che faccio, se ora dice di no? Giuro che lo
uccido.
«Non
aspettavo altro.» conferma Harry, tranquillo. Nella sua voce,
non c’è la minima
traccia di dubbio, ma tutta la sincerità del mondo. Sospiro,
sollevata, e
probabilmente qualcuno se ne accorge, visto che sento un paio di risate
provenire da non troppo lontano. Ripromettendomi di uccidere Niall non
appena
avrò smaltito tutta questa dose di felicità,
torno a concentrarmi sul parroco.
«E
vuoi tu, Leighton O’Connell, prendere il qui presente Harry
Edward Styles come
tuo legittimo sposo, per amarlo, onorarlo e rispettarlo, in salute e in
malattia, in ricchezza e in povertà, finché morte
non vi separi?»
Silenzio
tombale e lievemente carico d’attesa. Probabilmente, qualcuno
si aspetta che io
dica di no. Sbuffo, irritata da questa mancanza di fiducia nei miei
confronti,
poi guardo Harry e gli sorrido. Lui ricambia, sereno, perché
a differenza di
quest’ammasso di malfidenti, sa che lo amo e non nutre alcun
dubbio al
riguardo.
«Si,
lo voglio.»
***
Trauma. Traaaaaaauma.
Cioè, voi ci capacitate del fatto che Wedding sia finita? In
tutta sincerità, io no. Perciò, Trauma.
Non c'è niente da dire su questo epilogo, se non che
è piuttosto scontato, ma io volevo che lo fosse.
Cioè, il matrimonio è il punto di tutta la storia.
Scusate, non so neanche cosa sto dicendo. Trauma.
Comunque, spero che vi sia piaciuto e che non vi abbia deluso,
perchè mi dispiacerebbe.
Perciò, fatemi sapere che ne pensate, okay? Ci tengo. Anche
voi, lettrici - o lettori, se ce ne sono - silenziose, fatevi avanti! :)
Niente, sono traumatizzata e non so nemmeno cosa dire.
Se non grazie.
Grazie a tutte le persone che hanno inserito questa storia tra le
seguite/preferite/ricordate. Grazie a chi ha inserito ME (incredibile,
ma vero), tra gli autori preferiti.
Grazie a chi ha commentato, a chi ha aspettato i miei capitoli,
nonostante la mia incostanza nel pubblicarli. E grazie anche a chi a
letto in silenzio. Grazie a chi mi ha contattato su Facebook, Ask e
Twitter e... GRAZIE.
Mamma mia, manco fossi il Presidente della Repubblica. Comunque,
sappiate che vi adoro tutte, dalla prima all'ultima.
GRAZIE.
Qui sotto, vi lascio il link della nuova long che ho pubblicato
lunedì e della OneShot dedicata a Wedding, dal punto di
vista di Harry.
E, oltre a quello, vi rilascio anche i contatti di Twitter, Facebook,
Ask e del gruppo
Facebook, che ho appena creato :):)
(cliccate sul nome)
Spero tanto che questa storia vi abbia emozionato un po', e magari
tenuto compagnia quando siete state annoiate, o tristi o anche solo
nostalgiche. Davvero, spero vi abbia lasciato qualcosa.
Con affetto,
Fede.
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