I Fiori del Male
«Non puoi permettere a tuo fratello di metterti i piedi in testa, Al!»
Gellert Grindelwald era disteso mezzo nudo su un vecchio letto
cigolante. Era alto e magro, con lunghi capelli dorati e una faccia
allegra e ribelle. Sembrava che dai suoi occhi azzurri irradiasse un
alone di trionfale bellezza. Albus Silente stava supino di fianco a lui.
«Cosa pretendi che faccia? Lo conosci, ormai dovresti aver capito ciò
che pensa di me.»
«Io ho capito ciò che pensa di ME, Al! Mi disprezza profondamente. Mi
guarda come se fossi un insetto piccolissimo da schiacciare. Non so
come facciate tu e zia Bathilda a sopportarlo! E’ così pieno di boria.
Si crede superiore a tutti.»
«Sei troppo duro con lui, non si tratta solo di questo, e lo sai»,
rispose Silente.
Grindelwald fece un gesto, come per scacciare una mosca molesta.
«Si, lo so. Ormai so tutto di tua sorella. Potrebbero ripetere ogni
singola parola anche i vecchi muri di questa casa. Mi hai fatto questa
grande confidenza e ti sono grato di essere stato sincero con me, ma
non riesci a pensare un po’ anche a te? Ad essere un po’ più egoista?
Non pensi a me? A noi?»
Il viso di Grindelwald era teso come una corda di violino, mentre
quello di Silente era attraversato da un velo di angoscia e
rassegnazione. Silente avvicinò la mano al viso del compagno, ma lui si
ritrasse.
«Certo che ci penso, Gellert. Cosa credi che pensi ogni secondo della
mia giornata lontano da te?», la voce era chiara e scandiva lentamente
ogni parola, «Ma mio fratello e mia sorella sono l’unica famiglia che
mi rimane. Mi sono ritrovato in questa situazione e devo assumermi le
mie responsabilità. Tutto il resto dovrà aspettare…»
«E quanto Albus? Quanto ancora dovrò aspettare? Dovrò attendere tua
sorella prima di essere guardato da te come la persona che ami?». Il
volto di Silente si illuminò per un attimo. «Ci nascondiamo come se
fossimo degli appestati! Non senti anche tu quanto tutto questo sia
umiliante? Perché non posso amarti, Albus? Se solo spiegassimo a tuo
fratello…»
«No!» tuonò Silente. Aveva improvvisamente alzato la voce ed era
diventato paonazzo. Quando aprì la bocca per rispondere la sua voce
tremava. «Nessuno deve saperlo, specialmente mio fratello.»
«Ma perché?», obiettò Grindelwald, «Non dovrei mai rivelare a nessuno
la parte migliore di te?»
«La tua parola, Gellert. Dammi la tua parola.»
Grindelwald fece un gesto di resa. Si avvicinò lentamente a Silente e
lo baciò. Le sue labbra erano nettare divino. Non c’era che da rimanere
incantati nella perfezione di quell’attimo. Una luce opaca filtrava
dalle tende chiuse nella stanza buia e illuminava i volti dei due
giovani, in chiaro stato d’estasi.
«Aspetterò ancora un po’. Se i nostri progetti si realizzeranno sarebbe
la fine di tutte queste responsabilità e staremmo tutti meglio, anche
tua sorella. Potremo vivere alla luce del sole finalmente.»
Grindelwald sorrise e vide, compiaciuto, che il compagno gli sorrideva di
rimando.
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