Cap. 3
A/N:
Scusate per l’enorme ritardo. In fondo al capitolo trovate le
risposte alle recensioni. Un grosso ringraziamento giacobino a Lucy
Light per il suo lavoro di betatura.
Capitolo 3
Cinquanta pennellate
di antiruggine
Il
cuore mi batte la marcia di Radetzky nel petto. Non appena
l’ascensore arriva al pianoterra e le porte si aprono, mi
precipito fuori. Sento il rumore di un tacco che si rompe e cado lunga
distesa. La bionda alla reception posa il piegaciglia per puntarmi
contro l’indice curatissimo ed esclama “Ah-ah!” con
voce nasale.
Umiliata, corro verso le grandi porte a vetri, contro le quali mi schianto. Non avevo notato il cartellino con la scritta Tirare.
Finalmente
mi ritrovo libera nella rinfrancante aria umida. Alzo il viso per
accogliere le prime gocce di pioggia, poi mi accorgo che si tratta di
un gatto che ha deciso di marcare la sommità dell’arcata
dell’ingresso e ha una pessima mira. Almeno non è una
lince. Mi pulisco con un fazzoletto di carta e cerco di recuperare un
minimo di equilibrio mentale prima di tornare alla macchina.
«Sta’
a sentire, che devi aggiornarti» mi dice la dea interiore,
leggendo un articolo dall’ultimo numero di Passive sfrante,
sulla cui copertina campeggia un’immagine di Loki con una canotta
a rete «Oggi è quanto mai sconveniente chiedere ad un uomo
se è un omosessuale. È più appropriato, invece,
domandare con nonchalance se “gli piace sentire la
presenza”, eventualmente accennando il movimento delle anche
tipico dei cani quando montano le gambe dei tavoli».
«Ti prego, smettila» le dico.
Mentre
mi lascio alle spalle il quartier generale della Brown GFB, ripenso
all’intervista e mi sento in imbarazzo. Per scacciare questi
pensieri, mi dico che forse sto reagendo in modo eccessivo a qualcosa
che esiste solo nella mia immaginazione (tranne la caduta
all’inizio, le mie costole mi suggeriscono che quella era vera).
Certo, Brown è una persona attraente ed intraprendente, ma allo
stesso tempo è così arrogante e dispotico. Però,
forse se lo può concedere: è arrivato a capo di un impero
finanziario ad una così giovane età, qualora non si fosse
ancora capito…
“Lascia
perdere, Vagy” mi dico. Tutto sommato, non vale la pena di
rimuginarci sopra. Non lo rivedrò mai più. E non
rivedrò mai più quell’esercito di valchirie
ossigenate, né tantomeno quegli addetti alla sicurezza che sanno
calzare il tacco 11 con molta più naturalezza ed eleganza della
sottoscritta. Che invidia!
Io
e Jill abitiamo in un complesso di villette a schiera vicino al campus.
Ho avuto fortuna: quando ha acquistato la villetta, la madre di Jill ha
accidentalmente accavallato le gambe à la Basic Instinct e ha
ottenuto uno sconto da favola. In più, l’affitto che le
pago è ridicolo. Insomma, le classiche sfortune di una
studentessa universitaria.
«Vagy,
sei tornata!» Jill è seduta in soggiorno, con un libro
aperto sul tavolo di fianco ad un sacchetto di gesso mezzo vuoto. Mi
corre incontro e mi abbraccia forte, ruttando come un beone mentre mi
stringe. «Non pensavo che l’intervista ti prendesse
così tanto tempo. Perché c’è questa puzza di
ammoniaca?».
«Non farci caso. L’intervista si è un po’ prolungata».
«Non
so proprio come ringraziarti. Magari ti compro un nuovo deodorante per
abiti. Ma dimmi un po’: com’è andata? Che tipo
è?».
Certo
che a volte è davvero asfissiante con le sue domande. Ah no, non
sono le domande, è il gas intestinale. Che posso dire?
«Diciamo
che sono felice che sia finita. Mi ha messo una certa soggezione.
È un tipo strano, intenso e… giovane».
«Piccoli
dilf crescono» commenta laconica Jill «Mi dispiace di non
averti dato qualche informazione in più, ma non pensavo di
trovarmi in queste condizioni».
«Hai un aspetto migliore, però. Hai mangiato la zuppa?».
«Sì» annuncia felice, e con un rutto poderoso spande una nuvola di polvere di gesso per tutta la stanza.
Controllo l’orologio. «Se mi sbrigo, riesco ancora a fare il mio turno da Fernow».
«Forse prima dovresti cambiarti il vestito. E scacciare quel nugolo di gatti che stanno raspando contro la porta».
Fernow
è la ferramenta più rinomata e, di conseguenza, la
più frequentata della contea. Sono contenta di avere qualcosa
per distrarmi da Tristan Brown. Oggi sono iniziati i saldi nel reparto
rosso e la clientela più raffinata si è riversata nel
negozio. C’è chi sventola una confezione da dodici candele
falliche, chi chiede dei consigli sulle catene da bondage, chi ritira
la testiera del letto decorata con frasi di Sacher-Masoch.
«Vagy!»
esclama il signor Fernow, un Thénardier bostoniano che, almeno
così si dice, si finge un immigrato polacco per beccarsi gli
spiccioli dello IOR «C’è da verniciare la gabbia
king size!».
Diamine,
l’avevo dimenticato. Dato che la gabbia è particolarmente
alta, indosso l’imbracatura di sicurezza: una tenuta nera da
servetta francese con grembiule bianco e tacchi alti.
«L’antiruggine
è quello verde occhi-di-tua-madre» dice Fernow poggiando
una scala a pioli contro la gabbia «Sbrigati e vedi di mostrare
un filo di chiappe, che voglio battere il record d’incassi».
Sospiro
e, prima di salire sulla scala, accendo la radio. Nell’aria si
diffondono le note di un sax, e quasi mi par di vedere Brooke Logan in
vestaglia che aspetta il prossimo con cui condividere l’alcova.
Che sia Tristan Brown?
No,
non devo pensare a queste cose. Mi concentro sul lavoro che devo fare
e, nonostante l’equilibrio decisamente precario, inizio a passare
l’antiruggine sulla gabbia. Nel farlo, mi domando chi possa
acquistare una gabbia così grande e kitsch, peraltro verniciata
in questo modo incedente…
«Vagy, hai finito?» La voce di Fernow mi distrae dai miei pensieri. «È arrivato il cliente!».
Bene, voglio proprio vederlo questo perver…
«Salve».
Merda. È lui. Tristan Brown.
«Sbaglio
o si è imbottito il pacco con l’ovatta?» osserva la
dea interiore. Ma non è questo il problema, al momento.
«Lei» dico, pietrificata.
«Lo
conosci?» domanda Fernow arricciandosi i baffi da villain, prima
di affrettarsi a dire: «Non si fanno sconti agli amici del
personale».
«Io
e la signorina Zinke ci siamo conosciuti stamattina» spiega lui,
sistemandosi una cravatta a righe fucsia e verde oliva molto sexy.
Annuisco.
«Non
sapevo che fosse brava anche con il bricolage» commenta lui
«Voglio che questa gabbia sia perfetta. Dovrò averla sotto
gli occhi per tutto il giorno ».
«A-ha!» esclamo con fare trionfante «Quindi ce l’ha una lince!».
«No, è per la promozione di Inga».
Il sorriso mi si spegne sul volto.
«Ma
vorrei che le altre ragazze non lo sapessero» spiega lui
«È un regalo perché ha dimostrato di sapersi
adattare ad un orario… flessibile».
«Capisco» dico «Mi ci vorranno altri cinque minuti».
«Prego»
dice lui. Riprendo a lavorare e mi pare di sentire un commento da parte
sua: «Brava, Geena… brava».
Non
appena ho passato l’ultima pennellata di antiruggine,
improvvisamente la musica alla radio cambia. Dal nulla si
materializzano dodici aitanti magazzinieri che, armati di phon,
iniziano ad asciugare la vernice. Altri due mi fanno scendere dalla
scala a pioli, mentre tutti intonano “Brava Geena,
brava…”.
«Silenzio!»
grida Fernow, sfoderando la frusta «Non vi pago per cantare!
Vedete di asciugare quella gabbia, se volete riavere il gabinetto nella
toilette!»
Partono
un paio di frustate che si mescolano a degli applausi, un po’
come i miei occhi si erano mescolati con quelli della mia prima cotta,
un dolore pazzesco. Tutti si voltano a guardare Brown. E
quell’infame sorride.
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E ora le risposte alle recensioni.
@blacksmokey: Ho pensato un bel po’ allo scambio di battute sul
corollario, anche perché volevo che fosse breve ma efficace. Mi
fa piacere che sia stato apprezzato.
@msmiumiu: Sono sempre felice quando riesco a far ridere qualcuno in
un’aula studio (cosa che a me capita spesso, perché
anch’io ho l’abitudine di girovagare per Internet durante
le pause caffè XD). Spero che anche questo capitolo sia stato di
tuo gradimento.
@Mrs_Depp: Se avessi saputo che quella sequenza sarebbe stata
così gradita, avrei aggiunto anche un paio di figure retoriche
extra XD Spero che l’attesa per il terzo capitolo sia stata
ripagata.
@lilyj: Chiaro che c’è ammmmmoreh. Perché c’è un noi. XD
@fanny_rimes: Grazie per i complimenti e anche per la pazienza
nell’attendere un nuovo capitolo. Anch’io sono esigente per
quanto riguarda le parodie, quindi sono felice di sapere che sto
facendo un buon lavoro.
Spero che manteniate la vostra pazienza nell’attesa del quarto
capitolo. Si sa, l’università impera ed è senza
cuore. A presto! (si fa per dire)
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