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Autore: Belfagor    02/02/2013    6 recensioni
Quando Geena Zinke, studentessa universitaria apparentemente sfigata ma very Mary Sue inside, accetta suo malgrado di intervistare Tristan Brown, giovane magnate dell'industria, non sa ancora quello che le capiterà.
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 3

A/N: Scusate per l’enorme ritardo. In fondo al capitolo trovate le risposte alle recensioni. Un grosso ringraziamento giacobino a Lucy Light per il suo lavoro di betatura.

 

Capitolo 3

Cinquanta pennellate di antiruggine

  

Il cuore mi batte la marcia di Radetzky nel petto. Non appena l’ascensore arriva al pianoterra e le porte si aprono, mi precipito fuori. Sento il rumore di un tacco che si rompe e cado lunga distesa. La bionda alla reception posa il piegaciglia per puntarmi contro l’indice curatissimo ed esclama “Ah-ah!” con voce nasale.
Umiliata, corro verso le grandi porte a vetri, contro le quali mi schianto. Non avevo notato il cartellino con la scritta Tirare.
Finalmente mi ritrovo libera nella rinfrancante aria umida. Alzo il viso per accogliere le prime gocce di pioggia, poi mi accorgo che si tratta di un gatto che ha deciso di marcare la sommità dell’arcata dell’ingresso e ha una pessima mira. Almeno non è una lince. Mi pulisco con un fazzoletto di carta e cerco di recuperare un minimo di equilibrio mentale prima di tornare alla macchina.
«Sta’ a sentire, che devi aggiornarti» mi dice la dea interiore, leggendo un articolo dall’ultimo numero di Passive sfrante, sulla cui copertina campeggia un’immagine di Loki con una canotta a rete «Oggi è quanto mai sconveniente chiedere ad un uomo se è un omosessuale. È più appropriato, invece, domandare con nonchalance se “gli piace sentire la presenza”, eventualmente accennando il movimento delle anche tipico dei cani quando montano le gambe dei tavoli».
«Ti prego, smettila» le dico.
Mentre mi lascio alle spalle il quartier generale della Brown GFB, ripenso all’intervista e mi sento in imbarazzo. Per scacciare questi pensieri, mi dico che forse sto reagendo in modo eccessivo a qualcosa che esiste solo nella mia immaginazione (tranne la caduta all’inizio, le mie costole mi suggeriscono che quella era vera). Certo, Brown è una persona attraente ed intraprendente, ma allo stesso tempo è così arrogante e dispotico. Però, forse se lo può concedere: è arrivato a capo di un impero finanziario ad una così giovane età, qualora non si fosse ancora capito…
“Lascia perdere, Vagy” mi dico. Tutto sommato, non vale la pena di rimuginarci sopra. Non lo rivedrò mai più. E non rivedrò mai più quell’esercito di valchirie ossigenate, né tantomeno quegli addetti alla sicurezza che sanno calzare il tacco 11 con molta più naturalezza ed eleganza della sottoscritta. Che invidia!

Io e Jill abitiamo in un complesso di villette a schiera vicino al campus. Ho avuto fortuna: quando ha acquistato la villetta, la madre di Jill ha accidentalmente accavallato le gambe à la Basic Instinct e ha ottenuto uno sconto da favola. In più, l’affitto che le pago è ridicolo. Insomma, le classiche sfortune di una studentessa universitaria.
«Vagy, sei tornata!» Jill è seduta in soggiorno, con un libro aperto sul tavolo di fianco ad un sacchetto di gesso mezzo vuoto. Mi corre incontro e mi abbraccia forte, ruttando come un beone mentre mi stringe. «Non pensavo che l’intervista ti prendesse così tanto tempo. Perché c’è questa puzza di ammoniaca?».
«Non farci caso. L’intervista si è un po’ prolungata».
«Non so proprio come ringraziarti. Magari ti compro un nuovo deodorante per abiti. Ma dimmi un po’: com’è andata? Che tipo è?».
Certo che a volte è davvero asfissiante con le sue domande. Ah no, non sono le domande, è il gas intestinale. Che posso dire?
«Diciamo che sono felice che sia finita. Mi ha messo una certa soggezione. È un tipo strano, intenso e… giovane».
«Piccoli dilf crescono» commenta laconica Jill «Mi dispiace di non averti dato qualche informazione in più, ma non pensavo di trovarmi in queste condizioni».
«Hai un aspetto migliore, però. Hai mangiato la zuppa?».
«Sì» annuncia felice, e con un rutto poderoso spande una nuvola di polvere di gesso per tutta la stanza.
Controllo l’orologio. «Se mi sbrigo, riesco ancora a fare il mio turno da Fernow».
«Forse prima dovresti cambiarti il vestito. E scacciare quel nugolo di gatti che stanno raspando contro la porta».

Fernow è la ferramenta più rinomata e, di conseguenza, la più frequentata della contea. Sono contenta di avere qualcosa per distrarmi da Tristan Brown. Oggi sono iniziati i saldi nel reparto rosso e la clientela più raffinata si è riversata nel negozio. C’è chi sventola una confezione da dodici candele falliche, chi chiede dei consigli sulle catene da bondage, chi ritira la testiera del letto decorata con frasi di Sacher-Masoch.
«Vagy!» esclama il signor Fernow, un Thénardier bostoniano che, almeno così si dice, si finge un immigrato polacco per beccarsi gli spiccioli dello IOR «C’è da verniciare la gabbia king size!».
Diamine, l’avevo dimenticato. Dato che la gabbia è particolarmente alta, indosso l’imbracatura di sicurezza: una tenuta nera da servetta francese con grembiule bianco e tacchi alti.
«L’antiruggine è quello verde occhi-di-tua-madre» dice Fernow poggiando una scala a pioli contro la gabbia «Sbrigati e vedi di mostrare un filo di chiappe, che voglio battere il record d’incassi».
Sospiro e, prima di salire sulla scala, accendo la radio. Nell’aria si diffondono le note di un sax, e quasi mi par di vedere Brooke Logan in vestaglia che aspetta il prossimo con cui condividere l’alcova. Che sia Tristan Brown?
No, non devo pensare a queste cose. Mi concentro sul lavoro che devo fare e, nonostante l’equilibrio decisamente precario, inizio a passare l’antiruggine sulla gabbia. Nel farlo, mi domando chi possa acquistare una gabbia così grande e kitsch, peraltro verniciata in questo modo incedente…
«Vagy, hai finito?» La voce di Fernow mi distrae dai miei pensieri. «È arrivato il cliente!».
Bene, voglio proprio vederlo questo perver…
«Salve».
Merda. È lui. Tristan Brown.
«Sbaglio o si è imbottito il pacco con l’ovatta?» osserva la dea interiore. Ma non è questo il problema, al momento.
«Lei» dico, pietrificata.
«Lo conosci?» domanda Fernow arricciandosi i baffi da villain, prima di affrettarsi a dire: «Non si fanno sconti agli amici del personale».
«Io e la signorina Zinke ci siamo conosciuti stamattina» spiega lui, sistemandosi una cravatta a righe fucsia e verde oliva molto sexy.
Annuisco.
«Non sapevo che fosse brava anche con il bricolage» commenta lui «Voglio che questa gabbia sia perfetta. Dovrò averla sotto gli occhi per tutto il giorno ».
«A-ha!» esclamo con fare trionfante «Quindi ce l’ha una lince!».
«No, è per la promozione di Inga».
Il sorriso mi si spegne sul volto.
«Ma vorrei che le altre ragazze non lo sapessero» spiega lui «È un regalo perché ha dimostrato di sapersi adattare ad un orario… flessibile».
«Capisco» dico «Mi ci vorranno altri cinque minuti».
«Prego» dice lui. Riprendo a lavorare e mi pare di sentire un commento da parte sua: «Brava, Geena… brava».
Non appena ho passato l’ultima pennellata di antiruggine, improvvisamente la musica alla radio cambia. Dal nulla si materializzano dodici aitanti magazzinieri che, armati di phon, iniziano ad asciugare la vernice. Altri due mi fanno scendere dalla scala a pioli, mentre tutti intonano “Brava Geena, brava…”.
«Silenzio!» grida Fernow, sfoderando la frusta «Non vi pago per cantare! Vedete di asciugare quella gabbia, se volete riavere il gabinetto nella toilette!»
Partono un paio di frustate che si mescolano a degli applausi, un po’ come i miei occhi si erano mescolati con quelli della mia prima cotta, un dolore pazzesco. Tutti si voltano a guardare Brown. E quell’infame sorride.


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E ora le risposte alle recensioni.

@blacksmokey: Ho pensato un bel po’ allo scambio di battute sul corollario, anche perché volevo che fosse breve ma efficace. Mi fa piacere che sia stato apprezzato.

@msmiumiu: Sono sempre felice quando riesco a far ridere qualcuno in un’aula studio (cosa che a me capita spesso, perché anch’io ho l’abitudine di girovagare per Internet durante le pause caffè XD). Spero che anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento.

@Mrs_Depp: Se avessi saputo che quella sequenza sarebbe stata così gradita, avrei aggiunto anche un paio di figure retoriche extra XD Spero che l’attesa per il terzo capitolo sia stata ripagata.

@lilyj: Chiaro che c’è ammmmmoreh. Perché c’è un noi. XD

@fanny_rimes: Grazie per i complimenti e anche per la pazienza nell’attendere un nuovo capitolo. Anch’io sono esigente per quanto riguarda le parodie, quindi sono felice di sapere che sto facendo un buon lavoro.

Spero che manteniate la vostra pazienza nell’attesa del quarto capitolo. Si sa, l’università impera ed è senza cuore. A presto! (si fa per dire)
  
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