N.B.
LEGGETE LA NOTA D’AUTRICE, È IMPORTANTE!
Capitolo
7: È
giunto il momento.
Nervi.
«Dov’è
la principessa? È in ritardo! Sei tu che devi occuparti di
lei!»
Ner-vi.
«E
vedi di ascoltare quando la gente ti parla! Devi prenderti le
tue responsabilità!»
N-e-r-v-i.
«Allora?
Dov’è? Non l’avrai nascosta da qualche
parte perché non
vuoi farla sposare, vero? Questo è un giorno importante per
la principessa Rin,
non devi prendere questa situazione come se fosse un gioco! Se il
principe
Kaito e la principessa Rin non si sposano i regni non troveranno mai la
pace,
anzi, molto probabilmente finiremo in guerra! Perciò vedi di
dirmi
immediatamente dov’è la principessa altrimenti te
la farò pagare, non mi
interessa che sei il suo prediletto!»
NERVI!
«Taci
vecchia!» Len non ce la faceva più. Appena erano
tornati
dalla loro uscita Rin era stata letteralmente trascinata via dalle
serve del
castello cosicché potesse essere preparata per la festa di
quella sera; Len
aveva tentato di seguirla ma come era ovvio che accadesse era stato
spedito a
fare altro malgrado la proteste della principessa. In realtà
non c’era molto da
fare, ma trovavano sempre tutte le scuse del mondo per allontanarlo da
lei.
Così, dopo aver controllato che fosse tutto apposto, il
salone ben decorato, la
sala da pranzo pronta con tutti i cibi per il banchetto, i giardini con
tavoli
e sedie per i commensali, l’entrata al castello riccamente
addobbata e i vari
domestici, cuochi e quant’altro pronti ed efficienti era
andato a prepararsi
anche lui.
Quella
sera avrebbe avuto il privilegio di stare al fianco della
principessa in veste di accompagnatore e non di servo. Sarebbe stato
impeccabile. Aveva comprato uno smoking che si abbinasse
all’abito della
principessa: la lunga giacca era color oro bordata di nero. Il colletto
alzato
ed abbottonato da metà petto fino all’attaccatura
dei pantaloni lasciava vedere
la camicia bianca, ed attorno al collo aveva legato un foulard dello
stesso
bianco candido. I pantaloni erano più semplici, neri, e ai
piedi indossava dei
lucidi stivali anch’essi neri. Si era anche legato i capelli
in una piccola
coda con un nastrino nero. Ironia della sorte, sembrava un vero
principe con
quell’abito. E sembrava anche più grande.
Appena
pronto era uscito diretto alle stanze di Rin, ed era così
che aveva scoperto che lei era sparita. Appena dopo essere stata
vestita con un
abito che non era quello che lui
le
aveva appena regalato era uscita dicendo che sarebbe andata a
chiamarlo, ma
così non era stato. Lui non l’aveva vista da
nessuna parte. Non aveva idea di
dove fosse, ma tutti si erano accaniti su di lui, tempestandolo di
domande e
facendogli salire i nervi a fior di pelle.
«Tacete
tutti! Per quanto mi costi ammetterlo non ho idea di dove
sia, non è venuta a cercarmi, non mi ha detto che volesse
andare da qualche
parte altrimenti a quest’ora sarei con lei e non so dove
potrebbe essere! Se
magari non mi aveste cacciato questo non sarebbe successo! Ora, voi la
cercate
in ogni angolo del castello, io andrò a cercarla fuori. Se
la trovate
avvisatemi immediatamente, sono stato chiaro?» Essendo
gemello di Rin anche lui
aveva solo quattordici anni, ma in quel momento, circondato dalla
maggior parte
dei servi del castello, aveva un’età indefinita in
grado di intimorire tutti.
«Allora?»
Tutti si riscossero ed annuendo in fretta andarono a
cercare la principessa per tutto il castello. Len si diresse
immediatamente
fuori, con un posto ben preciso in mente. Era vero, non sapeva dove
fosse, ma
una mezza idea se l’era fatta. Una volta fuori dal castello
attraversò in gran
fretta il cortile e si addentrò nel giardino di rose.
Superò il centro dove si
ergeva un magnifico gazebo anch’esso allestito per la festa
(era stato
preparato per i due futuri sposi, per concedergli un po’ di
“privacy” dopo
l’annuncio) ed andò verso il labirinto che si
trovava poco più in là. Per buona
parte percorse la strada giusta, quella che l’avrebbe portato
al lago sul
retro, ma ad un certo punto si fermò. Guardò
l’alta siepe davanti a lui per un
attimo e quando individuò un piccolo nastro dorato lo
tirò, riuscendo a
spostare con facilità una grande sezione di rami
così da poter passare
dall’altra parte.
Davanti
a lui si figurò un enorme e fitto bosco. I grandi alberi
non permettevano alla luce di penetrarvi all’interno,
così da renderlo
estremamente buio. Si avvicinò ad uno dei prima alberi e
fece un piccolo
sorriso. Aveva indovinato: appeso ad un ramo c’era un abito
molto elaborato,
nero e oro, finemente decorato. Ai piedi dell’albero
c’erano delle scarpe con
il tacco alto color oro affiancate dalla corona che Rin tanto odiava.
Len si
tolse giacca, cravatta e stivali e lasciò il tutto insieme
alle cose di Rin. Si
addentrò nel fitto bosco e dopo alcuni minuti di cammino
scorse una parete di
roccia nella quale si apriva una grotta. Len entrò piano
senza far rumore ed
avvertì l’eco della voce della sorella.
Addentrandosi ancora di più arrivo al
centro della grotta che si apriva in una grande
“stanza”, e al centro di essa,
davanti ad una lapide, c’era Rin, in piedi che ballava, a
ritmo della dolce
melodia che canticchiava.
Len
riconobbe immediatamente la melodia, così
cominciò a cantare:
«Nella
culla del tempo
Ciò che
vidi fu un sogno terribilmente freddo
Ma tu cantavi per me
Una gentili,
gentile ninna nanna
Rin
interruppe il suo canto e si girò verso di lui. Non gli
chiese
niente, semplicemente sorrise, ed iniziò anche lei a
cantare, rispondendo alle
sue domande.
Cosa desideravi?
- Un mondo che non
finisse mai-
Cosa desideravo?
-La fine del mondo
...?-
“La voce
prescelta,”
Con esitazione e
dolore
- Con sorrisi e
consolazioni -
“Continua
a cantare”
Trasformando
l’afflizione in gioia
-Mutando il dolore
in sorrisi-
Stai camminando in
mezzo alla distruzione senza speranza?
-Tutto quello che
posso fare è pregare-
Voglio salvarti
- Voglio proteggere
questo mondo -
“Desidero
ardentemente l’intersezione che deve ancora
arrivare”
Voglio concludere
tutte le vite con le mie mani
- Voglio portare la
pace e la benedizione per il mondo senza fine
-
Ah, non si
può raggiungere
- Il mio cuore non
si può raggiungere -
“I nostri
desideri lasciarono solo illusioni, ricominciando
un’altra volta ancora”
Rin
intanto che cantava
ballava, e il suo spettacolo era ciò che di più
magnifico si potesse vedere.
Volteggiava nella grotta, con i piedi nudi a contatto con la roccia
fredda ed
indosso solo la leggera sottoveste bianca. Con le braccia reggeva un
lungo
drappo dorato, che risplendeva ogni volta che la luce che filtrava tra
le crepe
della grotta la raggiungeva. Len prese fiato per due secondi e riprese
a
cantare la melodia
È
giunto il momento»
e
a quel punto Rin cadde
a terra, come sfinita dal canto.
«Lady
Rin!» Len corse dalla sorella che pian piano si stava
rialzando, pronto a fare qualunque cosa potesse servire per aiutarla.
Stava impazzendo,
temendo che Rin si fosse fatta seriamente male, ma lei,
all’improvviso, si girò
verso di lui e lo guardò con un gran sorriso.
«Ops,
sono caduta!»
«Oddio
principessa, mi ha fatto preoccupare! Credevo che si fosse
ferita!»
«Tranquillo
Len, non mi sono fatta niente!»
«Sicura?»
«Sicurissima!
Anzi, sono arrabbiata con me stessa perché sono
inciampata nei miei stessi piedi! Eppure ci stava venendo
così bene!»
«Non
si arrabbi, non è colpa sua. È vero, è
caduta, ma non deve farsene
una colpa. Capita. È stato comunque bellissimo poter cantare
assieme.»
«Anche
per me è stato bellissimo. Era da tanto che non cantavamo.
È un peccato… Comunque non credevo che la
ricordassi ancora.»
«Non
potrei mai dimenticare una canzone tanto importante per la
mia principessa.»
«Lecchino.»
«Non
è così. Lo sa che ci tengo a lei.»
«Certo
che lo. Per questo ci vogliamo bene, vero?»
«Vero.»
«…
Senti Len…»
«Mi
dica.»
«Secondo
te lei mi voleva bene?» chiese Rin indicando la lapide.
«Senza
ombra di dubbio,» rispose Len guardando il nome inciso
sulla pietra «le voleva sicuramente bene. Me
l’aveva detto lei stessa no? La
canzone è un suo dono, giusto?»
«Già…»
Rin chiuse un attimo gli occhi, ed insieme a Len
ripensarono a qualche tempo prima, quando Rin per la prima volta aveva
portato
il suo servo in quella grotta.
“Allora
Len, adesso ti porto in un posto che nessun altro a parte
me conosce. Beh, in realtà c’era anche mio padre.
Ma appunto c’era, quindi ora
lo so solo io.”
“E
se mi è concesso chiederlo, perché lo vuole far
sapere anche a
me?”
“Così.
Sei il mio servo, non si sa mai che ti torni utile
saperlo.”
“Come
desidera.”
I
due ragazzi uscirono dal castello, mentre la notte cominciava a
scendere.
“Non
sarebbe meglio andare un altro giorno? Ormai è tardi, si sta
già facendo buio.”
“Non
preoccuparti, conosco la strada a memoria. Non mi perderei
nemmeno in mezzo ad una tempesta di neve, figurarsi al buio”
e così dicendo
proseguì spedita verso il giardino delle rose.
Len
le andò subito dietro, senza perderla d’occhio
nemmeno per un
secondo. Guardò furtivo le guardie del castello che
sorvegliavano l’esterno, ma
nessuna di loro sembrava prestare attenzione ai due.
“Per
quanto gli riguarda io potrei anche sparire senza lasciare
traccia, quindi poco gli importa dove vado. Non ci seguiranno, anche
perché
gliel’ho vietato.”
Superarono
il gazebo e raggiunsero il grande labirinto formato da
alte siepi.
“Conosci
la strada per uscire da questo labirinto?”
“Le
strade. Una porta al cancello principale, una alle
coltivazioni di corte, un’altra ancora alla zona di
allevamento, una alle
stalle, e l’ultima al lago sul retro, oltre alle varie strade
senza uscita o
che portano alle celle o in mezzo ai cani da guardia.”
“Chiederti
come fai a saperlo immagino sia inutile, vero?”
Len
sorrise senza rispondere. Sapeva tutte le strade del labirinto
perché erano stati loro stessi, insieme all’aiuto
della madre e del padre,
prima dell’incidente, a creare la mappa del labirinto. Sin da
piccolo Len aveva
una memoria fotografica molto sviluppata, quindi gli era bastato poco
per
ricordare tutte le vie giuste.
“Figurarsi.
Beh, caro il mio servo, sappi che questa volta ti
sbagli. C’è una strada che non conosci.”
“Davvero?
Strano, non credevo di averne dimenticata una.” Len si
mise a ragionare ma no, era impossibile, non poteva aver dimenticato
una
strada.
“Infatti
sei stato bravo, hai elencato tutte le strade scritte
sulla mappa, ma te ne manca comunque una.” Terminando la
frase la principessa
si fermò davanti una delle pareti di siepe del labirinto.
Mentre parlavano
infatti avevano cominciato a percorrerlo e Len era convinto che si
stessero
dirigendo al lago, ma a quanto pareva non era così. La
principessa lo fece
mettere vicino a lui e gli indicò un punto nella siepe:
anche se era buio Len
vide un sottile nastro d’oro legato ad uno dei rametti. La
principessa lo tirò
e così facendo parte della siepe si aprì: il
nastro infatti era collegato a
tanti altri e in questo modo bastava un tiro leggero per far smuovere
vari
rami, aprendo un passaggio.
Senza
lasciargli il tempo di parlare Rin lo trascinò con
sé verso
il bosco in fondo alla proprietà dei Kagamine. Prima di
addentrarsi si tolse le
scarpe e il vestito senza curarsi sella presenza di Len, che nel
frattempo era
parecchio arrossito. Dopo averlo esortato a togliersi anche lui le
scarpe lo
prese per mano e lo trascinò in mezzo agli alberi. Dopo un
breve tragitto Len
vide una grotta che si apriva nella roccia e fu proprio li che Rin lo
portò. Dopo
aver percorso uno stretto corridoio arrivarono ad una parte
più ampia della
grotta, una specie di enorme stanza. Al centro c’era una
croce di pietra
illuminati dai raggi di luna che filtravano dalla roccia.
Una
volta abbastanza vicini Len scorse il nome su quella che si
era rivelata essere una tomba:
-Sharin
Lily Kagamine, morta per proteggere il futuro dell’Oro-
“Questa
è la tomba di mia madre. È morta anni fa, quando
ero
ancora molto piccola, quindi non mi ricordo molto di lei. Vedi? Ho
preso il suo
nome, anche se ormai nessuno mi chiama così.
“Sharin Lenka Kagamine”, non
lo trovi un nome orribile ed esagerato?” Len
fece fatica a rispondere: trovarsi così
d’improvviso davanti alla tomba della
madre era stato traumatico. Era un miracolo che non fosse scoppiato a
piangere.
“Comunque,
non ti ho portato qui per lamentarmi. Volevo
raccontarti una storia che mi raccontò mia madre poco prima
di morire. Siediti
qui.” Rin si era seduta davanti alla tomba con Len accanto.
“La
storia narra la leggenda di questo regno. Si racconta di come
un tempo tutti i paesi fossero uniti in uno solo e di come il suo
equilibrio
fosse governato dalla presenza di un enorme drago nero. Questo drago
viveva in
una grotta come questa e per compiacerlo e venerarlo il popolo offriva
una
giovane ragazza con grandi abilità canore e di danza. Essa
doveva placare la
collera del drago quando si sarebbe manifestata, ed era conosciuta da
tutti
come Diva. Purtroppo la Diva non aveva vita lunga: il danzare e cantare
in modo
continuo la sfiniva fino alla morte, ed a quel punto si sceglieva una
nuova
Diva. Arrivò il giorno in cui fu scelta una giovane
fanciulla dai capelli
dorati come Diva. La madre si oppose con tutte le sue forze,
inutilmente. La
fanciulla fu portata via. Il fratello gemello però
continuò a sentire la sua
voce; così, dopo anni di attesa e la morte della madre,
partì alla ricerca
della sorella. Quando raggiunse la grotta del drago incontrò
un ragazza che gli
sbarrava la strada: era la Guardiana che aveva il compito di fermare
chiunque
tentasse di liberare la Diva, anche a costo di morire. Il ragazzo
lottò strenuamente
e quando sembrò tutto perduto ruppe la maschera della
Guardiana. Come se fosse
stata colpita al cuore essa si immobilizzò così
il ragazzo raggiunse la
sorella. Purtroppo però era arrivato tardi: la ragazza, dopo
averlo visto ed
avergli sorriso dolcemente, si accasciò al suolo, stremata.
Il fratello la
raggiunse ed implorando per la sua salvezza la strinse a sé.
All’improvviso un
bagliore verde li avvolse e la Diva sembrò riprendere tutta
la vitalità e forza
persa in quegli anni. I due gemelli si strinsero forte e guardarono
senza
timore il drago che stava per scagliare tutta la sua furia su di loro,
pronti a
morire, felici di essere si nuovo insieme. Prima di colpirli
però la Guardiana
si parò tra loro, e dopo aver sorriso ai due ragazzi una
grande luce bianca
riempì la grotta. Nessuno conosce il vero finale della
leggenda, ma tutti sono
d’accordo su una cosa: la Guardiana si sacrificò
per proteggere i gemelli e
così facendo i drago nero morì, sconvolgendo
l’equilibrio del mondo. Per questo
ora è divido. Si dice anche che la Guardiana
diventò lei stessa il drago e che
ancora oggi riposi, aspettando che arrivi il momento adatto per sparire
del
tutto, il momento in cui il mondo saprà gestirsi da
solo.”
“E
i gemelli?”
“Una
versione dice che sono morti, ma non mi piace molto. Da
allora comunque si crede che i gemelli abbiano una forza ed un potere
nascosto
in grado di governare il mondo. In fin dei conti secondo la leggenda
è proprio
grazie a loro che il mondo si è salvato, ma forse a causa
loro è nato un nuovo
drago in grado di distruggere tutto quando lo riterrà
necessario.”
“Perché
ha voluto raccontarmi questa storia?”
“Per
tu hai salvato il mio mondo come il ragazzo della leggenda
uccidendo il drago, ed hai salvato me, la Diva. Forse però
è un male, salvandomi
forse hai dato vita ad un drago in grado di distruggere tutto. Come la
Guardiana.”
“Io
non la vedo così.”
“E
come la vedi?”
“Secondo
me sì, posso essere paragonato al ragazzo, ma in quanto
ho salvato la vita di una povera ragazza uccidendo il drago che la
teneva
prigioniera. Poco importa se ho creato un nuovo drago,
l’importante è aver
protetto la Diva.”
“E
la guardiana?”
“Non
saprei, è l’unico personaggio della storia che mi
manca.”
“Quindi
la tua teoria non può essere considerata valida.”
“Io
continuo a considerarla tale.”
“Fa
un po’ come vuoi!” La principessa si
abbracciò le ginocchia ed
vi affondò il viso. Dopo un attimo di silenzio Len le
poggiò una mano sulla
testa, e disse
“Secondo
me la guardiana è sua madre, la regina Lily.”
“Come
scusa?”
“Lei
è morta dopo averla salvata, giusto? Non le sto dando la
colpa della sua morte, non oserei mai, è stato un tragico
incidente, ma come la
Guardiana della leggenda ha deciso di salvare la vita della sua Diva.
Ed ora
protegge il mondo della sua Diva.”
“…
Detta così mi piace…” La principessa
arrossì e sorrise
leggermente.
“Visto?
Le sono tornato utile?”
“Tu
mi sei sempre utile! Lo sarai di più però se
impari questa!”
Rin tirò fuori un pezzo di carta su cui era scritto il testo
di una canzone.
Era diviso in frasi diverse che dovevano cantare separatamente o
contemporaneamente, o frasi uguali. Leggendolo alla veloce
scoprì che era il
testo della leggenda. Sul retro era riportato anche lo spartito per
suonarla al
piano e al violino.
“Entro
quando dovrei impararla?”
“Subito!”
“Subito!?
Ma è lunghissima, per non parlare della
difficoltà! E
poi non ho neanche il violino con me, figurarsi il piano!”
“Non
preoccuparti! Ho già pensato a tutto io!” Rin
prese una
scatola di legno, che aprendosi rivelò essere un carillon.
“Trovare
qualcuno che riuscisse a costruirlo è stato difficile, ma
almeno hai una base su cui allenarti quando non sei con me. Ora fallo
partire,
ti farò sentire com’è!” Len
iniziò a girare la manovella del carillon e la
principessa iniziò a danzare. Prima un ballo lento, leggero,
quasi mimando una
scena di vita quotidiana. Poi cominciò a cantare, e da quel
momento in poi Len
non poté far altro che guadarla pieno di meraviglia.
«Tu
allora dicesti che mia madre mi protesse, che protesse la sua Diva. Ci
credi
ancora? Credi ancora che mia madre mi protegga?»
«Sì,
lo credo ancora, ed anzi, ne sono sicuro.»
«Ma
io non ho fatto niente di buono. Sono malvagia, non merito la
sua protezione.»
«Lei
è sua madre lady. Qualunque cose abbia fatto la
proteggerà,
perché è la sua bambina, la sua amata figlia. Non
potrebbe mai volere il male
per lei.»
«Ma
mio padre…»
«Suo
padre non centra. Tutto quello che ha fatto l’ha fatto dopo
la morta della regina Lily. Non che questo lo giustifichi, ma anche lui
era
buono. È stata lei a dirmi che vivevate una vita felice,
senza problemi. Suo padre
era un uomo buono e gentile e non avrebbe mai fatto del male a sua
figlia se
non fosse morta la regina, ne sono sicuro. È stata la sua
morta a farlo
impazzire, a farlo diventare un mostro, un demone. Perciò
non deve
preoccuparsi: lei non diventerà mai malvagia, glielo posso
assicurare, perché non
permetterò che accada mai niente che possa farla diventare
tale.»
«Sicuro,
sicuro… Hai un po’ troppe sicurezze per essere
solo un
ragazzino!»
«Non
importa l’età. Per lei io sarei in grado di
attraversare le
fiamme e di rinascere dai morti se necessario. Per me non esiste nulla
di
impossibile o esagerato se è per proteggerla e saperla al
sicuro.»
«Esageri
come al tuo solito.»
«Forse
ha ragione.» I due fratelli restarono un po’ seduti
davanti
alla tomba della madre, ognuno perso nei propri pensieri.
«Forza
principessa, dobbiamo andare. È giunto il momento tanto
atteso.» La principessa, che alla giovane età di
14 anni aveva un regno da
gestire ed un matrimonio alle porte, fece un grosso respiro, diede un
bacio
alla tomba della madre e si avviò mano nella mano con il suo
amato servo verso
il castello.
Fine
prima parte
Nota
d’autrice:
non uccidetemi! Abbassate tutte le armi, fucili,
mitra, bombe a mano, bazooka e quant’altro!
Fatto? Ora posso parlare senza rischiare di morire? Ok… Ehi, giù anche la
pistola ad acqua, se
mi bagno mi ammalano, fa un freddo cane in sta città!
Bene,
ora posso
dirvi con “calma e serenità”: vi
annuncio che questa è la fine della prima
parte di Aku no Musume! In realtà volevo interromperla
già la settimana scorsa
ma poi ho pensato che questo capitolo fosse più conclusivo,
quindi ho scelto di
finire oggi. Il motivo è semplicissimo: ho solo scritto
altri 2 capitoli della
storia. Non volendo lasciarvi in attesa con una storia incompleta ho
preferito
farla finire e dividerla. Proprio per questo non ho idea di quando
comincerà la
pubblicazione del seguito, dipende tutto dal tempo che ho per scrivere
e dall’ispirazione
che mi viene.
Quindi
con sommo
dispiacere vi annuncio che prima o poi tornerò,
farò il possibile perché sia
più prima che poi, promesso!
Prima
di
concludere vi annuncio che anche in questo capitolo
c’è la citazione ad una
canzone ed è davvero semplice, quindi si tratta
più che altro di chi mi
scriverà prima rispetto agli altri. Come sempre per dubbi o
problemi di
qualunque natura chiedete pure a me, sono sempre disposta a rispondere
a tutto.
Ora
i
ringraziamenti finali (mi viene quasi da piangere a pensare che non vi
sentirò
per chissà quanto tempo):
Hikari Megami (la
mia piccola
che anche se non mi ha più scritto so che legge sempre la
mia storia e quindi
le voglio tanto bene ♥)
Glasgow_R_evolver
(che spero abbia seguito la mia storia fino a qui e che le sia piaciuta
^^)
Ayukiko_Watarai
(che come sempre è la prima ad indovinare le citazioni e che
abbraccio forte
forte perché ama la mia storia e
perchéééééé….
vabbeh, il perché lo sappiamo
noi ^^ Tornerò su efp con le due storie dedicate, quindi non
sparisco per
troppo tempo ^^)
REAwhereverIgo (visto
che ho spiegato del padre? Vuoi le cose troppo in fretta, impara ad
aspettare,
anche perché ora non puoi fare diversamente V.V)
Raven
Cullen (che
ama i Kagamine per i miei
stessi motivi quindi è da amare tanto tanto ^^)
Silver
Wings (che ha scritto una recensione ad un capitolo a caso ma va bene
comunque
XD Mi dispiace che sei arrivata solo adesso, spero che leggerai il
seguito
quando uscirà ^^)
SabryKagamine
(che spero mi abbia seguita fino alla fine apprezzando la mia storia ^^)
Blue_Flames (idem
come sopra :D)
Alla
prossima storia, con enorme affetto,
See
ya, ElPsyCongroo
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