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"Sii misericordioso con me, O Dio, sii misericordioso con me!
Poichè la mia anima ha fede in Te; E nell'ombra delle Tue
ali io cercherò rifugio." Salmo 57:1
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The Coldest December
By Aimee
Epilogo
Traduzione di Erika per
EFP
"Sono l'unica da biasimare per questo.
Chissà come finisce sempre così.
Volando sulle ali dell'orgoglio egoista,
volo troppo in alto,
e come Icaro, cado."
~Jars of Clay
Rimase in attesa davanti a me, nervoso, gli occhi turbati nascosti da
ombre profonde e dalla maschera che avevo desiderato mille volte non
esistesse. Le sue labba non pronunciarono una singola
sillaba, e
anche io mi ritrovai a non riuscire a parlare. Il soffice fruscio del
suo mantello e del vento erano gli unici suoni che sentivo, a parte il
battito del mio cuore.
Poi parlò, con una voce tanto profonda quanto toccante. "Ti
stavo cercando."
In un qualche modo riuscii anche io a trovare la voce, ma mi
suonò piccola e sconosciuta. "Davvero?" bisbigliai,
bagnandomi
le labbra nervosamente. Non rispose.
Osservai in silenzio mentre toglieva la trasformazione, lasciando una
figura meno intimidatoria della precedente. Mamoru sembrava
disperatamente perso mentre era in piedi davanti a me, i vestiti
fradici, le ciocche di capelli appiattite contro la fronte, gli occhi
supplicanti fissati sui miei. "Usa," mormorò, tanto piano
che
riuscì a malapena a sentirlo. "Io ... " Fu interrotto da un
improvviso attacco di tosse e io sgranai gli occhi, destata dal mio
intorpidimento.
"Stai male!" esclamai, allontanandomi dal mio riparo e andando sotto la
pioggia gelata. Lo raggiunsi in due passi lunghi, ma lui mi
afferrò le spalle e mi riportò dove era asciutto.
Io gli
tirai la manica, portando anche lui via da sotto la pioggia ... e
più vicino a me. Gocce di pioggia scivolarono giù
dalle sue guance pallide fino al mento. Tremò nonostante il
cappotto nero pesante che indossava. "Da quanto era qui fuori?"
domandai, scioccata dalla sua apparizione.
"Sin da quando sei uscita," fu la debole risposta.
Ero inorridiita. "Mio Dio. Mamoru, dobbiamo riscaldarti! Che stavi
pensando?" Avrei potuto picchiarlo per la sua idiozia e magari l'avrei
fatto se il taxi non fosse arrivato in quel momento e il clacson non
fosse stato troppo forte per quell'ora della notte.
"Andiamo," dissi, trascinandolo verso la macchina. "Potremo parlare
dopo che ti sarai asciugato."
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La corsa in taxi cominciò in perfetto silenzio, a parte il
debole ticchettare della pioggia gelata sulle finestre. Vedevo le
strade, i vicoli scuri e gli edifici passare senza alcun interesse e
ogni tanto lanciavo sguardi al ragazzo tremante accanto a me. Era calmo
e provato. Mai lo avevo visto così piegato. Fissava le
proprie mani con fare miserabile. Una volta o due lo vidi chiudere gli
occhi con forza e scuotere piano la testa, come se stesse cercando di
dimenticare un pensiero spiacevole. Il mio cuore si strinse davanti
alla tristezza che vedevo sulla sua faccia. Nell'oscurità
dell'abitacolo, la mia mano cercò la sua. Le mie dita calde
si intrecciarono con quelle mezze gelate di lui e diedero una stretta
rassicurante. Lui si lasciò sfuggire un sospiro lento.
La corsa finì nel giro di pochi minuti e non appena fummo
usciti dal taxi, reclamai nuovamente la sua mano con la mia. Non solo
mi sentivo incredibilmente in colpa per il suo stato, mi sentivo ancora
male per tutto quello che gli avevo detto e fatto. Avevo sbagliato a
non voler sentire cosa aveva da dire. Non aveva mai avuto
l'opportunità di difendersi dalle mie accuse e ora avevo
tutta l'intenzione di lasciare che parlasse. Ma prima doveva scaldarsi.
I suoi brividi mi preoccupavano.
La mano che stringevo si irrigidì quando entrammo
nell'ascensore e ancora una volta il senso di colpa mi scorse dentro
come veleno, quando ricordai il terribile litigio che avevamo avuto
esattamente in quel punto. Alzando gli occhi al suo viso, che era teso
nel tentativo di ignorare il mare di sensazioni dolorose in cui stava
sicuramente annegando, gli dissi piano, rompendo il silenzio tra noi.
"Mi dispiace Mamoru. Per tutto quanto."
Il suo sguardo cadde a terra, ma annuì anche lui. "Dispiace
anche a me, Usagi.". La sua voce era bassa e tranquilla, e nascondeva
la minaccia di una imminente esplosione di emozione. Prima che potessi
rispondere, le porte dell'ascensore si aprirono, e la mano attaccata
alla mia mi portò gentilmente lungo il corridoio appena
illuminato. Rimasi in piedi, ferma e paziente, mentre usava la chiave
di case e teneva aperta la porta per me.
"Sei gelata," commentò lui piano. "C'è una
coperta sul divano del salotto. Vai a scaldarti e ti
preparerò un po' di tè."
"No, farò io del tè," replicai io rapidamente,
aiutandolo a togliersi il cappotto bagnato che gli stava addosso come
una seconda pelle. "Voglio che tu ti cambi. Tremi come una foglia."
La testa gli si abbassò piano, lo sguardo sul mio viso. Era
chiaramente troppo esausto e infreddolito per discutere. Lo spinsi
leggermente verso la camera da letto, e lui per fortuna
eseguì il mio comando materno senza un'altra parola.
Guardando la sua figura sparire, sentii una stretta al petto e allo
stomaco. Era una sensazione strana ... non completamente spiacevole.
Era qualcosa di simile all'affetto, credo. Non proprio amore .... ma un
senso di profondo attaccamento. Sorrisi per la prima volta quella sera
e mi diressi in cucina per preparare un po' di tè caldo, per
riscaldarci entrambi.
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Era una scena familiare. Noi due, seduti sul pavimento davanti al
fuoco, le tazze fumanti in mano; ma l'umore era parecchio diverso. Non
era spiacevole e non vi era tensione nell'aria. Non avevamo detto quasi
nulla, semplicemente godendoci la pace che c'era tra noi, lasciando che
lenisse le nostre ferite.
I brividi che provenivano dal mio compagno cessarono piano mentre gli
sforzi combinati dei vestiti caldi, del tè caldo e del fuoco
scoppiattante andavano a scaldare le sue membra. Lo osservai
attentamente mentre iniziava a rilassarsi e a respirare normalmente.
Gli occhi rimanevano bassi, anche se i tratti del suo viso si erano
notevolmente addolciti. Il giorno era stato duro e senza dubbio lui era
sfiancato da una fatica fisica ed emotiva. Ma per quanto volessi
vederlo riposare, sapevo che non era tipo da dormire quando c'era
qualcosa da dire ... e c'era sicuramente molto da discutere tra noi.
Mettendo da parte il mio tè, mi avvicinai a lui, dato che
fino a quel momento eravamo stati un po' lontani. Sorridendo con fare
incoraggiante, bisbigliai, "Ora ti ascolto. Quando vuoi."
Un po' sorpreso, appoggiò anche lui la sua tazza di
tè, portandosi nervosamente la mano fra i capelli ancora
umidi. "So a malapena da dove cominciare."
"Quando hai iniziato ad avere i sogni?" lo incalzai.
Lui sospirò profondamente, con gli occhi che si spostarono
dal mio viso fino al fuoco. "Poco dopo che i miei genitori morirono.
Avevo solo sei anni. Ero molto solo. I sogni mi hanno confortato in un
qualche modo. Suppongo perchè mi offrivano qualcuno che mi
amava in un modo che mi era sconosciuto." A quel punto i suoi occhi
caddero sul mio viso, e io arrossì appena al ricordo dei
miei stessi sogni. Endymion ed io eravamo stati spesso intimi. I suoi
baci ed il suo tocco erano da tempo scolpiti nella mia memoria e
chiaramente anche in quella di Mamoru. I nostri occhi si incontrarono
per un lungo attimo e vidi la passione bruciare nelle sue profonde
sfere blu. Quella passione mi aveva spaventato in Tuxedo Kamen, ma ora
... ora non sapevo quello che mi stava facendo ...
"Quei sogni mi hanno aiutato a farcela," continuò Mamoru.
"Mi hanno dato una speranza in qualcosa ... o meglio, in qualcuno. Sei
stata il mio angelo, Usagi. Lo sei ancora."
"Quando hai capito che ero io?" chiedi, voltandomi all'altra parte, col
viso in fiamme.
"Non ci ho messo molto. Avevo visto una connessione fin dal primo
giorno che ti avevo incontrata. Quando te ne sei andata, non potevo
fare a meno di notare le somiglianze fra te e la principessa. Il viso
nei miei sogni era scolpito a tal punto nella mia mente che quando ho
visto il tuo, sono rimasto subito colpito. E quando ho visto per la
prima volta Sailor Moon quella stessa notte ho avuto la stessa
reazione, solo che quella volta ero anche confuso. Fino a quel momento
avevo considerato i sogni come tali ... solo *sogni*. Niente di
più. Ma cominciai a dubitarne allora."
"I sogni hanno alimentato un'attrazione verso le tue due
identità ... verso una ragazza di nome Usagi e un'altra
chiamata Sailor Moon. Non avevo capito che eravate una e una sola.
L'amore per la principessa, che avevo sempre considerato immaginario,
si spostò rapidamente verso te e Sailor Moon e presto mi
ritrovai innamorato di due ragazze. Non sapevo come agire di fronte a
quei sentimenti, ma sapevo che dovevo prendere una sola strada quando
si trattava d'amore. Non potevo avervi entrambe eppure non potevo
scegliere fra di voi. Perciò cercai di allontanarmi da tutte
e due per negare quei sentimenti, sperando che sparisssero. Per te
divenni uno tormentatore. E con Sailor Moon divenni freddo e distante.
Odiavo farlo e il mio cuore urlava di stare assieme a te, ma ... "
Sospirò. "Mi dispiace Usagi, ma non riuscivo a entrare in
una relazione con te quando il mio cuore bramava anche qualcun altro.
La stessa cosa valeva per Sailor Moon. Non sarebbe stato giusto."
"Va tutto bene. Capisco," gli assicurai, poggiando le mie mani sopra le
sue, sollevata di sentire che non erano più fredde e
tremanti. "Va avanti."
"La notte che ho scoperto la tua doppia identità
è stata la notte in cui sei stata aggredita."
Rabbrividìi involontariamente al solo pensiero e scostai lo
sguardo. "Dopo che il mostro non fu più un problema, mi
sentivo ancora agitato. Avevo dentro una sensazione orribile,
inspiegabile ... sentivo che eri ancora in pericolo. Mi attanagliava
con una forza che non avevo mai sentito, anche come Tuzedo Kament.
Perciò ti ho seguita. Quando hai tolto la trasformazione,
sono rimasto scioccato. Semplicemente sconvolto. Le due ragazze di cui
mi ero innamorato erano una sola. Mi sono fermato per un attimo a
pensarci e nel frattempo tu eri andata avanti e la sensazione allo
stomaco divenne fortissima. E quando ti ho trovato ... lui stava ... "
Si interruppe, gli occhi chiusi, la testa che andava da un lato
all'altro mentre cercava di rimanere calmo. "Lo giuro, Usagi, non fossi
stata lì ad assistere, lo avrei ucciso. Sei stata l'unica
cosa che mi ha trattenuto." Riuscivo solo a fissarlo in un silenzio
attonito, gli occhi spalancati, mentre continuava "Quando rimanesti
seduta davanti a me, tremante e spaventata, volevo così
tanto portarti vicino a me e stringerti, ma dopo quello che avevi
appena passato non pensavo fosse una mossa saggia. Pensai che ti avrei
solo spaventata di più. Perciò ti ho fatta
arrivare a casa al sicuro e, almeno per allora, lasciai le cose in
sospeso."
"La tua doppia identità non era più un segreto
per me, per cui mi sentii meglio all'idea di starti accanto, per cui mi
avvicinai a te la mattina seguente e dal momento che volevo
disperatamente sapere come stavi, ti chiesi come ti sentissi quel
giorno. Sembrasti rilassarti un po', per cui presi coraggio e ti offrii
un passaggio anche quel pomeriggio. Le parole non possono spiegare
quanto ero preoccupato a quel punto. Sembravi stanca e depressa. Non
volevi parlarmi di quello che era successo per quanto cercassi di
fartelo capire. Ero risentito del fatto che non ti fidassi abbastanza
di me per chiedermi aiuto, ma in fondo capivo. Dopotutto, mi conoscevi
appena."
"Ma quando ho visto i lividi sui tuoi polsi, persi la pazienza. Non
avevo idea del fatto che il bastardo ti avesse trattata
*così* male. Tu ti arrabbiasti per le mie domande, che per
via della mia rabbia erano anche diventate pressanti." Si
fermò, guardandomi con chiaro senso di colpa. "Non avrei
dovuto essere così brusco con te. Mi scuso."
"No, è stata colpa mia. Ti ho detto alcune brutte cose ...
cose che non meritavi," gli ricordai.
"Eri esausta, Usagi. Sfiancata. Avevi una scusa. Ti ho perdonata
subito."
"Subito? Ma il giorno dopo eri così arrabbiat con me alla
sala giochi ... "
"No, non ero per niente arrabbiato con te. Prima che entrassi nella
sala giochi, avevo parlato con la tua amica Rei. Mi aveva detto alcune
cose che non mi ero aspettato ... riguardo ai sogni."
Annuii. "Sì, mi ha parlato di quell'incontro."
"Avevamo caito che non erano sogni ma ricordi. E che tu eri la
Principessa della Luna. Ancora una volta ero sconvolto. Non solo eri
Sailor Moon, eri anche qualcuno così inspiegabilmente
prezioso per me. E più di quello, la principessa era ora
reale. Ero in uno stato di choc suppongo. Rei se ne andò e
io non notai la sua uscita. Quando finalmente alzai lo sguardo tu eri
lì, come un piccolo fantasma. Inoltre eri arrabbiata. Non
avevo idea di quanto tempo fossi stata lì, a parlarmi. Ti
alzasti con rabbia. Suppongo pensassi che ti stessi ignorando apposta.
Fortunatamente ti presi per il polso e anche se non dissi niente,
sperai di aver portato via un po' del tuo dispiacere."
Sorrisi al ricordo di quella carezza gentile sul mio polso e fui felice
della spiegazione che avevo ricevuto per il silenzio di quel giorno.
"Ci riuscisti," mormorai e le nostre dita andarono ancora una volta a
intrecciarsi.
"Mi dispiace di aver avuto così tanti fraintendimenti,
Usagi. Ma se c'è una cosa per cui davvero sento che devo
scusarmi, è per quel bacio che ti ho dato quella notte come
Tuxedo Kamen," disse, con gli occhi sul tappeto. "Avevo sperato che
quel primo bacio che ci eravamo scambiati avrebbe tranquillizzato
almeno un po' le fiamme dentro di me, ma fu un po' diverso. Fu come
gettare legna al fuoco. Avevo bisogno di averne di più, e
dopo averti vista ancora una volta attaccata da un mostro e dopo essere
stato allontanato dalle guerriere quando avevo cercato di parlarti, ero
semplicemente arrabbiato. Non con te. *Arrabbiato* e basta. Di solito
riesco a controllari questi sbalzi, ma quella notte erano semplicemente
troppo per me. Non solo ti parlai duramente, ma ti costrinsi anche a
baciarmi. Non posso ripetere quanto mi dispiace, Usagi. Non ho mai
voluto farti del male."
"Non mi hai fatto del male. Non ho sentito dolore," replicai a bassa
voce.
"Eri a disagio," ribattè lui.
"Ma mi hai lasciato andare quando te l'ho chiesto."
"E poi sono scappato via come un codardo poco dopo," aggiunse piano.
"Non sei un cordardo, Mamoru," dissi, stringendogli la mano. "Ci sono
state volte in cui non riuscivo a capire come potessi essere
così forte."
Lui scosse la testa, ancora una volta in disaccordo. "Non sono nemmeno
riuscito a dirti che ero Tuxedo Kamen. Ero spaventato a morte da come
avresti reagito. Ho cercato di dirtelo oggi quando eravamo al parco, ma
in quel momento la tua amica ha urlato e tutto è diventato
sbagliato in un momento solo .... e poi abbiamo litigato .... e poi tu
sei corsa via ... e oh dio, sono semplicemente diventato pazzo nel
cercarti."
La mano che tenevo tremava e assistetti al suo viso che si contorceva
con un'ondata di emozioni. Senza pensarci due volte, mi lanciai nelle
sue braccia. "Va tutto bene, Mamo-chan. Non piangere," bisbigliai, non
sapendo davvero da dove avevo tirato fuori quel nomignolo. Lo strinsi a
me e lui mi abbracciò a sua volta. "Andrà tutto
bene. Ti perdono per tutto quanto, anche per avermi chiamato Testolina
Buffa. Ma per favore ... per favore non piangere ... Mamo-chan ... "
Ma fu inevitabile e presto fummo entrambi in lacrime. Mi strinse forte
al suo petto, baciandomi i capelli mentre continuava a mormorare scuse
senza senso.
"Shhh ... " lo zittì piano, asciugandogli le lacrime mentre
lui faceva lo stesso con le mie. "Tutto questo non è colpa
tua. Mi dispiace di non essermi fidata di te e per non averti ascoltato
quando cercavi di spiegare." Accarezzai la sua guancia sinistra con un
bacio, quella guancia che avevo così crudelmente
schiaffeggiato nella mia rabbia incontrollata. "Mi dispiace, Mamo-chan.
Mi dispiace ... " singhiozzai, affondando il mio viso nella sua spalla.
"Va tutto bene, Usako," disse, il suo respiro nei miei capelli.
"Possiamo ricominciare daccapo ora. Basta fraintendimenti."
Ricominciare? I miei occhi brillarono speranzosi, come un piccolo
arcobaleno nella tempesta. Poteva davvero riuscire a perdonarmi? Mi
voleva ancora? Lo abbracciai forte mentre mi stringeva, andando avanti
e indietro, mormorando confessioni d'amore appena udibili sui miei
capelli. Capivo appena quello che stava dicendo, ma la dolcezza della
sua voce mi calmò e mi tranquillizzò. "Ti amo,
Usako. Io voglio solo te. La mia graziosa testolina buffa. Bellissima.
Ti amo." *** (NdT: nota sotto)
"Endy..." bisbigliai con un soffio di contentezza, facendo scorrere le
mie mani lungo la sua schiena, felice di sapere che era vero e che mi
amava. Il vuoto dentro di me non era mai stato tanto soddisfatto o
tranquillo. Il suo amore aveva placato tutte le sue richieste e per una
volta nella mia vita mi sentivo completa. "Mamo-chan, sono
così giovane. So appena cos'è l'amore. Ma per
quel che ne so e se quello che sento ora è di una qualche
indicazione, allora ti amo così tanto da non riuscire quasi
a vederci bene."
Lui mi scostò da sè, con gli occhi ancora
sorridenti. Ci prendemmo il viso in mano entrambi e le lacrime
continuarono a scorrere sulle nostre guance, ma non erano
più lacrime di tristezza a sconforto, ma di sollievo e
gioia. Accarezzai il suo viso con le mie labbra, assaggiando le sue
labbra mentre si mescolavano con le mie.
E ci baciammo. Baci infuocati che, se non fosse stato così
freddo fuori, avrebbero potuto incendiare il palazzo. L'emozione pura
che avevo sentito con Tuxedo Kamen l'altra notte era nulla paragonata
alla passione presente nell'abbraccio in cui mi trovavo ora. Se non
altro, pareva che da mascherato si fosse contenuto se era questo quello
che c'era dentro di lui. Con le mani che gli tenevano il viso, attaccai
le sue labbra con le mie, tentando di rispondere alla sua passione. La
lingua di Mamoru si spinse dentro la mia bocca e danzò con
la mia mentre le sue mani si intrecciarono nei miei capelli, spostando
la mia testa di lato per approfondire il bacio.
Prima di quanto avessi immaginato i nostri baci erano diventati meno
violenti ... più profondi. Mani gentili mi spinsero
all'indietro così da farmi sdraiare a terra, con le nostre
labbra che non si erano mai separate nel frattempo mentre aggiustava
con attenzione il suo peso sopra il mio. Tremai senza potermi fermare
tra le sue braccia mentre sentivo che il ragazzo che mi stringeva mi
apriva la sua anima e la piazzava con fiducia tra le mie mani. Con
incertezza, feci lo stesso.
Sentii il suo dolore e lui sentì il mio. Vidi il viso di
bambino, sconvolto e pallido, mentre le infermiere gli dicevano che i
suoi genitori non c'erano più. Assistetti alla tristezza che
lo aveva seguito per così tanti anni. Sentii persino la
macchina cadere dallo strapiombo. E incontrai dentro di lui il vuoto
che impossibilmente rivaleggiava alla pari con il mio per
intensità. Toccai le ferite dentro di lui, accarezzandole
piano e lenendole con lentezza. Quel dolore era stato troppo a lungo
rifiutato da altri. Lui fece lo stesso con me e il vuoto dentro di me
respirò di sollievo e tremò, sparendo nel nulla.
Come fece il suo.
Le sue labbra erano come fantasmi sulle mie, accarezzando piano la
pelle che fino a qualche momento fa avevano attaccato. "Usako ... "
bisbigliarono contro la mia bocca e sentii il tocco delle sue ciglia
mentre passavano sulla mia guancia e la testa di lui si abbassava a
terra, a riposare accanto alla mia. Dopo qualche attimo di pacifica
tranquillità, mi si tolse da sopra e si appoggiò
sulla sua schiena, mentre le mani gentili mi portavano dentro l'incavo
delle sue braccia. Appoggiando la testa contro il suo petto, sorrisi
nel vedere il suo viso pacifico, gli occhi chiusi, i tratti fermi e
tranquilli. Con un sospiro, lasciai che anche i miei occhi si
chiudessero, mentre le braccia di Mamoru si chiudevano intorno a me e
io mi avvicinavo ancora di più.
Il fuoco nel camino continuò ad ardere e ad illuminare la
stanza con la sua luce mentre noi entravamo ed uscivamo da un meritato
sonno. E fuori iniziò a nevicare. Ma nessuno di noi due lo
notò. All'improvviso Dicembre non sembrava più
così freddo.
Fine.
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*** Le parole di Mamoru nella storia originale (in inglese) erano in
lingua giapponese. Ho fatto una traduzione approssimativa secondo le
mie conoscenze e con qualche breve ricerca.
NdT: eccovi il finale di questo storia.
Vorrei invitarvi a leggere e recensire.
Se siete interessati a storie simili a questa (come trama, come toni),
leggete gli altri lavori di questa autrice e magari altre traduzioni
(che ho fatto molto tempo fa, come quelle dell'autrice
Iamthelizardqueen, sempre di fanfic di Sailor Moon).
Se conoscete la lingua inglese, provate a leggere nel sito
www.moonromance.net le storie di Lilac Summers, autrice di cui Aimee
era amica e che apprezzava. Le sue storie sono scritte bene, sono molto divertenti e anche romantiche.
Su EFP vi consiglio la traduzione della fanfic di Alicia Blade, Love
Potion N 19
(http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=103810&i=1)
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