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Autore: Aimee    28/08/2007    9 recensioni
Un insolito triangolo amoroso ... Usagi, Mamoru e ... Tuxedo Kamen!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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"Sii misericordioso con me, O Dio, sii misericordioso con me! Poichè la mia anima ha fede in Te; E nell'ombra delle Tue ali io cercherò rifugio." Salmo 57:1

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The Coldest December
By Aimee

Epilogo



Traduzione di Erika per EFP

"Sono l'unica da biasimare per questo.
Chissà come finisce sempre così.
Volando sulle ali dell'orgoglio egoista,
volo troppo in alto,
e come Icaro, cado."
~Jars of Clay


Rimase in attesa davanti a me, nervoso, gli occhi turbati nascosti da ombre profonde e dalla maschera che avevo desiderato mille volte non esistesse. Le sue labba non pronunciarono una singola sillaba, e anche io mi ritrovai a non riuscire a parlare. Il soffice fruscio del suo mantello e del vento erano gli unici suoni che sentivo, a parte il battito del mio cuore.

Poi parlò, con una voce tanto profonda quanto toccante. "Ti stavo cercando."

In un qualche modo riuscii anche io a trovare la voce, ma mi suonò piccola e sconosciuta. "Davvero?" bisbigliai, bagnandomi le labbra nervosamente. Non rispose.

Osservai in silenzio mentre toglieva la trasformazione, lasciando una figura meno intimidatoria della precedente. Mamoru sembrava disperatamente perso mentre era in piedi davanti a me, i vestiti fradici, le ciocche di capelli appiattite contro la fronte, gli occhi supplicanti fissati sui miei. "Usa," mormorò, tanto piano che riuscì a malapena a sentirlo. "Io ... " Fu interrotto da un improvviso attacco di tosse e io sgranai gli occhi, destata dal mio intorpidimento.

"Stai male!" esclamai, allontanandomi dal mio riparo e andando sotto la pioggia gelata. Lo raggiunsi in due passi lunghi, ma lui mi afferrò le spalle e mi riportò dove era asciutto. Io gli tirai la manica, portando anche lui via da sotto la pioggia ... e più vicino a me. Gocce di pioggia scivolarono giù dalle sue guance pallide fino al mento. Tremò nonostante il cappotto nero pesante che indossava. "Da quanto era qui fuori?" domandai, scioccata dalla sua apparizione.

"Sin da quando sei uscita," fu la debole risposta.

Ero inorridiita. "Mio Dio. Mamoru, dobbiamo riscaldarti! Che stavi pensando?" Avrei potuto picchiarlo per la sua idiozia e magari l'avrei fatto se il taxi non fosse arrivato in quel momento e il clacson non fosse stato troppo forte per quell'ora della notte.

"Andiamo," dissi, trascinandolo verso la macchina. "Potremo parlare dopo che ti sarai asciugato."

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La corsa in taxi cominciò in perfetto silenzio, a parte il debole ticchettare della pioggia gelata sulle finestre. Vedevo le strade, i vicoli scuri e gli edifici passare senza alcun interesse e ogni tanto lanciavo sguardi al ragazzo tremante accanto a me. Era calmo e provato. Mai lo avevo visto così piegato. Fissava le proprie mani con fare miserabile. Una volta o due lo vidi chiudere gli occhi con forza e scuotere piano la testa, come se stesse cercando di dimenticare un pensiero spiacevole. Il mio cuore si strinse davanti alla tristezza che vedevo sulla sua faccia. Nell'oscurità dell'abitacolo, la mia mano cercò la sua. Le mie dita calde si intrecciarono con quelle mezze gelate di lui e diedero una stretta rassicurante. Lui si lasciò sfuggire un sospiro lento.

La corsa finì nel giro di pochi minuti e non appena fummo usciti dal taxi, reclamai nuovamente la sua mano con la mia. Non solo mi sentivo incredibilmente in colpa per il suo stato, mi sentivo ancora male per tutto quello che gli avevo detto e fatto. Avevo sbagliato a non voler sentire cosa aveva da dire. Non aveva mai avuto l'opportunità di difendersi dalle mie accuse e ora avevo tutta l'intenzione di lasciare che parlasse. Ma prima doveva scaldarsi. I suoi brividi mi preoccupavano.

La mano che stringevo si irrigidì quando entrammo nell'ascensore e ancora una volta il senso di colpa mi scorse dentro come veleno, quando ricordai il terribile litigio che avevamo avuto esattamente in quel punto. Alzando gli occhi al suo viso, che era teso nel tentativo di ignorare il mare di sensazioni dolorose in cui stava sicuramente annegando, gli dissi piano, rompendo il silenzio tra noi. "Mi dispiace Mamoru. Per tutto quanto."

Il suo sguardo cadde a terra, ma annuì anche lui. "Dispiace anche a me, Usagi.". La sua voce era bassa e tranquilla, e nascondeva la minaccia di una imminente esplosione di emozione. Prima che potessi rispondere, le porte dell'ascensore si aprirono, e la mano attaccata alla mia mi portò gentilmente lungo il corridoio appena illuminato. Rimasi in piedi, ferma e paziente, mentre usava la chiave di case e teneva aperta la porta per me.

"Sei gelata," commentò lui piano. "C'è una coperta sul divano del salotto. Vai a scaldarti e ti preparerò un po' di tè."

"No, farò io del tè," replicai io rapidamente, aiutandolo a togliersi il cappotto bagnato che gli stava addosso come una seconda pelle. "Voglio che tu ti cambi. Tremi come una foglia."

La testa gli si abbassò piano, lo sguardo sul mio viso. Era chiaramente troppo esausto e infreddolito per discutere. Lo spinsi leggermente verso la camera da letto, e lui per fortuna eseguì il mio comando materno senza un'altra parola. Guardando la sua figura sparire, sentii una stretta al petto e allo stomaco. Era una sensazione strana ... non completamente spiacevole. Era qualcosa di simile all'affetto, credo. Non proprio amore .... ma un senso di profondo attaccamento. Sorrisi per la prima volta quella sera e mi diressi in cucina per preparare un po' di tè caldo, per riscaldarci entrambi.

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Era una scena familiare. Noi due, seduti sul pavimento davanti al fuoco, le tazze fumanti in mano; ma l'umore era parecchio diverso. Non era spiacevole e non vi era tensione nell'aria. Non avevamo detto quasi nulla, semplicemente godendoci la pace che c'era tra noi, lasciando che lenisse le nostre ferite.

I brividi che provenivano dal mio compagno cessarono piano mentre gli sforzi combinati dei vestiti caldi, del tè caldo e del fuoco scoppiattante andavano a scaldare le sue membra. Lo osservai attentamente mentre iniziava a rilassarsi e a respirare normalmente. Gli occhi rimanevano bassi, anche se i tratti del suo viso si erano notevolmente addolciti. Il giorno era stato duro e senza dubbio lui era sfiancato da una fatica fisica ed emotiva. Ma per quanto volessi vederlo riposare, sapevo che non era tipo da dormire quando c'era qualcosa da dire ... e c'era sicuramente molto da discutere tra noi.

Mettendo da parte il mio tè, mi avvicinai a lui, dato che fino a quel momento eravamo stati un po' lontani. Sorridendo con fare incoraggiante, bisbigliai, "Ora ti ascolto. Quando vuoi."

Un po' sorpreso, appoggiò anche lui la sua tazza di tè, portandosi nervosamente la mano fra i capelli ancora umidi. "So a malapena da dove cominciare."

"Quando hai iniziato ad avere i sogni?" lo incalzai.

Lui sospirò profondamente, con gli occhi che si spostarono dal mio viso fino al fuoco. "Poco dopo che i miei genitori morirono. Avevo solo sei anni. Ero molto solo. I sogni mi hanno confortato in un qualche modo. Suppongo perchè mi offrivano qualcuno che mi amava in un modo che mi era sconosciuto." A quel punto i suoi occhi caddero sul mio viso, e io arrossì appena al ricordo dei miei stessi sogni. Endymion ed io eravamo stati spesso intimi. I suoi baci ed il suo tocco erano da tempo scolpiti nella mia memoria e chiaramente anche in quella di Mamoru. I nostri occhi si incontrarono per un lungo attimo e vidi la passione bruciare nelle sue profonde sfere blu. Quella passione mi aveva spaventato in Tuxedo Kamen, ma ora ... ora non sapevo quello che mi stava facendo ...

"Quei sogni mi hanno aiutato a farcela," continuò Mamoru. "Mi hanno dato una speranza in qualcosa ... o meglio, in qualcuno. Sei stata il mio angelo, Usagi. Lo sei ancora."

"Quando hai capito che ero io?" chiedi, voltandomi all'altra parte, col viso in fiamme.

"Non ci ho messo molto. Avevo visto una connessione fin dal primo giorno che ti avevo incontrata. Quando te ne sei andata, non potevo fare a meno di notare le somiglianze fra te e la principessa. Il viso nei miei sogni era scolpito a tal punto nella mia mente che quando ho visto il tuo, sono rimasto subito colpito. E quando ho visto per la prima volta Sailor Moon quella stessa notte ho avuto la stessa reazione, solo che quella volta ero anche confuso. Fino a quel momento avevo considerato i sogni come tali ... solo *sogni*. Niente di più. Ma cominciai a dubitarne allora."

"I sogni hanno alimentato un'attrazione verso le tue due identità ... verso una ragazza di nome Usagi e un'altra chiamata Sailor Moon. Non avevo capito che eravate una e una sola. L'amore per la principessa, che avevo sempre considerato immaginario, si spostò rapidamente verso te e Sailor Moon e presto mi ritrovai innamorato di due ragazze. Non sapevo come agire di fronte a quei sentimenti, ma sapevo che dovevo prendere una sola strada quando si trattava d'amore. Non potevo avervi entrambe eppure non potevo scegliere fra di voi. Perciò cercai di allontanarmi da tutte e due per negare quei sentimenti, sperando che sparisssero. Per te divenni uno tormentatore. E con Sailor Moon divenni freddo e distante. Odiavo farlo e il mio cuore urlava di stare assieme a te, ma ... " Sospirò. "Mi dispiace Usagi, ma non riuscivo a entrare in una relazione con te quando il mio cuore bramava anche qualcun altro. La stessa cosa valeva per Sailor Moon. Non sarebbe stato giusto."

"Va tutto bene. Capisco," gli assicurai, poggiando le mie mani sopra le sue, sollevata di sentire che non erano più fredde e tremanti. "Va avanti."

"La notte che ho scoperto la tua doppia identità è stata la notte in cui sei stata aggredita." Rabbrividìi involontariamente al solo pensiero e scostai lo sguardo. "Dopo che il mostro non fu più un problema, mi sentivo ancora agitato. Avevo dentro una sensazione orribile, inspiegabile ... sentivo che eri ancora in pericolo. Mi attanagliava con una forza che non avevo mai sentito, anche come Tuzedo Kament. Perciò ti ho seguita. Quando hai tolto la trasformazione, sono rimasto scioccato. Semplicemente sconvolto. Le due ragazze di cui mi ero innamorato erano una sola. Mi sono fermato per un attimo a pensarci e nel frattempo tu eri andata avanti e la sensazione allo stomaco divenne fortissima. E quando ti ho trovato ... lui stava ... "

Si interruppe, gli occhi chiusi, la testa che andava da un lato all'altro mentre cercava di rimanere calmo. "Lo giuro, Usagi, non fossi stata lì ad assistere, lo avrei ucciso. Sei stata l'unica cosa che mi ha trattenuto." Riuscivo solo a fissarlo in un silenzio attonito, gli occhi spalancati, mentre continuava "Quando rimanesti seduta davanti a me, tremante e spaventata, volevo così tanto portarti vicino a me e stringerti, ma dopo quello che avevi appena passato non pensavo fosse una mossa saggia. Pensai che ti avrei solo spaventata di più. Perciò ti ho fatta arrivare a casa al sicuro e, almeno per allora, lasciai le cose in sospeso."

"La tua doppia identità non era più un segreto per me, per cui mi sentii meglio all'idea di starti accanto, per cui mi avvicinai a te la mattina seguente e dal momento che volevo disperatamente sapere come stavi, ti chiesi come ti sentissi quel giorno. Sembrasti rilassarti un po', per cui presi coraggio e ti offrii un passaggio anche quel pomeriggio. Le parole non possono spiegare quanto ero preoccupato a quel punto. Sembravi stanca e depressa. Non volevi parlarmi di quello che era successo per quanto cercassi di fartelo capire. Ero risentito del fatto che non ti fidassi abbastanza di me per chiedermi aiuto, ma in fondo capivo. Dopotutto, mi conoscevi appena."

"Ma quando ho visto i lividi sui tuoi polsi, persi la pazienza. Non avevo idea del fatto che il bastardo ti avesse trattata *così* male. Tu ti arrabbiasti per le mie domande, che per via della mia rabbia erano anche diventate pressanti." Si fermò, guardandomi con chiaro senso di colpa. "Non avrei dovuto essere così brusco con te. Mi scuso."

"No, è stata colpa mia. Ti ho detto alcune brutte cose ... cose che non meritavi," gli ricordai.

"Eri esausta, Usagi. Sfiancata. Avevi una scusa. Ti ho perdonata subito."

"Subito? Ma il giorno dopo eri così arrabbiat con me alla sala giochi ... "

"No, non ero per niente arrabbiato con te. Prima che entrassi nella sala giochi, avevo parlato con la tua amica Rei. Mi aveva detto alcune cose che non mi ero aspettato ... riguardo ai sogni."

Annuii. "Sì, mi ha parlato di quell'incontro."

"Avevamo caito che non erano sogni ma ricordi. E che tu eri la Principessa della Luna. Ancora una volta ero sconvolto. Non solo eri Sailor Moon, eri anche qualcuno così inspiegabilmente prezioso per me. E più di quello, la principessa era ora reale. Ero in uno stato di choc suppongo. Rei se ne andò e io non notai la sua uscita. Quando finalmente alzai lo sguardo tu eri lì, come un piccolo fantasma. Inoltre eri arrabbiata. Non avevo idea di quanto tempo fossi stata lì, a parlarmi. Ti alzasti con rabbia. Suppongo pensassi che ti stessi ignorando apposta. Fortunatamente ti presi per il polso e anche se non dissi niente, sperai di aver portato via un po' del tuo dispiacere."

Sorrisi al ricordo di quella carezza gentile sul mio polso e fui felice della spiegazione che avevo ricevuto per il silenzio di quel giorno. "Ci riuscisti," mormorai e le nostre dita andarono ancora una volta a intrecciarsi.

"Mi dispiace di aver avuto così tanti fraintendimenti, Usagi. Ma se c'è una cosa per cui davvero sento che devo scusarmi, è per quel bacio che ti ho dato quella notte come Tuxedo Kamen," disse, con gli occhi sul tappeto. "Avevo sperato che quel primo bacio che ci eravamo scambiati avrebbe tranquillizzato almeno un po' le fiamme dentro di me, ma fu un po' diverso. Fu come gettare legna al fuoco. Avevo bisogno di averne di più, e dopo averti vista ancora una volta attaccata da un mostro e dopo essere stato allontanato dalle guerriere quando avevo cercato di parlarti, ero semplicemente arrabbiato. Non con te. *Arrabbiato* e basta. Di solito riesco a controllari questi sbalzi, ma quella notte erano semplicemente troppo per me. Non solo ti parlai duramente, ma ti costrinsi anche a baciarmi. Non posso ripetere quanto mi dispiace, Usagi. Non ho mai voluto farti del male."

"Non mi hai fatto del male. Non ho sentito dolore," replicai a bassa voce.

"Eri a disagio," ribattè lui.

"Ma mi hai lasciato andare quando te l'ho chiesto."

"E poi sono scappato via come un codardo poco dopo," aggiunse piano.

"Non sei un cordardo, Mamoru," dissi, stringendogli la mano. "Ci sono state volte in cui non riuscivo a capire come potessi essere così forte."

Lui scosse la testa, ancora una volta in disaccordo. "Non sono nemmeno riuscito a dirti che ero Tuxedo Kamen. Ero spaventato a morte da come avresti reagito. Ho cercato di dirtelo oggi quando eravamo al parco, ma in quel momento la tua amica ha urlato e tutto è diventato sbagliato in un momento solo .... e poi abbiamo litigato .... e poi tu sei corsa via ... e oh dio, sono semplicemente diventato pazzo nel cercarti."

La mano che tenevo tremava e assistetti al suo viso che si contorceva con un'ondata di emozioni. Senza pensarci due volte, mi lanciai nelle sue braccia. "Va tutto bene, Mamo-chan. Non piangere," bisbigliai, non sapendo davvero da dove avevo tirato fuori quel nomignolo. Lo strinsi a me e lui mi abbracciò a sua volta. "Andrà tutto bene. Ti perdono per tutto quanto, anche per avermi chiamato Testolina Buffa. Ma per favore ... per favore non piangere ... Mamo-chan ... "

Ma fu inevitabile e presto fummo entrambi in lacrime. Mi strinse forte al suo petto, baciandomi i capelli mentre continuava a mormorare scuse senza senso.

"Shhh ... " lo zittì piano, asciugandogli le lacrime mentre lui faceva lo stesso con le mie. "Tutto questo non è colpa tua. Mi dispiace di non essermi fidata di te e per non averti ascoltato quando cercavi di spiegare." Accarezzai la sua guancia sinistra con un bacio, quella guancia che avevo così crudelmente schiaffeggiato nella mia rabbia incontrollata. "Mi dispiace, Mamo-chan. Mi dispiace ... " singhiozzai, affondando il mio viso nella sua spalla.

"Va tutto bene, Usako," disse, il suo respiro nei miei capelli. "Possiamo ricominciare daccapo ora. Basta fraintendimenti."

Ricominciare? I miei occhi brillarono speranzosi, come un piccolo arcobaleno nella tempesta. Poteva davvero riuscire a perdonarmi? Mi voleva ancora? Lo abbracciai forte mentre mi stringeva, andando avanti e indietro, mormorando confessioni d'amore appena udibili sui miei capelli. Capivo appena quello che stava dicendo, ma la dolcezza della sua voce mi calmò e mi tranquillizzò. "Ti amo, Usako. Io voglio solo te. La mia graziosa testolina buffa. Bellissima. Ti amo." *** (NdT: nota sotto)

"Endy..." bisbigliai con un soffio di contentezza, facendo scorrere le mie mani lungo la sua schiena, felice di sapere che era vero e che mi amava. Il vuoto dentro di me non era mai stato tanto soddisfatto o tranquillo. Il suo amore aveva placato tutte le sue richieste e per una volta nella mia vita mi sentivo completa. "Mamo-chan, sono così giovane. So appena cos'è l'amore. Ma per quel che ne so e se quello che sento ora è di una qualche indicazione, allora ti amo così tanto da non riuscire quasi a vederci bene."

Lui mi scostò da sè, con gli occhi ancora sorridenti. Ci prendemmo il viso in mano entrambi e le lacrime continuarono a scorrere sulle nostre guance, ma non erano più lacrime di tristezza a sconforto, ma di sollievo e gioia. Accarezzai il suo viso con le mie labbra, assaggiando le sue labbra mentre si mescolavano con le mie.

E ci baciammo. Baci infuocati che, se non fosse stato così freddo fuori, avrebbero potuto incendiare il palazzo. L'emozione pura che avevo sentito con Tuxedo Kamen l'altra notte era nulla paragonata alla passione presente nell'abbraccio in cui mi trovavo ora. Se non altro, pareva che da mascherato si fosse contenuto se era questo quello che c'era dentro di lui. Con le mani che gli tenevano il viso, attaccai le sue labbra con le mie, tentando di rispondere alla sua passione. La lingua di Mamoru si spinse dentro la mia bocca e danzò con la mia mentre le sue mani si intrecciarono nei miei capelli, spostando la mia testa di lato per approfondire il bacio.

Prima di quanto avessi immaginato i nostri baci erano diventati meno violenti ... più profondi. Mani gentili mi spinsero all'indietro così da farmi sdraiare a terra, con le nostre labbra che non si erano mai separate nel frattempo mentre aggiustava con attenzione il suo peso sopra il mio. Tremai senza potermi fermare tra le sue braccia mentre sentivo che il ragazzo che mi stringeva mi apriva la sua anima e la piazzava con fiducia tra le mie mani. Con incertezza, feci lo stesso.

Sentii il suo dolore e lui sentì il mio. Vidi il viso di bambino, sconvolto e pallido, mentre le infermiere gli dicevano che i suoi genitori non c'erano più. Assistetti alla tristezza che lo aveva seguito per così tanti anni. Sentii persino la macchina cadere dallo strapiombo. E incontrai dentro di lui il vuoto che impossibilmente rivaleggiava alla pari con il mio per intensità. Toccai le ferite dentro di lui, accarezzandole piano e lenendole con lentezza. Quel dolore era stato troppo a lungo rifiutato da altri. Lui fece lo stesso con me e il vuoto dentro di me respirò di sollievo e tremò, sparendo nel nulla. Come fece il suo.

Le sue labbra erano come fantasmi sulle mie, accarezzando piano la pelle che fino a qualche momento fa avevano attaccato. "Usako ... " bisbigliarono contro la mia bocca e sentii il tocco delle sue ciglia mentre passavano sulla mia guancia e la testa di lui si abbassava a terra, a riposare accanto alla mia. Dopo qualche attimo di pacifica tranquillità, mi si tolse da sopra e si appoggiò sulla sua schiena, mentre le mani gentili mi portavano dentro l'incavo delle sue braccia. Appoggiando la testa contro il suo petto, sorrisi nel vedere il suo viso pacifico, gli occhi chiusi, i tratti fermi e tranquilli. Con un sospiro, lasciai che anche i miei occhi si chiudessero, mentre le braccia di Mamoru si chiudevano intorno a me e io mi avvicinavo ancora di più.

Il fuoco nel camino continuò ad ardere e ad illuminare la stanza con la sua luce mentre noi entravamo ed uscivamo da un meritato sonno. E fuori iniziò a nevicare. Ma nessuno di noi due lo notò. All'improvviso Dicembre non sembrava più così freddo.

Fine.

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*** Le parole di Mamoru nella storia originale (in inglese) erano in lingua giapponese. Ho fatto una traduzione approssimativa secondo le mie conoscenze e con qualche breve ricerca.

NdT: eccovi il finale di questo storia.
Vorrei invitarvi a leggere e recensire.
Se siete interessati a storie simili a questa (come trama, come toni), leggete gli altri lavori di questa autrice e magari altre traduzioni (che ho fatto molto tempo fa, come quelle dell'autrice Iamthelizardqueen, sempre di fanfic di Sailor Moon).
Se conoscete la lingua inglese, provate a leggere nel sito www.moonromance.net le storie di Lilac Summers, autrice di cui Aimee era amica e che apprezzava. Le sue storie sono scritte bene, sono molto divertenti e anche romantiche.
Su EFP vi consiglio la traduzione della fanfic di Alicia Blade, Love Potion N 19 (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=103810&i=1)


  
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