Prologo
Era ancora nel mondo
dei sogni, ne era certa. O era sveglia?
Qualcuno
canticchiava in lontananza. Strizzando forte gli occhi, si
girò a pancia in giù, tirandosi il cuscino sulla
testa, cercando di riprendere a dormire.
La
t-shirt informe che usava come pigiama però le si era
attorcigliata al collo e
ora la stava strozzando.
Si sollevò
su
quel tanto che bastava per rimetterla a posto in
modo fulmineo e si distese di nuovo, sbuffando.
Tornò
sotto il cuscino, premendoselo forte sulle orecchie.
Niente
da fare.
Aprì
un occhio gemendo piano.
La
luce grigia filtrava dalla finestra che aveva dimenticato aperta la
sera
precedente, anzi quella stessa mattina, prima di crollare sfinita alle
cinque e
trenta passate.
Cercando
di non prestare troppa attenzione a quella voce così
irritante, guardò il display
del suo cellulare: le nove e 45.
Non
era ancora pieno giorno, la luce debole:
stava
appena albeggiando ma gli effetti su di lei erano sempre gli stessi.
Moriva
di sonno.
No.
Non stava sognando. Qualcuno cantava a voce alta nella stanza accanto.
Si
mise lentamente a sedere sul letto, scuotendo i capelli ricciuti che le
si
gonfiarono dietro la schiena in una folta criniera leonina.
Decise
che avrebbe fatto fuori quel “qualcuno”, alzandosi
e trascinandosi stancamente
fuori dalla sua piccolissima stanza.
Il
suo “piccolo
scrigno”,
come lei lo chiamava.
Le
pareti erano dipinte di lilla chiaro e verde acqua, alternandosi sui
quattro
lati; la scrivania era stata ricavata da un tavolo malandato che
avevano
trovato da un rigattiere fuori città, con i piedi arcuati e
traballanti,
affettuosamente chiamato “il
monco”.
Era
stato coccolato, rimesso a nuovo con amore e pazienza nei mesi estivi
quando il
clima all'esterno era piacevole, rispetto alle abituali temperature che
di
norma c'erano in quel paese, il “Paese dei Mille
Laghi”;
Il
suo scassatissimo portatile: suo fidato compagno, amico di notti
insonni, l’“Highlander”
perché a dispetto degli acciacchi, della ventola che
annaspava affannosamente e
l’anta dello schermo instabile, andava ancora alla grande, un
guerriero
inamovibile anche se a volte rifiutava di accendersi, così,
per capriccio,
senza un motivo valido, probabilmente solo per il gusto di farla
impazzire.
Era
sempre più convinta che i suoi elettrodomestici, capitanati
dall' “infame
traditore”,
fossero dotati di vita propria e congiurassero contro di lei,
inventandosene
una nuova ogni giorno.
Infatti,
non v’era giornata che non iniziasse
senza che qualcosa, il phon o il forno a microonde, decidesse di non
accendersi
o funzionare correttamente!
I
poster e le stampe alle pareti, “La
fata ignorante”
di Magritte, ricordo tangibile di una mostra dell'artista che anni
prima aveva
visto a Roma, così come gli altri che si erano susseguiti:
il “Blue
Nude”
di Matisse, “Danae”
di Klimt, “Dream
City”
di Klee, “Bild
mit rotem Fleck”
di Kandinsky, “Number
33”
di Pollock; “The
Radiant Child”
di Basquiat, “Sirène et
poisson” di
Marc Chagall “Campo
di grano con corvi”
di Van Gogh, il suo preferito.
La
colonnina porta cd che col tempo si era riempita di nuovi,
innumerevoli compact disc; il
piccolo ma decoroso stereo; il tappeto rotondo fatto a mano, enorme,
che
occupava gran parte della piccola stanza, viola scuro e morbidissimo.
L'armadio,
anch'esso raccolto in giro ma talmente malconcio che era stato dipinto
di blu
notte con spirali viola e bianco, chiamato “Il
puffo”
per le ridotte dimensioni.
La
lampada da terra, frutto di un bottino fortunato in Germania, di legno
intrecciato alla base e alla sommità un materiale ignoto
ricoperto con carta di
riso color crema.
Le
era piaciuta subito la luce che dava: calda, accogliente e rassicurante.
E
poi ovviamente
c’era la sua libreria.
Un’anonima,
semplice e lineare struttura laccata di bianco, presa
all’Ikea.
Ricolma
di libri
di ogni genere, dai romanzi rosa ai saggi, ma in prevalenza vi erano
libri
d’arte e fotografia.
E
poi ovunque ninnoli, vecchie foto, ricordi, carte di caramelle spianate
con
cura e incorniciate in plexiglas.
All’età
di quattordici anni aveva avuto la sua prima cotta devastante e
ricordava
ancora il batticuore, il respiro mancante.
Il
ragazzo per il quale aveva perso la testa le aveva offerto un chewing
gum e lei
ne aveva conservato gelosamente, e stupidamente, l’involucro.
Non
aveva più smesso da allora: ogni volta che voleva ricordare
un momento, una
persona, portava con sé qualcosa che questa aveva toccato.
Continuava
a farlo: una sorta di memoria visiva nella quale, spesso e volentieri,
sprofondava.
Numerosi
biglietti del cinema erano infilati nella cornice dello specchio e una
gruccia
per vestiti usata come originale e avveniristica porta collane e
bracciali,
penzolava da un gancio fissato al muro;
un
puff di colore nero, di pelo sintetico-non identificato, che chiamava
amorevolmente “il
gatto morto”.
Amava
i momenti preziosi che passava leggendo appoggiata con le spalle al
termosifone, una tazza di the in mano e un libro nell'altra, seduta sul
quel
puff davanti alla porta-finestra che dava su un minuscolo balconcino.
Il
suo mondo... un mondo sbriciolato, rattoppato, malconcio e dolorante,
ma suo.
Passandoci
davanti notò che il cielo era bianco e carico: neve!
Ormai
Marzo era quasi al termine ma avrebbe nevicato di nuovo, lo sentiva
nell'aria.
Amava
la neve, le ricordava casa.
Casa...
ab
Characters
Lou Zarda:
Lucia “Lou” Zarda, 29 anni; nata e cresciuta in
Italia, in una piccola cittadina di montagna,
da qui la “familiarità” con il clima
rigido e il suo amore per la neve che è tipico dei paesaggi
finladesi.
Si trasferisce in Helsinki seguendo il suo ex-fidanzato, Andrea,
conosciuto ai tempi del liceo,
con cui ha avuto una lunga e tormentata relazione per nove anni;dopo la
fine della loro storia,
rimane in Finlandia lavorando come braccio destro e
“tuttofare” in una galleria d'arte,
cercando di rifarsi una vita e costruirsi un futuro.
Ferita e delusa, si allontana dall'amore e da tutto ciò che
i rapporti interpersonali comportano,
si ritira nel suo mondo fatto di colori e tele, chiusa nel bozzolo
della sua camera e della sua casa.
Ville
Valo.
Non vi aspettate davvero che metta la descrizione?! xD
Katty:
idem come sopra... dovreste solo sapere che
è la micia più faiga dell'universo!
Nur
Knight,
30 anni; amica
e coinquilina esuberante di Lou, bellissima ragazza inglese di
origini arabe, lavora come hostess,
facendo
la spola tra Helsinki e altre città europee;
una
vita piena di
impegni e storie d'amore clandestine e fulminee, all'apparenza una
donna volubile e superficiale,
ma
profondamente
legata a Lou, della quale si sente un po' l'angelo custode,
proteggendola
dalle
delusioni che l'amore ha portato nella sua vita,
sostenendola
e
dandole quella fiducia in se stessa che ha inesorabilmente perso.
Andrea Marini:
31 anni, ex fidanzato di Lou.
A lungo presente
nella vita di Lou, anche dopo la fine della loro relazione.
Egoista e prepotente,
torna ciclicamente nella vita di lei per impedirle di dimenticarlo e
rifarsi così una vita.
Simone
Lambro:
30 anni, il migliore amico di Lou dai tempi dell' Accademia.
Vive tra Roma e
Milano, stilista, artista pazzoide, vulcano di idee e coscienza di Lou.
Fa le sue
apparizioni, portando sempre scompiglio e una ventata di
solarità nella vita di Lou.
Julian
Ramos:
32 anni, spagnolo, artista.
Conosce Lou durante
la sua prima esposizione in Finlandia e ne rimane colpito
immediatamente;
pur sapendo di non
poter accedere al suo cuore le resta vicino come un buon amico.
Personaggi
secondari:
Mara
Leto: 31 anni, amica ed ex coinquilina di Lou e Simone
ai tempi dell' Accademia;
scenografa e
pittrice, abbandona la carriera per sposare Karl,
un ragazzo tedesco e
vivere in campagna, facendo la moglie e la mamma.
Il sig.
Korhonen: vicino di casa di Lou e Nur.
Matleena
Heikkinen: 50 anni, curatrice del Museo in cui lavora
Lou.
Lilly:
Una piccola peste che entrarà a far parte della vita di Lou.
PS:
Tutte le immagini dei personaggi, potete trovarle nel mio gruppo su
Facebook dedicato
alla storia cliccando su questo Link!
:)
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