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Autore: Heaven_Tonight    10/02/2013    15 recensioni
“Ikkunaprinsessa”. La Principessa alla Finestra.
C’era lei, Lou, in quel ritratto. C’era lei in ogni suo respiro, in ogni cellula o pensiero.
La sua anima, il suo cuore, le sue speranze mai esposte, il suo amore e la sua fiducia in esso in ogni piccola e accurata pennellata di colore vivido.
C’era lei come il suo caro Sig. Korhonen la vedeva.
Al di là della maschera inutile che si era costruita negli anni.
I capelli rossi e lunghi che diventavano un tutt’uno con il cielo stellato.
L’espressione del suo viso, mentre guardava la neve cadere attraverso la finestra, sognante, sorridente.
Lei fiduciosa e serena. Col vestito blu di Nur e la collana con il ciondolo che un tempo era stata di Maili.
Lui aveva mantenuto la sua promessa: le aveva fatto un ritratto, attingendo a ricordi lontani.
L’aveva ritratta anche senza di lei presente in carne e ossa. Meglio di quanto potesse immaginare.
Cogliendo la sua vera essenza.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Prologo


Era ancora nel mondo dei sogni, ne era certa. O era sveglia?

Qualcuno canticchiava in lontananza. Strizzando forte gli occhi, si girò a pancia in giù, tirandosi il cuscino sulla testa, cercando di riprendere a dormire. 
La t-shirt informe che usava come pigiama però le si era attorcigliata al collo e ora la stava strozzando. Si sollevò su quel tanto che bastava per rimetterla a posto in modo fulmineo e si distese di nuovo, sbuffando.
Tornò sotto il cuscino, premendoselo forte sulle orecchie.
Niente da fare.
Aprì un occhio gemendo piano.
La luce grigia filtrava dalla finestra che aveva dimenticato aperta la sera precedente, anzi quella stessa mattina, prima di crollare sfinita alle cinque e trenta passate.
Cercando di non prestare troppa attenzione a quella voce così irritante, guardò il display del suo cellulare: le nove e 45.
Non era ancora pieno giorno, la luce debole: stava appena albeggiando ma gli effetti su di lei erano sempre gli stessi.
Moriva di sonno.


No. Non stava sognando. Qualcuno cantava a voce alta nella stanza accanto.
Si mise lentamente a sedere sul letto, scuotendo i capelli ricciuti che le si gonfiarono dietro la schiena in una folta criniera leonina.
 
Decise che avrebbe fatto fuori quel “qualcuno”, alzandosi e trascinandosi stancamente fuori dalla sua piccolissima stanza.
 
Il suo “piccolo scrigno”, come lei lo chiamava.
 
Le pareti erano dipinte di lilla chiaro e verde acqua, alternandosi sui quattro lati; la scrivania era stata ricavata da un tavolo malandato che avevano trovato da un rigattiere fuori città, con i piedi arcuati e traballanti, affettuosamente chiamato “il monco”.
Era stato coccolato, rimesso a nuovo con amore e pazienza nei mesi estivi quando il clima all'esterno era piacevole, rispetto alle abituali temperature che di norma c'erano in quel paese, il “Paese dei Mille Laghi”;
Il suo scassatissimo portatile: suo fidato compagno, amico di notti insonni, l’“Highlander” perché a dispetto degli acciacchi, della ventola che annaspava affannosamente e l’anta dello schermo instabile, andava ancora alla grande, un guerriero inamovibile anche se a volte rifiutava di accendersi, così, per capriccio, senza un motivo valido, probabilmente solo per il gusto di farla impazzire.
Era sempre più convinta che i suoi elettrodomestici, capitanati dall' “infame traditore”, fossero dotati di vita propria e congiurassero contro di lei, inventandosene una nuova ogni giorno.
Infatti, non v’era giornata che non iniziasse senza che qualcosa, il phon o il forno a microonde, decidesse di non accendersi o funzionare correttamente!

 
I poster e le stampe alle pareti, “La fata ignorante” di Magritte, ricordo tangibile di una mostra dell'artista che anni prima aveva visto a Roma, così come gli altri che si erano susseguiti: il “Blue Nude” di Matisse, “Danae” di Klimt, “Dream City” di Klee, “Bild mit rotem Fleck” di Kandinsky, “Number 33” di Pollock; “The Radiant Child” di Basquiat, “Sirène et poisson” di Marc Chagall “Campo di grano con corvi” di Van Gogh, il suo preferito.
 
La colonnina porta cd che col tempo si era riempita  di nuovi, innumerevoli compact disc; il piccolo ma decoroso stereo; il tappeto rotondo fatto a mano, enorme, che occupava gran parte della piccola stanza, viola scuro e morbidissimo.
 
L'armadio, anch'esso raccolto in giro ma talmente malconcio che era stato dipinto di blu notte con spirali viola e bianco, chiamato “Il puffo” per le ridotte dimensioni.
La lampada da terra, frutto di un bottino fortunato in Germania, di legno intrecciato alla base e alla sommità un materiale ignoto ricoperto con carta di riso color crema.
 
Le era piaciuta subito la luce che dava: calda, accogliente e rassicurante.
E poi ovviamente c’era la sua libreria.
Un’anonima, semplice e lineare struttura laccata di bianco, presa all’Ikea.
Ricolma di libri di ogni genere, dai romanzi rosa ai saggi, ma in prevalenza vi erano libri d’arte e fotografia.
 
E poi ovunque ninnoli, vecchie foto, ricordi, carte di caramelle spianate con cura e incorniciate in plexiglas.
All’età di quattordici anni aveva avuto la sua prima cotta devastante e ricordava ancora il batticuore, il respiro mancante.
Il ragazzo per il quale aveva perso la testa le aveva offerto un chewing gum e lei ne aveva conservato gelosamente, e stupidamente, l’involucro.
Non aveva più smesso da allora: ogni volta che voleva ricordare un momento, una persona, portava con sé qualcosa che questa aveva toccato.
Continuava a farlo: una sorta di memoria visiva nella quale, spesso e volentieri, sprofondava.
Numerosi biglietti del cinema erano infilati nella cornice dello specchio e una gruccia per vestiti usata come originale e avveniristica porta collane e bracciali, penzolava da un gancio fissato al muro;
un puff di colore nero, di pelo sintetico-non identificato, che chiamava amorevolmente “il gatto morto”.
Amava i momenti preziosi che passava leggendo appoggiata con le spalle al termosifone, una tazza di the in mano e un libro nell'altra, seduta sul quel puff davanti alla porta-finestra che dava su un minuscolo balconcino.
 
Il suo mondo... un mondo sbriciolato, rattoppato, malconcio e dolorante, ma suo.
Passandoci davanti notò che il cielo era bianco e carico: neve!
Ormai Marzo era quasi al termine ma avrebbe nevicato di nuovo, lo sentiva nell'aria.
Amava la neve, le ricordava casa.
 
Casa...

ab


Characters



Lou Zarda:
Lucia “Lou” Zarda, 29 anni; nata e cresciuta in Italia, in una piccola cittadina di montagna,
da qui la “familiarità” con il clima rigido e il suo amore per la neve che è tipico dei paesaggi finladesi.
Si trasferisce in Helsinki seguendo il suo ex-fidanzato, Andrea, conosciuto ai tempi del liceo,
con cui ha avuto una lunga e tormentata relazione per nove anni;dopo la fine della loro storia,
rimane in Finlandia lavorando come braccio destro e “tuttofare” in una galleria d'arte,
cercando di rifarsi una vita e costruirsi un futuro.
Ferita e delusa, si allontana dall'amore e da tutto ciò che i rapporti interpersonali comportano,
si ritira nel suo mondo fatto di colori e tele, chiusa nel bozzolo della sua camera e della sua casa.

Ville Valo. Non vi aspettate davvero che metta la descrizione?! xD
Katty: idem come sopra... dovreste solo sapere che è la micia più faiga dell'universo!

Nur Knight, 30 anni; amica e coinquilina esuberante di Lou, bellissima ragazza inglese di origini arabe, lavora come hostess,
facendo la spola tra Helsinki e altre città europee;
una vita piena di impegni e storie d'amore clandestine e fulminee, all'apparenza una donna volubile e superficiale,
ma profondamente legata a Lou, della quale si sente un po' l'angelo custode,
proteggendola dalle delusioni che l'amore ha portato nella sua vita,
sostenendola e dandole quella fiducia in se stessa che ha inesorabilmente perso.

Andrea Marini
: 31 anni, ex fidanzato di Lou.

A lungo presente nella vita di Lou, anche dopo la fine della loro relazione.
Egoista e prepotente, torna ciclicamente nella vita di lei per impedirle di dimenticarlo e rifarsi così una vita.
Simone Lambro: 30 anni, il migliore amico di Lou dai tempi dell' Accademia.
Vive tra Roma e Milano, stilista, artista pazzoide, vulcano di idee e coscienza di Lou.
Fa le sue apparizioni, portando sempre scompiglio e una ventata di solarità nella vita di Lou.
Julian Ramos: 32 anni, spagnolo, artista.
Conosce Lou durante la sua prima esposizione in Finlandia e ne rimane colpito immediatamente;
pur sapendo di non poter accedere al suo cuore le resta vicino come un buon amico.



Personaggi secondari:
Mara Leto: 31 anni, amica ed ex coinquilina di Lou e Simone ai tempi dell' Accademia;
scenografa e pittrice, abbandona la carriera per sposare Karl,
un ragazzo tedesco e vivere in campagna, facendo la moglie e la mamma.

Il sig. Korhonen: vicino di casa di Lou e Nur.
Matleena Heikkinen: 50 anni, curatrice del Museo in cui lavora Lou.
Lilly: Una piccola peste che entrarà a far parte della vita di Lou.




PS: Tutte le immagini dei personaggi, potete trovarle nel mio gruppo su Facebook dedicato alla storia cliccando su questo Link! :)




   
 
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