Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA: Siamo arrivati alla fine!
Commenti e ringraziamenti li rimando in fondo! ^_^
Capitolo
quarantasei
Orlando stava camminando dietro
Aylén ed era completamente perso dietro il movimento regolare dei suoi fianchi.
Non che lei ancheggiasse in maniera vistosa e provocatoria, anzi, camminava
semplicemente, ma lui era come ipnotizzato. Gli piaceva come si muoveva, aveva
qualcosa, un certo non so che d'innato, che naturalmente lo attraeva. E non era
solo per via del suo fondoschiena fasciato da un paio di semplici jeans, ma
piuttosto era un alone particolare che faceva di ogni suo gesto un polo
d'attrazione irresistibile. Continuava a fare queste considerazioni e a
sorridere, pensando che era irrimediabilmente partito per una tangente da cui
con tutta probabilità non sarebbe mai più rientrato. In realtà si sentiva
proprio bene e non gliene fregava niente. Non gli importava affatto di essersi
tolto dalla piazza, non gli pesava dover rinunciare alla mille ghiotte occasioni
che quasi giornalmente gli venivano a portata di mano, lui stava bene così. Era
già consapevole in cuor suo che quella che gli stava davanti era donna per lui.
Quella con cui pensare a costruire qualcosa di concreto, quella, con la quale,
stare insieme era naturale e necessario: quella giusta insomma.
Era sempre stato uno che sapeva
ciò che voleva, che quando si prefiggeva un obiettivo lo perseguiva fino ad
ottenerlo, ora sapeva che voleva lei, ed gli era chiaro come non lo era mai
stato prima.
All'improvviso l'oggetto dei
suoi pensieri si girò e gli disse “Mi stai ascoltando o ti fai i fatti tuoi?”.
Colto in fallo dovette dire per
forza la verità: “In realtà mi sono perso… ero in beata contemplazione del tuo
splendido culetto!”.
“Cretino!” lo redarguì lei
accigliata “Mi sto sgolando per spiegarti i pregi architettonici di questa
costruzione medievale e tu non solo non mi ascolti, ma neanche guardi, anzi
candido, candido, te ne vieni fuori che mi stai rimirando il sedere! Saresti da
prendere a pedate!”.
Erano alla scoperta delle
bellezze locali di Avila, città dal sapore antico, non che terra natia di Aylén.
Era stata quella la scusa adottata da Orlando per poter passare una giornata da
soli e chiarirsi riguardo gli accadimenti del giorno prima. In realtà avevano
solo accennato al discorso. Orlando s’era alzato particolarmente bene ed era in
una delle sue giornate stuzzicchine, con parecchia voglia di giocherellare.
Aylén, invece, era sul chi va là, ancora non aveva tanto ben digerito la
tragicommedia del giorno prima. La ragazza era contrariata perché non tollerava
di essere trattata né come una bambina da suo padre, né come una decerebrata da
Orlando. Quei due s'erano messi a sedere e, come se nulla fosse, avevano
disposto della sua vita senza neanche interrogarla, che fosse quantomeno
infastidita era comprensibile. Durante una riflessione notturna l'aveva capito e
dovuto ammettere anche Orlando. In effetti s'era lasciato decisamente troppo
intimorire dal padre di lei, finendo per fare una stupidaggine, che non
consisteva tanto in ciò che aveva detto, ma nel fatto che, obiettivamente, ne
avrebbe dovuto assolutamente parlare prima con lei.
Aylén dal canto suo conosceva
bene Orlando e sapeva perfettamente che stava facendo l'idiota per stemprare i
toni, cercando di svicolare abilmente discussioni e chiarimenti vari.
“Senti, ma perché non andiamo a
visitare quella cripta?” disse all'improvviso Orlando indicando un posto angusto
e remoto del torrione dove erano.
“Non c'è niente d'interessante
lì. E' solo un buco umido completamente spoglio, non lo vedi che non ci va
nessuno?” gli rispose lei.
“Sono curioso e la voglio
vedere” affermò il ragazzo prendendola per mano e trascinandola nella cripta.
Una volta dentro si ritrovarono
in una nicchia umida, muschiosa, con una finestrella da cui filtrava a malapena
qualche raggio di luce.
“Te l’avevo detto che non c’era
nulla!” disse Aylén.
Ma Orlando non si smontò
affatto “E’ perfetta” disse dando una rapida occhiata in giro.
“Perfetta?” chiese Aylén
incerta.
Orlando annuì con la testa
“Assolutamente perfetta, direi”.
La ragazza capì “Conosco quello
sguardo!” gli disse accigliata puntandogli il dito contro “Non pensarci nemmeno!
Dobbiamo parlare io e te! E molto seriamente” concluse seria.
“E di cosa dobbiamo parlare?”
le ripose Orlando mentre la prendeva per la vita e le poggiava le labbra sul
collo dandole un piccolo bacio.
“Lo sai benissimo di cosa!”
disse la ragazza poggiandogli i palmi delle mani sul torace nel tentativo poco
convincente di allontanarlo da sé.
“Oh! Forse vuoi parlare del
fatto che continui a rifiutarmi come possibile marito?” le fece eco Orlando
stringendola ancora di più e continuando a baciarla sul collo, per poi
proseguire verso il viso, come se niente fosse.
“Smetti!” disse Aylén
costernata.
“Perché? Non ti piace?” fu la
risposta di lui, che oltre che sfiorarle le labbra con le proprie, insinuò
addirittura una mano sotto la sua maglietta.
“Non è… questo… il punto” disse
Aylén cercando di darsi un certo contegno, ma non era poi tanto facile.
“No? Allora qual'è il punto?”
chiese Orlando che aveva ormai entrambe le mani sotto la sua maglietta. Con una
le carezzava la fine della schiena, l’altra l’aveva addirittura infilata sotto
il reggiseno.
Aylén con uno sforzo quasi
titanico riuscì ad allontanarlo e gli disse “Per favore! E’ una cosa seria, non
puoi pretendere di sistemare tutto così!”.
Orlando allora sospirò e disse,
cercando di spiegarsi: “Hai ragione ieri ho fatto una cazzata, ma mettiti nei
miei panni, tuo padre mi ha leggermente spiazzato e appena, appena intimorito,
ad un certo punto credevo che me le volesse suonare!”.
“Non è possibile che tu ti sia
fatto mettere sotto da mio padre, è assurdo e quanto meno inconcepibile e poi
non è da te!”.
“Lo so, ma vedi per certe cose
sono un po’… come dire… impacciato?” rispose il ragazzo leggermente imbarazzato
“E poi, francamente parlando, tuo padre non ha poi così torto. Certo è un po’
esagerato nelle sue manifestazioni…”.
“Solo un po’ esagerato?”
lo interruppe Aylén.
“Okay, è parecchio esagerato,
però questo fatto che non abbiamo nemmeno reso pubblico il nostro rapporto non
va più bene” disse Orlando serio come se meditasse.
“Ma se dici sempre che la vita
privata va salvaguardata a tutti i costi!”.
“Si, ma ad un certo punto
bisogna anche fare i conti l'immagine pubblica, insomma io sono stufo di andare
nei posti da solo, o di tenerti rimpiattata da qualche parte perché non si deve
sapere. Non ho mica intenzione di fare o dire chissà che cosa! Voglio solo
rendere pubblico il fatto che stiamo insieme e che è una cosa importante. Con
parsimonia, ma sento il bisogno di esternarlo. Mi sembra una cosa giusta,
ecco!”.
“Francamente a me interessa
poco. Mi interessa molto di più quello che provi tu. Non è che ambisco ad essere
fotografata o inseguita in ogni dove, anche se sono perfettamente consapevole
che è un rovescio della medaglia che bene o male, prima o poi dovrò comunque
affrontare, quindi se lo fai per me o peggio ancora per mio padre, sbagli di
grosso. Io non ho bisogno di confessioni ed impegni pubblici, lo sai che per me
contano altre cose” concluse Aylén.
“E' una cosa che sento il
bisogno di fare” confessò Orlando. Era vero, voleva che fosse noto a tutti
quanto stesse bene e fosse contento. Era stufo di doversi arrampicare sugli
specchi ogni qualvolta gli domandavano della sua vita sentimentale, continuare a
far finta di niente non gli sembrava né corretto né giusto.
“Se ne senti la necessità…
allora fallo pure, basta che parta da un tuo bisogno e non da pressioni esterne”
commentò Aylén.
“A proposito di bisogni” fece
Orlando roteando gli occhi in maniera vaga “Non hai bisogno di nulla
tu?”.
Aylén alzò un sopracciglio
corrugando leggermente la fronte e con aria assolutamente perplessa rispose “No,
perché?”.
Orlando si rabbuiò appena e
guardandola di traverso disse: “Come sarebbe a dire, no?”.
“Sarebbe a dire che non ho
bisogno di nulla” fece serafica lei.
“Male!” rispose il ragazzo che
diventò decisamente serio.
Aylén lo guardò con aria
interrogativa visto che s'era immusonito “Beh?” gli domandò appena perplessa.
Lui stizzito allargò le braccia
in segno di disappunto “Non per fare sempre il polemico della situazione, ma
porca miseria,” disse piuttosto alterato, facendo poi un elenco, contandosi di
volta in volta le dita, come per rimarcare ogni singola mancanza di lei “Sono
tre mesi che non ci vediamo e sembra che la cosa neanche ti tocchi. Quando sono
arrivato fosse per te mi avresti liquidato con bacino sulla guancia e buona
sera! Abbiamo dormito a quaranta chilometri di distanza e passi, perché
la situazione lo impone. Ti tiro un attimo in disparte per poter, al limite,
almeno darti un bacio, visto che a casa tua siamo sotto sorveglianza continua,
ma tu mi scosti per discutere. Okay, la discussione era importante, va bene, ma
ora che ci siamo chiariti non mi puoi rispondere che non hai bisogno di nulla!”.
C'era davvero rimasto male.
“A parte il fatto che non
abbiamo affatto finito di chiarirci perché c'è l'altra questione in sospeso”
rispose Aylén, ma lui la interruppe.
“Te l'avrei chiesto comunque!…
Prima o poi” disse secco Orlando, quindi terminò ancora più tetro “Lo sapevi
benissimo, e mi pare che avevi promesso che avresti detto di si e non il solito:
Non se ne parla nemmeno!”.
“Hai appena detto: prima o
poi e quindi, non avresti dovuto farlo ieri perché mio padre gioca a fare il
pater familias stile bei tempi che furono! E comunque credo che prima
avresti dovuto almeno sentire il mio parere”.
“Io sarò anche polemico, ma tu
sei d'un pignolo esagerato!” disse Orlando facendo una smorfia.
“Allora per favore sii onesto,
ma sul serio, e dimmi se ieri l'avresti decisa lo stesso, o no questa cosa, se
non fosse stato per mio padre”.
Lui abbassò la testa e come al
solito se la grattò “Proprio ieri… no… però…” rispose incerto.
“Ecco lo vedi? Non mi sta bene
che tu prenda una decisione del genere sotto pressione, non mi va bene per
niente! Se tu me lo avessi chiesto di tua spontanea volontà ne avremo parlato
insieme decidendo sempre insieme il da farsi, così non ha senso, perde
importanza e non è assolutamente da prendere in considerazione!”.
Orlando sbuffò arreso: “Va
bene, è vero! Hai ragione tu” e poi rimise su il muso.
“Non c'è bisogno che tu metta
il broncio come un bambino indispettito” gli disse lei dolcemente avvicinandosi
un po’ “E' una cosa davvero molto seria e molto impegnativa, affrettare i tempi
sarebbe un errore, lasciamo che le cose abbiamo il suo corso naturale”.
Orlando suo malgrado dovette
ammettere che lei aveva ragione e mugugnò a denti stretti un va bene.
Aylén rise appena.
“Che c'è da ridere?” domandò il
ragazzo contrariato.
“Su! Smettila! Sei permaloso
come una bertuccia” disse lei prendendolo a pizzicotti sulle guance. Lui in
tutta risposta le fece una boccaccia.
“Comunque, ti stavo prendendo
in giro prima, scemotto!”.
Lui la guardò di sotto in su e
le disse “Uhm… allora dimostramelo”.
Lei lo baciò, ma lui rimase
inteccherito come un palo e poi disse con aria di sfida: “Dimostrazione
decisamente scarsa”.
Aylén lo guardò un po’
perplessa, poi aggrottò le sopracciglia, quindi con tono basso e deciso gli
rispose “Ora ti sistemo io!”. Lo spinse contro la parete e dopo averlo
tormentato con languidi baci e piccoli morsi sul collo, prese a baciarlo con
impeto sulla bocca. Non ancora soddisfatta del risultato ottenuto gli insinuò
maliziosamente l'indice appena sotto l'elastico dei boxer che spuntavano fuori
dai pantaloni, sfiorandogli appena la pelle sotto l'ombelico.
La situazione si fece
immediatamente torrida e chissà cosa sarebbe accaduto se delle voci, piuttosto
vicine non li avessero fatti smettere immediatamente, costringendoli se pur
controvoglia ad uscire da quel piccolo antro angusto.
Dopo l'intera giornata insieme
le cose si erano decisamente appianate. La sera a cena c'era stato un
chiarimento anche con i genitori di lei. Caso strano e imprevedibile, Abel
Delgado s'era anche prodigato in una specie di scuse, pur sempre rimarcando che
comunque non approvava il loro stile di vita. Sembrava essere tutto risolto e a
posto. L'indomani i due ragazzi sarebbero ripartiti di buon ore e così quella
sera se ne andarono tutti a letto abbastanza presto.
Orlando era piuttosto sereno,
ma faticò lo stesso a prendere sonno, poi alla fine si addormentò pesantemente,
tanto che cominciò a sognare.
Stava sognando Rambo, che
stranamente, invece di leccargli i piedi gli stava leccando il torace e la cosa
ancora più strana è che questa cosa sembrava piacergli. Anzi diciamo che gli
piaceva pure troppo, talmente tanto che…
Si svegliò di soprassalto
imbarazzato e abbastanza rincoglionito dal sonno, intravide un'ombra accanto a
lui che non solo lo fece sobbalzare ma anche gridare.
“SHHHHHHH!” gli fece Aylén “Ma
sei matto? Vuoi svegliare tutti?” gli bisbigliò.
“No, la matta sei tu! Manca
poco che mi fai venire un colpo!” le rispose bisbigliando a sua volta.
“Che ci fai in camera mia?” le
chiese poi.
“Secondo te?” gli rispose lei
guardandolo come se fosse rincitrullito.
“Ma se ci sentono i tuoi poi
sono cavoli!”.
“Se ti senti a disagio vado
via” disse lei cercando di essere comprensiva.
“No!” rispose lui deciso
prendendola per la vita e portandosela accanto. “Ma… come mai questa
improvvisata notturna?” le chiese mentre le sfilava via la canottiera.
Lei non perse tempo neanche a
rispondergli, solo quando lui fece l'atto di farla sdraiare, dopo aver scosso la
testa in segno di diniego, gli disse: “E no! Ho cominciato io oggi pomeriggio e
io devo finire, è una questione di principio!”.
Lui alzò un sopracciglio e la
guardò divertito “O non ero io quello dalle questioni di principio? Che fai mi
copi?”.
“Chi sta con lo zoppo impara a
zoppicare” lo canzonò lei obbligandolo dolcemente a sdraiarsi.
“Mhmm… Mi pare che tu zoppichi
parecchio bene…” commentò Orlando sornione.
Quello fu l'ultimo commento,
perché decisamente la conversazione prese tutt'altra piega.
Sei mesi dopo.
“Siamo rimasti tutti sorpresi
dall'annuncio, seppur in sordina fatto dal suo addetto stampa. E chi aspettava
che lei, così restio e riservato parlasse addirittura di matrimonio!”.
“Ho dichiarato che è nei miei
progetti futuri, ma non è un annuncio ufficiale con data precisa”.
“E la fortunata chi sarebbe?”.
“Sempre la solita”.
“Sì, s'era intuito, ma non si
può sapere qualcosa in più di lei?”.
“Uhmmm… no! Sapete già
abbastanza direi”.
“Sempre ermetico eh?”.
“Sempre e comunque. Del resto
si chiama vita privata no?”.
A quell'ultima dichiarazione
Aylén spense la tv e prese ad accarezzare la testa del piccolo cane nero che
teneva in collo sul divano, era il primo cucciolo di Rambo che le avevano
regalato i sui ex padroni di casa, per la gioia sua e di Orlando, che di lì a
poco l'avrebbe raggiunta per coccolarselo un bel po’. La ragazza guardò
l'orologio. Lo show doveva essere appena finito, al massimo in un'ora lui
sarebbe stato di rientro.
Così infatti fu.
Orlando arrivò preciso e
puntuale con un'espressione rilassata e sorridente.
“Come sono andato?” le chiese.
“Benissimo” rispose la ragazza
cingendogli il collo con le braccia.
“Ora preparati perché ti
daranno la caccia, rompendoti le scatole a più non posso per saperne di più” gli
disse lui.
“Oh non preoccuparti mi saprò
difendere e comunque è prezzo ragionevole da pagare, per averti tutto per me!”
gli rispose Aylén appena un attimo prima di dargli un bacio, mentre il cucciolo,
avendo sentito il padrone rientrare, era subito corso a mordicchiargli i piedi.
Orlando si staccò un attimo
dalle labbra di Aylén e disse: “Prima o poi scoprirò che cavolo hanno di così
attraente i miei piedi eh?”.
Fine
NOTA: Ringrazio tutti ma
proprio TUTTI quelli che hanno letto e seguito questa fic. Un ringraziamento
particolare a chi l'ha seguita e commentata con affetto ovvero le SUPERPANIBALDE:
Roy, Conty e Frodina, Azu e grazie anche ad Eowin, El, Sara, Frenkymc,
tutte le bimbe del forum e spero di non aver dimenticato nessuno ç____________ç
Un GRAZIE
MEGAGALATTICO alla mia beta Mandy e alla mia tester Anjulie, ragazze io davvero
non trovo le parole adatte per dimostrarvi la mia gratitudine. Ho apprezzato
tantissimo il vostro aiuto senza di voi sarei stata persa più di una volta
GRAZIE!!!!!!
Spero di
avervi divertite, e di non avervi troppo tediate, sappiate che i vostri commenti
sono stati una linfa vitale per la mia ispirazione e posso solo dirvi: Vi voglio
bene bimbe!!!!! G R A Z I E!!!!!!!!
Naturalmente
ringrazio il "nostro" caro Or'lendo per l'ispirazione e Dom per l'aiuto
ispirazione. Ragazzi vi adoro!!^^
CURIOSITA' SU QUESTA
FIC:
Questa
è la foto della modella Benetton che mi ha ispirato il personaggio
di Aylén:
CLIKKA
Questa è fan
art di Aylén fatta da Elelinde (grazie tesora ^_^)
CLIKKA
Questa è fan
art di Aylén fatta da Cowgirlsara (grazie ciccia ^_^)
CLIKKA
Permettetemi di
dedicare questa fanfic al ricordo di Chicco, il cane pastore
maremmano di mio padre che purtroppo è morto durante la sua stesura, le sue
leccate mi mancheranno da morire ... *___*
PS Forse... ci sarà
anche una terza parte di questa fic... un giorno... chissà!
Moon ringrazia
ancora dal profondo del cuore tutti i lettori e con un bacio affettuoso ed un saluto, finalmente smette di blaterare e vi lascia in pace :P
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