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Autore: Moon    06/08/2004    3 recensioni
Seguito di "The Birthday Gift". Alla fine di ogni storia siamo abituati ad immaginare che cosa accadrà quando i due protagonisti sembrano aver preso una direzione. Questa storia tratta appunto di questo. Saranno in grado due persone, che pur amandosi molto, di condividere una vita insieme? Un ragazzo e una ragzza dal carattere troppo simile e troppo orgoglioso, una serie di situazioni, alcune delle quale molte difficili, li metteranno a dura prova, basterà il loro sentimento a superarle? Oppure...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Monaghan, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA: Siamo arrivati alla fine! Commenti e ringraziamenti li rimando in fondo! ^_^

 

 

 

 

Capitolo quarantasei

 

 

Orlando stava camminando dietro Aylén ed era completamente perso dietro il movimento regolare dei suoi fianchi. Non che lei ancheggiasse in maniera vistosa e provocatoria, anzi, camminava semplicemente, ma lui era come ipnotizzato. Gli piaceva come si muoveva, aveva qualcosa, un certo non so che d'innato, che naturalmente lo attraeva. E non era solo per via del suo fondoschiena fasciato da un paio di semplici jeans, ma piuttosto era un alone particolare che faceva di ogni suo gesto un polo d'attrazione irresistibile. Continuava a fare queste considerazioni e a sorridere, pensando che era irrimediabilmente partito per una tangente da cui con tutta probabilità non sarebbe mai più rientrato. In realtà si sentiva proprio bene e non gliene fregava niente. Non gli importava affatto di essersi tolto dalla piazza, non gli pesava dover rinunciare alla mille ghiotte occasioni che quasi giornalmente gli venivano a portata di mano, lui stava bene così. Era già consapevole in cuor suo che quella che gli stava davanti era donna per lui. Quella con cui pensare a costruire qualcosa di concreto, quella, con la quale, stare insieme era naturale e necessario: quella giusta insomma.

Era sempre stato uno che sapeva ciò che voleva, che quando si prefiggeva un obiettivo lo perseguiva fino ad ottenerlo, ora sapeva che voleva lei, ed gli era chiaro come non lo era mai stato prima.

All'improvviso l'oggetto dei suoi pensieri si girò e gli disse “Mi stai ascoltando o ti fai i fatti tuoi?”.

Colto in fallo dovette dire per forza la verità: “In realtà mi sono perso… ero in beata contemplazione del tuo splendido culetto!”.

“Cretino!” lo redarguì lei accigliata “Mi sto sgolando per spiegarti i pregi architettonici di questa costruzione medievale e tu non solo non mi ascolti, ma neanche guardi, anzi candido, candido, te ne vieni fuori che mi stai rimirando il sedere! Saresti da prendere a pedate!”.

 

Erano alla scoperta delle bellezze locali di Avila, città dal sapore antico, non che terra natia di Aylén. Era stata quella la scusa adottata da Orlando per poter passare una giornata da soli e chiarirsi riguardo gli accadimenti del giorno prima. In realtà avevano solo accennato al discorso. Orlando s’era alzato particolarmente bene ed era in una delle sue giornate stuzzicchine, con parecchia voglia di giocherellare. Aylén, invece, era sul chi va là, ancora non aveva tanto ben digerito la tragicommedia del giorno prima. La ragazza era contrariata perché non tollerava di essere trattata né come una bambina da suo padre, né come una decerebrata da Orlando. Quei due s'erano messi a sedere e, come se nulla fosse, avevano disposto della sua vita senza neanche interrogarla, che fosse quantomeno infastidita era comprensibile. Durante una riflessione notturna l'aveva capito e dovuto ammettere anche Orlando. In effetti s'era lasciato decisamente troppo intimorire dal padre di lei, finendo per fare una stupidaggine, che non consisteva tanto in ciò che aveva detto, ma nel fatto che, obiettivamente, ne avrebbe dovuto assolutamente parlare prima con lei.

Aylén dal canto suo conosceva bene Orlando e sapeva perfettamente che stava facendo l'idiota per stemprare i toni, cercando di svicolare abilmente discussioni e chiarimenti vari.

 

“Senti, ma perché non andiamo a visitare quella cripta?” disse all'improvviso Orlando indicando un posto angusto e remoto del torrione dove erano.

“Non c'è niente d'interessante lì. E' solo un buco umido  completamente spoglio, non lo vedi che non ci va nessuno?” gli rispose lei.

“Sono curioso e la voglio vedere” affermò il ragazzo prendendola per mano e trascinandola nella cripta.

Una volta dentro si ritrovarono in una nicchia umida, muschiosa, con una finestrella da cui filtrava a malapena qualche raggio di luce.

“Te l’avevo detto che non c’era nulla!” disse Aylén.

Ma Orlando non si smontò affatto “E’ perfetta” disse dando una rapida occhiata in giro.

“Perfetta?” chiese Aylén incerta.

Orlando annuì con la testa “Assolutamente perfetta, direi”.

La ragazza capì “Conosco quello sguardo!” gli disse accigliata puntandogli il dito contro “Non pensarci nemmeno! Dobbiamo parlare io e te! E molto seriamente” concluse seria.

“E di cosa dobbiamo parlare?” le ripose Orlando mentre la prendeva per la vita e le poggiava le labbra sul collo dandole un piccolo bacio.

“Lo sai benissimo di cosa!” disse la ragazza poggiandogli i palmi delle mani sul torace nel tentativo poco convincente di allontanarlo da sé.

“Oh! Forse vuoi parlare del fatto che continui a rifiutarmi come possibile marito?” le fece eco Orlando stringendola ancora di più e continuando a baciarla sul collo, per poi proseguire verso il viso, come se niente fosse.

“Smetti!” disse Aylén costernata.

“Perché? Non ti piace?” fu la risposta di lui, che oltre che sfiorarle le labbra con le proprie, insinuò addirittura una mano sotto la sua maglietta.

“Non è… questo… il punto” disse Aylén cercando di darsi un certo contegno, ma non era poi tanto facile.

“No? Allora qual'è il punto?” chiese Orlando che aveva  ormai entrambe le mani sotto la sua maglietta. Con una le carezzava la fine della schiena, l’altra l’aveva addirittura infilata sotto il reggiseno.

Aylén con uno sforzo quasi titanico riuscì ad allontanarlo e gli disse “Per favore! E’ una cosa seria, non puoi pretendere di sistemare tutto così!”.

Orlando allora sospirò e disse, cercando di spiegarsi: “Hai ragione ieri ho fatto una cazzata, ma mettiti nei miei panni, tuo padre mi ha leggermente spiazzato e appena, appena intimorito, ad un certo punto credevo che me le volesse suonare!”.

“Non è possibile che tu ti sia fatto mettere sotto da mio padre, è assurdo e quanto meno inconcepibile e poi non è da te!”.

“Lo so, ma vedi per certe cose sono un po’… come dire… impacciato?” rispose il ragazzo leggermente imbarazzato “E poi, francamente parlando, tuo padre non ha poi così torto. Certo è un po’ esagerato nelle sue manifestazioni…”.

“Solo un po’ esagerato?” lo interruppe Aylén.

“Okay, è parecchio esagerato, però questo fatto che non abbiamo nemmeno reso pubblico il nostro rapporto non va più bene” disse Orlando serio come se meditasse.

“Ma se dici sempre che la vita privata va salvaguardata a tutti i costi!”.

“Si, ma ad un certo punto bisogna anche fare i conti l'immagine pubblica, insomma io sono stufo di andare nei posti da solo, o di tenerti rimpiattata da qualche parte perché non si deve  sapere. Non ho mica intenzione di fare o dire chissà che cosa! Voglio solo rendere pubblico il fatto che stiamo insieme e che è una cosa importante. Con parsimonia, ma sento il bisogno di esternarlo. Mi sembra una cosa giusta, ecco!”.

“Francamente a me interessa poco. Mi interessa molto di più quello che provi tu. Non è che ambisco ad essere fotografata o inseguita in ogni dove, anche se sono perfettamente consapevole che è un rovescio della medaglia che bene o male, prima o poi dovrò comunque affrontare, quindi se lo fai per me o peggio ancora per mio padre, sbagli di grosso. Io non ho bisogno di confessioni ed impegni pubblici, lo sai che per me contano altre cose” concluse Aylén.

“E' una cosa che sento il bisogno di fare” confessò Orlando. Era vero, voleva che fosse noto a tutti quanto stesse bene e fosse contento. Era stufo di doversi arrampicare sugli specchi ogni qualvolta gli domandavano della sua vita sentimentale, continuare a far finta di niente non gli sembrava né corretto né giusto.

“Se ne senti la necessità… allora fallo pure, basta che parta da un tuo bisogno e non da pressioni esterne” commentò Aylén.

“A proposito di bisogni” fece Orlando roteando gli occhi in maniera vaga “Non hai bisogno di nulla tu?”.

Aylén alzò un sopracciglio corrugando leggermente la fronte e con aria assolutamente perplessa rispose “No, perché?”.

Orlando si rabbuiò appena e guardandola di traverso disse: “Come sarebbe a dire, no?”.

“Sarebbe a dire che non ho bisogno di nulla” fece serafica lei.

“Male!” rispose il ragazzo che diventò decisamente serio.

Aylén lo guardò con aria interrogativa visto che s'era immusonito “Beh?” gli domandò appena perplessa.

Lui stizzito allargò le braccia in segno di disappunto “Non per fare sempre il polemico della situazione, ma porca miseria,” disse piuttosto alterato, facendo poi un elenco, contandosi di volta in volta le dita, come per rimarcare ogni singola mancanza di lei “Sono tre mesi che non ci vediamo e sembra che la cosa neanche ti tocchi. Quando sono arrivato fosse per te mi avresti liquidato con bacino sulla guancia e buona sera! Abbiamo dormito a quaranta chilometri di distanza e passi, perché la situazione lo impone. Ti tiro un attimo in disparte per poter, al limite, almeno darti un bacio, visto che a casa tua siamo sotto sorveglianza continua, ma tu mi scosti per discutere. Okay, la discussione era importante, va bene, ma ora che ci siamo chiariti non mi puoi rispondere che non hai bisogno di nulla!”.

C'era davvero rimasto male.

“A parte il fatto che non abbiamo affatto finito di chiarirci perché c'è l'altra questione in sospeso” rispose Aylén, ma lui la interruppe.

“Te l'avrei chiesto comunque!… Prima o poi” disse secco Orlando, quindi terminò ancora più tetro  “Lo sapevi benissimo, e mi pare che avevi promesso che avresti detto di si e non il solito: Non se ne parla nemmeno!”.

“Hai appena detto: prima o poi e quindi, non avresti dovuto farlo ieri perché mio padre gioca a fare il pater familias stile bei tempi che furono! E comunque credo che prima avresti dovuto almeno sentire il mio parere”.

“Io sarò anche polemico, ma tu sei d'un pignolo esagerato!” disse Orlando facendo una smorfia.

“Allora per favore sii onesto, ma sul serio, e dimmi se ieri l'avresti decisa lo stesso, o no questa cosa, se non fosse stato per mio padre”.

Lui abbassò la testa e come al solito se la grattò “Proprio ieri… no… però…” rispose incerto.

“Ecco lo vedi? Non mi sta bene che tu prenda una decisione del genere sotto pressione, non mi va bene per niente! Se tu me lo avessi chiesto di tua spontanea volontà ne avremo parlato insieme decidendo sempre insieme il da farsi, così non ha senso, perde importanza e non è assolutamente da prendere in considerazione!”.

Orlando sbuffò arreso: “Va bene, è vero! Hai ragione tu” e poi rimise su il muso.

“Non c'è bisogno che tu metta il broncio come un bambino indispettito” gli disse lei dolcemente avvicinandosi un po’ “E' una cosa davvero molto seria e molto impegnativa, affrettare i tempi sarebbe un errore, lasciamo che le cose abbiamo il suo corso naturale”.

Orlando suo malgrado dovette ammettere che lei aveva ragione e mugugnò a denti stretti un va bene.

Aylén rise appena.

“Che c'è da ridere?” domandò il ragazzo contrariato.

“Su! Smettila! Sei permaloso come una bertuccia” disse lei prendendolo a pizzicotti sulle guance. Lui in tutta risposta le fece una boccaccia.

“Comunque, ti stavo prendendo in giro prima, scemotto!”.

Lui la guardò di sotto in su e le disse “Uhm… allora dimostramelo”.

Lei lo baciò, ma lui rimase inteccherito come un palo e poi disse con aria di sfida: “Dimostrazione decisamente scarsa”.

Aylén lo guardò un po’ perplessa, poi aggrottò le sopracciglia, quindi con tono basso e deciso gli rispose “Ora ti sistemo io!”. Lo spinse contro la parete e dopo averlo tormentato con languidi baci e piccoli morsi sul collo, prese a baciarlo con impeto sulla bocca. Non ancora soddisfatta del risultato ottenuto gli insinuò maliziosamente l'indice appena sotto l'elastico dei boxer che spuntavano fuori dai pantaloni, sfiorandogli appena la pelle sotto l'ombelico.

La situazione si fece immediatamente torrida e chissà cosa sarebbe accaduto se delle voci, piuttosto vicine non li avessero fatti smettere immediatamente, costringendoli se pur controvoglia ad uscire da quel piccolo antro angusto.

 

Dopo l'intera giornata insieme le cose si erano decisamente appianate. La sera a cena c'era stato un chiarimento anche con i genitori di lei. Caso strano e imprevedibile, Abel Delgado s'era anche prodigato in una specie di scuse, pur sempre rimarcando che comunque non approvava il loro stile di vita. Sembrava essere tutto risolto e a posto. L'indomani i due ragazzi sarebbero ripartiti di buon ore e così quella sera se ne andarono tutti a letto abbastanza presto.

Orlando era piuttosto sereno, ma faticò lo stesso a prendere sonno, poi alla fine si addormentò pesantemente, tanto che cominciò a sognare.

Stava sognando Rambo, che stranamente, invece di leccargli i piedi gli stava leccando il torace e la cosa ancora più strana è che questa cosa sembrava piacergli. Anzi diciamo che gli piaceva pure troppo, talmente tanto che…

Si svegliò di soprassalto imbarazzato e abbastanza rincoglionito dal sonno, intravide un'ombra accanto a lui che non solo lo fece sobbalzare ma anche gridare.

“SHHHHHHH!” gli fece Aylén “Ma sei matto? Vuoi svegliare tutti?” gli bisbigliò.

“No, la matta sei tu! Manca poco che mi fai venire un colpo!” le rispose bisbigliando a sua volta.

“Che ci fai in camera mia?” le chiese poi.

“Secondo te?” gli rispose lei guardandolo come se fosse rincitrullito.

“Ma se ci sentono i tuoi poi sono cavoli!”.

“Se ti senti a disagio vado via” disse lei cercando di essere comprensiva.

“No!” rispose lui deciso prendendola per la vita e portandosela accanto. “Ma… come mai questa improvvisata notturna?” le chiese mentre le sfilava via la canottiera.

Lei non perse tempo neanche a rispondergli, solo quando lui fece l'atto di farla sdraiare, dopo aver scosso la testa in segno di diniego, gli disse: “E no! Ho cominciato io oggi pomeriggio e io devo finire, è una questione di principio!”.

Lui alzò un sopracciglio e la guardò divertito “O non ero io quello dalle questioni di principio? Che fai mi copi?”.

“Chi sta con lo zoppo impara a zoppicare” lo canzonò lei obbligandolo dolcemente a sdraiarsi.

“Mhmm… Mi pare che tu zoppichi parecchio bene…” commentò Orlando sornione.

Quello fu l'ultimo commento, perché decisamente la conversazione prese tutt'altra piega.

 

 

 

Sei mesi dopo.

 

“Siamo rimasti tutti sorpresi dall'annuncio, seppur in sordina fatto dal suo addetto stampa. E chi aspettava che lei, così restio e riservato parlasse addirittura di matrimonio!”.

 

“Ho dichiarato che è nei miei progetti futuri, ma non è un annuncio ufficiale con data precisa”.

 

“E la fortunata chi sarebbe?”.

 

“Sempre la solita”.

 

“Sì, s'era intuito, ma non si può sapere qualcosa in più di lei?”.

 

“Uhmmm… no! Sapete già abbastanza direi”.

 

“Sempre ermetico eh?”.

 

“Sempre e comunque. Del resto si chiama vita privata no?”.

 

A quell'ultima dichiarazione Aylén spense la tv e prese ad accarezzare la testa del piccolo cane nero che teneva in collo sul divano, era il primo cucciolo di Rambo che le avevano regalato i sui ex padroni di casa, per la gioia sua e di Orlando, che di lì a poco l'avrebbe raggiunta per coccolarselo un bel po’. La ragazza guardò l'orologio. Lo show doveva essere appena finito, al massimo in un'ora lui sarebbe stato di rientro.

Così infatti fu.

Orlando arrivò preciso e puntuale con un'espressione rilassata e sorridente.

“Come sono andato?” le chiese.

“Benissimo” rispose la ragazza cingendogli il collo con le braccia.

“Ora preparati perché ti daranno la caccia, rompendoti le scatole a più non posso per saperne di più” gli disse lui.

“Oh non preoccuparti mi saprò difendere e comunque è prezzo ragionevole da pagare, per averti tutto per me!” gli rispose Aylén appena un attimo prima di dargli un bacio, mentre il cucciolo, avendo sentito il padrone rientrare, era subito corso a mordicchiargli i piedi.

Orlando si staccò un attimo dalle labbra di Aylén e disse: “Prima o poi scoprirò che cavolo hanno di così attraente i miei piedi eh?”.

Fine 

 

 

NOTA: Ringrazio tutti ma proprio TUTTI quelli che hanno letto e seguito questa fic. Un ringraziamento particolare a chi l'ha seguita e commentata con affetto ovvero le SUPERPANIBALDE: Roy, Conty e Frodina, Azu  e grazie anche ad Eowin, El, Sara, Frenkymc, tutte le bimbe del forum e spero di non aver dimenticato nessuno ç____________ç

Un GRAZIE MEGAGALATTICO alla mia beta Mandy e alla mia tester Anjulie, ragazze io davvero non trovo le parole adatte per dimostrarvi la mia gratitudine. Ho apprezzato tantissimo il vostro aiuto senza di voi sarei stata persa più di una volta GRAZIE!!!!!!

Spero di avervi divertite, e di non avervi troppo tediate, sappiate che i vostri commenti sono stati una linfa vitale per la mia ispirazione e posso solo dirvi: Vi voglio bene bimbe!!!!! G R A Z I E!!!!!!!!

Naturalmente  ringrazio il "nostro" caro Or'lendo per l'ispirazione e Dom per l'aiuto ispirazione. Ragazzi vi adoro!!^^

 

CURIOSITA' SU QUESTA FIC:

Questa è la foto della modella Benetton che mi ha ispirato il personaggio di Aylén: CLIKKA

Questa è fan art di Aylén fatta da Elelinde (grazie tesora ^_^) CLIKKA

Questa è fan art di Aylén fatta da Cowgirlsara (grazie ciccia ^_^) CLIKKA

 

Permettetemi di dedicare questa fanfic  al ricordo di Chicco, il  cane pastore maremmano di mio padre che purtroppo è morto durante la sua stesura, le sue leccate mi mancheranno da morire ... *___*

 

PS Forse... ci sarà anche una terza parte di questa fic... un giorno... chissà!

Moon ringrazia ancora dal profondo del cuore tutti i lettori e con un bacio affettuoso ed un saluto, finalmente smette di blaterare e vi lascia in pace :P

  
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