Diclaimer: i personaggi sono
proprietà dei rispettivi autori.
Note: Fate/zero mi ha
definitivamente intrippato il cervello, è questa la
realtà.
A _snowscene, che condivide un OTP il cui personaggio
più popolare è apparso per dieci secondi – siam messe
bene mi dicono.
Ciò che l’ha stupito nel posare il proprio sguardo su
di lei, è stato il dualismo che ha visto nella sua figura: vi ha riconosciuto
una donna di indiscutibile bellezza, dai lineamenti morbidi e dai capelli di un
colore che il sole invidierebbe, e gli occhi di una sfumatura che non ha forse
nemmeno mai visto in natura ma solo nelle pietre preziose di signori che ha
servito.
Al tempo stesso, tuttavia, ha visto nel modo in cui i suoi capelli erano
raccolti l’austerità di una donna che ha rinunciato a tutte le libere fragilità
su cui il suo sesso avrebbe potuto concederle di essere indulgente se avesse
voluto, nei suoi occhi la fermezza che solo un guerriero conosce e nel suo
portamento l’orgoglio di un Re.
Quello che lo ha affascinato, più della sua figura è stata la sua spada; più
della sua voce, gli ideali che essa ha espresso – nessuna incertezza,
nessun’altra verità in cui credere.
In lei ha visto una donna per la quale dimenticherebbe il passato che lo
travolge anche dopo la morte, e il padrone a cui avrebbe voluto rivolgere la
propria lealtà senza ripensamento alcuno; ha visto in lei ideali che non
avrebbero mai vacillato, la fiducia totale per un proprio suddito e servitore.
Ha scorto nella sua figura, ma ancor più nella sua anima, quel qualcosa che
aveva sempre cercato fino a non sapere più dove rivolgere il proprio sguardo.
Ed era stata una liberazione a cui credeva di non aver alcun diritto, quella
provata nell’apprendere che quando lo sguardo di lei si posava su di lui,
questo non avrebbe vacillato perché offuscato dal fascino di una maledizione,
fittizio come il giuramento di un traditore che non ha riconosciuto il suo
crimine.
Eppure, una donna così combatteva.
Una donna come lei, che sarebbe compagna desiderata da molti, veste invece
l’armatura e brandisce la spada, combatte senza il timore della morte come ha
combattuto una volta – si circonda e si sporca di sangue per ciò in cui crede,
senza l’ombra del terrore negli occhi, senza il tremore del senso di colpa
nelle mani.
Ha la purezza d’animo di una fanciulla ignara delle oscenità di un mondo da cui
dovrebbe vivere lontana, e la saggezza di un eroe che ha visto troppe cose per
avere ancora paura di combatterle pur di non arrendersi ad esse.
Infine, osservandola combattere, ha compreso.
Saber danza sul campo di battaglia con la stessa grazia con cui i petali dei
fiori cadono dagli alberi alla fine della primavera.
Lui li ha visti: danzano a mezz’aria, così belli da non sembrare neanche reali,
da portare chi li guarda a credere che basterebbe cercare di sfiorarli perché
questi scompaiano come un’illusione.
Quando toccano terra, però, il fango li inghiotte e gli uomini li calpestano,
schiacciandoli.
Alla fine quei fiori muoiono, dimenticati.