3: Rough
performance,
fiend
“Tutti i miei demoni lanciano un
incantesimo
Anime di polvere sorgono dalle
ceneri”
Kamelot – The spell
Stefano fece
come Vens gli aveva consigliato.
Per lungo
tempo iniziò a rafforzare la sua concentrazione,
cercando di lanciare una di quegli incantesimi,
dato che non sapeva come altro definirli, in condizioni sempre
più difficili,
ad esempio correndo, lottando, stando appeso a testa in giù
finchè i muscoli
non fossero esausti, impedendo al dolore fisico di influenzarlo,
diminuendo la
sua capacità di ricorre a quella letale arma.
Aveva anche
iniziato ad aggiungere una parte verbale al
semplice incantesimo, in modo da semplificare la parte figurativa della
magia,
rendendo più facile controllare l’effetto di una
magia ed impedendo ad una
brezza sottile di formare un vortice di vento tagliente e viceversa.
Si
allenò anche sulla precisione, per evitare che una
tecnica particolarmente potente mancasse miseramente il bersaglio,
lasciandolo
vulnerabile e intorpidito come dopo un breve sonno.
Non
trascurò nemmeno l’allenamento d’arme, a
cui però
partecipò sempre con quel fastidioso senso di lontananza,
talvolta coperto da
quello di superiorità per il dono che aveva ricevuto.
Scoprì
anche che le sue lame gemelle reagivano alla magia
del vento, e riusciva a permearle con essa, rendendole più
letali e veloci e
cambiandone la forma.
Assomigliavano
molto a quelle del Custode, ma la lama
ricordava ancora di più un alito di vento, infatti era
dotata di rientranze e
picchi sempre più alti, simili alle pieghe di un ventaglio
semichiuso, con una
lama di un curioso verde smeraldo e con la lama di una
tonalità più chiara e
luminosa.
Usciva poco,
solo per allenarsi con i suoi amici e per
andare, di notte, in caccia di demoni.
Infine il mese
passò, lasciando i suoi occhi del loro
originale colore e della loro primitiva acutezza, o forse addirittura
maggiore.
Quella mattina
d’inizio autunno era particolarmente
combattuto se andare o no ad allenarsi con i suoi compagni, il che
ultimamente
significava umiliare le loro capacità.
Era reale il
loro miglioramento, ma si sviluppava in modo
laconico e lento.
Talvolta
addirittura si arrestava del tutto.
Incrociò
malvolentieri i foderi delle due lame dietro alla
schiena, lasciandosi al confortevole peso delle cinghie sulle sue
spalle.
Negli ultimi
giorni si era sorpreso diverse volte a
riflettere cose che non aveva mai neanche osato pensare.
Era
un’evenienza che lo spaventava, come quella presa
suadente e subdola che gli artigliava il cuore e la mente a volte,
chiedendo
lotta e sangue.
E lui ogni
notte gliene dava, impietoso verso le creature
abissali.
Sapeva che
presto quella creatura
era ingorda, ingorda di violenza.
Tuttavia non
aveva ancora compreso l’enorme pericolosità di
quella sua sconsideratezza.
Si
avviò a passo lento verso il loro luogo
d’allenamento,
con il cappuccio che copriva leggermente gli occhi, permettendogli
comunque di
vedere
Iniziò
ad allenarsi da solo, colpendo solo l’aria immobile,
turbandone il profondo sonno in cui versava.
Ma, come
un’addormentava, quella semplicemente, si girava da
una parte, per poi tornare come prima e riprendere il suo sogno
millenario.
-Ehi Ste, come
mai hai iniziato di già? Di solito ci aspettavi…-
la voce di Rey, gioviale, lo raggiunse
Questi sono
combattenti? Sono dei poppanti, ecco che sono! la voce insisteva
–Volevo
impratichirmi con un paio di schemi- disse poi, faticando a riconoscere
la voce
roca e ghignante come sua.
Un’impressione.
No.
Anche i suoi
amici lo fissavano a metà tra lo stupito ed il
preoccupato.
Si
schiarì la voce con un colpo di tosse –Va tutto
bene- la
voce leggermente arrochita era la sua, anche se vi si era unita una
nota
minacciosa, caotica, che la stava invadendo, come un pericoloso cancro.
Dentro di lui
percepì qualcosa fremere di piacere e
soddisfazione.
Era come
giocare col diavolo, o forse stava facendo proprio
quello…
-Tutti si
erano fermati un attimo, come se comprendessero
qualcosa o se si reputassero un pericolo.
Fu la prima
volta che vide le mani di ognuno stringersi allo
stesso tempo sulle loro armi.
Ma la cosa che
lo stupì di più fu che le sue normali spade
d’acciaio erano state sostituite da quelle che gli erano
state donate, e che
solo la sua destra stringeva l’impugnatura ricoperta di
stoffa ruvida
dell’impugnatura.
-Su, che
aspettate, che cada il sole?-
Parava con
facilità allarmante qualsiasi attacco, qualsiasi
colpo non era un pericolo per lui.
-Perché?-
sussurrò quando ebbe il tempo di abbassare le lame
–Mi state prendendo in giro?!- urlò
l’ultima parte della frase.
Colpì
per uccidere e notò con un ghigno soddisfatto che
finalmente qualcuno si stava impegnando davvero.
Daniele
schivò il colpo orizzontale rivolto alla sua gola
mentre una freccia che puntava al suo viso s’infrangeva sul
piatto dell’altra
katana.
Era circondato
–Che ti prende? Cosa diavolo fai?- sorrise
sadico
-Io,
nulla…-
-Smetti di
fare il deficiente, tu ci stavi per uccidere- lo
sguardo di Rick era fermo
-Allora
impegnatevi e smettete di usare i guanti con me…- il
volto era tetro, cupo, semicoperto dai capelli, mentre il cappuccio gli
cadeva
sulle spalle -Siete tutti dannatamente deboli!-
Tutti
indietreggiarono di un passo…quella voce di sicuro non
apparteneva all’amico che avevano sempre conosciuto.
Quella voce
non apparteneva nemmeno a questo mondo…
-Vens, qui
dispellere terra soles, caedi!*- mosse le braccia
con vigore a cerchio attorno a sé, come se dovesse vincere
una notevole
resistenza e lame di vento sollevarono in aria fili d’erba
strappati alla vita
mentre la superficie irregolare del suolo si riempiva di cicatrici
causate da
quelle sferze crudeli e possenti.
Ghignò
nuovamente, mentre il suo occhio sinistro,
fiammeggiante scrutava compiaciuto la distruzione da lui causata.
Intorno a lui
intanto continuavano a vorticare ululanti
raffiche di vento impenetrabi…
Una freccia
dalla punta infuocata volò verso di lui,
facendosi strada tra le raffiche e venne fermata dalla spada di lui.
Il metallo
della punta era incandescente e si stava
deformando per il calore –Cosa credevi di fa…- la
punta s’irradiò di luce
–Merda-
Un’esplosione
fece cadere il muro di vento furioso e scagliò
lontano il ragazzo, mandandolo contro un albero –Bene, allora
sarà divertente
giocare un po’ con voi.-
Rick
calò la lancia in un fendente e dalla punta si
staccarono quattro stalattiti affilate di ghiaccio grandi come un pugno
che
saettarono verso Stefano, costringendolo a piroettare di lato per
evitarle,
venendo comunque ferito lievemente da una di esse.
Sentì
il terreno che gli cedeva sotto ai piedi e rivolse
un’occhiata stupita a Greiz, che aveva battuto con violenza
il manico della
pesante ascia a terra.
Infine
udì una melodia alla quale la bestia dentro lui
reagì
con uno scoppio d’ira, saettando contro Rey mentre lentamente
il proprietario
del corpo riprendeva il controllo, ricacciandola nel suo territorio.
Tuttavia
non era abbastanza.
Una mano di
dimensioni sovrumane, nera, da cui si
protendevano lunghe dita adunche ed artigliate lo strinse
–Demente, cosa diavolo
stai facendo!- la voce di Dany –Ti credevo forte, risvegliati
dannazione!-
Una pressione
sulla guancia. Bruciore. La testa spinta di
lato per la forza.
L’eco
dello schiaffo ricevuto lo sollevò.
Sentì
il demone dentro a lui sbraitare di liberarlo.
Non
commetterò mai più
un errore del genere, si promise, e
riuscì a sorridere prima che
l’eccessivo dispendio di forze gli facesse chiudere gli
occhi, sprofondandolo
in un sonno finalmente sereno.
*Vento, tu che spazzi la terra, taglia!
Ringrazio
tutte le persone che mi commentano (con particolare dedizione alla mia
amata Romance) e spero che la storia possa continuare a piacervi.
Vostro
Rakyr Celes
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