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Autore: Rakyr il Solitario    19/09/2007    3 recensioni
E se i demoni non fossero un'invenzione, e se esistesse qualcuno incaricato di proteggere l'equilibrio del mondo?
Genere: Dark, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3: Rough performance, fiend

“Tutti i miei demoni lanciano un incantesimo
Anime di polvere sorgono dalle ceneri”

Kamelot – The spell

Stefano fece come Vens gli aveva consigliato.
Per lungo tempo iniziò a rafforzare la sua concentrazione, cercando di lanciare una di quegli incantesimi, dato che non sapeva come altro definirli, in condizioni sempre più difficili, ad esempio correndo, lottando, stando appeso a testa in giù finchè i muscoli non fossero esausti, impedendo al dolore fisico di influenzarlo, diminuendo la sua capacità di ricorre a quella letale arma.
Aveva anche iniziato ad aggiungere una parte verbale al semplice incantesimo, in modo da semplificare la parte figurativa della magia, rendendo più facile controllare l’effetto di una magia ed impedendo ad una brezza sottile di formare un vortice di vento tagliente e viceversa.
Si allenò anche sulla precisione, per evitare che una tecnica particolarmente potente mancasse miseramente il bersaglio, lasciandolo vulnerabile e intorpidito come dopo un breve sonno.
Non trascurò nemmeno l’allenamento d’arme, a cui però partecipò sempre con quel fastidioso senso di lontananza, talvolta coperto da quello di superiorità per il dono che aveva ricevuto.
Scoprì anche che le sue lame gemelle reagivano alla magia del vento, e riusciva a permearle con essa, rendendole più letali e veloci e cambiandone la forma.
Assomigliavano molto a quelle del Custode, ma la lama ricordava ancora di più un alito di vento, infatti era dotata di rientranze e picchi sempre più alti, simili alle pieghe di un ventaglio semichiuso, con una lama di un curioso verde smeraldo e con la lama di una tonalità più chiara e luminosa.
Usciva poco, solo per allenarsi con i suoi amici e per andare, di notte, in caccia di demoni.
Infine il mese passò, lasciando i suoi occhi del loro originale colore e della loro primitiva acutezza, o forse addirittura maggiore.
Quella mattina d’inizio autunno era particolarmente combattuto se andare o no ad allenarsi con i suoi compagni, il che ultimamente significava umiliare le loro capacità.
Era reale il loro miglioramento, ma si sviluppava in modo laconico e lento.
Talvolta addirittura si arrestava del tutto.
Incrociò malvolentieri i foderi delle due lame dietro alla schiena, lasciandosi al confortevole peso delle cinghie sulle sue spalle.
Negli ultimi giorni si era sorpreso diverse volte a riflettere cose che non aveva mai neanche osato pensare.
Era un’evenienza che lo spaventava, come quella presa suadente e subdola che gli artigliava il cuore e la mente a volte, chiedendo lotta e sangue.
E lui ogni notte gliene dava, impietoso verso le creature abissali.
Sapeva che presto quella creatura era ingorda, ingorda di violenza.
Tuttavia non aveva ancora compreso l’enorme pericolosità di quella sua sconsideratezza.
Si avviò a passo lento verso il loro luogo d’allenamento, con il cappuccio che copriva leggermente gli occhi, permettendogli comunque di vedere
Iniziò ad allenarsi da solo, colpendo solo l’aria immobile, turbandone il profondo sonno in cui versava.
Ma, come un’addormentava, quella semplicemente, si girava da una parte, per poi tornare come prima e riprendere il suo sogno millenario.
-Ehi Ste, come mai hai iniziato di già? Di solito ci aspettavi…- la voce di Rey, gioviale, lo raggiunse
Questi sono combattenti? Sono dei poppanti, ecco che sono! la voce insisteva –Volevo impratichirmi con un paio di schemi- disse poi, faticando a riconoscere la voce roca e ghignante come sua.
Un’impressione.
No.
Anche i suoi amici lo fissavano a metà tra lo stupito ed il preoccupato.
Si schiarì la voce con un colpo di tosse –Va tutto bene- la voce leggermente arrochita era la sua, anche se vi si era unita una nota minacciosa, caotica, che la stava invadendo, come un pericoloso cancro.
Dentro di lui percepì qualcosa fremere di piacere e soddisfazione.
Era come giocare col diavolo, o forse stava facendo proprio quello…
-Tutti si erano fermati un attimo, come se comprendessero qualcosa o se si reputassero un pericolo.
Fu la prima volta che vide le mani di ognuno stringersi allo stesso tempo sulle loro armi.
Ma la cosa che lo stupì di più fu che le sue normali spade d’acciaio erano state sostituite da quelle che gli erano state donate, e che solo la sua destra stringeva l’impugnatura ricoperta di stoffa ruvida dell’impugnatura.
-Su, che aspettate, che cada il sole?-
Parava con facilità allarmante qualsiasi attacco, qualsiasi colpo non era un pericolo per lui.
-Perché?- sussurrò quando ebbe il tempo di abbassare le lame –Mi state prendendo in giro?!- urlò l’ultima parte della frase.
Colpì per uccidere e notò con un ghigno soddisfatto che finalmente qualcuno si stava impegnando davvero.
Daniele schivò il colpo orizzontale rivolto alla sua gola mentre una freccia che puntava al suo viso s’infrangeva sul piatto dell’altra katana.
Era circondato –Che ti prende? Cosa diavolo fai?- sorrise sadico
-Io, nulla…-
-Smetti di fare il deficiente, tu ci stavi per uccidere- lo sguardo di Rick era fermo
-Allora impegnatevi e smettete di usare i guanti con me…- il volto era tetro, cupo, semicoperto dai capelli, mentre il cappuccio gli cadeva sulle spalle -Siete tutti dannatamente deboli!-
Tutti indietreggiarono di un passo…quella voce di sicuro non apparteneva all’amico che avevano sempre conosciuto.
Quella voce non apparteneva nemmeno a questo mondo…
-Vens, qui dispellere terra soles, caedi!*- mosse le braccia con vigore a cerchio attorno a sé, come se dovesse vincere una notevole resistenza e lame di vento sollevarono in aria fili d’erba strappati alla vita mentre la superficie irregolare del suolo si riempiva di cicatrici causate da quelle sferze crudeli e possenti.
Ghignò nuovamente, mentre il suo occhio sinistro, fiammeggiante scrutava compiaciuto la distruzione da lui causata.
Intorno a lui intanto continuavano a vorticare ululanti raffiche di vento impenetrabi…
Una freccia dalla punta infuocata volò verso di lui, facendosi strada tra le raffiche e venne fermata dalla spada di lui.
Il metallo della punta era incandescente e si stava deformando per il calore –Cosa credevi di fa…- la punta s’irradiò di luce –Merda-
Un’esplosione fece cadere il muro di vento furioso e scagliò lontano il ragazzo, mandandolo contro un albero –Bene, allora sarà divertente giocare un po’ con voi.-
Rick calò la lancia in un fendente e dalla punta si staccarono quattro stalattiti affilate di ghiaccio grandi come un pugno che saettarono verso Stefano, costringendolo a piroettare di lato per evitarle, venendo comunque ferito lievemente da una di esse.
Sentì il terreno che gli cedeva sotto ai piedi e rivolse un’occhiata stupita a Greiz, che aveva battuto con violenza il manico della pesante ascia a terra.
Infine udì una melodia alla quale la bestia dentro lui reagì con uno scoppio d’ira, saettando contro Rey mentre lentamente il proprietario del corpo riprendeva il controllo, ricacciandola nel suo territorio. Tuttavia non era abbastanza.
Una mano di dimensioni sovrumane, nera, da cui si protendevano lunghe dita adunche ed artigliate lo strinse –Demente, cosa diavolo stai facendo!- la voce di Dany –Ti credevo forte, risvegliati dannazione!-
Una pressione sulla guancia. Bruciore. La testa spinta di lato per la forza.
L’eco dello schiaffo ricevuto lo sollevò.
Sentì il demone dentro a lui sbraitare di liberarlo.
Non commetterò mai più un errore del genere, si promise, e riuscì a sorridere prima che l’eccessivo dispendio di forze gli facesse chiudere gli occhi, sprofondandolo in un sonno finalmente sereno.


*Vento, tu che spazzi la terra, taglia!

Ringrazio tutte le persone che mi commentano (con particolare dedizione alla mia amata Romance) e spero che la storia possa continuare a piacervi.
Vostro
Rakyr Celes
  
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