Premessa:
bene bene, siamo quasi alla
fine della prima parte della storia, quella introduttiva, presto cominceranno
le “cose serie”, ovvero, per dirla alla Potter, i “casini”.
Vorrei fare una dedica per questo capito,
per una persona specialissima, per la mia migliore amica
Lilli, tesoro, questo cappy è tutto per te, ti
voglio un mondo di bene, sei la mia migliore amica!
Lilly & Mony The Best!
* * *
Harry
e Ron aprirono preoccupati la porta della Sala Comune del grifondoro guardando
chi era che faceva quel casino proprio prima di mangiare.
L’alta
figura di Malfoy comparve sulla soglia reggendo in braccio una Hermione Granger
addormentata e felicemente accoccolata tra le sue braccia, cosa che non stava
certo facendo bene ai suoi nervi né al suo autocontrollo, soprattutto dopo quel
che era accaduto nel pomeriggio.
-
Ti ho ritrovato la
mezzosangue, Potter, non la stavate cercando? – chiese guardando fisso in
faccia Ron e facendogli venire i brividi per la paura tanto era incazzoso e
minaccioso lo sguardo
-
Che le hai fatto? –
dissero i due grifoni e l’altro rise
-
È solo addormentata… -
spiegò cercando di passarla nelle braccia di Potty, ma senza successo, la Granger
non accennava a voler levare le braccia dal suo collo
-
E come mai era con te? –
chiese Weasel ritrovando un po’ di coraggio
-
L’ho trovata alla torre
dei gufi – spiegò la serpe – ed è un miracolo che al posto di riportarvela non
l’abbia buttata di sotto…
Ovviamente
erano tutte balle.
La
grifondoro si era addormentata mentre aspettava che bollisse la pozione, così
lui aveva aspettato finché non era andata in ebollizione, l’aveva messa nelle
fiale e poi si era preso in braccio la Granger e l’aveva riportata al suo amato
dormitorio, anche se era stato molto tentato di portarla nel SUO.
Ormai
ci stava facendo l’abitudine a prenderla in braccio, sembrava quasi una cosa
usuale…
-
Sentite, dato che questa
non si stacca e pesa, ritrovate la parola e ditemi dove la metto così me ne
posso andare da questa topaia – Harry lo guardò storto
-
Seguimi – disse
sbrigativamente mentre Ron li scortava su per le scale lanciando occhiate
torve.
Attraversarono
il corridoio e arrivarono al dormitorio della ragazze, dove c’era Ginny che
terminava una relazione; come vide entrare la sua amica in braccio a Malfoy si
preoccupò parecchio
-
Che le è successo? –
chiese in ansia mentre il biondo la deponeva con cura sul letto e le tirava le
coperte sulla testa
-
Si è solo addormentata –
spiegò Harry cercando di rassicurarla, stranamente tra tutti sembrava l’unico
ancora dotato di una certa calma visto che Ron fumava dalle orecchie e Ginny
era pronta per la neuro.
Malfoy
si affrettò a togliere le tende senza nemmeno salutare la rossa. Ron rimase con lei, mentre il moro seguiva l’altero principe degli Slytherin fin sulla
soglia.
Draco
posò la mano destra sulla spalla del bambino sopravvissuto, in un gesto simile
a quello che gli aveva fatto a sua volta quel pomeriggio
-
Ha gli occhi rossi,
sembra che abbia pianto – disse cercando di mettere una punta di scherno nella
voce, senza successo, Harry annuì serio
-
Grazie – disse
semplicemente e chiuse la porta.
L’educazione
di Potter lasciava molto a desiderare, decise il biondo allontanandosi alla
ricerca di Blaise.
* * *
Hermione
si mise a sedere sul letto agitata.
Aveva
avuto un incubo terribile e si era svegliata di soprassalto.
Era
in camera.
Come
ci era finita era una domanda interessante, soprattutto visto che era notte
fonda, che si era addormentata in bagno e che stava di nuovo piovendo, ma non
aveva smesso quel pomeriggio?
Si
guardò attorno alla ricerca di quello che le rendeva familiare quella stanza:
la pila di libri sul comodino, la bacchetta appoggiata lì accanto, le ciabatte
di pelouche ai piedi del letto, la fotografia dell’ultima estate trascorsa
assieme ad Harry e Ron alla Tana con sullo sfondo la casa sbilenca e la famiglia Weasley al completo intenta a rincorrersi, gridare, fare le facce e tutto il resto.
Se si notava con attenzione si poteva scorgere un George Weasley intento a
infilare una Sgocciosangue nella tasca di Percy, le Sgocciosangue erano una
alternativa alle merendine marinare che i fratelli Weasley avevano progettato
per la loro nuova linea di scherzi ed erano fatte come dei bottoni che
cominciavano a spandere sangue indelebile ovunque, Percy non ne era stato
contento, se lo ricordava. Fred Weasley si stava praticamente rotolando sul
prato dal ridere mentre Bill e Fleur si abbracciavano sorridenti per la foto. Molly e Arthur Weasley stavano entrambi uscendo dalla casa e in lontananza,
all’orizzonte, c’era un puntino scuro che sembrava si stesse avvicinando, era
Charlie Weasley che arrivava con il suo drago.
In
primo piano c’erano loro tre, con Ron che sorrideva e Harry che gli faceva le
corna. Ron non aveva mai apprezzato quella foto, ma a Hermione piaceva
moltissimo, soprattutto perché c’era la famiglia Weasley al completo sullo sfondo.
Ron…
già… con impellente velocità le memorie di quel pomeriggio tornarono a farsi
prepotentemente largo tra i suoi pensieri, ma non solo quelle. Un Malfoy
seccato che diceva a Harry e al rosso che lei non era con lui, uno sguardo
imbarazzato come non gliene aveva mai visti mentre le porgeva il fazzoletto
che, tra parentesi, doveva anche restituirgli alla prima occasione e per finire
la sua aria impotente mentre lei piangeva e quella trionfante quando l’aveva
costretta col ricatto a guardarlo a torso nudo.
Forse
aveva esagerato un po’ le cose con Ron, si era lasciata trasportare dalle
emozioni e aveva reagito in maniera eccessiva.
Ma
era riuscita a mettere in difficoltà Draco Malfoy con quella sua parte nascosta
che lui aveva involontariamente scoperto e non si poteva dire che la cosa non
le procurasse una piccola soddisfazione… anche se le conseguenze potevano
essere terribili, ma credeva, ed era la prima a darsi della stupida, che Malfoy
non sarebbe andato a raccontare quella vicenda. Pazza. O forse, sognatrice.
Guardò
ancora attorno a sé e notò due cose fuori posto: la divisa scolastica appesa ad
un attaccapanni agganciato ad una delle ante dell’armadio, una cosa che lei non
faceva mai perché si rovinava l’armadio e non lo si poteva chiudere, la camicia
era un po’ stropicciata e la gonna anche, lei l’avrebbe messa a lavare, oppure
avrebbe usato l’incantesimo per stirarla, non l’avrebbe mai appesa in quello
stato; si guardò preoccupata sotto le coperte decidendo come aveva fatto a
volare fuori dei suoi abiti e… a indossare il pigiama, uno di quelli della sua
collezione, questa volta rosa con una serie di mici bianchi e grigi che
giocavano con dei gomitoli di lana, terribilmente infantile.
E
gli sguardi scioccati che Malfoy le aveva rivolto qualche tempo prima, una
notte che si erano incontrati, non avevano fatto altro che confermarle la cosa.
La
seconda cosa che non andava era Harry Potter seduto malamente su una delle
poltroncine e addormentato con la testa gettata all’indietro, la bocca aperta e
gli occhiali storti. Aveva tolto la divisa e si era messo uno di quei maglioni
pungenti che l’affettuosa mamma di Ron affibbiava a ciascuno per Natale, con
tanto di iniziale ricamata sul petto e colore terribile che variava
dall’amaranto al melanzana e dal giallo canarino al rosa polvere.
Che
ci faceva Harry in camera sua alle… controllò l’orologio che chi l’aveva
cambiata non si era preoccupato di toglierle, erano le 2 di notte e le lancette
d’argento con i pianeti scorrevano veloci nel quadrante dorato; doveva essere
rimasto aspettando che si svegliasse per parlare con lei dell’accaduto e poi
doveva essersi addormentato.
Harry
probabilmente aveva saputo la storia da Ron, perché lei l’aveva raccontata solo
a Malfoy, era scesa dalla Torre Grifondoro in lacrime proprio mentre lui stava
entrando e doveva aver scorto la sua tristezza mentre gli sfrecciava accanto mesta,
così doveva essersi fiondato di sopra e aver trovato Ron sconvolto per averla
vista fuggire via… e poi si erano lanciati al suo inseguimento.
Il
resto della storia lo sapeva: si era rifugiata in bagno e aveva trascorso il
pomeriggio a farsi consolare da Malfoy in maniera più o meno imbarazzante, già,
perché non credeva affatto che il biondo Principe delle Serpi facesse davvero
sul serio… e alla fine doveva essersi addormentata.
Chi
l’aveva riportata in camera? Probabilmente Harry e Ron l’avevano trovata
addormentata, anche se loro non si sarebbero preoccupati di non svegliarla,
l’avrebbero fatto eccome, però era più che certa che i suoi due compagni non
avrebbero rimesso piede nella stanza di Mirtilla, che fosse stato Malfoy?
Naaaa, praticamente impossibile.
Decidendo
di aver dormito a sufficienza, scostò le coperte e buttò le gambe giù dalla
sponda del letto, si fermò un istante e controllò che la destra posasse a terra
prima dell’altra, nel mondo babbano c’era il detto che la giornata cominciava
male se a scendere era prima la sinistra, tutte storie, ma sempre meglio fare
attenzione, non voleva attirarsi sulla testa più sfighe di quelle che Harry e
il suo collegio docenti le procuravano.
Guardò
sul comodino e trovò un biglietto di Ginny, doveva essere stata lei a cambiarla
quella sera
Ciao, Harry e Ron volevano parlarti, ma tu stavi dormendo
beatamente, così gli ho proibito di svegliarti, ti ho levato la divisa e messo
il primo pigiama che ho trovato. Quando ti svegli ricordati di cercarli,
sembravano piuttosto preoccupati e lo sono anche io dato che ti ha riportata
qui nientemeno che Malfoy! Ma che è successo? Spero niente di grave, comunque
ne riparliamo domani mattina, buona dormita
Ginny
Ps: Malfoy ha detto di lasciarti questa fiala, dicendo che
l’avevi persa nel corridoio, io penso che sia veleno, quindi
non berlo, sai com’è…
Come
se lei andasse in giro a bersi normalmente quel che le dicevano di non bere… ma
per chi l’avevano presa? Per uno del seguito del biondo? (vedi Tiger e Goyle).
Guardò
accanto ai libri e vide un’ampolla di vetro con dentro un liquido verde,
sorrise al pensiero che Ginny l’avesse scambiato per del veleno… era solo la
pozione di Piton… e tuttavia, non ricordava di averla ultimata, che le avesse
fatto il biondastro questa cortesia?
Quante
cose strane erano successe e ancora non riusciva a capacitarsene del tutto.
C’era
stata la delusione, grande, grandissima di aver visto Ron in “atteggiamenti
intimi” con Lavanda, le aveva fatto male perché a lei Ron piaceva e anche
molto, lo consideravano una persona fondamentalmente incapace, stupida e non si
poteva negare che, certamente, un maggior quantitativo di acume e di coraggio
gli avrebbe giovato, ma non si diceva forse che amare significa perdonare i
difetti? Lei l’aveva fatto e forse ne era stata innamorata.
Sicuramente
lo era stata e anche per diversi anni.
All’inizio
Ronald era solo una persona che continuava a deriderla per quella sua cosa del
sapere sempre tutto, poi, dopo quella volta che l’avevano salvata dal troll di
montagna al primo anno, ci aveva dato un taglio e avevano stretto amicizia:
lei, Ron e Harry.
Era
cominciato tutto da lì.
Piano
piano, stando sempre assieme, condividendo avventure e disavventure, aveva
cominciato ad apprezzare Ron per quello che era davvero, non per quel che
sarebbe potuto essere se…
Aveva
creduto che fosse una persona speciale e aveva desiderato condividere assieme a
lui le esperienze più belle della vita.
Poi
era successo qualcosa che aveva cambiato le carte in tavola, mescolandole e
costringendo il destino a bluffare; al quarto anno, per la prima volta,
qualcuno aveva dichiarato ad Hermione i suoi sentimenti: Victor.
Si
era sentita molto lusingata da quella rivelazione e, per un certo periodo, era
stata anche tentata di accettare le sue attenzioni un po’ goffe, ma sempre
gentili, sempre premurose e, tuttavia, il desiderio o l’ideale che si era fatta
del rosso non aveva permesso che alla fine accettasse la cosa: aveva cercato di
dirlo allo studente di Drumstrang nel modo più gentile che conoscesse, gli
aveva spiegato tante cose, probabilmente aveva fatto confusione e difficilmente
lui aveva capito metà di quel che lei aveva raccontato.
-
Spero che il tuo amore
sia più fortunato del mio – aveva detto infine il prescelto del Calice quando
si erano accomiatati
Non
era andata così.
Ron
aveva cominciato ad essere strano con lei fin dall’inizio di quella storia.
Aveva
creduto che lei avesse accettato Vicotr, glielo rinfacciava ogni volta che
poteva, quell’anno, quasi con crudeltà, come se l’avesse ferito, come se
gliel’avesse davvero fatto apposta, ma non era tutto come lui credeva visto e
considerato che lei aveva perfino rifiutato qualcosa di certo e sicuro,
qualcuno che le volesse bene per come era davvero per rimanergli accanto, per
poter almeno dire di essere stata al suo fianco.
Ron
non aveva capito e da lì erano cominciate le incomprensioni.
Al
ballo era stato umiliante mentre, davanti a tutti, le diceva quelle cose,
parlava come se lei gli appartenesse come ragazza, ma dall’altra parte, non si
era mai curato di lei né di quel che pensava e non si era neppure dato la briga
di dirle quel che pensava lui che, alla fine, era l’incognita più grande.
Un
anno dopo l’altro, qualcosa aveva cominciato a cambiare: Ron aveva cominciato
ad interessarsi ad altre ragazze, facendo soffrire i suoi segreti sentimenti,
mentre lei, lentamente e dolorosamente, aveva cominciato a far sparire quella
sensazione di dipendenza che provava verso di lui, si erano un po’ allontanati,
anche se erano rimasti amici.
Anche
il fatto che Harry fosse sempre stato al centro dell’attenzione e lui brillasse
di luce riflessa al rosso non era mai piaciuto e neppure il fatto che lei si
astenesse sempre dal prendere posizioni riguardo le controversie che spesso
animavano i due membri maschili del Trio.
Grazie
al cielo tutti i problemi tra i due ragazzi si erano rimarginati al termine
degli anni, con la nuova ascesa di Voldemort sarebbe stato meglio essere uniti
combattere insieme perché alla fine, questo lo sapeva anche Ron, formavano
davvero un’ottima squadra d’azione.
…
e poi si era giunti a quell’ultimo anno. Se avesse dovuto essere sincera,
probabilmente avrebbe detto che di Ron non gliene importava poi più di tanto
come ragazzo, anche se gli era affezionatissima come amico, tuttavia, il ricordo
e le speranze di sei anni trascorsi a sognare di un ipotetico avvenire insieme
erano difficili da scacciare… forse era per questo che era rimasta così tanto
scossa quando l’aveva trovato con un'altra.
Un
po’ si era sentita tradita dal fatto che lui, almeno, alla Brown avesse detto
qualcosa sui sentimenti che provava, mentre tra loro c’era sempre stato
silenzio a proposito.
Un
po’ perché, nonostante fosse una persona che non si cullava nell’idea di essere
migliore degli altri, vedere LavLav e Ron tanto in intimità l’aveva scioccata.
Dopotutto
Ron era uno dei suoi migliori amici!
Ma
era stato proprio in quel momento che, finalmente, aveva preso coscienza del
fatto che tutto quel che aveva immaginato sui loro due, tutti i sogni, tutte le
speranze, tutte le aspettative, erano finite.
Beh,
per essere finite, lo erano già da un pezzo, ammetterlo, però era dura, anche
se sarebbe stata una soluzione vantaggiosa, ma da quando Hermione Granger
sceglieva la strada più semplice per uscire dai problemi? Decisamente mai… e
così aveva mentito a se stessa, alle apparenze, come se nulla fosse cambiato,
quando tutto era cambiato e quell’ultimo anno era diverso da tutti gli altri
trascorsi.
In
quell’istante, mentre le braccia di Ron circondavano la schiena minuta della
sua compagna di Casa, mentre lei li spiava dalla fessura della porta, un po’
curiosa, un po’ imbarazzata, un po’ scioccata, tutto quel che aveva costruito
era caduto e aveva ammesso che era finito.
Non
aveva pianto quando effettivamente si era diluito il sentimento che provava per
lui, aveva pianto ora, quando, finalmente, dopo un anno, ne aveva preso
coscienza…
Che
persona patetica era mai… mentire a se stessi era davvero deludente perfino per
il proprio cervello, perfetto per una persona codarda e paurosa che teme per le
conseguenze e l’incertezza.
Hermione
Granger, la studentessa migliore di Hogwarts, come persona, non era poi così in
gamba…
E
questo la intimoriva.
Era
facile capire come mai il molliccio portato dal professor Lupin si fosse
trasformato in una copia speculare di lei, era lei la causa delle sue paure,
venivano tutte dalla sua mente che lavorava troppo, che non si concedeva paure,
macchinando, prevedendo, sognando, ipotizzando.
E
se quelle ipotesi, se quelle macchinazioni, se i suoi sogni non fossero andati
a buon fine, sarebbe stato terribile.
Umiliante
dire di aver sbagliato.
Doloroso
ammettere che il futuro poteva essere vago e insicuro, avvolto nella nebbia e
nell’ombra.
Adesso
lo sapeva, quell’esperienza, anche se distruttiva, l’aveva fatta crescere.
E
Draco Malfoy, nella sua personalissima interpretazione della parte di cavaliere
che viene in suo soccorso, l’aveva salvata, l’aveva aiutata a crescere.
Però
le aveva detto che era troppo pudica e questo non è che la disponesse di
buon animo verso di lui… ma come si permetteva? Proprio lui abituato a calarsi
le brache senza neppure sapere il nome di chi gli stava davanti? Già, perché era
decisamente difficile che qualcuno NON conoscesse il nome del biondastro.
Forse
aveva esagerato dicendogli che le faceva senso vedere qualcuno senza camicia, ma
ci era così poco abituata… e poi tutt’altra cosa era vedere Malfoy senza
camicia!
D’accordo,
aveva avuto paura che la scoprisse (e anche così lui aveva visto benissimo),
però era quasi un pezzo sa esposizione!
Perfino
lei, che di anatomia maschile ne sapeva tanto quanto di moda avrebbe potuto
affermare con convinzione che aveva un fisico bellissimo.
Ma
non si cede ai propri principi per così poco e, soprattutto, non con Malfoy
che, sicuramente, gliel’avrebbe fatto pesare all’infinito…
Eppure
non riusciva a levarsi quella immagine dalla testa: il fisico asciutto, il
torace muscoloso, la pelle chiara e levigata, come marmo rosa, eppoi quella
sottile linea che scompariva oltre la cintura, probabilmente oltre i pantaloni…
La
sua testa gridò BASTA! Prima che accadesse qualcosa di irreversibile.
Terminando
quelle riflessioni e rabbrividendo per il freddo che s’infiltrava tra le pieghe
delle coperte, Hermione posò il foglietto che ancora aveva in mano e si infilò
ai piedi le babbucce, controllò che Harry non si svegliasse e prese la prima
coperta dallo schienale della seggiola sotto la finestra, dopodiché scostò la
porta socchiusa, attraversò il dormitorio femminile e scese lungo la scala di
pietra.
* * *
Draco
Malfoy rientrò dalla finestra dell’atrio dove si era fermato a prendere una
boccata d’aria fresca, era stanco morto, ma non riusciva a dormire, troppi
pensieri per la testa, e i capelli biondi scompigliati ne erano la prova.
Avanzò
di qualche passo lungo il corridoio e poi, sulla sinistra, notò una luce
accesa, sorrise tra sé sapendo perfettamente chi era
-
Mezzosangue – disse
entrando in cucina e trovandola intenta nella sua solita occupazione notturna
-
Malfoy – rispose lei
senza distrarsi dal misurino col latte, riconoscendo subito chi aveva varcato
la soglia alle sue spalle
Posò
la brocca graduata sul banco e lo guardò nella sua consueta tenuta notturna
costosissima, aveva la cintura legata stretta in vita, le mani nelle tasche
della vestaglia, i capelli sparati in ogni direzione e gli occhi stanchi, gli
sorrise
-
Raddoppio le dosi? –
chiese
Malfoy
grugnì e si sedette al tavolo che, traducendo, poteva essere preso per un
assenso.
Hermione
trafficò ancora un poco col latte e poi mise sul fuoco il pentolino colmo, cominciando
a rimescolare con perizia
-
Fai le ore piccole? –
chiese lui con una punta di malizia nella voce e scrutandola, lei fece
spallucce e assaggiò la bevanda
-
Sta diventando
un’abitudine – disse semplicemente la mora, lui non rispose e rimase seduto, il
silenzio era alquanto imbarazzato dopo quello che era successo quel giorno e le
libertà che entrambi si erano presi…
Trovando
che dover rimescolare latte e cioccolato fosse una occupazione sufficiente,
Hermione decise che non sarebbe spettato a lei incominciare una conversazione
per cancellare la tensione che aleggiava nell’aria e che si poteva quasi
tagliare a fette con un coltello, così continuò qualche istante nella sua opera,
finché la mistura non divenne abbastanza densa, a quel punto la scusa veniva
meno.
Prese
le tazze, vi versò un po’ di cioccolata ciascuna e ne allungò una al biondo
assieme ad un cucchiaino, poi si sedette di fronte a lui come aveva fatto la
prima volta che si erano incontrati.
Una
falena, attirata dalla luce della cucina, era entrata e si era posata poco
lontano dalla cioccolata del Serpeverde e Draco parve particolarmente
interessato ad osservarla mentre la mano sottile di lei gli passava davanti lasciando
la tazza con l’orsetto e il cucchiaino che sporgeva dal bordo (patetica, si
disse fingendo di non notare il gesto, doveva ricordarle di procurargliene
un’altra… no! Quella non doveva diventare DAVVERO un’abitudine…!).
-
Ho saputo che mi hai
riportato in camera – disse lei mantenendo lo sguardo basso sulla tazza
-
Stavi dormendo in bagno
e Mirtilla continuava a scassare dicendo che dovevo essere cavaliere e
riportarti in camera, - ovviamente non era vero, ma mica poteva dirle di
essersi preso la briga di riportarla al grifondoro di sua spontanea volontà –
ti avrei chiamato Potty o Lenticchia, ma non credevo che fosse saggio farti
trovare lì…
-
Già… - commentò lei
sorseggiando la bevanda bollente
-
I tuoi cari compagni si
sono spaventati parecchio quando ti hanno vista arrivare con me e soprattutto
quando non volevi lasciarmi andare… - piccola stoccata, questa era per la tazza
con l’orsetto, Hermione se ne accorse, ovviamente era fuori discussione
confessargli di avergliela rifilata apposta per vedere che reazione avrebbe
avuto
-
Mi-mi… dispiace –
balbettò lei confusa arrossendo un poco e nascondendo il naso nella tazza, lui
portò la sua alle labbra e bevve, facendo fuggire la farfalla
-
Come mai non dormi? –
chiese a lei cercando di tirare entrambi fuori da quel discorso
-
Mi sono appisolata
presto e adesso non sono stanca – lui annuì
-
Dovresti studiare meno
al posto che stare alzata fino a tardi e stancarti tanto da addormentarti così…
cosa succederebbe se fosse ora di lezione? – lei alzò lo sguardo
-
Non mi succede mentre
studio – chiarì
Trascorse
qualche attimo ancora nel silenzio totale della notte, mentre i due
continuavano a consumare la loro cioccolata fumante e a guardarsi di sottecchi.
Alla
fine Hermione prese coraggio, posò la tazza sul tavolo, sollevò lo sguardo e
fissò gli occhi dorati in quelli d’argento di lui
-
Malfoy, pensi che come
donna io sia così scarsa? – domandò di punto in bianco aspettandosi una
risposta immediata che, non aveva dubbi, sarebbe stata un sì.
Draco
per poco non si bruciò ingurgitando d’un colpo la cioccolata calda, si batté
qualche colpetto sul petto mentre gli occhi gli si velavano leggermente di
lacrime, la mezzosangue lo fissava decisa, da vera Grifondoro e lui… lui che
diamine doveva dire? Che le era preso adesso?
-
Che razza di domanda
sarebbe? – chiese a sua volta cercando di eludere l’argomento e guardandola dalla
testa ai piedi, come a volerle assegnare un punteggio, Hermione arrossì e si
affrettò a cambiare posizione, un po’ a disagio
-
Mi stavo domandando se
per Ron facessi davvero così schifo… - mormorò sommessamente passando il dito
indice sul manico della tazza in un movimento circolare e riportando alla
memoria alcuni pensieri fatti appena dopo essersi svegliata…
-
Quel pezzente di Weasel
dovrebbe baciare il terreno dove cammini visto di quanto gli sei superiore,
almeno nella testa… - era il commento aspro di Malfoy e sembrava anche un
complimento, ma moooolto nascosto…
D’accordo,
l’astio del biondo Principe delle Serpi verso Ron, aggravato dal fatto che il
pezzente dai capelli rossi fosse pure un purosangue come lui, lo faceva
sragionare fino a fargli dire che perfino LEI, una sudicia mezzosangue, valeva
di più, decisamente Malfoy aveva bisogno di una buona dormita e di rimettere in
piedi i suoi pensieri razzisti, stabilì Hermione, spiazzata da quella
osservazione.
Draco
si accorse di aver commesso un piccolo errore tattico, visto che da quelle
parole si poteva dire tutto e il contrario di tutto, sperò che la mezzosangue
non avesse così tanta voglia di parlare e, già che la guardava, le diede
un’altra piccola occhiata.
Non
la si poteva definire una bellezza come Daphne, non aveva il tipo della
mangiatrice di uomini come Pansy e tantomeno quello della bambolina che la Brown
di sforzava tanto di mostrare, non era una bellezza esotica quanto Cho Chang,
ma era comunque carina.
Di
media statura, era forse un po’ rotondetta, ma niente ogni tanto un po’ di
carne stava bene, sicuramente aveva un bel seno, o, quantomeno, dei bei eggiseno,
quelli li aveva già notati, la sua navigata esperienza gli disse che doveva
portare almeno una terza, ma più probabilmente una quarta, anche se era
difficile stabilirlo, visto che indossava sempre quei dannati maglioncini grigi
della divisa, quasi si vergognasse di sé stessa, beh, dopotutto era una mezzosangue,
però…
La
testa era incorniciata da una cascata di capelli di un profondo castano scuro
con riflessi rossi e dorati, mossi e voluminosi, un po’ troppo selvaggi forse,
e per finire, due occhi che avrebbero reso speciale anche la più insignificante
delle persone: due occhi color dell’oro, accesi di una luce fiera e orgogliosa
che le bruciava dentro come lo spirito Gryffindor e che le permetteva di alzare
lo sguardo e non distoglierlo, anche se, in quel momento, aveva un’aria
dubbiosa
-
Allora? – domandò la
proprietaria degli occhi che avevano momentaneamente fatto partire la mente di
Draco alla volta di Urano – mi vuoi rispondere?
-
Hai detto qualcosa? –
chiese la serpe tornando con i piedi per terra, Hermione credette che non
l’avesse considerata di proposito, come era da lui, sbuffò e gli disse che non
importava, tornando ad occuparsi del cioccolato.
Affogò
i suoi pensieri e le sue domande senza risposta dentro la larga tazza bianca e
quando finalmente rialzò la testa aveva tutta la bocca impiastricciata di
cioccolato, Draco, momentaneamente ancora distratto nelle sue navigazioni
mentali, la guardò sorpreso vedendola in quello stato e gli scappò una
risatina, era davvero buffa, così conciata, come una bambina golosa… Hermione
lo guardò a sua volta domandandosi il motivo di quel sorriso che era comunque
scomparso subito dietro la sua aria imperturbabile, e quella sua espressione sospettosa,
mista a quella bocca sporca scatenarono la risata di Draco che, posando la
tazza sul tavolo, si mise a ridere liberamente, lasciandosi andare contro lo
schienale della seggiola.
Rideva
davvero, Draco Malfoy, di una risata sincera e anche un poco contagiosa, anche
se Hermione continuava a domandarsene la ragione, sembrava completamente
un’altra persona adesso che si era lasciato andare con le braccia intorno allo
stomaco e gli occhi chiusi, ne aprì uno cercando di calmare il riso, ma come la
rivide, con quell’espressione confusa, lo richiuse e continuò a ridere.
Quando
alla fine si riprese, ritrovando una parvenza di normalità, la guardò serio,
lei se ne stava lì, non capendo, a studiarlo perplessa mentre cominciava a ridere
come poche volte gli era successo.
Pensò
a quante volte si era sentito libero come quella notte e non riuscì a
ricordarsi dell’ultima, se fosse stato davvero Draco Malfoy, in quel momento si
sarebbe già messo a insultarla per quel che gli aveva fatto, ma, soprattutto,
per mettere le mani avanti nel caso lei avesse deciso di dire qualcosa a
proposito.
Ma
come spesso gli capitava quando erano assieme, lui era un Draco Malfoy diverso
e non l’altero figlio di Lucius, non l’altezzoso Principe delle Serpi, non il
regale purosangue, solo uno come… già, come?
Non
lo sapeva e in quel momento non gli importava, che fosse quel che fosse, per
quella sera poteva essere quel che si sentiva.
-
Hai della cioccolata sul
naso – disse il biondo poggiando l’indice sul suo e sfoggiando il ghigno di
famiglia
Hermione
allargò gli occhi, incapace di credere che lui si fosse lasciato così tanto
andare solo per qualche segno scuro…
Dubbiosa,
si toccò la punta e, abbassando lo sguardo, la trovò effettivamente, sporca,
Draco rise della sua incredulità, poi, seguendo un pensiero improvviso, si alzò
e in due passi le fu vicino, le strinse le spalle rapidamente per impedirle
qualche movimento, mentre il susseguirsi repentino delle cose era ancora in
fase di elaborazione nel suo cervello, dopodiché, sempre rispondendo a qualcosa
che non apparteneva alla sua personalità, abbassò le labbra e gliele posò sul
naso, lei s’immobilizzò all’istante in un misto di costernazione e incredulità,
eppoi lui le leccò via lo sporco.
Quando
allontanò il viso dal suo, lei era tutta rossa, imbarazzata da quel gesto e da
quella familiarità con la persona con la quale, in genere, non faceva altro che
schifarsi della sua sola presenza, lui rise di questo, anche se il suo sorriso
parve più disteso del suo solito ghigno
-
Granger – mormorò
guardandola negli occhi, lei cercò di fare altrettanto, ma come ci provò
arrossì di nuovo, povera piccola innocente Granger, doveva averla sconvolta
parecchio quel giorno…! No, non era dispiaciuto, era solo divertito dalla cosa,
il che era strano, beh, neppure troppo, solo che, più che pensare a quanto era
strana la cosa o a quanto fosse divertente, avrebbe dovuto pensare a quanto era
assurda! A quanto era fuori del mondo! Avrebbe dovuto pensare quando avesse del
tutto perso il lume della ragione, oltre alla propria, personalissima,
personalità. Eppure non ci pensava. – se fossi veramente me stesso in questo
momento ti starei ammazzando per quello che mi hai indotto a fare – la
mezzosangue si accigliò all’udire quelle parole, come se la colpa fosse stata
sua! Ah, aveva un bel dire quella serpe…! Mica era una femme fatale che
induceva chiunque in tentazione… lui poi…! Non riusciva neppure a conquistare
Ron, figurarsi mandare fuori di testa l’essere che più di tutti la detestava… -
ma non so perché, ogni tanto quando siamo assieme faccio qualche follia…
E
come a confermare quelle parole, la bocca si posò appena sulle sue labbra.
Un
bacio leggero come le ali di una farfalla.
Un
bacio casto senza malizia e senza il furore che contraddistingueva le loro due
fiere, diverse, orgogliose personalità.
Un
bacio che durò un istante e quello seguente era già svanito, lasciando due
increduli ragazzi a fissarsi, domandandosi se era successo davvero o se era
stato solo il prodotto della loro mente a creare quell’immagine leggera quanto
un acquerello, fugace come un fulmine a ciel sereno.
A
dispetto di quanto avrebbe fatto normalmente, Hermione non scappò, non si
scostò brutalmente da lui e non pianse per aver donato il suo sognato primo
bacio proprio a Draco Malfoy.
Aveva
tutto il tempo per pentirsene in seguito, quando lui se ne fosse andato e lei
fosse nuovamente rimasta sola con se stessa e le sua metà a discutere degli
accadimenti come aveva fatto l’ultima volta che si erano trovati insieme in
cucina e come era successo anche mezz’ora prima quando aveva cominciando a
ripassare tutta la storia sua e di Ron.
Evidentemente,
rifletté non riuscendo a distogliere gli occhi da quelli di lui, Malfoy non era
il solo che, quando erano insieme, compiva qualche follia.
Perché
era da folli dare il proprio primo bacio a LUI e poi rimanersene lì a
guardarlo, senza dire o fare niente.
Quando
i pensieri di entrambi tornarono sulla terra, si fissarono negli occhi,
leggendovi quello che avevano condiviso; non c’era rabbia, vergogna, rimorso né
rammarico.
Era
successo ed entrambi non riuscivano a dispiacersene.
Quello
era stato il primo bacio della Granger, Draco non aveva dubbi.
A
diciassette anni o quanti erano, aveva conservato quel piccolo tesoro che, in
genere, le ragazze di Hogwarts perdono assai presto.
Eppure,
dopo tanto tempo che l’aveva tenuto nascosto, l’aveva donato a lui.
E
non sembrava pentita.
E
questo era quello che lo turbava.
In
verità, se doveva essere onesto almeno con se stesso, la cosa non lo turbava,
era semplicemente incredulo che lei avesse deciso di darlo proprio a lui. E che
non se ne pentisse.
E
a dispetto di quel che cercava di reprimere, si sentiva anche un poco lusingato
da quella conquista, da quel dono.
Era
lontano anni luce da quel che di solito faceva o pensava. Lui, abituato ad
avere il mondo ai suoi piedi. Draco Malfoy, il dio della lussuria, simbolo per
eccellenza del peccato carnale, stava scoprendo che c’era dell’altro oltre ad
avere una donna compiacente che lo soddisfacesse.
C’era
dell’altro oltre a portarsela a letto e poi cacciarla via senza pensarci un
mezzo secondo.
C’era
dell’altro tra lui e la Granger.
C’era
un abisso tra lei e le altre.
Ma
non sapeva dire cosa, né perché.
Lo
sapeva anche lei.
E
forse se ne preoccupava quanto lui.
Ma,
glielo leggeva in faccia, non avrebbe voluto che le cose andassero
diversamente.
E
neppure lui.
Il
rapporto che aveva con la Granger era unico.
Con
nessun altro era così aggressivo e sprezzante in pubblico, per poi ritrovarsi a
voler condividere gesti piccoli e teneri, come con nessuno aveva avuto il
desiderio di scambiarsi.
Era
una cosa che sapevano entrambi.
E
che capivano.
Si
capivano.
Ma
nessun altro li avrebbe compresi.
Nessun
altro sapeva e nessun altro avrebbe saputo.
In
tanti anni di battibecchi, litigate e insulti, si erano conosciuti in un modo
in cui nessun altro li conosceva.
E
poi si erano ritrovati loro due… e il resto del mondo, fuori, altrove, lontano,
distante dalla realtà che era solamente loro.
Che
cos’era che li univa?
Hermione
Granger non lo avrebbe saputo dire, lei che in genere conosceva la risposta per
ogni domanda.
Neppure
Draco Malfoy avrebbe saputo spiegare perché, lui che invece, di risposte non ne
aveva bisogno.
Ma
non importava.
In
quel momento, non importava.
La
strinse a sé, abbracciandola in modo da far aderire il corpo al suo, come se
temesse che potesse scappare e fuggire per sempre, rovinando quell’attimo di
pace con la propria coscienza e che con il mondo.
-
Se la regina dei
Gryffindor – le disse piano in un orecchio, tentato come non mai di aggiungere
un MIA a quella frase, la SUA regina dei Gryffindor
-
Draco… - mormorò la ragazza,
chiamandolo per la prima volta con il suo nome di battesimo
Malfoy
si scostò un poco fino a guardarla nuovamente negli occhi, come uno che ascolta
per la prima volta il proprio nome, sembrava diverso pronunciato da lei,
spogliato del rivestimento nero che lo aveva ricoperto, un nome qualsiasi che
non conteneva la tradizione della casata dei Malfoy, che non identificava
l’ultimo erede di una delle più importanti famiglie di purosangue del mondo
magico, che non trasmetteva il disprezzo e l’odio che per anni lui aveva
riversato sugli altri, un nome per una persona, e basta.
-
Hermione… - rispose
titubante, lei sorrise a sentire il proprio nome pronunciato da quella persona
e il cuore di ghiaccio di Draco Malfoy si sgelò al calore di quel sorriso dolce
e sincero che lei gli aveva regalato, una volta, una sola. Un sorriso speciale
che si vedeva di rado, che lui era riuscito a strapparle.
-
Forse questa sera non
siamo noi stessi – disse seria lei e per un momento, quando il sorriso
scomparve dal suo viso, Draco temette che lei stesse rimpiangendo quel che
c’era stato, era vulnerabile adesso, avrebbe potuto ridicolizzarlo, se avesse
voluto, pentirsene, addossargli tutta la colpa, infuriarsi, piangere e
disperarsi. E farlo stare male. Nessuno aveva l’autorità per farlo star male,
ma, se avesse voluto, lei avrebbe potuto averla. Ma non lo fece. Forse, c’era
ancora un po’ di speranza… anche per lui – ma non m’importa – continuò lei
tornando a sorridere – ogni persona è tante persone, ma alla fine siamo sempre
noi stessi.
Malfoy
la guardò e, nella sua testa, annuì.
Poche
parole, qualche sillaba e i suoi timori, le sue preoccupazioni, scomparse.
Era
bastato poco, da parte di lei, per cancellare il suo senso di “Non sono Draco
Malfoy” e “Non va bene”, puff, dissolti.
Forse
sarebbero tornati, probabilmente presto.
Ma
non quando erano insieme.
Non
ci sarebbero più stati dubbi se quando erano solo loro, Draco ed Hermione,
avessero fatto qualcosa di strano, di diverso dal loro “solito”, qualcosa che
non era da “Hermione Granger” o da “Draco Malfoy”.
-
Abbiamo tutti un lato
nascosto – disse lei – tu mi hai vista come non avrei dovuto, io ho visto
qualcosa di te che pochi vedono – dì pure nessuno, si appuntò mentalmente il
biondo – …e nessun altro lo saprà.
-
Mezzosangue, la vita tra
noi due sembra regolata dagli accordi – sorrise lui allontanandosi
delicatamente, lei annuì – adesso però sarà il caso che ti pulisci la bocca,
prima che mi occupi seriamente di quella… potrei essere tentato di
cominciare già da adesso con quel che ti ho promesso questo pomeriggio…
Hermione
si affrettò a fregare la manica del pigiama sul viso, terrorizzata dal fatto
che lui potesse anche solo pensare di farlo.
E
lui se la rise della rapidità con cui si affrettò ad eliminare la possibilità
che lo facesse.
Ecco,
l’incanto era svanito, battute e modi di dire e di apostrofarsi erano tornati
al loro posto, eppure, qualcosa era mutato e, ormai, non si poteva più tornare
indietro.
Una
Hermione Granger diversa e un Draco Malfoy con le crisi di personalità che si
ritrovavano assieme per bere cioccolata alle tre di mattina, decisamente
ridicolo, pensò lei, eppure, piacevole.
-
Malfoy! – disse la mora
mentre lui si allontanava verso l’uscita della cucina – va bene la tazza con
gli orsetti per la settimana prossima? – chiese rivolgendogli un sorriso
strafottente
-
Non provare a
rifilarmela un’altra volta – s’inviperì lui voltandosi a guardarla, ma con un
accenno di sorriso sulle labbra sottili. Ma sì, che diventasse pure
un’abitudine. Rischiava di nuocergli più di quanto riuscisse a immaginare,
eppure, ciò che è bello in genere fa male e stare con la mezzosangue alle tre
di mattina in cucina, era bello, forse faceva anche male, anzi, di sicuro,
soprattutto al suo animo di serpe, ma non gli importava.
Hermione
rise e lo guardò allontanarsi per il corridoio nuovamente buio del pianterreno,
scomparendo oltre un alto colonnato gotico e accennando ad un saluto distratto
con la mano.
Gli
sorrise, dopodiché si avvolse nel plaid e, con calma, tornò in camera.
* * *
Harry
Potter li vide nella luce fioca delle torce dell’ingresso, lui che si
allontanava salutandola e lei che gli sorrideva contenta, poi si metteva la sua
amata coperta di pile con il panda made by WWF sulle spalle e se ne tornava
alla Torre.
Se
la vista non lo ingannava, quello che aveva lasciato la cucina assieme alla sua
migliore amica era proprio Draco Malfoy, no, le lenti non gli facevano difetto
e, grazie al cielo, non era ancora diventato daltonico (i capelli di Malfoy
erano proprio biondi e la vestaglia verde, nessun altro girava conciato così).
Sorrise
tra sé, la cosa aveva dell’incredibile, anzi, dell’assurdo!
Eppure
non se la sentiva di rimproverare Hermione perché l’espressione che Malferret
aveva quando era uscito dalla cucina non gliel’aveva mai vista.
Stentava
a credere che la riflessiva Hermione Granger si fosse volutamente buttata tra
le spire della serpe nella speranza di dimenticare Ron. C’era dell’altro.
Come
quel pomeriggio: Malfoy l’aveva aiutata, lui lo sapeva, non era stupido, Ron
era stato un idiota a non accorgersi per sette anni di quello che la grifondoro
provava per lui, l’aveva ferita profondamente e nel peggiore dei modi, lui
stesso non avrebbe saputo cosa fare per lei, eppure, evidentemente, Malfoy ci
era riuscito, almeno un’abilità doveva riconoscergliela.
Non
sapeva da dove fosse nata tutta questa storia, non sapeva perché, ma finché
Hermione fosse stata contenta non c’erano problemi, che così fosse e si vivesse
sereni, di sfiga lui ne aveva già a sufficienza per tutto il trio senza andare
a cercarsela di proposito.
Beh,
ammetteva che, magari, la sua migliore amica avrebbe potuto fare una scelta
differente, un po’ meno rischiosa e azzardata, ma se aveva scelto Malfoy a lui
stava bene, purché non le facesse del male.
Dopotutto,
il biondo si prendeva sempre a cuore (gli sarebbe caduta la lingua per quel che
stava farfugliando!) le cose che gli interessavano… bisognava solo capire se
Hermione gli interessava…
…
il mondo doveva proprio essersi messo a girare a rovescio, ma, se anche così
fosse stato, il sole avrebbe continuato a sorgere e a tramontare, semplicemente
da un’altra parte.
Affrettandosi
lungo i passaggi segreti e le scale girevoli, Harry tornò al dormitorio e si
infilò nel suo letto.
Adesso
sapeva che lei era serena, perché quando l’aveva scorta quel pomeriggio era il
ritratto del dolore.
Malfoy
era finalmente riuscito a fare qualcosa di utile, perciò non avrebbe detto
niente di quel che aveva visto quella notte.
* * *
Spazio
Autrice: ebbene sì, è
successo di nuovo… in tutti i sensi che potete pensare… ^^ Draco si è lasciato
di nuovo trasportare e questa volta non c’erano troppi freni inibitori a
sdrammatizzare la cosa… spero che la scena sia risultata romantica al punto
giusto e non troppo seria…
In
realtà, mi sento di dover fare una piccola precisazione rispetto al cappy
precedente: qualcuno mi ha detto che, effettivamente, Ron non ci fa una bella
figura… lo ammetto, nell’idea originale Ron aveva tutt’altro ruolo.
Va
bene, lo confesso, qui lo dico e qui lo nego, ma quando ho cominciato a leggere
fanfic ero una accanitissima Ron/Hermione, salvo che, dopo aver letto il terzo libro,
il rosso ha cominciato a starmi un po’ sullo stomaco per quel che faceva
passare alla povera Herm e piano piano sono diventata una Draco/Herm additive,
totalmente dipendente, fino al punto che la mia passione mi ha portata perfino
a scrivere questa storia (praticamente incredibile).
Per
tutti quelli che sono preoccupati di Ron, posso dire che, state tranquilli, il
rossino deve solo trovare la sua strada e cominciare a farsi un po’ le ossa, ma
rilassatevi che non gli farò particolarmente male… lui è l’unico, al momento,
che avrà il suo happy ending ehehehe, mentre per Harry ho in mente uno special
project, cmq il trio deve fare la sua strada, eppoi non potete mica aspettarvi
che Malfoy in persona cominci a pensare bene di loro… (quasi che potrei
aggiungere questa alle assurdità che scrivo :P).
Beh,
mi sono lasciata trasportare e ho messo qualche spoiler, adesso passò a
ringraziarvi per tutte le bellissime recensioni che mi avete lasciato, siete
fantastici, sono così contenta che non potete immaginarlo, GRAZIE MILLE, anzi,
GRAZIE MILLE MILLE VOLTE per tutte le recensioni e i commenti, per aver letto
la mia fanfic e per averla aggiunta ai preferiti.
Thx
Nyssa
Lisanna
Baston: mi sembra di aver
dato tutte le spiegazioni necessarie sua su Ron che su Harry nella postfazione,
stai pure tranquilla, fiera Weasley, Ron se la caverà, però dovevo un po’ fargliela
pagare per quel che ha fatto a Herm al ballo del ceppo, ci sono rimasta davvero
male…
Per
quanto riguarda LavLav, la detesto pure io (non l’aveva notato nessuno ndTutti >_>’),
invece su Draco sono felice che ti piaccia, meno male, è un personaggio che mi
finisce inavvertitamente OC e devo starci attenta, meno male che la cosa non dà
così tanto fastidio… fiuuu… questo è il seguito, spero che ti piaccia come i
precedenti! Un bacio, Nyssa
sweet_puffola_pigmea:
più in fretta di così… ecco
qui il cap n°6, nella speranza che ti piaccia ^^. Grazie mille per aver
aggiunto la ff ai preferito e ti ringrazio anche per i tanti complimenti che mi
hai fatto, sono davvero molto contenta, spero che anche il 6 e i seguenti cappy
ti piaceranno, ciao! Nyssa
laretta:
sono contenta che il 5 sia
stato divertente, in realtà non so mai che impostazione dare ai vari cappy perché
è rischiano di finirmi un po’ da una parte o un po’ dall’altra… meno male che
vi è piaciuto ^^ spero che sia lo stesso anche per questo, ciao! Nyssa
potterina88: mi fa piacere che Draco ti piaccia,
bastardo, lo sappiamo tutti, lo è, però mi sembrava che l’essere troppo da una
parte o dall’altra nasconda qualcosa e infatti… il mio Draco, da bravo nato nel
segno dei Gemelli (come me) ha molte personalità… mi auguro che questo cappy ti
piaccia, anche se assomiglia molto al 4, ma ho pensato che fosse carino
riportare un po’ dell’atmosfera… dimmi cosa ne pensi, ciao! Nyssa
Guenny:
ciao! Sono contenta che la
mia fanfic ti piaccia, davvero! E ovviamente anche il mio Draco… anche io stavo
partendo per la tangente quando scrivevo di lui che si levava la camicia e mi
venivano quasi gli occhi languidi… Per quanto riguarda Blaise, per il momento
fa qualche porticina qua e là a far uscire di testa il biondastro, poi… poi si
vedrà, anche per lui ho un’ideuzza in mente… se però dovessi portarle avanti
tutte verrebbe una fic da 100 cap e, onestamente, forse dopo un po’ vi
stufereste anche di stare a leggere questa cosa… spero che anche il cap 6 ti
piaccia, anche se ricorda il 4, ciao! Nyssa
LaTerrestreCrazyForVegeta: come puoi leggere dalle ultime righe a piè
della storia, neppure io provo questo viscerale amore per LavLav, non si notava
già dal cap2? Ovviamente ci saranno personaggi che cambieranno, in bene e in male,
vedrò che farne anche della Brown, anche se ogni tanto riesce a tornare utile
pure lei… dimmi cosa ne pensi di questo cappy, ciao! Nyssa
luana1985:
Dra senza camicia crea una
tempesta ormonale perfino a me che me ne sto placida a scrivere i capitoli
della ff al posto di studiare mate ecc, quindi… per quanto riguarda sboccato
(perdona l’ignoranza, non so cosa vuol dire ^^’’’) se intendi che parla come
uno scaricatore di porto, ti devo dare ragione, nell’ultimo cap,
effettivamente, si è lasciato un po’ andare (dovrò fare attenzione), ma
dopotutto, anche lui era sconvolto, controllerò che le prossime volte che lo
farò finire nei guai ci sia qualcuno a lavargli la bocca col sapone *_* Spero
che anche il cap 6 ti piaccia, ciao! Nyssa
Giorgia_Malfoy: beh, a quanto pare l’effetto confusione ha
funzionato, volevo davvero far cominciare la storia con un bel caos generale e
poi mettere i tasselli a posto, spero solo di non essermene dimenticata
qualcuno per la strada e aver lasciato pensieri e vicende a metà. Spero che
anche questo cappy ti picaccia, grazie mille del commento! Nyssa
JosephineAntoinette: Malfoy mezzo nudo in un bagno deserto non
dovrebbe starci per principio, durerebbe poco perché non sei la sola che
comincerebbe a pensare (e qui non dico altro, sennò mi dovrei autocensurare che
non è bello), per quanto riguarda approfondire i pensieri, ho cercato di farlo
con questo capitolo, che, in origine, doveva stare un po’ più avanti… il
problema è che se comincio poi non mi fermo più e i miei poveri lettori
comincerebbero a sonnecchiare davanti al monitor, se aprissi mai la testa di
Malfoy, cosa ci troverei dentro (io comincerei ad aver paura :P), vabbè, spero
che, nonostante questa mia pecca, anche questo cappy ti piaccia e che
continuerai a seguire la mia storia, ciao! Nyssa
8marta8:
effettivamente forse non
doveva essere uno spettacolo così bello, ma se non ci fosse stato Draco non
avrebbe mai potuto consolare Herm e allora ci sarebbero voluti anni ad
avvicinarli, quando vogliono quei due sanno essere due pezzi di ghiaccio! Vabbè,
così non è andata… sono contenta che anche la scena del bagno ti sia piaciuta,
spero che sia lo stesso anche con questo capitolo e anche che mi lascerai un
commentino ^^ ciao! Nyssa