Premessa:
credo che sia doveroso
informarvi che questo capitolo che state per leggere trova la sua naturale
conclusione in quello successivo, per questo ho deciso di dare ad entrambi un nome
che ispira alla musica, anzi, al tipo di musica, mi auguro che vi piaccia
questo come il prossimo e che mi direte cosa ne pensate, aspetterò di sapere…
grazie a tutti, ciao!
Nyssa
*
* *
Mancava
una settimana e mezza a Natale.
Il
cielo era grigio e morbidi fiocchi di neve si posavano dolcemente sul paesaggio
già imbiancato intorno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Nelle
Sale Comuni scoppiettavano dei bei fuocherelli che
riscaldavano i freddolosi studenti rintanati a studiare per qualche compito o
verifica dell’ultimo minuto da parte di sadici e imprevedibili professori.
Piton, che brillava per la sua gentilezza, aveva messo compiti a
raffica per tutte le sue classi appena qualche giorno prima
delle vacanze natalizie, il che aveva provocato, oltre ad una buona dose di
improperi verso il prof e altre forme di turpiloquio, un malumore generale da
parte dei molti alunni che si ritrovavano chini sui tavoli della Sala Grande a
ripassare questa o quella pozione nella speranza di riuscire a strappare
all’austero professore un voto sufficiente.
La
Cooman, che aveva visto nella prossima eclissi lunare
qualcosa come la fine del mondo, aveva inaspettatamente assegnato ai suoi
sbalorditi studenti una ricerca sulla simbologia delle eclissi nella storia e
tutte le catastrofi ad essa collegate, inutile dire
che, dopo un pomeriggio rintanati in biblioteca a leggere di terremoti,
inondazioni, eruzioni vulcaniche ecc, i suoi allievi erano pronti per gettarsi
direttamente dalla finestra della sua classe nella torre.
Ruf aveva programmato un bel compitino di Storia della Magia e
così si vedevano altri studenti chini su altri libri che cercavano di
memorizzare le date della prima rivolta dei goblin,
l’anno di nascita di qualche grande mago e le inaspettate ripercussioni della
magia nella storia babbana.
Per
finire, la Sprite aveva decretato che per le
festività i suoi cari studenti si dedicassero alla
coltivazione di rarissime e assai viziate piante natalizie che potessero
addobbare la Sala Grande
per la festa e per il Ballo di Capodanno.
Per
finire, la McGrannit aveva riservato al suo quarto e
settimo anno una prova a sorpresa della sua materia per vedere un pochino i
progressi fatti.
Hermione
Granger e Draco Malfoy se ne stavano in biblioteca proprio un
pomeriggio prima dell’inizio delle festività.
La
stanza era praticamente deserta, salvo per Madama Pince che ogni tanto li
studiava da sopra gli occhiali.
Il
motivo per cui si erano rintanati lì era che stavano
preparando la relazione da consegnare alla prof di Trasfigurazione che,
magnanima, aveva assegnato una bella ricerca per l’indomani nonostante non ci
fosse lezione.
La
mora Caposcuola
dei grifoni se ne stava china sui suoi amati libri e sulla settima pergamena
che aveva riempito con la sua calligrafia, consultando di tanto in tanto i vari
volumi che se ne stavano sparpagliati in disordine sul bancone; le penne erano
seminate lì attorno e il calamaio era in bilico sull’angolo di un manuale. Gli
occhi dorati non si fermavano mai un secondo di seguire la linea che stava
tracciando con le volute della sua scrittura, mentre l’indice della mano
sinistra percorreva metodicamente la pagina del manuale della materia. I
capelli color del cioccolato facevano finta di essere acconciati in una specie
di coda sulla nuca, ma la metà dei bei boccoli scuri era ormai sfuggita alla
presa dell’elastico e delle forcine che si era messa nella speranza di non
impiastrare la sua chioma ribelle con il nero dell’inchiostro per la relazione.
Draco
Malfoy era seduto davanti a lei e scriveva distrattamente sulla pergamena.
Per
quanto lo riguardava, cinque pagine di relazione erano più che sufficienti, visto e considerato che la prof aveva messo
come limite almeno due fogli.
La
penna scorreva veloce tracciando le asole delle varie lettere che si
imprimevano sulla carta ruvida, mentre la testa annoiata era appoggiata alla
mano sinistra e le lunghe dita affusolate tormentavano un anello che stava
appeso alla catenina che portava al collo.
I
capelli biondi erano ordinatamente sistemati, la divisa immacolata, lo sguardo
seccato di sempre.
Più
che guardare a quel che scriveva si stava dando ad una bella osservazione della
Granger dall’altra parte del tavolo, troppo presa dai suoi compiti per potersi
curare di quello sguardo persistente.
Ovviamente
non la stava guardando perché era bella e neppure perché i bagliori degli occhi
dorati stavano calamitando sempre più la sua attenzione, no, certo che no.
Perché
la stava guardando?
Domanda
intelligente, chissà se tra quelle che bisognava portare a Piton
sulla sua pozione si poteva inserire anche quella…
Sospirando
per l’ennesima volta e sbadigliando, il biondo guardò l’orologio sopra la porta
d’ingresso, erano due ore e mezza che se ne stavano seduti nella stessa
posizione a riempire di formule e riassunti quelle maledette pergamene della McGrannit, non sarebbe stato il caso di fare un break?
- Mezzosangue, la finiamo con questa rottura
di palle? – domandò Malferret sfoderando il massimo
della cortesia, Hermione si degnò solo di alzare la testa
mentre la mano continuava a scorrere sul foglio e a scrivere,
indipendentemente da dove fossero puntati i suoi occhi.
- Dobbiamo terminare la relazione – sottolineò
lei indicando i soli cinque fogli che giacevano dall’altro lato del bancone
- E non ti pare che tutto quello che abbiamo
già scritto sia sufficiente?
- Ma dobbiamo ancora consultare il terzo tomo
di Trasfigurazione dei non maghi e…
- E mi sembra che tu stia casualmente esagerando
- Ti ricordo che è grazie alla mia
“esagerazione” se adesso hai una O di Trasfigurazione… - puntualizzò lei per
niente contenta che lui la distraesse dai suoi preziosi compiti
- E la relazione me la sto facendo da solo –
frecciò velenoso lui – solo perché tu vuoi E e non
puoi accontentarti di una banale O
- Stammi un po’ a sentire, serpe – berciò lei
– se io voglio prendere E sono affari miei e tu non ti devi immischiare in
questa storia, se tu vuoi una O, bene, ce l’hai, ma mi
sembra che sia giunto il momento che faccia qualcosa, no? A gennaio quando
torneremo la McGrannit interrogherà, non voglio che
pensi che ti ho fatto tutti i compiti… eppoi, sai che difficoltà a ricopiare
tutto quello che io ti avevo già scritto
- Non farmela cadere da così in alto – sibilò
lui – avevamo fatto un patto
- Molto bene – rispose fredda Hermione
tornando a sedersi e standosene zitta a continuare il suo lavoro – il patto,
per inciso, prevedeva che io ti facessi i compiti, quindi aspetti qui finché io
non ho finito.
Zittito.
Ma
che aveva oggi la Granger?
Era
lunatica e isterica e non sapeva perché.
Si
era rivoltata come un aspide ad un Corvonero che
stava attraversando la strada e per poco non le aveva fatto cadere tutte le sue
cose e, fin lì, ancora capiva, anche se non era proprio da lei, però tutto
quell’atteggiamento gli dava sui nervi, cavoli se gli dava sui nervi… sembrava
la vecchia e acida Hermione Granger di settembre…
E
se conosceva le donne, e le conosceva, sapeva anche perché era così irritabile…
Qualche
istante dopo la mora posò la penna sospirando
- Mi dispiace - si scusò – sono un po’
nervosa…
Decidendo
che non fare domande era la strada migliore, il Serpeverde
si limitò ad annuire
- Aspetti le vacanze quanto tutti gli altri –
disse quasi soprappensiero, lei annuì un po’ triste – prenditi una piccola
pausa, cinque minuti – cercò di convincerla lui, lei sospirò e poi, stranamente,
annuì
- Forse hai ragione tu…
- Certo che ho ragione IO – si premurò di
precisare lui e lei sollevò gli occhi al cielo mentre posava la lunga penna
d’oca che aveva visto tempi migliori e, con la mano libera, si metteva a
tormentare una strana incisione sul tavolo che, se ricordava bene, era una
specie di fiore o qualcosa del genere
- Come mai sei così agitata? – domandò con
noncuranza fingendo di osservare due ragazzi che facevano una gara giù al campo
da quidditch
- Non lo so… - evviva, una risposta prima di
tutto! – forse dovrei davvero tranquillizzarmi un po’, ma tra il pasticcio che
è successo a scuola, il ballo, la festa, i compiti, Ron
in infermeria e i problemi di Daphne con Neville! – si portò una mano alla bocca
velocemente, accorgendosi che aveva parlato troppo di qualcosa su cui, invece,
avrebbe dovuto tenere la bocca non sigillata, di più!
- È inutile che fai quella faccia – ghignò lui
– tanto lo sapevo già…
- Vabbè, comunque è tutto un problema e sembra che
non possa avere mai un secondo per preparare le relazioni in pace e
concentrarmi…
- Tanto per inciso – la incalzò lui – la gente
normale quel tempo lo impiega per distrarsi, andare a fare shopping, dedicarsi
a qualche hobby e roba del genere…
- Beh, forse non sono una persona normale –
ribatté la ragazza un po’ seccata dal chiaro riferimento, lui rise ancora
- Blaise mi ha detto che ti accompagnerà alla festa…
- domandò con aria assente lui cercando di cambiare argomento e non finire
nell’ennesima baruffa di quella giornata, lei si limitò ad annuire – com’è che
ti fai portare al ballo da una subdola serpe?
- Io veramente non volevo andarci – disse
timidamente lei arrossendo un poco – ma poi Zabini ha insistitito tanto…
eppoi non è una cattiva persona…
Draco
annuì meccanicamente mentre passava ritmicamente la
lunga piuma con il pennino dorato sulle labbra
- Dai Malfoy! – incalzò poi lei ritrovando un
po’ della consueta energia – facciamo un po’ di conversazione!
L’espressione
del biondo poteva essere paragonata a quella di un maiale pochi minuti prima
che lo trasformassero in un prosciutto.
Problema
numero uno: quando era con la Granger finiva sempre per parlare troppo.
Problema
numero due: la Granger, per quanto strano potesse essere, era una donna e
quindi era curiosa come una scimmia. Beh, veramente le donne sono curiose come
scimmie su certi argomenti e invece la Gryffindor era
curiosa nel senso più proprio del termine, comunque era curiosa.
E
problema numero tre, ma non meno pericoloso: doveva assolutamente smetterla di
cominciare a farsi quelle maledette fisime ogni volta che lei diceva qualcosa
che lui immancabilmente interpretava scorrettamente. Succedeva troppo spesso e
non gli faceva certo bene.
Per
esempio, quale altro membro della famiglia Malfoy si sarebbe preoccupato di
quello che avrebbero potuto pensare gli altri mentre
camminava accanto alla mezzosangue per i corridoi della scuola durante tutto
quel pandemonio che c’era stato una settimana e mezza prima e durante le loro
migrazioni dal bagno di Mirtilla, che d’inverno era freddo come una ghiacciaia,
fino alla calda biblioteca dove studiavano Trasfigurazione, Babbanologia
e qualche volta Incantesimi?
Bene,
o meglio, MALE, lui aveva cominciato a farsele e questo non andata per niente,
stava inconsciamente cominciando a rinnegare l’illustre cognome che portava!
Era come un peccato mortale!
C’era
solo da sperare che suo padre non venisse a sapere che la Granger gli aveva
dato ripetizioni per il primo quadrimestre… Grazie al cielo, Lucius Malfoy aveva faccende più losche e importanti di cui
occuparsi che l’istruzione di suo figlio, a cui si
dedicava solo il 3 di marzo, quando veniva a fare una bella chiacchierata con
Silente sulla scuola.
Ma
a parte questo, non andava bene che cominciasse a
stare sulle spine non appena lei proponeva qualcosa di diverso.
E
lei non era ancora arrivata a suggerirgli di passare un passionale pomeriggio
tra le calde coperte di un letto, quindi di che si preoccupava?
- Cosa farai a Natale? – domandò infine la
riccia strappandolo a tutte quelle congetture
- Che domanda idiota – si preoccupò di
aggiungere prima di rispondere, come era sua solito – andrò a Malfoy Manor!
- Passerai il Natale con la famiglia? – chiese
candidamente lei e il biondo pensò che definire famiglia lui e i suoi due
genitori era una cosa decisamente inappropriata, erano
più tre esseri che convivevano per certi periodi dell’anno e si assomigliavano
caratterialmente e fisicamente, ma finiva tutto lì. Nelle famiglie, in genere,
c’era un qualche tipo di rapporto tra i due genitori e tra i genitori e i loro
figli: amore, tenerezza, cura, senso di protezione. Non ricordava che da loro
si fosse mai manifestato qualcosa del genere… Sua
madre, bene o male, alla fine la sua parte l’aveva fatta, anche se per quanto
lo riguardava, era terminata quando aveva lasciato il suo ventre e aveva
cominciato a strillare, da quel momento era stato solo un problema degli elfi domestici
e delle bambinaie.
- Se vuoi metterla così… - si limitò a dire
per paura che se avesse cominciato ad aggiungere qualcosa si sarebbe lasciato
scappare informazioni che non dovevano certo lasciare i chilometri di mura
domestiche di Malfoy Manor, come ad esempio tutti
quei bei pensieri sull’unità familiare.
E
la cosa strana era che in sedici anni non si era mai preoccupato di come
potesse essere la sua famiglia, se ci fosse affetto tra loro o cos’altro, no, aveva semplicemente accettato la cosa strafregandosene di tutto.
E
adesso, improvvisamente, si metteva a fantasticare di una bella famiglia felice
riunita il giorno di Natale.
Ma
la Granger come poteva sapere tutto questo?
Come
poteva sapere che gli dava un fastidio terribile pensare a casa sua, agli alti
muri di pietra che contornavano la residenza millenaria dei Malfoy, come poteva
sapere che il ricordare il salone da ballo e le buie camere degli ospiti non
era un’esperienza meravigliosa per lui?
Dopotutto,
nessuno sapeva, a parte Blaise, non era colpa della
mezzosangue…
Eh
no, da quando aveva cominciato a non dare più la colpa a lei? Era colpa sua sì!
No, non lo era… o forse solo in parte…
- Che cosa fate di bello la mattina di Natale?
– chiese ancora curiosa la grifoncina; ingenua,
pensò, il Natale che si viveva da loro non era certo paragonabile alla festa
colorata di cui raccontava Raimond. Il Natale al
castello non era altro che un gigantesco ricevimento con tutte le più
importanti personalità del mondo magico a cui ogni
persona che contava qualcosa sperava di poter partecipare una volta nella vita
e i preparativi per l’anno seguente cominciavano appena ultimata la festa.
- Mia madre organizza un ricevimento di Natale
– specificò senza entrare troppo nei dettagli – ci partecipano un sacco di
persone altolocate
- Insomma, una festa da snob – disse lei
sorridendo, senza quella solita aria schifata quando
parlava delle incombenze che Draco le raccontava come “strettamente legate al
nome dei Malfoy”; lui la guardò comunque male
- E fate anche il tacchino arrosto e il
pudding di Natale? Il panettone e i ravioli? – lui la fissò allibito perché
stava parlando come una bambina in attesa della grande
festa
- Da noi non si cucinano piatti così rustici –
tagliò corto, lei parve un poco delusa
- Un po’ mi dispiace perché sono buonissimi,
sono sicura che tutta la vostra aragosta non vale un singolo raviolo al ragù!
- Non si mangia aragosta a Natale – disse
acido, seccato con se stesso perché si stava immaginando di mangiare ravioli a
Natale – il pesce è per altre circostanze, a Natale si hanno piatti di pasta,
carne e verdure
- E i regali? – domandò ancora
mentre gli occhi le scintillavano – quando scartate i regali?
- Gli ospiti portano un dono ai padroni i casa per ringraziarli dell’invito e in genere è qualcosa
di particolarmente costoso – lei lo guardò scettica
- Neppure un maglione? Un paio di scarpe
nuove? Un carillon?
- Non è una festa così pacchiana e regalare
vestiti è una cosa di pessimo gusto, solo da voi babbani
si usa, eppoi se abbiamo bisogno di un abito ce lo
andiamo a comprare come piace a noi… tutt’al più si
può regalare un rotolo di stoffa pregiata
Lei
annuì immusonita
- Deve essere proprio brutto vivere da voi –
si lasciò sfuggire – mai un regalo simpatico o qualcuno con cui scherzare il
giorno di Natale – lui alzò le spalle con finta noncuranza. Il Natale era una
festa che detestava perché bisognava essere più falsi di uno spergiuro
mentre si accoglievano gli ospiti e per tutto il resto della giornata…
- E tu? – domandò poi per deviare un po’ il
discorso – che farai a Natale? – lei parve
rattristarsi un po’
- Sarei voluta tornare a casa per le feste, ma
i miei genitori partiranno per una crociera il 23 dicembre e quindi dovrò
rimanere a scuola…
Sembrava
dispiaciuta della cosa e, dal tono con cui aveva parlato poco prima doveva
davvero essere giù per non poter passare le festività assieme ai suoi cari.
Ma
dopotutto, a lui cosa gliene importava?
Che
gli fregava cosa faceva la Granger a Natale o cosa decidessero i suoi
stupidissimi genitori sanguesporco?
- Quando partirai per tornare a casa? – chiese
ancora la ragazza nel tentativo di non pensare alle sue vacanze, probabilmente
credendo che anche a lui piacessero le feste di Natale
- Domani mattina
- Un po’ mi mancherai – disse ridendo con aria
serena – senza di te non avrò più nessuno con cui litigarmi e da poter
insultare liberamente – lui rise
- Ti do il permesso di farlo con Blaise – lei sorrise – e comunque non disperarti troppo –
aggiunse - tornerò il 27 per il ballo e per vedere un po’ come ti concerai –
lei rise ancora…
- Vorrà dire che il tuo pacchianissimo e babbano regalo di Natale aspetterà fino al 27, non credo
che riuscirò a finirli tutti entro domani…
Un
regalo di Natale?
La
Granger gli aveva fatto un regalo di Natale?
Perché?
Perché
gli usava tutta questa gentilezza.
Immeritata.
Gentilezza immeritata.
Ognuno
doveva pensare a sé stesso e a sopravvivere nel migliore dei modi.
Perché
c’erano persone che non seguivano questa filosofia e mandavano a rotoli tutte le sue belle e radicate credenze come un
foglietto di carta sollevato da una folata di vento?
Perché
la vita diventa strana all’improvviso e tutto sembra confuso?
Tutto
non è più come credevi che fosse.
Qualcosa
cambia e tu lo sai.
Qualcosa
cambia e non vorresti, ma non vuoi neppure che torni come prima.
Non
voleva che la Granger tornasse quella strega saccente di settembre.
E
lui, voleva tornare a prima di incontrare la Granger nelle cucine, prima di
cominciare a fare follie, a baciarla sul naso, a baciarla sulle labbra, a
stringerla nell’umido del bagno delle ragazze, a pensare a lei e a dirsi che
non voleva, ad andare a svegliare Blaise nella notte?
Voleva?
Non
lo sapeva.
No,
lo sapeva.
Non
voleva.
Era
illogico ed era stupido.
Però
non voleva.
Perché
la prima volta che si erano incontrati era stato qualcosa voluto dal destino.
Perché
quando l’aveva baciata sul naso, l’aveva trovata dolce.
Perché
quando l’aveva consolata dopo che aveva sorpreso Weasley
e la Brown assieme si era sentito al posto giusto a
fare la cosa giusta, a stringere la ragazza giusta. Perché avrebbe
voluto rimanere lì con lei per sempre.
Perché
quando l’aveva baciata era stato un bacio strano.
Perché
era stato delicato come le ali di un angelo.
Perché
in quel momento le aveva voluto bene quando un
rinnegato come lui non avrebbe mai dovuto avvicinarsi ad una come lei.
Perché
aveva voluto essere un’altra persona per rimanere lì.
Perché
quando era andato da Blaise aveva saputo cosa
provavano la Granger, Potty e la Donnola a stare
tutti insieme e a cercare di risolvere i propri problemi, perché aveva capito
come un’altra persona potesse aiutarti per qualcosa di
un po’ meno importanti del terzo conflitto mondiale o dell’imminente compito.
E
perché, quando aveva visto le lacrime di Daphne, quella sera, aveva ringraziato
che a lui non fosse toccata quella sorte.
Perché
il mondo senza lei sembrava non poter esistere.
Questo
era male.
Il
tempo che trascorrevano lo poteva passare anche da solo o con qualcun altro.
Ma
non sarebbe stata la stessa cosa.
Sarebbe
sopravvissuto senza di lei.
Ma
gli sarebbe mancata.
Oh
sì, anche lei gli sarebbe mancata.
E
questo non era male.
Era
strano.
Perché
è male solo quello che noi consideriamo male.
E
lui non pensava che questo fosse male.
Pensava
solo che, probabilmente, almeno un pensiero nella giornata sarebbe stato per
lei.
- Non avresti dovuto farmi un regalo – rispose
con una punta di imbarazzo nella voce: nessuno gliene aveva mai fatti in quel
modo, senza aspettarsi niente, senza un motivo…
- Mi piacere fare un regalo a Natale, a Natale
si fanno stupidaggini, si è sciocchi e felici…
- Io non ti ho fatto niente – disse ancora per
cortesia
- Non m’importa se tu mi fai un regalo –
sorrise – non faccio i regali alle persone solo perché loro me ne facciano
altri in cambio… lo faccio solo perché mi piace fargliene
- Non è una filosofia molto produttiva – constatò
- Invece lo è, solo che tu non sai ancora cosa
ci si guadagna
La
fissò qualche istante, sorrideva e sembrava tremendamente convinta di quello
che aveva appena detto.
Che
cosa si guadagnava a fare un regalo ad una persona?
Perché
si facevano dei regali alle persone, senza motivo?
L’orologio
rintoccò le cinque del pomeriggio.
La
Granger, distraendosi dai suoi pensieri natalizi, controllò l’orologio da polso
con i pianeti
- Forse è il caso che tu vada
agli allenamenti prima che i tuoi compagni vengano a cercarti… - decise
armeggiando con una rotellina sul bordo del quadrante
dorato, lui annuì
- So che non è da me, - si limitò a dire
raccogliendo la sua roba – ma comunque ti ringrazio.
E
scomparve oltre la porta mentre lei guardava fuori
della finestra il cielo grigio invernale.
Madama
Pince la scrutò da oltre le lenti e le sorrise quando andò a ritirare il tomo
di Trasfigurazione.
Un’ora
dopo depositava i libri e se ne tornava al dormitorio.
*
* *
Erano
le dieci di sera, aveva appena chiuso una bella chiacchierata assieme a Daphne
e Ginny nella sua camera, dove la stufetta
era ancora funzionante e una coperta era malamente
appoggiata allo schienale di una poltroncina.
Il
cielo era blu intenso, illuminato da una falce di luna che occupava tutto
l’orizzonte.
Probabilmente,
quando i greci avevano inventato il mito di Selene, avevano avuto una visione
simile a quella.
Ripensava
a quel pomeriggio.
Aveva
detto a Malfoy di avergli fatto un regalo e, in effetti, era così, ma non aveva
mai pensato di darglielo per davvero.
Si
era un po’ esposta, aveva rischiato e non era da lei.
Ma
dopo tutto quello che le aveva detto sulla sua
famiglia, le era quasi parso di sentire una nota di amarezza nella sua voce
mentre descriveva lo sfarzoso ballo che probabilmente i coniugi Malfoy avrebbero
organizzato per il 25 di dicembre.
C’era
qualcosa che non tornava e sapeva cosa.
Normalmente
le persone erano felici di rivedere i propri parenti e di ritornare a casa.
Lui
non lo sembrava.
Beh,
avere due genitori come Lucius e Narcissa
Malfoy, paragonabili a due ghiaccioli, certo non aiutava la socializzazione,
eppoi, col bel carattere che aveva il capofamiglia e tutte le sue balzane idee
sulla purezza del sangue e la sua presunta fedeltà al Lord Oscuro, di sicuro
Draco non sarebbe stato contento di farvi ritorno.
Ovviamente,
presupponendo che lui non le condividesse.
Cosa
ne pensava lui di tutto quello?
Che
detestava i mezzosangue, quello era certo, ma che lo facesse con lo stesso odio
e accanimento del suo augusto genitore?
Forse
per i mezzosangue ci poteva anche stare.
Ma
era quasi sicura che lui non volesse avere niente a che fare con quella storia
di Voldemort & co.
Dopotutto,
Malfoy era uno che non voleva rotture, quindi, perché andarsele deliberatamente
a cercare?
Era
contrario alla sua naturale filosofia di vita.
E
di filosofie di vita di Malfoy, lei ne sapeva qualcosa…
Sospirò
ancora e appoggiò la schiena ai due spessi guanciali del letto nel tentativo di
rilassarsi un po’.
Era
strano, ma non riusciva a pensare ad altro, né alle vacanze, né ai regali da
fare… a quel che avrebbe detto Daphne del suo regalo (i suoi genitori avevano
deciso che rimanesse a scuola), né alla classica frase di Ginny
quando, la mattina di Natale, avrebbe spacchettato il solito maglione color
melanzana mandatole da sua mamma; il peggio si era
avuto quando la buona signora Weasley ne aveva
rifilato uno a Ron dello stesso colore dei suoi
capelli…
Dalla
parte alta della finestra, rimasta casualmente aperta, entrò uno spiffero
gelido che la fece rabbrividire perfino nella sua felpa di pile. Si alzò per
andare a chiudere con un colpo di bacchetta l’imposta, quando qualcosa di
chiaro volò dentro, andando a posarsi sopra il suo comodino.
Incuriosita
da quel piccolo oggetto, Hermione si avvicinò cauta al mobile per andare a
raccoglierlo.
Un
piccolo origami a forma di uccellino era atterrato a qualche centimetro dalla
candela accesa vicino al letto.
La
mora Caposcuola
lo prese in mano con delicatezza per non rovinare la
creazione e la studiò curiosa finché il suo occhio non colse l’accenno di
scrittura su una delle ali, comprendendo che il foglio doveva essere tutto
scritto.
Un
po’ dispiaciuta di dover rovinare quella cosina così deliziosa, aprì lentamente
le pieghe che tenevano assieme la gru e stese il foglietto sulle ginocchia.
Le
parole erano poche, scritte distintamente con una calligrafia senza sbavature,
dalle asole lunghe e affusolate
Vieni alla Torre di Astronomia
D.
Sorrise
solo un istante riconoscendo quella calligrafia.
Prese
la coperta e scivolò fuori del dormitorio.
Perché
non rimaneva nella sua stanza?
Perché
stava andando?
Perché
voleva così tanto andare?
Disse
a Harry, che leggeva qualcosa in Sala Comune, che andava a fare un po’ di ronda
per i corridoi.
Il
moro alzò le sopracciglia e la scrutò oltre le lenti degli occhiali rotondi,
dopodiché chinò la testa e tornò al suo libro.
Chiuse
la porta dietro di sé, guardando sospettosa i corridoi quasi bui della scuola
che sembrava proprio una casa dei fantasmi con tutti i suoi cigolii e gli
spifferi.
Dopo
sette anni che ci viveva, era riuscita ad amare quel posto anche per quello.
Scosse
la testa e scomparve oltre un colonnato e una serie di armature che la
fissavano minacciosamente.
Quando
arrivò al secondo piano, svoltò in un corridoio laterale, riconoscendo alle
pareti le stampe magiche dei pianeti che compievano il loro moto millenario poi
aprì la porticina della Torre e cominciò lentamente a salire la scala che
portava all’aula di Astronomia, proprio in cima.
Quando
arrivò alla porta, la trovò chiusa a chiave e si domandò se quello che aveva
ricevuto non era stato tutto uno scherzo, qualche bravata di pessimo gusto.
Si
guardò spaesata attorno alla ricerca di un indizio e vide una fievole luce e
uno spiffero provenire da sotto la porta affianco a quella dell’aula, era la
vecchia stanza che era utilizzata per le osservazioni notturne, ma era chiusa
da almeno una cinquantina d’anni…
Spinse
cauta la porta con la bacchetta in pugno, pronta al peggio.
…
e vide Malfoy, sdraiato su una serie di cuscini sul pavimento che osservava
rapito la luna proprio di fronte a lui.
Aveva
i capelli dello stesso colore di quell’astro magico e si confondevano l’un l’altro: la luce bianca che emanava e la sua pelle
candida.
Un
passo sul pavimento e lui si accorse di lei.
La
guardò qualche istante mentre e lei faceva altrettanto
- Non credevo che saresti venuta – disse
piano, appena sussurrando e tornando a guardare la falce dorata in cielo
- Lo sai che questa stanza è chiusa da cinquant’anni? – chiese lei, lui scosse la testa
- Solo 43
- Come hai fatto a entrare?
Il
biondo prese dalla tasca della giacca un mazzo di chiavi magiche e le fece
vedere quella che aveva operato il prodigio
- Chi te le ha date? – domandò cupa
- La Umbridge al tempo che è stata preside – specificò
lui – nessuno si è mai preoccupato di chiedermele indietro
- Che cosa ci fai qui? – chiese ancora lei con
tono meno duro
- Vengo qui tutte le
volte che voglio starmene per i fatti miei
- E perché hai voluto che venissi anche io se
volevi stare per conto tuo?
Trattenne
il fiato.
Quale
poteva essere la risposta?
Non
riusciva a immaginarla, perché? Come mai? Perché lei?
- Forse questa volta è diverso – si limitò a
dire lui e lei si sentì sollevata – forse anche tu mi mancherai
quando non sarò qui
La
bocca della mezzosangue si aprì un poco all’udire quelle parole.
Perché
si sentiva così felice?
Perché
aveva la maledettissima voglia di abbracciarlo?
Eppure
non poteva.
Perché
lui era Draco Malfoy e lei Hermione Granger.
E
perché l’espressione triste sul viso di lui, come di uno
prossimo alla morte, era qualcosa che feriva nel profondo chi era abituato a
conoscerlo.
- Malfoy – disse così sedendosi a sua volta
per terra – io e te alla fine siamo sempre stati franchi l’un
l’altra, tu mi hai chiamato sporca mezzosangue, io ti ho tirato un pugno
– lui sorrise sollevando le sopracciglia senza guardarla – io sarò strana, ma
che ti sta succedendo?
Se
n’era accorta anche lei allora…
Era
dunque così scarso come attore?
Già,
perché l’aveva chiamata lì?
Sapeva
che sarebbe successo, sapeva che lei avrebbe voluto sapere e sapeva anche che
non avrebbe potuto tacerle tutto, non ne era capace.
Non
lo era più.
Voleva
salutarla.
Forse
per sempre.
Perchè
quando fosse tornato dalle vacanze, lui sarebbe stato un’altra persona e lei
non avrebbe potuto farci nulla.
- Vuoi la verità? – domandò prima di
risponderle, lei annuì – sicura? Guarda che la verità fa male
- Non sapere e vivere con quel peso credo che
sia peggio…
Trascorse qualche attimo nel quale si poteva udire il ritmico suono
dei loro respiri discordanti
- Quando tornerò a scuola sarò un Mangiamorte.
Un’esclamazione
di stupore sfuggì alle belle labbra della Gryffindor mentre si portava le mani al volto a soffocare le seguenti.
Aveva
sgranato gli occhi la Granger, l’aveva sorpresa, ci era riuscito, aveva sorpreso
Hermione Granger, l’aveva lasciata senza parole.
Voltò
la testa di lato e la guardò mentre una lacrima faceva
capolino dalle fitte ciglia scure di lei.
Che
cos’era quella goccia di rugiada?
Pietà?
Dolore?
Orrore?
- Non compatirmi – le disse duro quasi
gridando – non ho bisogno della tua pietà… - voltò la
testa di lato e finse di distrarsi
Nonostante
tutto, lei piangeva per lui.
Lei
inclinò un poco la testa e lo scrutò un secondo dopo l’altro
- Tu non vuoi diventare un Mangiamorte…
- disse infine studiando la sua reazione
Che
cos’era?
Una
constatazione?
Una
domanda?
Una
speranza?
Ma
come negarlo?
Come
poter desiderare di diventare l’unica cosa che aborriva?
No,
non voleva e lei se n’era accorta.
C’era
voluto poco.
Com’erano
buffe le cose a volte.
Forse
l’aveva chiamata lì proprio nella speranza che
capisse.
E
adesso?
Che
doveva fare?
Un
Malfoy sa sempre cosa fare…
Lui
no.
Sentì
un piccolo calore avvolgergli la mano destra che teneva appoggiata con noncuranza
ad un cuscino
- Lo sapevo che non eri un Mangiamorte
– disse lei e quando si voltò a guardarla stava sorridendo stringendo la sua
mano, mentre piccole lacrime le rotolavano lungo le guance.
Beh,
c’era riuscito di nuovo, l’aveva fatta piangere ancora e ci aveva messo cinque
lunghi anni.
Proprio
adesso che non avrebbe voluto vederla piangere di nuovo.
- Che cosa cambia se voglio o non voglio
esserlo? – chiese lui con una punta di cattiveria nella voce, lei strinse di
più la sua mano
- Una persona è qualcosa solo se lo è fino in
fondo al cuore – rispose lei sorridendo ancora – tu non vuoi diventarlo… no…
- Io non ho un cuore – sottolineò Draco
cercando di sottrarre le sue dita a quelle di lei, senza risultato, anche se
non seppe dire se era perché era lei a trattenerlo o la sua stessa anima a costringerlo
- Ad ogni modo, non sei un vero mangiamorte.
- Avrò il Marchio Nero, sarò segnato.
- Non sarai un mangiamorte
finché non vorrai esserlo.
- Sei un’illusa.
- Forse
Come
mai non stavano dicendo più niente? Perchè non parlavano? Perchè lei non era
terrorizzata da uno che sarebbe diventato presto un seguace del Lord Oscuro?
Perché
il mondo era strano e niente era come doveva essere?
Perché
desiderava avere accanto una sporca mezzosangue?
Un
fruscio, qualcosa, il venticello proveniente dalla finestra spalancata sul
bellissimo panorama dei campi innevati, della luna lontano, del cielo terso.
Lei
si spostò, poco, si avvicinò facendo leva sulla palmo
con cui non stava stringendo quella di lui e gli si accostò fino ad
appoggiargli la testa sul petto e a mettersi il braccio di lui intorno alle
spalle, poi prese la coperta e la stese sulle spalle di entrambi.
- Ti prenderai un malanno se te ne stai qui
con questo freddo – disse sempre sorridendogli.
Lui
non parlò, non disse niente mentre lei si spostava e
neppure quando ebbe terminato le sue manovre.
Non
c’era una sola buona ragione per rimanere in quella posizione, ma era come se
non riuscisse a muoversi. Non voleva muoversi.
Perché?
Perché
si sentiva al sicuro, perché anche se era sbagliato, voleva vivere quel
momento.
Aveva
troppi dubbi che non avrebbe voluto, ma che cosa gli importava dei dubbi?
Strinse
la presa intorno alle spalle minute di lei e rimase lì abbracciato a lei senza
fare niente.
Da
quando Draco Malfoy abbraccia una donna senza portarsela a letto?
Da
mai.
Ma
c’è sempre una prima volta.
E
che quella fosse la sua andava bene.
La
prossima volta sarebbe toccato a lei…
La
brezza scompigliò i capelli ad entrambi mentre, in
silenzio, guardavano la falce di luna persi nei loro pensieri
- Siamo due persone strane – disse dolcemente Hermione
- Forse più simili di quel che crediamo – aggiunse lui poco prima di appoggiare la testa su
quella di lei.
*
* *
Oltre
la porta, Daphne sorrise vittoriosamente, portandosi un dito alla bocca in
segno di silenzio.
Blaise rise e Harry lanciò un’ultima occhiata attraverso la fessura
della porta alla strana coppia che se ne stava tranquilla nel freddo della
notte, poi Zabini lo prese per le spalle e lo
condusse giù per le scale.
*
* *
- Granger – disse Draco più tardi
mentre erano ancora lì, forse con lo scopo di prendersi entrambi una
broncopolmonite fulminante
Lei
sollevò la testa e lo fissò negli occhi, per un istante, l’oro e l’argento che
li contraddistinguevano si fusero e il silenzio accompagnò quell’unica parola,
lui si ridestò, sorrise.
Beh,
che il suo ego cominciasse a chiamarlo sentimentale, ma aveva bisogno di
portare qualcosa di lei via con sé.
Chinò
la testa e la baciò.
Com’era
dolce la sua Regina
dei Gryffindor, com’era timida e candida…
Perché
proprio a lui era concesso di sentire quel Paradiso, a lui, rinnegato
dall’Inferno.
Ebbe
un moto spontaneo e la strinse possessivamente a sé mentre
lei gli regalava il suo bacio inesperto.
Eppure,
nella sua inesperienza, lui aveva sentito tutte quelle parole che non gli aveva
detto, tutto quello che lei avrebbe voluto spiegarli quando
gli aveva preso la mano, quando gli aveva detto che una persona è qualcosa solo
se lo crede fino in fondo al cuore.
Adesso
sapeva cosa voleva dire.
Adesso
riusciva a crederle.
E
lei gli regalò anche il suo sorriso sapendo che lui aveva capito.
*
* *
Hello
Let me know if you hear me
Hello
If you want to be near
Let me know
And I'll never let you go
Hey love
When you ask what I feel
I say love
When you ask how I know I say trust
And if that's not enough
It's every little thing you do
That makes me fall in love with you
There isn't a way that I could show you
Ever since I've come to know
It's every little thing you say
That makes me wanna feel this way
There's not a thing that I can point to
‘cause it's every little thing you do
Don't ask why
Let's just feel what we feel coz sometimes
It's the secret that keeps it alive
But if you need a reason why
It's every little thing you do
That makes me fall in love with you
There isn't a way that I could show you
Ever since I've come to know
It's every little thing you say
That makes me wanna feel this way
There's not a thing that I can point to
‘cause it's every little thing you do
Is it your smile
All your laughs
All your heart
Does it really matter why I love you?
Anywhere there's a crowd
You stand out
Can't you see why they can't ignore you?
If you wanna know
Why I can't let go
Let me explain to you
That every little dream comes true
With every little thing you do
It's every little thing you do
That makes me fall in love with you
There isn't a way that I could show you
Ever since I've come to know
It's every little thing you say
That makes me wanna feel this way
There's not a thing that I can point to
‘cause it's every little thing you do
It's every little thing you do
That makes me fall in love with you
There isn't a way that I can show you
Ever since I've come to know you
It's every little thing you say
That makes me wanna feel this way
There isn't a thing that I can point to
‘cause it's every little thing you do
It's every thing every thing you do
Makes me fall in love with you
It's every thing every thing you say
Makes me feel this way
Westlife, “Every
Little Thing You Do”
dall’album “Coast to Coast”
*
* *
Innanzitutto
devo dire che il numero in cui è capitato il cap, 11,
non è casuale perché nella numerologia, l’1 è la rappresentazione dell’uomo e quindi “11” sarebbe la totalità dell’essere
umano, quindi credo che sia calzante con quello che ho detto e sono felice che
sia capitato proprio a questo punto.
Mi
auguro che vi sia piaciuto, qui ho cercato di riportare la parte più fragile di
Draco che, come tutti i personaggi, nonostante tutto, alla fine è un essere
umano. Spero di esserci riuscita e che il cappy non
risulti eccessivamente serio o malinconico…
La
canzone, invece, è stata quella che me lo ha ricordato molto
mentre la ascoltavo, mi rendo conto di essere di gusti musicali assai
strambi, ma mi sembrava carino aggiungerla, vabbè,
ciao a tutti!
Nyssa
luana1985: sono
molto orgogliosa del fatto che tu ti sia fiondata a controllare i miei
aggiornamenti, è una cosa che io faccio solo con le fic
a cui sono molto legata, quindi lo interpreto come un grande gesto, ti
ringrazio… mi auguro che anche questo capitolo ti piaccia e che ti “fionderai” nuovamente ad aggiornare i commenti! A presto
quindi! Ciao! Nyssa
Particular_Girl:
anche io adoro quei negozietti tutti disordinati e colorati con la gente
simpatica e pieni di splendide creazioni… in realtà ho pensato che una fine
come Daphne non poteva certo mischiarsi alla marmaglia
perché lei è una vera serpe e anche se ogni tanto non lo si nota, ci tiene
parecchie all’apparenza ed è anche altezzosa… ^^
Per
il vestito, tranquilla, è tutto già programmato, solo che mi sarebbe spiaciuto
rovinare l’attesa dell’ingresso al ballo,q uindi ho preferito spostare quel momento, ehehehe. Mi auguro che anche questo cappy
ti piaccia! Aspetto ancora un tuo commento, ciao e un bacio! Nyssa
crici_82: sono felice che il capito ti sia piaciuto e fosse divertente,
grazie mille del commento! Kiss! Nyssa
piperina:
datti pure alla pazza gioia, ne sarò felice anche io e certo non diventerò
miope a leggere i tuoi commenti, credo che nuoceranno
di più le mie verifiche di informatica&co… bene,
sono felice che il capito abbia riscontrato la tua approvazione, effettivamente
l’entrata in scena della Greengrass è sempre un po’
speciale perché lei non dobbiamo dimenticare che è mooooolto
bella… lo dice perfino Draco che è assai parco di complimenti… per quanto
riguarda Draco, come pensieri l’ho fatto uguale a me, anche io vado per
analogie che non esistono, solo che lui se lo può permettere e io un po’ meno…
XD
Come
hai visto sono stata puntuale all’appuntamento e ho scritto anche io un mezzo
papiro. Aspetto di sapere cosa pensi di questo cap 11 e quindi ti rimando l’appuntamento al
prossimo post. Grazie mille per tutti i bellissimi complimenti di cui mi
ricopri ogni volta, ciao e un bacio! Nyssa
AuraD:
sono contenta che, anche se è stato un cappy dove
alla fine l’unica rivelazione è quella del fatto che Blaise
porterà Herm al ballo, ti sia comunque piaciuto.
Tranquilla,
Draco avrà ancora qualche bella crisi di personalità, anche se forse in questo cappy sono piuttosto nascoste e riguardanti di più Hermione
che anche lei mica scherza, si tira delle paranoie che
fanno paura a volte °_°
Beh,
aspetto di sapere cosa ne pensi, spero che ti piaccia anche l’11, ciao! Nyssa
LaTerrestreCrazyForVegeta:
già, ha proprio osato, ehehe, chissà le conseguenze…
comunque adesso che l’interrogazione è andata, come vedi, ho aggiornato con anticipo
e presto, entro la settimana, almeno, pubblicherò il cappy
12, quindi puoi aspettarti di tutto.
Dimmi
cosa pensid i questo cap 11, un bacio! Nyssa
Lisanna
Baston:
già, Draco parla troppo, ma, soprattutto, parla male di tutti, mi auguro solo
di non aver offeso nessuno… Ginny non è fashion, ma è
una tipa a cui piace essere a posto, quindi per queste
cose ogni tanto si lascia un po’ andare, dopotutto, con tutta la storia dei
suoi ragazzi che ha avuto dal terzo anno in poi, mi sembrava un po’ strano farla
più seria, anche se, tranqui, non la metterò mai nel
trio fashion della Patil_Brown_NeoParkinson, quelle eccedono sempre e presto te
ne accorgerai… io credo che Ginny sia una ragazza
molto carina, quindi ci tenevo a farla sembrare bella… spero di non aver
rovinato il personaggio… ç_ç
Comunque
sono contenta che, a parte Malfoy che dovrebbe lavarsi la bocca col sapone e
questa Ginny alternativa, il resto ti sia piaciuto…per il ballo… sarebbe un altro punto su cui non
dovrei spoilerare, ma il fatto è che devo ancora
decidere come gestirlo, quindi anche volendo ho la bocca chiusa…
A
proposito dell’11, invece, spero che ti sia piaciuto, ciao e a presto! Nyssa
potterina_88:
no no, Blaise è ufficiale
che accompagnerà Herm al ballo, anche se non
garantisco per la serata, quella la sto ancora elaborando e la mia testolina è
qui che fuma come la mia tastiera…
Ecco
qui l’aggiornamento, spero che sia stato abbastanza presto, comunque prima di
venerdì pubblicherò sicuramente il cappy successivo
perché è collegato a questo e l’ho già scritto, quindi…
Dimmi
cosa ne pensi, a presto, kiss! Nyssa
Shavanna:
effettivamente non l’ho detto… :P per il vestito di Herm c’è da aspettare fino al ballo… Draco invece si vede
benissimo che ribolle come teiera, Blaise lo sta facendo davvero uscire di testa e non è che
la mezzosangue aiuti…
Sono
molto felice che il cappy precedente ti sia piaciuto
e mi auguro che sia stato lo stesso anche per questo… aspetto di sapere cosa e
pensi, ciao! Nyssa