Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Nyssa    15/10/2007    10 recensioni
I guai non arrivano mai da soli... Draco Malfoy se ne accorge la mattina in cui si ritrova con Pansy innamorata (e non di lui stranamente!), Goyle pescato a mettere petardi incendiari e un imminente coloquio con la McGranitt sul suo calo scolastico
Ovviamente niente potrebbe essere peggio, ma deve presto ricredersi, il collegio decide di assegnargli un tutor per recuperare nelle materie e chi meglio di Hermione Granger, la migliore studentessa di Hogwarts? Va bene, questo può anche andare a suo vantaggio, ma cosa succederebbe se oltre ai suoi voti Hermione cambiasse anche lui? E cosa ci fa un bambino in giro per la scuola?
Genere: Romantico, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'L'oro e l'argento' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Premessa: credo che sia doveroso informarvi che questo capitolo che state per leggere trova la sua naturale conclusione in quello successivo, per questo ho deciso di dare ad entrambi un nome che ispira alla musica, anzi, al tipo di musica, mi auguro che

Premessa: credo che sia doveroso informarvi che questo capitolo che state per leggere trova la sua naturale conclusione in quello successivo, per questo ho deciso di dare ad entrambi un nome che ispira alla musica, anzi, al tipo di musica, mi auguro che vi piaccia questo come il prossimo e che mi direte cosa ne pensate, aspetterò di sapere… grazie a tutti, ciao!

Nyssa

 

*          *          *

 

Mancava una settimana e mezza a Natale.

Il cielo era grigio e morbidi fiocchi di neve si posavano dolcemente sul paesaggio già imbiancato intorno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

Nelle Sale Comuni scoppiettavano dei bei fuocherelli che riscaldavano i freddolosi studenti rintanati a studiare per qualche compito o verifica dell’ultimo minuto da parte di sadici e imprevedibili professori.

Piton, che brillava per la sua gentilezza, aveva messo compiti a raffica per tutte le sue classi appena qualche giorno prima delle vacanze natalizie, il che aveva provocato, oltre ad una buona dose di improperi verso il prof e altre forme di turpiloquio, un malumore generale da parte dei molti alunni che si ritrovavano chini sui tavoli della Sala Grande a ripassare questa o quella pozione nella speranza di riuscire a strappare all’austero professore un voto sufficiente.

La Cooman, che aveva visto nella prossima eclissi lunare qualcosa come la fine del mondo, aveva inaspettatamente assegnato ai suoi sbalorditi studenti una ricerca sulla simbologia delle eclissi nella storia e tutte le catastrofi ad essa collegate, inutile dire che, dopo un pomeriggio rintanati in biblioteca a leggere di terremoti, inondazioni, eruzioni vulcaniche ecc, i suoi allievi erano pronti per gettarsi direttamente dalla finestra della sua classe nella torre.

Ruf aveva programmato un bel compitino di Storia della Magia e così si vedevano altri studenti chini su altri libri che cercavano di memorizzare le date della prima rivolta dei goblin, l’anno di nascita di qualche grande mago e le inaspettate ripercussioni della magia nella storia babbana.

Per finire, la Sprite aveva decretato che per le festività i suoi cari studenti si dedicassero alla coltivazione di rarissime e assai viziate piante natalizie che potessero addobbare la Sala Grande per la festa e per il Ballo di Capodanno.

Per finire, la McGrannit aveva riservato al suo quarto e settimo anno una prova a sorpresa della sua materia per vedere un pochino i progressi fatti.

 

Hermione Granger e Draco Malfoy se ne stavano in biblioteca proprio un pomeriggio prima dell’inizio delle festività.

La stanza era praticamente deserta, salvo per Madama Pince che ogni tanto li studiava da sopra gli occhiali.

Il motivo per cui si erano rintanati lì era che stavano preparando la relazione da consegnare alla prof di Trasfigurazione che, magnanima, aveva assegnato una bella ricerca per l’indomani nonostante non ci fosse lezione.

La mora Caposcuola dei grifoni se ne stava china sui suoi amati libri e sulla settima pergamena che aveva riempito con la sua calligrafia, consultando di tanto in tanto i vari volumi che se ne stavano sparpagliati in disordine sul bancone; le penne erano seminate lì attorno e il calamaio era in bilico sull’angolo di un manuale. Gli occhi dorati non si fermavano mai un secondo di seguire la linea che stava tracciando con le volute della sua scrittura, mentre l’indice della mano sinistra percorreva metodicamente la pagina del manuale della materia. I capelli color del cioccolato facevano finta di essere acconciati in una specie di coda sulla nuca, ma la metà dei bei boccoli scuri era ormai sfuggita alla presa dell’elastico e delle forcine che si era messa nella speranza di non impiastrare la sua chioma ribelle con il nero dell’inchiostro per la relazione.

 

Draco Malfoy era seduto davanti a lei e scriveva distrattamente sulla pergamena.

Per quanto lo riguardava, cinque pagine di relazione erano più che sufficienti, visto e considerato che la prof aveva messo come limite almeno due fogli.

La penna scorreva veloce tracciando le asole delle varie lettere che si imprimevano sulla carta ruvida, mentre la testa annoiata era appoggiata alla mano sinistra e le lunghe dita affusolate tormentavano un anello che stava appeso alla catenina che portava al collo.

I capelli biondi erano ordinatamente sistemati, la divisa immacolata, lo sguardo seccato di sempre.

Più che guardare a quel che scriveva si stava dando ad una bella osservazione della Granger dall’altra parte del tavolo, troppo presa dai suoi compiti per potersi curare di quello sguardo persistente.

Ovviamente non la stava guardando perché era bella e neppure perché i bagliori degli occhi dorati stavano calamitando sempre più la sua attenzione, no, certo che no.

Perché la stava guardando?

Domanda intelligente, chissà se tra quelle che bisognava portare a Piton sulla sua pozione si poteva inserire anche quella…

Sospirando per l’ennesima volta e sbadigliando, il biondo guardò l’orologio sopra la porta d’ingresso, erano due ore e mezza che se ne stavano seduti nella stessa posizione a riempire di formule e riassunti quelle maledette pergamene della McGrannit, non sarebbe stato il caso di fare un break?

-          Mezzosangue, la finiamo con questa rottura di palle? – domandò Malferret sfoderando il massimo della cortesia, Hermione si degnò solo di alzare la testa mentre la mano continuava a scorrere sul foglio e a scrivere, indipendentemente da dove fossero puntati i suoi occhi.

-          Dobbiamo terminare la relazione – sottolineò lei indicando i soli cinque fogli che giacevano dall’altro lato del bancone

-          E non ti pare che tutto quello che abbiamo già scritto sia sufficiente?

-          Ma dobbiamo ancora consultare il terzo tomo di Trasfigurazione dei non maghi e…

-          E mi sembra che tu stia casualmente esagerando

-          Ti ricordo che è grazie alla mia “esagerazione” se adesso hai una O di Trasfigurazione… - puntualizzò lei per niente contenta che lui la distraesse dai suoi preziosi compiti

-          E la relazione me la sto facendo da solo – frecciò velenoso lui – solo perché tu vuoi E e non puoi accontentarti di una banale O

-          Stammi un po’ a sentire, serpe – berciò lei – se io voglio prendere E sono affari miei e tu non ti devi immischiare in questa storia, se tu vuoi una O, bene, ce l’hai, ma mi sembra che sia giunto il momento che faccia qualcosa, no? A gennaio quando torneremo la McGrannit interrogherà, non voglio che pensi che ti ho fatto tutti i compiti… eppoi, sai che difficoltà a ricopiare tutto quello che io ti avevo già scritto

-          Non farmela cadere da così in alto – sibilò lui – avevamo fatto un patto

-          Molto bene – rispose fredda Hermione tornando a sedersi e standosene zitta a continuare il suo lavoro – il patto, per inciso, prevedeva che io ti facessi i compiti, quindi aspetti qui finché io non ho finito.

Zittito.

Ma che aveva oggi la Granger?

Era lunatica e isterica e non sapeva perché.

Si era rivoltata come un aspide ad un Corvonero che stava attraversando la strada e per poco non le aveva fatto cadere tutte le sue cose e, fin lì, ancora capiva, anche se non era proprio da lei, però tutto quell’atteggiamento gli dava sui nervi, cavoli se gli dava sui nervi… sembrava la vecchia e acida Hermione Granger di settembre…

E se conosceva le donne, e le conosceva, sapeva anche perché era così irritabile…

Qualche istante dopo la mora posò la penna sospirando

-          Mi dispiace - si scusò – sono un po’ nervosa…

Decidendo che non fare domande era la strada migliore, il Serpeverde si limitò ad annuire

-          Aspetti le vacanze quanto tutti gli altri – disse quasi soprappensiero, lei annuì un po’ triste – prenditi una piccola pausa, cinque minuti – cercò di convincerla lui, lei sospirò e poi, stranamente, annuì

-          Forse hai ragione tu…

-          Certo che ho ragione IO – si premurò di precisare lui e lei sollevò gli occhi al cielo mentre posava la lunga penna d’oca che aveva visto tempi migliori e, con la mano libera, si metteva a tormentare una strana incisione sul tavolo che, se ricordava bene, era una specie di fiore o qualcosa del genere

-          Come mai sei così agitata? – domandò con noncuranza fingendo di osservare due ragazzi che facevano una gara giù al campo da quidditch

-          Non lo so… - evviva, una risposta prima di tutto! – forse dovrei davvero tranquillizzarmi un po’, ma tra il pasticcio che è successo a scuola, il ballo, la festa, i compiti, Ron in infermeria e i problemi di Daphne con Neville! – si portò una mano alla bocca velocemente, accorgendosi che aveva parlato troppo di qualcosa su cui, invece, avrebbe dovuto tenere la bocca non sigillata, di più!

-          È inutile che fai quella faccia – ghignò lui – tanto lo sapevo già…

-          Vabbè, comunque è tutto un problema e sembra che non possa avere mai un secondo per preparare le relazioni in pace e concentrarmi…

-          Tanto per inciso – la incalzò lui – la gente normale quel tempo lo impiega per distrarsi, andare a fare shopping, dedicarsi a qualche hobby e roba del genere…

-          Beh, forse non sono una persona normale – ribatté la ragazza un po’ seccata dal chiaro riferimento, lui rise ancora

-          Blaise mi ha detto che ti accompagnerà alla festa… - domandò con aria assente lui cercando di cambiare argomento e non finire nell’ennesima baruffa di quella giornata, lei si limitò ad annuire – com’è che ti fai portare al ballo da una subdola serpe?

-          Io veramente non volevo andarci – disse timidamente lei arrossendo un poco – ma poi Zabini ha insistitito tanto… eppoi non è una cattiva persona…

Draco annuì meccanicamente mentre passava ritmicamente la lunga piuma con il pennino dorato sulle labbra

-          Dai Malfoy! – incalzò poi lei ritrovando un po’ della consueta energia – facciamo un po’ di conversazione!

L’espressione del biondo poteva essere paragonata a quella di un maiale pochi minuti prima che lo trasformassero in un prosciutto.

Problema numero uno: quando era con la Granger finiva sempre per parlare troppo.

Problema numero due: la Granger, per quanto strano potesse essere, era una donna e quindi era curiosa come una scimmia. Beh, veramente le donne sono curiose come scimmie su certi argomenti e invece la Gryffindor era curiosa nel senso più proprio del termine, comunque era curiosa.

E problema numero tre, ma non meno pericoloso: doveva assolutamente smetterla di cominciare a farsi quelle maledette fisime ogni volta che lei diceva qualcosa che lui immancabilmente interpretava scorrettamente. Succedeva troppo spesso e non gli faceva certo bene.

Per esempio, quale altro membro della famiglia Malfoy si sarebbe preoccupato di quello che avrebbero potuto pensare gli altri mentre camminava accanto alla mezzosangue per i corridoi della scuola durante tutto quel pandemonio che c’era stato una settimana e mezza prima e durante le loro migrazioni dal bagno di Mirtilla, che d’inverno era freddo come una ghiacciaia, fino alla calda biblioteca dove studiavano Trasfigurazione, Babbanologia e qualche volta Incantesimi?

Bene, o meglio, MALE, lui aveva cominciato a farsele e questo non andata per niente, stava inconsciamente cominciando a rinnegare l’illustre cognome che portava! Era come un peccato mortale!

C’era solo da sperare che suo padre non venisse a sapere che la Granger gli aveva dato ripetizioni per il primo quadrimestre… Grazie al cielo, Lucius Malfoy aveva faccende più losche e importanti di cui occuparsi che l’istruzione di suo figlio, a cui si dedicava solo il 3 di marzo, quando veniva a fare una bella chiacchierata con Silente sulla scuola.

Ma a parte questo, non andava bene che cominciasse a stare sulle spine non appena lei proponeva qualcosa di diverso.

E lei non era ancora arrivata a suggerirgli di passare un passionale pomeriggio tra le calde coperte di un letto, quindi di che si preoccupava?

-          Cosa farai a Natale? – domandò infine la riccia strappandolo a tutte quelle congetture

-          Che domanda idiota – si preoccupò di aggiungere prima di rispondere, come era sua solito – andrò a Malfoy Manor!

-          Passerai il Natale con la famiglia? – chiese candidamente lei e il biondo pensò che definire famiglia lui e i suoi due genitori era una cosa decisamente inappropriata, erano più tre esseri che convivevano per certi periodi dell’anno e si assomigliavano caratterialmente e fisicamente, ma finiva tutto lì. Nelle famiglie, in genere, c’era un qualche tipo di rapporto tra i due genitori e tra i genitori e i loro figli: amore, tenerezza, cura, senso di protezione. Non ricordava che da loro si fosse mai manifestato qualcosa del genere… Sua madre, bene o male, alla fine la sua parte l’aveva fatta, anche se per quanto lo riguardava, era terminata quando aveva lasciato il suo ventre e aveva cominciato a strillare, da quel momento era stato solo un problema degli elfi domestici e delle bambinaie.

-          Se vuoi metterla così… - si limitò a dire per paura che se avesse cominciato ad aggiungere qualcosa si sarebbe lasciato scappare informazioni che non dovevano certo lasciare i chilometri di mura domestiche di Malfoy Manor, come ad esempio tutti quei bei pensieri sull’unità familiare.

E la cosa strana era che in sedici anni non si era mai preoccupato di come potesse essere la sua famiglia, se ci fosse affetto tra loro o cos’altro, no, aveva semplicemente accettato la cosa strafregandosene di tutto.

E adesso, improvvisamente, si metteva a fantasticare di una bella famiglia felice riunita il giorno di Natale.

Ma la Granger come poteva sapere tutto questo?

Come poteva sapere che gli dava un fastidio terribile pensare a casa sua, agli alti muri di pietra che contornavano la residenza millenaria dei Malfoy, come poteva sapere che il ricordare il salone da ballo e le buie camere degli ospiti non era un’esperienza meravigliosa per lui?

Dopotutto, nessuno sapeva, a parte Blaise, non era colpa della mezzosangue…

Eh no, da quando aveva cominciato a non dare più la colpa a lei? Era colpa sua sì! No, non lo era… o forse solo in parte…

-          Che cosa fate di bello la mattina di Natale? – chiese ancora curiosa la grifoncina; ingenua, pensò, il Natale che si viveva da loro non era certo paragonabile alla festa colorata di cui raccontava Raimond. Il Natale al castello non era altro che un gigantesco ricevimento con tutte le più importanti personalità del mondo magico a cui ogni persona che contava qualcosa sperava di poter partecipare una volta nella vita e i preparativi per l’anno seguente cominciavano appena ultimata la festa.

-          Mia madre organizza un ricevimento di Natale – specificò senza entrare troppo nei dettagli – ci partecipano un sacco di persone altolocate

-          Insomma, una festa da snob – disse lei sorridendo, senza quella solita aria schifata quando parlava delle incombenze che Draco le raccontava come “strettamente legate al nome dei Malfoy”; lui la guardò comunque male

-          E fate anche il tacchino arrosto e il pudding di Natale? Il panettone e i ravioli? – lui la fissò allibito perché stava parlando come una bambina in attesa della grande festa

-          Da noi non si cucinano piatti così rustici – tagliò corto, lei parve un poco delusa

-          Un po’ mi dispiace perché sono buonissimi, sono sicura che tutta la vostra aragosta non vale un singolo raviolo al ragù!

-          Non si mangia aragosta a Natale – disse acido, seccato con se stesso perché si stava immaginando di mangiare ravioli a Natale – il pesce è per altre circostanze, a Natale si hanno piatti di pasta, carne e verdure

-          E i regali? – domandò ancora mentre gli occhi le scintillavano – quando scartate i regali?

-          Gli ospiti portano un dono ai padroni i casa per ringraziarli dell’invito e in genere è qualcosa di particolarmente costoso – lei lo guardò scettica

-          Neppure un maglione? Un paio di scarpe nuove? Un carillon?

-          Non è una festa così pacchiana e regalare vestiti è una cosa di pessimo gusto, solo da voi babbani si usa, eppoi se abbiamo bisogno di un abito ce lo andiamo a comprare come piace a noi… tutt’al più si può regalare un rotolo di stoffa pregiata

Lei annuì immusonita

-          Deve essere proprio brutto vivere da voi – si lasciò sfuggire – mai un regalo simpatico o qualcuno con cui scherzare il giorno di Natale – lui alzò le spalle con finta noncuranza. Il Natale era una festa che detestava perché bisognava essere più falsi di uno spergiuro mentre si accoglievano gli ospiti e per tutto il resto della giornata…

-          E tu? – domandò poi per deviare un po’ il discorso – che farai a Natale? – lei parve rattristarsi un po’

-          Sarei voluta tornare a casa per le feste, ma i miei genitori partiranno per una crociera il 23 dicembre e quindi dovrò rimanere a scuola…

Sembrava dispiaciuta della cosa e, dal tono con cui aveva parlato poco prima doveva davvero essere giù per non poter passare le festività assieme ai suoi cari.

Ma dopotutto, a lui cosa gliene importava?

Che gli fregava cosa faceva la Granger a Natale o cosa decidessero i suoi stupidissimi genitori sanguesporco?

-          Quando partirai per tornare a casa? – chiese ancora la ragazza nel tentativo di non pensare alle sue vacanze, probabilmente credendo che anche a lui piacessero le feste di Natale

-          Domani mattina

-          Un po’ mi mancherai – disse ridendo con aria serena – senza di te non avrò più nessuno con cui litigarmi e da poter insultare liberamente – lui rise

-          Ti do il permesso di farlo con Blaise – lei sorrise – e comunque non disperarti troppo – aggiunse - tornerò il 27 per il ballo e per vedere un po’ come ti concerai – lei rise ancora…

-          Vorrà dire che il tuo pacchianissimo e babbano regalo di Natale aspetterà fino al 27, non credo che riuscirò a finirli tutti entro domani…

Un regalo di Natale?

La Granger gli aveva fatto un regalo di Natale?

Perché?

Perché gli usava tutta questa gentilezza.

Immeritata. Gentilezza immeritata.

Ognuno doveva pensare a sé stesso e a sopravvivere nel migliore dei modi.

Perché c’erano persone che non seguivano questa filosofia e mandavano a rotoli tutte le sue belle e radicate credenze come un foglietto di carta sollevato da una folata di vento?

Perché la vita diventa strana all’improvviso e tutto sembra confuso?

Tutto non è più come credevi che fosse.

Qualcosa cambia e tu lo sai.

Qualcosa cambia e non vorresti, ma non vuoi neppure che torni come prima.

Non voleva che la Granger tornasse quella strega saccente di settembre.

E lui, voleva tornare a prima di incontrare la Granger nelle cucine, prima di cominciare a fare follie, a baciarla sul naso, a baciarla sulle labbra, a stringerla nell’umido del bagno delle ragazze, a pensare a lei e a dirsi che non voleva, ad andare a svegliare Blaise nella notte?

Voleva?

Non lo sapeva.

No, lo sapeva.

Non voleva.

Era illogico ed era stupido.

Però non voleva.

Perché la prima volta che si erano incontrati era stato qualcosa voluto dal destino.

Perché quando l’aveva baciata sul naso, l’aveva trovata dolce.

Perché quando l’aveva consolata dopo che aveva sorpreso Weasley e la Brown assieme si era sentito al posto giusto a fare la cosa giusta, a stringere la ragazza giusta. Perché avrebbe voluto rimanere lì con lei per sempre.

Perché quando l’aveva baciata era stato un bacio strano.

Perché era stato delicato come le ali di un angelo.

Perché in quel momento le aveva voluto bene quando un rinnegato come lui non avrebbe mai dovuto avvicinarsi ad una come lei.

Perché aveva voluto essere un’altra persona per rimanere lì.

Perché quando era andato da Blaise aveva saputo cosa provavano la Granger, Potty e la Donnola a stare tutti insieme e a cercare di risolvere i propri problemi, perché aveva capito come un’altra persona potesse aiutarti per qualcosa di un po’ meno importanti del terzo conflitto mondiale o dell’imminente compito.

E perché, quando aveva visto le lacrime di Daphne, quella sera, aveva ringraziato che a lui non fosse toccata quella sorte.

 

Perché il mondo senza lei sembrava non poter esistere.

Questo era male.

Il tempo che trascorrevano lo poteva passare anche da solo o con qualcun altro.

Ma non sarebbe stata la stessa cosa.

Sarebbe sopravvissuto senza di lei.

Ma gli sarebbe mancata.

Oh sì, anche lei gli sarebbe mancata.

 

E questo non era male.

Era strano.

Perché è male solo quello che noi consideriamo male.

E lui non pensava che questo fosse male.

Pensava solo che, probabilmente, almeno un pensiero nella giornata sarebbe stato per lei.

 

-          Non avresti dovuto farmi un regalo – rispose con una punta di imbarazzo nella voce: nessuno gliene aveva mai fatti in quel modo, senza aspettarsi niente, senza un motivo…

-          Mi piacere fare un regalo a Natale, a Natale si fanno stupidaggini, si è sciocchi e felici…

-          Io non ti ho fatto niente – disse ancora per cortesia

-          Non m’importa se tu mi fai un regalo – sorrise – non faccio i regali alle persone solo perché loro me ne facciano altri in cambio… lo faccio solo perché mi piace fargliene

-          Non è una filosofia molto produttiva – constatò

-          Invece lo è, solo che tu non sai ancora cosa ci si guadagna

La fissò qualche istante, sorrideva e sembrava tremendamente convinta di quello che aveva appena detto.

Che cosa si guadagnava a fare un regalo ad una persona?

Perché si facevano dei regali alle persone, senza motivo?

 

L’orologio rintoccò le cinque del pomeriggio.

La Granger, distraendosi dai suoi pensieri natalizi, controllò l’orologio da polso con i pianeti

-          Forse è il caso che tu vada agli allenamenti prima che i tuoi compagni vengano a cercarti… - decise armeggiando con una rotellina sul bordo del quadrante dorato, lui annuì

-          So che non è da me, - si limitò a dire raccogliendo la sua roba – ma comunque ti ringrazio.

E scomparve oltre la porta mentre lei guardava fuori della finestra il cielo grigio invernale.

Madama Pince la scrutò da oltre le lenti e le sorrise quando andò a ritirare il tomo di Trasfigurazione.

Un’ora dopo depositava i libri e se ne tornava al dormitorio.

 

*          *          *

 

Erano le dieci di sera, aveva appena chiuso una bella chiacchierata assieme a Daphne e Ginny nella sua camera, dove la stufetta era ancora funzionante e una coperta era malamente appoggiata allo schienale di una poltroncina.

Il cielo era blu intenso, illuminato da una falce di luna che occupava tutto l’orizzonte.

Probabilmente, quando i greci avevano inventato il mito di Selene, avevano avuto una visione simile a quella.

 

Ripensava a quel pomeriggio.

Aveva detto a Malfoy di avergli fatto un regalo e, in effetti, era così, ma non aveva mai pensato di darglielo per davvero.

Si era un po’ esposta, aveva rischiato e non era da lei.

Ma dopo tutto quello che le aveva detto sulla sua famiglia, le era quasi parso di sentire una nota di amarezza nella sua voce mentre descriveva lo sfarzoso ballo che probabilmente i coniugi Malfoy avrebbero organizzato per il 25 di dicembre.

C’era qualcosa che non tornava e sapeva cosa.

Normalmente le persone erano felici di rivedere i propri parenti e di ritornare a casa.

Lui non lo sembrava.

Beh, avere due genitori come Lucius e Narcissa Malfoy, paragonabili a due ghiaccioli, certo non aiutava la socializzazione, eppoi, col bel carattere che aveva il capofamiglia e tutte le sue balzane idee sulla purezza del sangue e la sua presunta fedeltà al Lord Oscuro, di sicuro Draco non sarebbe stato contento di farvi ritorno.

Ovviamente, presupponendo che lui non le condividesse.

Cosa ne pensava lui di tutto quello?

Che detestava i mezzosangue, quello era certo, ma che lo facesse con lo stesso odio e accanimento del suo augusto genitore?

Forse per i mezzosangue ci poteva anche stare.

Ma era quasi sicura che lui non volesse avere niente a che fare con quella storia di Voldemort & co.

Dopotutto, Malfoy era uno che non voleva rotture, quindi, perché andarsele deliberatamente a cercare?

Era contrario alla sua naturale filosofia di vita.

E di filosofie di vita di Malfoy, lei ne sapeva qualcosa…

 

Sospirò ancora e appoggiò la schiena ai due spessi guanciali del letto nel tentativo di rilassarsi un po’.

Era strano, ma non riusciva a pensare ad altro, né alle vacanze, né ai regali da fare… a quel che avrebbe detto Daphne del suo regalo (i suoi genitori avevano deciso che rimanesse a scuola), né alla classica frase di Ginny quando, la mattina di Natale, avrebbe spacchettato il solito maglione color melanzana mandatole da sua mamma; il peggio si era avuto quando la buona signora Weasley ne aveva rifilato uno a Ron dello stesso colore dei suoi capelli…

 

Dalla parte alta della finestra, rimasta casualmente aperta, entrò uno spiffero gelido che la fece rabbrividire perfino nella sua felpa di pile. Si alzò per andare a chiudere con un colpo di bacchetta l’imposta, quando qualcosa di chiaro volò dentro, andando a posarsi sopra il suo comodino.

Incuriosita da quel piccolo oggetto, Hermione si avvicinò cauta al mobile per andare a raccoglierlo.

Un piccolo origami a forma di uccellino era atterrato a qualche centimetro dalla candela accesa vicino al letto.

La mora Caposcuola lo prese in mano con delicatezza per non rovinare la creazione e la studiò curiosa finché il suo occhio non colse l’accenno di scrittura su una delle ali, comprendendo che il foglio doveva essere tutto scritto.

Un po’ dispiaciuta di dover rovinare quella cosina così deliziosa, aprì lentamente le pieghe che tenevano assieme la gru e stese il foglietto sulle ginocchia.

Le parole erano poche, scritte distintamente con una calligrafia senza sbavature, dalle asole lunghe e affusolate

 

Vieni alla Torre di Astronomia

D.

Sorrise solo un istante riconoscendo quella calligrafia.

Prese la coperta e scivolò fuori del dormitorio.

Perché non rimaneva nella sua stanza?

Perché stava andando?

Perché voleva così tanto andare?

 

Disse a Harry, che leggeva qualcosa in Sala Comune, che andava a fare un po’ di ronda per i corridoi.

Il moro alzò le sopracciglia e la scrutò oltre le lenti degli occhiali rotondi, dopodiché chinò la testa e tornò al suo libro.

 

Chiuse la porta dietro di sé, guardando sospettosa i corridoi quasi bui della scuola che sembrava proprio una casa dei fantasmi con tutti i suoi cigolii e gli spifferi.

Dopo sette anni che ci viveva, era riuscita ad amare quel posto anche per quello.

Scosse la testa e scomparve oltre un colonnato e una serie di armature che la fissavano minacciosamente.

Quando arrivò al secondo piano, svoltò in un corridoio laterale, riconoscendo alle pareti le stampe magiche dei pianeti che compievano il loro moto millenario poi aprì la porticina della Torre e cominciò lentamente a salire la scala che portava all’aula di Astronomia, proprio in cima.

Quando arrivò alla porta, la trovò chiusa a chiave e si domandò se quello che aveva ricevuto non era stato tutto uno scherzo, qualche bravata di pessimo gusto.

Si guardò spaesata attorno alla ricerca di un indizio e vide una fievole luce e uno spiffero provenire da sotto la porta affianco a quella dell’aula, era la vecchia stanza che era utilizzata per le osservazioni notturne, ma era chiusa da almeno una cinquantina d’anni…

 

Spinse cauta la porta con la bacchetta in pugno, pronta al peggio.

 

… e vide Malfoy, sdraiato su una serie di cuscini sul pavimento che osservava rapito la luna proprio di fronte a lui.

Aveva i capelli dello stesso colore di quell’astro magico e si confondevano l’un l’altro: la luce bianca che emanava e la sua pelle candida.

 

Un passo sul pavimento e lui si accorse di lei.

La guardò qualche istante mentre e lei faceva altrettanto

-          Non credevo che saresti venuta – disse piano, appena sussurrando e tornando a guardare la falce dorata in cielo

-          Lo sai che questa stanza è chiusa da cinquant’anni? – chiese lei, lui scosse la testa

-          Solo 43

-          Come hai fatto a entrare?

Il biondo prese dalla tasca della giacca un mazzo di chiavi magiche e le fece vedere quella che aveva operato il prodigio

-          Chi te le ha date? – domandò cupa

-          La Umbridge al tempo che è stata preside – specificò lui – nessuno si è mai preoccupato di chiedermele indietro

-          Che cosa ci fai qui? – chiese ancora lei con tono meno duro

-          Vengo qui tutte le volte che voglio starmene per i fatti miei

-          E perché hai voluto che venissi anche io se volevi stare per conto tuo?

Trattenne il fiato.

Quale poteva essere la risposta?

Non riusciva a immaginarla, perché? Come mai? Perché lei?

-          Forse questa volta è diverso – si limitò a dire lui e lei si sentì sollevata – forse anche tu mi mancherai quando non sarò qui

La bocca della mezzosangue si aprì un poco all’udire quelle parole.

Perché si sentiva così felice?

Perché aveva la maledettissima voglia di abbracciarlo?

Eppure non poteva.

Perché lui era Draco Malfoy e lei Hermione Granger.

E perché l’espressione triste sul viso di lui, come di uno prossimo alla morte, era qualcosa che feriva nel profondo chi era abituato a conoscerlo.

-          Malfoy – disse così sedendosi a sua volta per terra – io e te alla fine siamo sempre stati franchi l’un l’altra, tu mi hai chiamato sporca mezzosangue, io ti ho tirato un pugno – lui sorrise sollevando le sopracciglia senza guardarla – io sarò strana, ma che ti sta succedendo?

Se n’era accorta anche lei allora…

Era dunque così scarso come attore?

Già, perché l’aveva chiamata lì?

Sapeva che sarebbe successo, sapeva che lei avrebbe voluto sapere e sapeva anche che non avrebbe potuto tacerle tutto, non ne era capace.

Non lo era più.

Voleva salutarla.

Forse per sempre.

Perchè quando fosse tornato dalle vacanze, lui sarebbe stato un’altra persona e lei non avrebbe potuto farci nulla.

-          Vuoi la verità? – domandò prima di risponderle, lei annuì – sicura? Guarda che la verità fa male

-          Non sapere e vivere con quel peso credo che sia peggio…

Trascorse qualche attimo nel quale si poteva udire il ritmico suono dei loro respiri discordanti

-          Quando tornerò a scuola sarò un Mangiamorte.

Un’esclamazione di stupore sfuggì alle belle labbra della Gryffindor mentre si portava le mani al volto a soffocare le seguenti.

Aveva sgranato gli occhi la Granger, l’aveva sorpresa, ci era riuscito, aveva sorpreso Hermione Granger, l’aveva lasciata senza parole.

Voltò la testa di lato e la guardò mentre una lacrima faceva capolino dalle fitte ciglia scure di lei.

Che cos’era quella goccia di rugiada?

Pietà?

Dolore?

Orrore?

-          Non compatirmi – le disse duro quasi gridando – non ho bisogno della tua pietà… - voltò la testa di lato e finse di distrarsi

Nonostante tutto, lei piangeva per lui.

Lei inclinò un poco la testa e lo scrutò un secondo dopo l’altro

-          Tu non vuoi diventare un Mangiamorte… - disse infine studiando la sua reazione

 

Che cos’era?

Una constatazione?

Una domanda?

Una speranza?

 

Ma come negarlo?

Come poter desiderare di diventare l’unica cosa che aborriva?

No, non voleva e lei se n’era accorta.

C’era voluto poco.

Com’erano buffe le cose a volte.

Forse l’aveva chiamata lì proprio nella speranza che capisse.

E adesso?

Che doveva fare?

Un Malfoy sa sempre cosa fare…

Lui no.

 

Sentì un piccolo calore avvolgergli la mano destra che teneva appoggiata con noncuranza ad un cuscino

-          Lo sapevo che non eri un Mangiamorte – disse lei e quando si voltò a guardarla stava sorridendo stringendo la sua mano, mentre piccole lacrime le rotolavano lungo le guance.

Beh, c’era riuscito di nuovo, l’aveva fatta piangere ancora e ci aveva messo cinque lunghi anni.

Proprio adesso che non avrebbe voluto vederla piangere di nuovo.

-          Che cosa cambia se voglio o non voglio esserlo? – chiese lui con una punta di cattiveria nella voce, lei strinse di più la sua mano

-          Una persona è qualcosa solo se lo è fino in fondo al cuore – rispose lei sorridendo ancora – tu non vuoi diventarlo… no…

-          Io non ho un cuore – sottolineò Draco cercando di sottrarre le sue dita a quelle di lei, senza risultato, anche se non seppe dire se era perché era lei a trattenerlo o la sua stessa anima a costringerlo

-          Ad ogni modo, non sei un vero mangiamorte.

-          Avrò il Marchio Nero, sarò segnato.

-          Non sarai un mangiamorte finché non vorrai esserlo.

-          Sei un’illusa.

-          Forse

Come mai non stavano dicendo più niente? Perchè non parlavano? Perchè lei non era terrorizzata da uno che sarebbe diventato presto un seguace del Lord Oscuro?

Perché il mondo era strano e niente era come doveva essere?

Perché desiderava avere accanto una sporca mezzosangue?

 

Un fruscio, qualcosa, il venticello proveniente dalla finestra spalancata sul bellissimo panorama dei campi innevati, della luna lontano, del cielo terso.

Lei si spostò, poco, si avvicinò facendo leva sulla palmo con cui non stava stringendo quella di lui e gli si accostò fino ad appoggiargli la testa sul petto e a mettersi il braccio di lui intorno alle spalle, poi prese la coperta e la stese sulle spalle di entrambi.

-          Ti prenderai un malanno se te ne stai qui con questo freddo – disse sempre sorridendogli.

Lui non parlò, non disse niente mentre lei si spostava e neppure quando ebbe terminato le sue manovre.

Non c’era una sola buona ragione per rimanere in quella posizione, ma era come se non riuscisse a muoversi. Non voleva muoversi.

Perché?

Perché si sentiva al sicuro, perché anche se era sbagliato, voleva vivere quel momento.

Aveva troppi dubbi che non avrebbe voluto, ma che cosa gli importava dei dubbi?

Strinse la presa intorno alle spalle minute di lei e rimase lì abbracciato a lei senza fare niente.

Da quando Draco Malfoy abbraccia una donna senza portarsela a letto?

Da mai.

Ma c’è sempre una prima volta.

E che quella fosse la sua andava bene.

La prossima volta sarebbe toccato a lei…

 

La brezza scompigliò i capelli ad entrambi mentre, in silenzio, guardavano la falce di luna persi nei loro pensieri

 

-          Siamo due persone strane – disse dolcemente Hermione

-          Forse più simili di quel che crediamo – aggiunse lui poco prima di appoggiare la testa su quella di lei.

 

*          *          *

 

Oltre la porta, Daphne sorrise vittoriosamente, portandosi un dito alla bocca in segno di silenzio.

Blaise rise e Harry lanciò un’ultima occhiata attraverso la fessura della porta alla strana coppia che se ne stava tranquilla nel freddo della notte, poi Zabini lo prese per le spalle e lo condusse giù per le scale.

 

*          *          *

 

-          Granger – disse Draco più tardi mentre erano ancora lì, forse con lo scopo di prendersi entrambi una broncopolmonite fulminante

Lei sollevò la testa e lo fissò negli occhi, per un istante, l’oro e l’argento che li contraddistinguevano si fusero e il silenzio accompagnò quell’unica parola, lui si ridestò, sorrise.

Beh, che il suo ego cominciasse a chiamarlo sentimentale, ma aveva bisogno di portare qualcosa di lei via con sé.

Chinò la testa e la baciò.

 

Com’era dolce la sua Regina dei Gryffindor, com’era timida e candida…

Perché proprio a lui era concesso di sentire quel Paradiso, a lui, rinnegato dall’Inferno.

Ebbe un moto spontaneo e la strinse possessivamente a sé mentre lei gli regalava il suo bacio inesperto.

Eppure, nella sua inesperienza, lui aveva sentito tutte quelle parole che non gli aveva detto, tutto quello che lei avrebbe voluto spiegarli quando gli aveva preso la mano, quando gli aveva detto che una persona è qualcosa solo se lo crede fino in fondo al cuore.

Adesso sapeva cosa voleva dire.

Adesso riusciva a crederle.

E lei gli regalò anche il suo sorriso sapendo che lui aveva capito.

 

*          *          *

 

Hello
Let me know if you hear me
Hello
If you want to be near
Let me know
And I'll never let you go

Hey love
When you ask what I feel
I say love
When you ask how I know I say trust
And if that's not enough

It's every little thing you do
That makes me fall in love with you
There isn't a way that I could show you
Ever since I've come to know
It's every little thing you say
That makes me wanna feel this way
There's not a thing that I can point to
‘cause it's every little thing you do

Don't ask why
Let's just feel what we feel coz sometimes
It's the secret that keeps it alive
But if you need a reason why

It's every little thing you do
That makes me fall in love with you
There isn't a way that I could show you
Ever since I've come to know
It's every little thing you say
That makes me wanna feel this way
There's not a thing that I can point to
‘cause it's every little thing you do

Is it your smile
All your laughs
All your heart
Does it really matter why I love you?
Anywhere there's a crowd
You stand out
Can't you see why they can't ignore you?
If you wanna know
Why I can't let go
Let me explain to you
That every little dream comes true
With every little thing you do

It's every little thing you do
That makes me fall in love with you
There isn't a way that I could show you
Ever since I've come to know
It's every little thing you say
That makes me wanna feel this way
There's not a thing that I can point to
‘cause it's every little thing you do

It's every little thing you do
That makes me fall in love with you
There isn't a way that I can show you
Ever since I've come to know you
It's every little thing you say
That makes me wanna feel this way
There isn't a thing that I can point to
‘cause it's every little thing you do

It's every thing every thing you do
Makes me fall in love with you
It's every thing every thing you say
Makes me feel this way

 

Westlife, “Every Little Thing You Do”

dall’album “Coast to Coast

*          *          *

Innanzitutto devo dire che il numero in cui è capitato il cap, 11, non è casuale perché nella numerologia, l’1 è la rappresentazione dell’uomo e quindi “11” sarebbe la totalità dell’essere umano, quindi credo che sia calzante con quello che ho detto e sono felice che sia capitato proprio a questo punto.

Mi auguro che vi sia piaciuto, qui ho cercato di riportare la parte più fragile di Draco che, come tutti i personaggi, nonostante tutto, alla fine è un essere umano. Spero di esserci riuscita e che il cappy non risulti eccessivamente serio o malinconico…

La canzone, invece, è stata quella che me lo ha ricordato molto mentre la ascoltavo, mi rendo conto di essere di gusti musicali assai strambi, ma mi sembrava carino aggiungerla, vabbè, ciao a tutti!

Nyssa

 

luana1985: sono molto orgogliosa del fatto che tu ti sia fiondata a controllare i miei aggiornamenti, è una cosa che io faccio solo con le fic a cui sono molto legata, quindi lo interpreto come un grande gesto, ti ringrazio… mi auguro che anche questo capitolo ti piaccia e che ti “fionderai” nuovamente ad aggiornare i commenti! A presto quindi! Ciao! Nyssa

 

Particular_Girl: anche io adoro quei negozietti tutti disordinati e colorati con la gente simpatica e pieni di splendide creazioni… in realtà ho pensato che una fine come Daphne non poteva certo mischiarsi alla marmaglia perché lei è una vera serpe e anche se ogni tanto non lo si nota, ci tiene parecchie all’apparenza ed è anche altezzosa… ^^

Per il vestito, tranquilla, è tutto già programmato, solo che mi sarebbe spiaciuto rovinare l’attesa dell’ingresso al ballo,q uindi ho preferito spostare quel momento, ehehehe. Mi auguro che anche questo cappy ti piaccia! Aspetto ancora un tuo commento, ciao e un bacio! Nyssa

 

crici_82: sono felice che il capito ti sia piaciuto e fosse divertente, grazie mille del commento! Kiss! Nyssa

 

piperina: datti pure alla pazza gioia, ne sarò felice anche io e certo non diventerò miope a leggere i tuoi commenti, credo che nuoceranno di più le mie verifiche di informatica&co… bene, sono felice che il capito abbia riscontrato la tua approvazione, effettivamente l’entrata in scena della Greengrass è sempre un po’ speciale perché lei non dobbiamo dimenticare che è mooooolto bella… lo dice perfino Draco che è assai parco di complimenti… per quanto riguarda Draco, come pensieri l’ho fatto uguale a me, anche io vado per analogie che non esistono, solo che lui se lo può permettere e io un po’ meno… XD

Come hai visto sono stata puntuale all’appuntamento e ho scritto anche io un mezzo papiro. Aspetto di sapere cosa pensi di questo cap 11 e quindi ti rimando l’appuntamento al prossimo post. Grazie mille per tutti i bellissimi complimenti di cui mi ricopri ogni volta, ciao e un bacio! Nyssa

 

AuraD: sono contenta che, anche se è stato un cappy dove alla fine l’unica rivelazione è quella del fatto che Blaise porterà Herm al ballo, ti sia comunque piaciuto.

Tranquilla, Draco avrà ancora qualche bella crisi di personalità, anche se forse in questo cappy sono piuttosto nascoste e riguardanti di più Hermione che anche lei mica scherza, si tira delle paranoie che fanno paura a volte °_°

Beh, aspetto di sapere cosa ne pensi, spero che ti piaccia anche l’11, ciao! Nyssa

 

LaTerrestreCrazyForVegeta: già, ha proprio osato, ehehe, chissà le conseguenze… comunque adesso che l’interrogazione è andata, come vedi, ho aggiornato con anticipo e presto, entro la settimana, almeno, pubblicherò il cappy 12, quindi puoi aspettarti di tutto.

Dimmi cosa pensid i questo cap 11, un bacio! Nyssa

 

Lisanna Baston: già, Draco parla troppo, ma, soprattutto, parla male di tutti, mi auguro solo di non aver offeso nessuno… Ginny non è fashion, ma è una tipa a cui piace essere a posto, quindi per queste cose ogni tanto si lascia un po’ andare, dopotutto, con tutta la storia dei suoi ragazzi che ha avuto dal terzo anno in poi, mi sembrava un po’ strano farla più seria, anche se, tranqui, non la metterò mai nel trio fashion della Patil_Brown_NeoParkinson, quelle eccedono sempre e presto te ne accorgerai… io credo che Ginny sia una ragazza molto carina, quindi ci tenevo a farla sembrare bella… spero di non aver rovinato il personaggio… ç_ç

Comunque sono contenta che, a parte Malfoy che dovrebbe lavarsi la bocca col sapone e questa Ginny alternativa, il resto ti sia piaciuto…per il ballo… sarebbe un altro punto su cui non dovrei spoilerare, ma il fatto è che devo ancora decidere come gestirlo, quindi anche volendo ho la bocca chiusa…

A proposito dell’11, invece, spero che ti sia piaciuto, ciao e a presto! Nyssa

 

potterina_88: no no, Blaise è ufficiale che accompagnerà Herm al ballo, anche se non garantisco per la serata, quella la sto ancora elaborando e la mia testolina è qui che fuma come la mia tastiera…

Ecco qui l’aggiornamento, spero che sia stato abbastanza presto, comunque prima di venerdì pubblicherò sicuramente il cappy successivo perché è collegato a questo e l’ho già scritto, quindi…

Dimmi cosa ne pensi, a presto, kiss! Nyssa

 

Shavanna: effettivamente non l’ho detto… :P per il vestito di Herm c’è da aspettare fino al ballo… Draco invece si vede benissimo che ribolle come teiera, Blaise lo sta facendo davvero uscire di testa e non è che la mezzosangue aiuti… 

Sono molto felice che il cappy precedente ti sia piaciuto e mi auguro che sia stato lo stesso anche per questo… aspetto di sapere cosa e pensi, ciao! Nyssa

 

 

 

 

   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Nyssa