Cherries or oysters

di _ki_
(/viewuser.php?uid=69510)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


On stage

 

Sono fuggiti da Paul mentre Niall lo distraeva, agitato solo per finta da degli strani rumori nell’armadio della sua camera d’albergo.

Hanno preso l’autobus e hanno sbagliato fermata, poi sono riusciti a fermare un taxi («Tutto merito dei tuoi ricci, pasticcino») e hanno prosciugato il portafogli di Louis. Poi sono arrivati e l’arena -e il palco- pullulava di addetti alla preparazione del concerto di questa sera.

Harry, mentre Louis gonfia il petto e si riempie d’aria i polmoni, sa già cosa sta per dire, così solo «Pago a tutti-» riesce ad urlare il suo ragazzo, prima che venga fermato dalla mano larga e calda del più piccolo sulle labbra.

«Faccio io» assicura, poi sgambetta giù dal palco e blocca per un braccio il primo tipo che sembra facilmente infinocchiabile.

«Ti do cento sterline se fai uscire tutti da qui» gli bisbiglia con nonchalance, tirando fuori il portafogli di pelle scura. Po si succhia il labbro inferiore, si corregge: «Cento dollari».

Quando torna sul palco Louis lo guarda con il broncio di un bambino a cui il papà ha preso le caramelle sbagliate ma che, non lo vuole dire, gli piacciono ancora di più.

«In effetti così è più veloce» è ciò che ammette alla fine, con quel suo sorriso ad occhi socchiusi che fa impazzire chiunque.

«E più economico che pagarli tutti».

Louis ridacchia e gli avvolge il collo con le braccia, alzandosi in punta di piedi per far sfregare i loro nasi.

«Allora, siamo venuti qua per...?»

Sono venuti nell’arena della città in cui albergheranno poche notti, sul palco che li vedrà cantare stasera, per fare sesso. Louis lo sa, ma gli piace sentire il tono un po’ traballante con cui Harry lo dirà, magari arrossendo sulle guance perché solo l’idea di farlo qui, dove tra poche ore ci saranno orde di ragazzine ignare di tutto, gli manda il cervello in fibrillazione.

Ed è esattamente quello che Harry fa, e Louis gli mormora una risata sulle sue labbra calde e lo bacia quasi come ricompensa.

«Non pensi che sia un po’ squallido farlo per terra, dove ci passano tutti...?» domanda poi arricciando il naso, bellissimo.

«C’è sempre il divano».

Loui sembra un attimo destabilizzato dall’idea, con la bocca schiusa e gli occhi brillanti, ma si riprende in fretta e in pochi minuti, tra le risate e il sacrificio del piede sinistro di Harry, riescono a portare il divano proprio al centro del palco, dove sarà questa sera quando canteranno Gotta be you guardandosi negli occhi.

Ai più potrà sembrare scomodo, forse un po’ piccolo, ma per loro, che hanno imparato a vivere negli spazi più ristretti, è perfetto. Fanno l’amore così, sulla stoffa verde e rossa di un divano che ha assistito alle loro conversazioni più profonde, con la platea deserta a fare da muta spettatrice di quest’amplesso perfetto.

Ed è proprio ad essa che Harry rivolge lo sguardo, il mondo in subbuglio per il modo in cui Louis lo sovrasta con il suo corpo bollente. Sbatte le ciglia, la vista annebbiata, accenna un gemito e sente le dita di Louis spostargli un riccio sudato dalla tempia.

Guarda le sedie vuote e “Un giorno lo saprete” pensa, giusto prima di venire, seguito da Louis, su quel divano rosso e verde in quel palco che tra poche ore li vedrà di nuovo smentire.

“Lo giuro”.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1742685