On
stage
Sono
fuggiti da Paul mentre Niall lo distraeva, agitato solo
per finta da degli strani rumori nell’armadio della sua
camera d’albergo.
Hanno
preso l’autobus e hanno sbagliato fermata, poi sono
riusciti a fermare un taxi («Tutto merito dei tuoi ricci,
pasticcino») e hanno
prosciugato il portafogli di Louis. Poi sono arrivati e
l’arena -e il palco-
pullulava di addetti alla preparazione del concerto di questa sera.
Harry,
mentre Louis gonfia il petto e si riempie d’aria i
polmoni, sa già cosa sta per dire, così solo
«Pago a tutti-» riesce ad urlare
il suo ragazzo, prima che venga fermato dalla mano larga e calda del
più
piccolo sulle labbra.
«Faccio
io» assicura, poi sgambetta giù dal palco e blocca
per un braccio il primo tipo che sembra facilmente infinocchiabile.
«Ti
do cento sterline se fai uscire tutti da qui» gli
bisbiglia con nonchalance, tirando fuori il portafogli di pelle scura.
Po si
succhia il labbro inferiore, si corregge: «Cento
dollari».
Quando
torna sul palco Louis lo guarda con il broncio di un
bambino a cui il papà ha preso le caramelle sbagliate ma
che, non lo vuole
dire, gli piacciono ancora di più.
«In
effetti così è più veloce»
è ciò che ammette alla fine,
con quel suo sorriso ad occhi socchiusi che fa impazzire chiunque.
«E
più economico che pagarli tutti».
Louis
ridacchia e gli avvolge il collo con le braccia,
alzandosi in punta di piedi per far sfregare i loro nasi.
«Allora,
siamo venuti qua per...?»
Sono
venuti nell’arena della città in cui albergheranno
poche
notti, sul palco che li vedrà cantare stasera, per fare
sesso. Louis lo sa, ma
gli piace sentire il tono un po’ traballante con cui Harry lo
dirà, magari
arrossendo sulle guance perché solo l’idea di
farlo qui, dove tra poche ore ci
saranno orde di ragazzine ignare di tutto, gli manda il cervello in
fibrillazione.
Ed
è esattamente quello che Harry fa, e Louis gli mormora una
risata sulle sue labbra calde e lo bacia quasi come ricompensa.
«Non
pensi che sia un po’ squallido farlo per terra, dove ci
passano tutti...?» domanda poi arricciando il naso,
bellissimo.
«C’è
sempre il divano».
Loui
sembra un attimo destabilizzato dall’idea, con la bocca
schiusa e gli occhi brillanti, ma si riprende in fretta e in pochi
minuti, tra
le risate e il sacrificio del piede sinistro di Harry, riescono a
portare il
divano proprio al centro del palco, dove sarà questa sera
quando canteranno Gotta
be you guardandosi negli occhi.
Ai
più potrà sembrare scomodo, forse un
po’ piccolo, ma per
loro, che hanno imparato a vivere negli spazi più ristretti,
è perfetto. Fanno
l’amore così, sulla stoffa verde e rossa di un
divano che ha assistito alle
loro conversazioni più profonde, con la platea deserta a
fare da muta
spettatrice di quest’amplesso perfetto.
Ed
è proprio ad essa che Harry rivolge lo sguardo, il mondo
in subbuglio per il modo in cui Louis lo sovrasta con il suo corpo
bollente.
Sbatte le ciglia, la vista annebbiata, accenna un gemito e sente le
dita di
Louis spostargli un riccio sudato dalla tempia.
Guarda
le sedie vuote e “Un giorno lo saprete”
pensa,
giusto prima di venire, seguito da Louis, su quel divano rosso e verde
in quel
palco che tra poche ore li vedrà di nuovo smentire.
“Lo
giuro”.