7. Imprevisti
Una settimana dopo il loro
approdo sull’isola, Jack e i suoi si trovavano a bordo della Perla Nera e si
stavano preparando alla partenza, non dopo, durante la loro permanenza, essersi
fatti raccontare da Edward la sua avventura ed essersi fatti dare delle
indicazioni su cosa avrebbero trovato in seguito, non appena avrebbero deciso
di proseguire il viaggio alla ricerca della fonte di vita eterna.
Nonostante Edward l’avesse messo
in guardia sul fatto che quest’ultima fosse introvabile, Jack non era per
niente preoccupato. D’altronde lui possedeva la bussola, capace di portarlo in
qualsiasi luogo desiderasse.
La sera prima il capitano e la
ciurma si erano congedati dagli abitanti dell’isola ed erano andati a coricarsi
nelle loro capanne, per poi, quella mattina, svegliarsi presto per raggiungere
la nave e preparare la partenza.
Elizabeth, mentre questi
preparativi stavano avendo luogo, si trovava nella propria cabina, sdraiata
sulla branda, nell’attesa che la nave salpasse, e ripensava all’ennesimo sogno
maledettamente realistico che aveva fatto quella notte.
Inspiegabilmente, dopo aver
sognato l’amato la prima notte in cui si trovava ai confini del mondo, aveva
continuato a far sogni su di lui, sogni che ogni volta sembravano essere sempre
più realistici e da cui trovava sempre più difficile e soprattutto doloroso
svegliarsi, poiché al termine di essi si ritrovava sola, nel suo letto, senza
Will accanto a sé e ricordava quasi improvvisamente come stessero realmente le
cose.
E questo, ogni volta, faceva
sempre più male, dannatamente male.
In quell’ultimo periodo, poi, al
risveglio da ogni sogno accadevano due cose: o iniziava a piangere senza
fermarsi, per quanto volesse trattenersi dal farlo, oppure si dirigeva
precipitosamente fuori dalla capanna in preda ad una fortissima nausea e, una
volta giunta nei pressi della giungla, si chinava a terra per poter dare di
stomaco.
Ultimamente si stava comportando
in modo strano, doveva ammetterlo. Ignorava il perché ciò avvenisse, ma lo
imputava al fatto che Will fosse lontano da lei.
Sospirò, come ormai faceva ogni
volta che ripensava all’amato, poi si mise a sedere e si alzò, decisa ad andare
sopracoperta, dato che, a quanto pareva, la Perla Nera era salpata.
- Qual buon vento! - disse Jack,
non appena la vide giungere sul ponte. Durante la loro permanenza sull’isola,
infatti, l’aveva vista raramente, dato che come se ne stava rintanata in cabina
quando erano a bordo della Perla, tale e quale stava sulla terra ferma, se non
che al posto della cabina vi era la capanna. Per cui, in quel momento, il fatto
di vederla sul ponte poteva essere considerato più unico che raro, dato che le
apparizioni di Elizabeth in pubblico, in quegli ultimi tempi, erano molto
sporadiche.
Elizabeth, nel sentirlo dire quella frase, gli rivolse
un’occhiataccia e andò ad appoggiarsi al parapetto, sbuffando, inspiegabilmente
irritata per quella battutina di Jack, che non era poi tanto diversa da quelle
che le rivolgeva di solito.
Il capitano si mise di fianco a
lei e, stavolta serio, le disse: - Ultimamente non sembri più tu.
La ragazza fece un sorriso amaro,
poi disse: - Te ne sei accorto anche tu, eh? Credevo di star riuscendo a
nasconderlo bene… Ma evidentemente mi sbagliavo.
- Mi rendo conto che il tuo stato
d’animo è dovuto all’assenza di Will, ma sono sicuro che lui non vorrebbe che
tu ti strugga in questo modo. Insomma, pensa che a breve raggiungeremo acqua de
vida e in seguito anche l’Olandese Volante, dove sarò felice di lasciarti –
disse il capitano, sfoderando un sorriso furbo, alla fine della frase.
Nell’udirla Elizabeth gli rivolse
uno sguardo confuso, poi gli disse, come se non avesse capito, quando in realtà
era il contrario: - Come, prego?
- Bhé, credi che io abbia già
dimenticato l’incontro ravvicinato con il Kraken dovuto a causa tua? Ti sbagli,
sai… Sono morto, è un po’ difficile dimenticare un’esperienza simile. E sai,
vivo nel terrore che tu possa rifare un atto del genere – si giustificò il
capitano.
- Adesso capisco. Ma mi dispiace
dover dissipare i tuoi timori, dato che non ho intenzione di ucciderti
nuovamente – gli disse la ragazza, forse con un tono più duro di quanto volesse
far sembrare.
- Ora sì che sono più tranquillo…
- disse Jack sorridendo allegramente, dopodiché si congedò da Elizabeth per
andare al timone per poter stuzzicare Barbossa. Ma non fece in tempo ad
arrivare da quest’ultimo, che sentì degli strani versi provenenti dal posto in
cui aveva lasciato la ragazza, così si precipitò da lei per poi vederla riversa
sul parapetto, a cui si aggrappava con le mani le cui nocche erano bianche dal
tanto stringerlo, mentre dava di stomaco. Non appena le fu accanto la sorresse
con un braccio, mentre con l’altro le tenne indietro i capelli con una mano,
per evitare che le si sporcassero. Aspettò che terminasse, dopodiché
l’accompagnò nella sua cabina.
Passarono accanto a Gibbs, che
Jack sentì mormorare a Pintel e Ragetti, mentre si faceva il segno della croce:
- Già porta male avere una donna a bordo… Figurarsi se questa donna sta male…
Lanciò loro un’occhiataccia, sperando
che Elizabeth non avesse sentito quel commento.
Non appena la porta della cabina
fu chiusa alle loro spalle e la ragazza adagiata sul letto, il capitano le
rivolse, serio, dicendo: - Adesso mi accerto che tu stia meglio, poi torno sul
ponte e dico a Barbossa di far rotta verso l’isola.
- No! – protestò la ragazza,
mettendosi velocemente a sedere. Fu però un errore, poiché le venne un capogiro
e fu costretta a sdraiarsi nuovamente.
- E invece sì. Dovresti vedere
come sei pallida, faresti invidia ad un fantasma. Anzi, a dirla tutta il tuo
colore è molto simile a quello di un
morto che ho visto quando sono stato portato nello scrigno di Davy Jones…
Sembrava simpatico, avrei potuto scambiarci quattro chiacchiere volendo, così
magari non mi sarei subito messo a parlare da solo come ho fatto per tutto il
tempo. Ma non divaghiamo… Insomma, Elizabeth, non stai bene. Quindi adesso
torniamo sull’isola, ti faremo vedere da qualcuno e ripartiremo non appena
saremo certi che tu stia meglio. Comprendi?- disse Jack, l’ultima frase in un
tono che non ammetteva repliche.
La ragazza però non parve o non
volle coglierlo, poiché rispose, questa volta restando sdraiata per evitare
altri capogiri: - No! Non voglio essere un peso per la ciurma. Quindi
proseguiamo per la rotta che la tua bussola indica.
- Non vuoi essere un peso per la
ciurma, dici… Fidati, lo saresti di più se stessi male. Hai sentito prima
Gibbs, no? Vuoi che faccia altri commenti del genere?
- No… - disse Elizabeth in un
sussurro, ripensando a ciò che aveva sentito poco prima e provando una fitta di
dispiacere.
- Bene. Ora riposati, ti verrò a
chiamare fra poco quando saremo approdati sull’isola.
La ragazza annuì debolmente, poi,
dopo che Jack fu uscito dalla cabina chiuse gli occhi, cercando di non pensare
a nulla.
Elizabeth fu condotta in una
capanna, dove viveva la moglie di Edward, Mary, non appena, dopo essere
approdati, furono giunti nuovamente al villaggio, sotto gli sguardi
interrogativi degli abitanti.
La donna, dopo che Jack, fuori
dalla casupola, le ebbe brevemente illustrato le condizioni della ragazza,
entrò nella capanna e con un largo sorriso disse: - Bene Miss Turner, vediamo
un po’ di capire cosa vi affligge. Iniziamo con qualche domanda.
Non ricevendo alcun segno di
risposta se non un breve cenno da parte di Elizabeth, che era stata fatta
adagiare su di un letto, la donna continuò, chiedendo: - Da quanto hai questi
sintomi?
- Intendete la nausea? – chiese
la ragazza con un filo di voce. Non si era ancora ripresa del tutto.
Mary annuì, così Elizabeth
rispose: - Da circa una settimana. Ma è da un po’ che mi sento strana.
- Strana?
- Sì… Non faccio altro che
dormire perché mi sento stanca, ad esempio… Io che normalmente riesco a
sopportare la stanchezza e la fatica, soprattutto con la vita che faccio
ultimamente.
- Ultimamente avete avuto il
marchese?
- Adesso che ci penso no…
- E per caso avete anche mancanza
di appetito o al contrario vi viene una fame improvvisa ed incontrollabile?
- Sì… - rispose Elizabeth,
cominciando a preoccuparsi. mestruazioni
- E infine… Avete frequenti
sbalzi d’umore?
- Bhè, sì… - rispose la ragazza
ripensando a quando poco prima si era quasi offesa per quella battutina da
parte di Jack.
Sulle labbra di Mary si dipinse
un sorriso, sorriso che poi divenne malinconico, per via dei pensieri sulla sua
vita quando ancora lei e il marito non erano andati ai confini del mondo.
Elizabeth, vedendo
quell’espressione si allarmò e disse, mentre si sollevava puntellandosi coi
gomiti: - Ho qualche grave malattia?
La donna scoppiò a ridere, poi
disse: - Se questa potesse essere considerata una malattia, allora sarebbe la
più antica del mondo…
- Come, prego? Spiegatevi meglio…
- la pregò la ragazza, che continuava a non capire.
- Siete incinta, Miss…
Quella notizia colpì Elizabeth
come un secchiata d’acqua gelida in pieno viso.
Incinta?
Quel fatto spiegava molte cose,
doveva ammetterlo, ma doveva pur riconoscere che le complicava ulteriormente.
Insomma, portava in grembo il figlio di Will…
Doveva trovare la fonte della
vita eterna al più presto, e aveva altri otto mesi di tempo per poterlo fare.
Voleva che il marito potesse vedere il loro figlio venire alla luce, e non che
lo vedesse già nato, in braccio alla madre, avvolto in una coperta, o peggio
ancora che lo vedesse attaccato alle sue gonne, mentre si domandava chi fosse
quell’uomo con la bandana che gli sorrideva. E infine, nella peggiore delle
ipotesi, non voleva che il nascituro vedesse il proprio padre all’età di nove
anni, durante i quali sarebbe cresciuto senza una figura paterna a fargli da
guida, per poi, al tramonto, dovergli dire un addio che sarebbe durato dieci
anni.
No, non voleva tutto ciò.
- Capitan Sparrow sarà contento
della notizia… - disse Mary, interrompendo i pensieri della ragazza.
Elizabeth a quel pensiero non
potè fare a meno di sorridere, seppur fosse un sorriso tirato. Jack padre di un
bambino? Per quanto si sforzasse non riusciva proprio ad immaginarsi il
capitano alle prese con un piccolo Sparrow. E nemmeno lo immaginava alle prese
col proprio figlio, pensiero che la incupì ancora di più.
- No… Non è lui il padre del
bambino… - disse poi la ragazza, sforzandosi di sorridere e alzandosi senza
fatica, quasi come se quella sconvolgente notizia le avesse ridato forza.
- Oh… - rispose la donna,
preferendo non indagare oltre.
- Grazie per avermi dedicato il
vostro tempo… - disse poi Elizabeth, congedandosi e uscendo dalla capanna, alla
ricerca di un posto dove poter restare sola con i propri pensieri.
Che ve ne pare?
Spero che vi sia piaciuto, anche
se alcuni di voi se l’aspettavano… ^^
Mi raccomando, recensite! Così
posso sapere cosa ne pensate e se migliorare la storia, di conseguenza… Aspetto
un vostro parere!
Ringraziamenti:
Mojojojo:
Sì, la situazione si fa molto più intricata… Grazie per la recensione, continua
a seguirmi, mi raccomando… Baci
Stellysisley:
Grazie per la comprensione… ^^ Grazie dei complimenti e della recensione… E
scusa per averti fatto piangere… E ti capisco… Anch’io sono dalla lacrima
facile, soprattutto per quanto riguarda questi due… Baci
Jiujiu91:
In effetti Elizabeth è un po’ stressata… E anche la sottoscritta, che
rileggendo i sintomi sta avendo qualche sospetto… Spero solo di riposarmi in
questi giorni di ponte imminenti… Grazie della recensione… Bacioni, Saretta
68Keira68:
Wow, una nuova lettrice, mi fa molto piacere! Grazie per avermi recensito ogni
capitolo fino al quattro, bastava anche che mi recensissi solo il capitolo a
cui sei arrivata finora…^^ Bhè, come vedi i capitoli sono abbastanza corti,
così i nuovi lettori si possono mettere al passo… Spero che i chap successivi
al terzo, compreso questo, ti piacciano… Fammi sapere… Bacioni! Ps: Bellissima
la battuta su Will Caronte dei Caraibi, mi ha fatto spanciare… XD