Stage
Three
— Fluffy
" I'm a big boy! "
Adoravo la voce della
mamma. Sapeva cantare così bene, poi -ogni volta, prima che
andassi a dormire- mi raccontava una storia cantando ed io dormivo
subito subito, perché sapevo che lei aveva da fare e non
poteva spendere troppo tempo insieme a me la sera. Mamma lavorava
spesso di notte: più volte ho sentito persone entrare in
casa, parlarle con tono minaccioso, come facevano gli uomini neri che
rapivano le principesse nelle storie della buonanotte della mamma; lei
era una bellissima principessa che veniva rapita, ma nessuno fu mai in
grado di salvarla.
Io amavo molto la mia mamma. Le voglio molto bene anche ora, ora che mi
ha lasciato qui per non so bene quale motivo. Io voglio molto bene alla
mia mamma, molto. E la mia mamma era una principessa, la più
bella, la più bella di tutte, la più dolce, la
più bella— ma la mia mamma non aveva un cavaliere.
Nessuno volle dirmi perché l'uomo nero aveva rapito la
mamma, né perché io non potevo andare a salvarla.
Mi chiusero semplicemente in questo posto, in quest'ospedale, con tanti
dottori che sembravano più cattivi degli uomini neri stessi,
e mi dissero che la mia mamma mi sarebbe presto venuta a prendere.
Ma mamma non è mai venuta ed io ero lì da tanto
tempo ormai. Faccio sempre finta di sorridere, mi hanno insegnato gli
altri bambini a farlo: si alzano le labbra, poi bisogna aprire bene gli
occhi e fare come se si stesse piangendo; ai dottori, a quegli uomini
neri travestiti di bianco, parrà che stai ridendo, quando
invece piangi sempre, ma con un'espressione diversa sul volto. Mamma mi
ha lasciato solo, perché dovrei ridere? Non c'è
più nessuno che mi canta le storie della buonanotte: non ci
sono più regine cattive, né dolci principesse,
né coraggiosi cavalieri pronti a salvare la loro fidanzata.
Non c'è niente, ci sono solo fogli bianchi, bianchi e
spaventosi come i dottori; ci sono infermiere dai finti sorrisi, spenti
come i colori lasciati svogliatamente accanto al quel foglio bianco; ci
sono pareti bianche, letti bianchi, pasti bianchi e giornate bianche.
Mamma colorava tutto quel bianco. Ogni cosa con lei era blu, verde,
arancione, gialla, rosa, rossa- ogni cosa era sgargiante ed aveva un
buon profumo, mentre in questo ospedale tutto è dannatamente
bianco e puzzolente. Ricordo bene come quella puzza mi facesse
arricciare il naso ogni volta che mi concentravo su di essa; il
segreto, alla fine, era semplicemente non farci caso, pensare ad altro.
Ed io pensavo spesso al profumo della mamma, che sapeva sempre d'un
fiore diverso: margherita, rosa, violetta— ogni giorno ne
aveva una diverso, così m'insegnava i colori ed i fiori. E
cantavamo, cucinavamo insieme– poi mi metteva a dormire e
spariva nel buio, ma tornava sempre. Spariva e tornava- qualche volta
piangeva, era vero, ma tornava sempre.
La mamma odiava piangere. Ogni volta che io piangevo, lei
s'innervosiva; mamma di solito non alzava mai la voce, ma quando
piangevo, mi sgridava sempre. Poi si calmava, mi sorrideva, asciugava
le mie lacrime e mi diceva che il mio sorriso valeva cento volte
più baci di quelle lacrime. Ed io amavo i baci della mamma,
perché era dolci come una barretta di cioccolata al latte;
quindi smettevo di piangere e lei mi dava sempre tanti baci,
perché avevo smesso. Io voglio tanto bene alla mia mamma. E
so che lei mi vuole bene. Perché lei è la mia
mamma.
Io non voglio stare più qui, mamma. Non ti arrabbiare: so
che dovevo aspettarti, ma non ce l'ho fatta più. Mamma, i
dottori mi fanno paura. Gli ospedali anche: puzzano e sono tutti
bianchi. Il bianco mi fa paura, mamma. Il bianco non era il colore
della tua pelle, nemmeno il colore dei tuoi occhi; il viola non era il
colore delle tue labbra, mamma e tu non eri fredda come quei muri che
circoscrivevano anche la mia fantasia. Mamma, tu sapevi cantare e non
rimanevi mai in silenzio. Mamma, perché non mi rispondevi?
Lo so che non stavi dormendo. « Mamma? Mamma?
» ma niente, tu rimanevi ferma, in silenzio; rimanevi bianca
e fredda, come quell'ospedale dove ti avevo aspettato tanto.
Mamma, mi avevi detto una bugia? Tu non dicevi mai bugie, eri
così bella e dolce, così pura, come potevi dire
bugie? Nessuno avrebbe potuto sfiorarti senza sentire rimorso, eppure
qualcuno fu in grado di farti talmente del male da renderti fredda e
bianca.
A me non piace il bianco. Lo odio. Ecco perché ho deciso che
sarebbe stato il bianco a permettermi di ritrovarti, mamma.
Perché volevo dare un'altra possibilità al bianco
di quelle puzzolenti lenzuola. Perché quel bianco mi avrebbe
permesso di rivederti, mamma.
" Mamma,
non sei arrabbiata,
vero? Mi vuoi sempre bene?
Ora canteremo ancora
insieme, vero mamma? "
Note dell'autrice:
Wo, ecco l'ultimo capitolo della raccolta. Questo è leggermente più confusionario, considerando che -a rigor di logica- dovrebbe essere scritto da un bambino che non dovrebbe nemmeno saper scrivere.
Mi è dispiaciuto davvero dover scrivere del suicidio di un bambino, ma il prompt era quello e— insomma, Fluffy in un modo sarà morto, no?
Well, ringrazio tutti coloro che sono passati a dare un'occhiata a queste fic ~
A presto-!
betacchi. |