And
I know that I should leave,
but I know I'm gonna stay.
No
good man I've ever known
has made me love this way.
(Bad Love is Good Enough - Beth Hart)
-
Ma tu non dovevi andare a cambiarti? – chiese Jonesy non
appena vide entrare
Robert e David, notando che il primo aveva esattamente gli stessi vestiti indossati sul palco.
-
Mi sono fermato a fare quattro chiacchiere con Dave. –
rispose il cantante,
mentre con lo sguardo perlustrava ogni centimetro della stanza, ma del
chitarrista moro nemmeno l’ombra. John lo guardò
dubbioso, così decise di
parlare con Gilmour che ormai era in preda all’imbarazzo.
-
Logorroico il nostro Robert, eh? – chiese il bassista per
rompere il silenzio.
-
Parecchio! – confermò David cercando di assumere
un tono di voce e una faccia
convincenti.
-
Il mese prossimo sarete in tour vero?
-
Sì, passeremo anche da qui! – rispose David,
mentre con la coda dell’occhio
scrutava Robert. Era ormai un fascio di nervi e mentre beveva la
seconda birra
da quando erano tornati, non faceva altro che ravvivarsi i capelli
riccioluti e
a sobbalzare ad ogni persona che entrava nel backstage.
-
Oh, bene! – concluse John, dando una pacca sulle spalle del
chitarrista che
sorrise imbarazzato – Io credo che andrò in
albergo! – aggiunse, consultando
l’orologio che aveva al polso – John, vieni con
me?? – urlò al batterista
dall’altra parte della stanza che sonnecchiava pigramente sul
divano, mentre a
terra giacevano una cinquina di bottiglie di birra, ormai vuote.
Il
povero batterista sobbalzò, trascinato via dal proprio sonno
dall’urlo del
bassista.
-
Jonesy, oggi la delicatezza ce l’hai in culo, eh?
-
Dai non fare storie, andiamo.
-
Dove?
-
In albergo.
-
Ok! – acconsentì il batterista pigramente,
alzandosi dal divano barcollando
leggermente e raggiungendo il bassista -Ciao Dave! - aggiunse, salutando cordiale il chitarrista che gli rispose con un gran sorriso.
-
Scusaci Dave! È stato un piacere averti tra il pubblico,
davvero! – sorrise
John e tese la mano a David.
-
Piacere mio! – rispose lui, stringendola cordiale.
Improvvisamente,
Robert si avvicinò a John e Bonzo.
-
Dov’è Jimmy? – chiese, lo sguardo
infiammato e disperato.
-
Ha detto che andava a cambiarsi pure lui, poi non l’ho visto
più! – rispose
Jonesy aggrottando la fronte.
-
Quello è un paranoico cronico in cerca
d’attenzioni. – disse improvvisamente
Bonzo che, nonostante la notevole quantità
d’alcool in corpo, sembrava essere
quello più vigile sulla situazione –
Sarà andato a scoparsi qualcuno.
A
quelle parole, il volto di Robert si distese in
un’espressione di desolazione,
mentre i suoi amici salutavano ancora Dave e andavano via.
-
Andiamo a cercarlo, dai!
-
Che? Sei impazzito? No. Devo cercarlo da solo. – rispose
Robert con voce
isterica.
-
Ho detto che andremo a cercarlo, non a parlarci insieme. –
rispose rassicurante
David – Fatti aiutare, dai!
-
Va bene! – sospirò il cantante e insieme si
avviarono verso l’uscita dello
stadio.
***
-
Dov’è che non abbiamo cercato? – si
chiese Robert, ormai esasperato dalla
sparizione nel nulla di Jimmy, passandosi una mano sulla fronte, mentre
David,
seduto accanto a lui, guardava fuori dal finestrino del taxi.
-
In albergo.
-
Sono sicuro che non è lì.
-
Plant, so che l’ovvietà non è roba per
artisti, ma per una persona ferita è
tutto. – disse David quasi con tono di rimprovero, fissando i
suoi occhi nello
sguardo scoraggiato di Robert. Sospirando, diede l’indirizzo
dell’hotel
all’autista.
-
Bravo! – approvò David, stringendogli un ginocchio.
-
Grazie mille Dave. – sorrise l’altro.
In
pochi minuti furono di fronte all’albergo e Robert
sembrò avere quasi paura di
scendere dall’auto.
-
Io tra mezz’ora dovrò partire, altrimenti verrei
con te!
-
Non c’è bisogno Dave! – rispose Robert
carezzandogli lieve una guancia. – Dovrò
sdebitarmi, prima o poi. – aggiunse, con la solita malizia
nella voce.
-
Lo hai già fatto, Plant.
-
Quando la smetterai di chiamarmi per cognome? – rise il
cantante.
-
Vai ora! – sorrise David, mentre Robert scendeva
dall’auto.
-
Ci rivedremo, vero? – disse, mentre tirava fuori il
portafoglio dai pantaloni
per pagare il taxi.
-
Ci penso io al taxi! – lo fermò David,
prendendogli il polso – Buona fortuna, Robert!
Questo
gli regalò l’ennesimo sorriso acceso di sole.
-
Ne avrò bisogno. Arrivederci, Dave!
–
e così, chiuse lo sportello dell’auto. David lo
salutò con un cenno della mano,
mentre l’auto andava via.
***
L’ascensore
che portava alla suite di Jimmy sembrava non voler risalire mai, mentre
Robert
batteva ritmicamente il piede in uno sfogo nervoso. Poi, finalmente, la
risalita terminò e le porte si aprirono e sembrò
che l’augurio di fortuna fatto
da Dave fosse andato a buon fine.
-
Jimmy.
Solo
un filo tremante di voce riuscì a superare le labbra di
Robert, mentre il
chitarrista di fronte a lui lo scrutava con sguardo spento, oscurato
dalla
rabbia.
-
So come mi chiamo. – disse con tono monocorde - Devi uscire o
vuoi rimanere lì?
Io dovrei scendere.
-
Per fare cosa? – balbettò Robert.
A
quelle parole, Page sgranò gli occhi, afferrò
saldamente le spalle di Robert e
lo trascinò fuori dall’ascensore, sbattendolo
contro il muro.
-
Dato che io non ti chiedo la lista delle persone a cui dai il culo.
– disse a
denti stretti, la rabbia che gli faceva alzare il petto in un respiro
affannoso, sotto lo sguardo spaventato di Robert – Gradirei
che almeno
continuassi a farti i cazzi tuoi e che non t'intromettessi nei miei.
– sibilò a
pochi centimetri dalla faccia del biondo, prima di staccarsi da lui ed
entrare
nell’ascensore.
Prontamente,
Robert bloccò le porte con un piede, sotto lo sguardo sempre
più spento di
Jimmy.
-
Possiamo parlare? – chiese, sperando fermamente che il
chitarrista mettesse per
un attimo da parte l’orgoglio. Invece, continuava a fissarlo
in silenzio, come
se in lui si stesse svolgendo una lotta di sentimenti che cercava
perfettamente
di celare con una fredda immobilità. Poi, lasciò
cadere lo sguardo sulle sue
scarpe abbassando la testa, i riccioli neri che gli ricoprivano il
volto,
entrando nel corridoio e avviandosi verso la sua stanza. Robert lo
seguì in
silenzio, con una leggera sensazione di speranza che iniziava a
crescergli nel
petto.
Page
frugò nelle tasche dei pantaloni finché non
trovò la chiave della stanza, aprì
la porta ed entrò, senza curarsi che Robert lo stesse
seguendo o meno. Ma lo
sapeva. Sapeva che era lì e, anche se non poteva vederlo,
poteva immaginare il
suo sguardo a metà tra il colpevole e la supplica. Una volta
accese le luci, si
avvicinò al mobile bar, afferrando una bottiglia di Jack
Daniel’s e
versandosene un po’ in un bicchiere. Robert continuava a
rimanere in silenzio, osservando
ogni singola mossa del chitarrista, dal primo sorso fino a quando non
si
sedette su una poltrona di fronte al letto.
-
Di cosa vuoi parlarmi? – disse improvvisamente, staccando
l’altro dalla sua
piccola trance – Ti avverto che puoi risparmiarti i
particolari di quello che è
successo prima. Il casino che facevate si sentiva anche nel corridoio!
– e così
dicendo diede l’ultimo sorso al suo whiskey, versandosi
prontamente l’altro.
-
Non capisco perché ti ostini a farti del male. –
sospirò Robert staccando lo
sguardo da quello del chitarrista.
Jimmy
scoppiò in una risata, lugubre quanto vuota di ogni traccia
di felicità. Si
alzò, andò alla finestra, poggiando sul davanzale
il bicchiere e accendendosi
una sigaretta.
-
Ti ricordi il primo tiro che facesti a una sigaretta, Plant?
Il
cantante tornò a guardarlo spaesato, senza capire che cosa
intendesse.
-
Bruciava la gola, i polmoni, persino il respiro. –
continuò, fissando un punto
nel vuoto – Eppure, non sei riuscito più a
smettere. Come se quel fuoco che ti
bruciava il petto potesse essere più forte di qualsiasi
dolore, come se questo
fottuto catrame che ti avvelena l’aria potesse sottolineare
addirittura un
momento felice come quello post-scopata. Sai che quella sigaretta ti
sta
sporcando il respiro, eppure sembra la più sana delle
consolazioni.
Robert
lo ascoltava in silenzio, chiedendosi dove sarebbe andato a parare.
-
Quel giorno a Pangbourne, a casa mia, quando arrivasti avevi tra i
capelli un
profumo d’incenso e vaniglia. Quell’odore dolce,
così in contrasto con la voce
che ti ritrovi. Sporca e rude. – Jimmy sembrava perso in quel
racconto, mentre
Robert si domandava ancora come potesse servire quel ricordo al suo
ragionamento – Quel dannato contrasto per me è
diventato come il fumo. Il tuo
profumo e la tua voce mi hanno avvelenato l’anima eppure non
riesco più a farne
a meno! – concluse, rivolgendo al biondo uno sguardo intenso,
carico di
sofferenza e passione, prima di spalancare la finestra e buttare via il
mozzicone di sigaretta.
Robert
era senza parole, non riusciva a crederci. Dopo tutti quegli anni
passati
insieme, a sfiorarsi lievemente sul palco, a sorprendersi occhi negli
occhi e
distogliere lo sguardo con imbarazzo, come se non fosse giusto, come se
non
fosse da uomini, eppure continuando a stuzzicarsi come bambini. E poi,
cambiare
letto e donna ogni notte solo per non avvertire quel piccolo spazio
vuoto che
si era creato tra il cuore e i polmoni, come se l’anima
avesse fatto spazio a
qualcosa che però non arrivava. O rimaneva taciuta.
-
Non ci credi nemmeno tu, eh? – rise Jimmy, una risata
schiacciata dal
nervosismo e dalla tensione – Non volevo crederci nemmeno io.
Eppure sono di
fronte a te, sono solo al mio secondo bicchiere – disse
buttandolo giù d’un
fiato – e … non lo so. Sto sputando fuori tutto il
veleno che mi hai iniettato.
Jimmy
fece silenzio, accendendosi lentamente l’ennesima sigaretta,
mentre scrutava
col suo sguardo tagliente ogni singola goccia di sudore freddo che si
faceva
strada sulla fronte di Robert.
-
Perché non me l’hai mai detto prima? –
chiese, in un filo di voce venato d’isteria.
-
Oh, Plant, cosa volevi per caso? Che mi mettessi in ginocchio di fronte
a te
con un mazzo di rose e ti dichiarassi amore eterno? – la voce
di Jimmy era
intrisa di scherno e la sua faccia era pervasa dal compiacimento
vedendo
finalmente il suo bel cantante in difficoltà – Non
vedo nulla di così romantico
nell’amore, niente di simpatico,
visto che il tuo passatempo preferito è stuzzicarmi con le
tue battute da
puttanella. L’amore è un casino, è una
storia triste, uno schiaffo in faccia,
un colpo al cuore! È una cagna affamata che lascia il vuoto
ad ogni promessa
che puntualmente non viene mantenuta!
Ormai
urlava, mentre la bocca di Robert si apriva e tremava dallo stupore, e
un po’
anche dal senso di colpa.
-
Eppure la gente pagherebbe per trovare una persona buona da amare e per
lasciarsi amare. E io? – si fermò, versandosi il
terzo bicchiere di Jack Daniel’s
– Io affido l’anima non a chiunque, ma a qualcuno
che si prende gioco di me!
Dio solo sa quanto vorrei odiarti. E ogni volta che provo a farlo,
cerco
disperatamente di perdonarmi. – e così
buttò giù anche quel bicchiere, prima di
dire – Eppure, se solo avessi un cuore, te lo darei.
Una
valanga di parole, che li aveva travolti entrambi. Un rumore assordante
accompagnò la caduta del bicchiere che Jimmy stringeva in
mano poco prima che
lui lo lasciasse scivolare a terra, come un segno di resa. Buttò via anche il secondo mozzicone, sii
allontanò dalla
finestra e si buttò sul letto, mentre l'ultima nuvola di fumo gli
ricopriva il viso incorniciato
dai riccioli neri. Le ultime parole che aveva pronunciato ruotavano nel
cervello di Robert e ben presto s’incollarono allo stomaco,
provocandogli un
conato. No, non di vomito. Di disperazione. Scavalcò i vetri
rotti e raggiunse
Jimmy sul letto, sovrastandolo.
-
Smettila! – urlò, la rabbia che tentava di
inumidirgli gli occhi, ma che lui
prontamente cercava di ingoiare – Smettila di farti
… di farci del male!
– e così dicendo, aprì con un solo
gesto la camicia
vermiglia di Jimmy, facendo saltare i bottoni – Dici di non
avere un cuore e
allora mi spieghi cosa si muove qui? – concluse, premendogli
una mano sul
petto, lì dove il cuore del chitarrista galoppava fiero e
forte, antitesi
esatta del suo proprietario che ora distoglieva silenziosamente lo
sguardo da
Robert, girando la testa da un lato, come a volersi arrendere.
-
Vattene, Robert. – sussurrò.
-
No cazzo! So perfettamente che dovrei andarmene, ma io voglio
restare. – urlò Robert – Voglio restare
per contare ogni
singolo battito che si muove sotto la mia mano, sentirti respirare.
Nessuno ha
mai detto che amare sia facile. Amare è la parte
più difficile del percorso, ma
se mi prendi per mano arriveremo al traguardo insieme. Sai cosa mi ha
detto
prima, David?
Jimmy
non rispose, semplicemente chiuse gli occhi facendo scattare la
mascella, ma
Robert continuò lo stesso.
-
Che io e lui eravamo solo un istante, ma che io e te siamo
l’eterno.
-
Anche l’eterno è fatto d’istanti, Plant!
– rispose Jimmy con tono glaciale.
-
Ti sbagli Jimmy! – sorrise Robert –
L’eterno è quel singolo,
irripetibile istante vissuto con tale intensità da
poter spostare i confini del tempo, così tanto che una vita
è troppo breve per contenerlo e la
morte non basta per fermarlo. E noi possiamo cogliere
quell’istante, Jimmy.
Potremmo averlo, se solo ora mi stringessi la mano.
Calò
nuovamente la quiete, interrotta solo dai loro respiri pesanti che
accompagnavano le scosse di adrenalina che scuotevano i loro petti.
Lentamente,
Jimmy riaprì gli occhi, ruotò la testa e
incontrò lo sguardo cristallino e
inumidito di Robert che ancora teneva una mano sul suo petto. Il
cantante
avvertì subito il cambiamento di ritmo del cuore del
chitarrista, divenuto
talmente veloce da sembrare un rullante non appena il verde dei suoi
occhi
incontrò i propri.
-
Stringimi, Jimmy! –
sussurrò supplichevole.
Un
grande sospiro sollevò il petto del chitarrista. Poi, con
uno scatto, la sua
mano sinistra si strinse attorno a quella di Robert, mentre con
l’altra lo
afferrava per i capelli e lo spingeva contro il proprio viso. Le loro
labbra s’incontrarono
così come i loro petti che andarono a unirsi quasi fino a
fondersi, con in
mezzo le loro mani che si trasmettevano calore a vicenda, fino a
diventare
bollenti. Un bacio, il primo che si davano e l’uno lo
lasciava all’altro come
se fosse l’ultimo, con una disperazione che gli faceva
scoprire i denti per
mordersi, con una fame che li spingeva ad assaggiarsi con la punta
della
lingua, mentre rimanevano immobili, uno sopra l’altro, senza
il minimo
movimento dei loro corpi che potesse esprimere un desiderio urgente. La
fretta
non esisteva e così le parole di Robert si realizzavano.
Quell’istante si
sarebbe dilatato così tanto che non c’era bisogno
di bruciare il tempo, perché ormai
erano fuggiti dallo scandire dei secondi, delle ore, dei secoli.
Si
staccarono, riprendendo fiato. Jimmy che ormai aveva perso la sua
espressione
glaciale, facendo posto a una rosea serenità; Robert aveva
ripreso a splendere
più del consueto, come un secondo sole che ha incastrato nei
suoi occhi il
cielo. La mano di Jimmy lasciò quella di Robert e
andò ad accompagnare
quella che si trovava intrecciata nei biondi capelli del cantante, per
poi
scivolare sul suo viso in una carezza lieve, mentre l’altro
gli cingeva la vita
in un abbraccio rassicurante.
-
Rimani con me stanotte, Robert?
Robert
sorrise, ingenuamente, mentre una luce diversa, quasi malefica, si
faceva
strada tra gli occhi di Jimmy.
-
Ogni notte, Jimmy.
Angolo della pazza:
Arieccomi! :3
Ho aggiornato in fretta perché questa storia mi perseguita
durante le mie giornate infestate di noia totale.
La cosa straziante è che ora sono convinta che questo
sarà l'ultimo capitolo, eppure lascerò la storia
"in corso", perché effettivamente non so se dopo aver messo
"completa" non mi balzerà di nuovo in mente l'idea malsana
di continuare.
Bene, che dire?
Ringrazio quelle pie donne che hanno recensito i primi due capitoli e
anche quelle persone che hanno semplicemente letto, preferito,
ricordato e seguito la storia. E' solo grazie al numero di
visualizzazioni se la mia mente malata continua ad elaborare fuori dal
mio controllo. ^^'
Bene, spero davvero tanto che questo capitolo vi sia piaciuto,
perché mi è piaciuto tanto scriverlo (pardon il
giro di parole!).
Ah, sì, ascoltate la canzone che ho utilizzato durante la
stesura del capitolo e che ho usato anche come "soundtrack". E' un
brano della meravigliosa Beth Hart cantante
rock/jazz/blues/soul/pop, fan sfegatata di Robert (infatti nei suoi
live canta spesso Whole Lotta Love), che spesso fa coppia con Joe
Bonamassa (chitarrista con i controcavoli) e Slash.
Niente, credo di avervi rotto abbastanza i cosiddetti, ergo smonto la
baracca.
A presto! ^^
Franny
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