Fanfic su artisti musicali > Led Zeppelin
Segui la storia  |       
Autore: DK in a Madow    25/04/2013    5 recensioni
“Non posso crederci, che cazzo ci fa qui?” pensò continuando a cantare, anche se la sua voce era diventata improvvisamente nervosa, tesa. Sentì gli occhi di Jimmy sulla propria nuca, poteva quasi vedere il suo sguardo turbato nonostante gli desse le spalle. Cercò di darsi una calmata, concentrandosi sulle parole e lasciandosi rubare dal ritmo.

1975 e una tappa nel Nord America come tutte le altre. O no?
Storia giustificata da uno scatto, nata in realtà dalla mia pazzia che avanza. Un crossover ai limiti della credibilità.
Come sempre, vi chiedo perdono.
Genere: Erotico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jimmy Page, Robert Plant, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
And I know that I should leave, but I know I'm gonna stay.
No good man I've ever known has made me love this way.
(Bad Love is Good Enough - Beth Hart)






- Ma tu non dovevi andare a cambiarti? – chiese Jonesy non appena vide entrare Robert e David, notando che il primo aveva esattamente gli stessi vestiti indossati sul palco.
- Mi sono fermato a fare quattro chiacchiere con Dave. – rispose il cantante, mentre con lo sguardo perlustrava ogni centimetro della stanza, ma del chitarrista moro nemmeno l’ombra. John lo guardò dubbioso, così decise di parlare con Gilmour che ormai era in preda all’imbarazzo.
- Logorroico il nostro Robert, eh? – chiese il bassista per rompere il silenzio.
- Parecchio! – confermò David cercando di assumere un tono di voce e una faccia convincenti.
- Il mese prossimo sarete in tour vero?
- Sì, passeremo anche da qui! – rispose David, mentre con la coda dell’occhio scrutava Robert. Era ormai un fascio di nervi e mentre beveva la seconda birra da quando erano tornati, non faceva altro che ravvivarsi i capelli riccioluti e a sobbalzare ad ogni persona che entrava nel backstage.
- Oh, bene! – concluse John, dando una pacca sulle spalle del chitarrista che sorrise imbarazzato – Io credo che andrò in albergo! – aggiunse, consultando l’orologio che aveva al polso – John, vieni con me?? – urlò al batterista dall’altra parte della stanza che sonnecchiava pigramente sul divano, mentre a terra giacevano una cinquina di bottiglie di birra, ormai vuote.
Il povero batterista sobbalzò, trascinato via dal proprio sonno dall’urlo del bassista.
- Jonesy, oggi la delicatezza ce l’hai in culo, eh?
- Dai non fare storie, andiamo.
- Dove?
- In albergo.
- Ok! – acconsentì il batterista pigramente, alzandosi dal divano barcollando leggermente e raggiungendo il bassista -Ciao Dave! - aggiunse, salutando cordiale il chitarrista che gli rispose con un gran sorriso.
- Scusaci Dave! È stato un piacere averti tra il pubblico, davvero! – sorrise John e tese la mano a David.
- Piacere mio! – rispose lui, stringendola cordiale.
Improvvisamente, Robert si avvicinò a John e Bonzo.
- Dov’è Jimmy? – chiese, lo sguardo infiammato e disperato.
- Ha detto che andava a cambiarsi pure lui, poi non l’ho visto più! – rispose Jonesy aggrottando la fronte.
- Quello è un paranoico cronico in cerca d’attenzioni. – disse improvvisamente Bonzo che, nonostante la notevole quantità d’alcool in corpo, sembrava essere quello più vigile sulla situazione – Sarà andato a scoparsi qualcuno.
A quelle parole, il volto di Robert si distese in un’espressione di desolazione, mentre i suoi amici salutavano ancora Dave e andavano via.
- Andiamo a cercarlo, dai!
- Che? Sei impazzito? No. Devo cercarlo da solo. – rispose Robert con voce isterica.
- Ho detto che andremo a cercarlo, non a parlarci insieme. – rispose rassicurante David – Fatti aiutare, dai!
- Va bene! – sospirò il cantante e insieme si avviarono verso l’uscita dello stadio.

***
 
- Dov’è che non abbiamo cercato? – si chiese Robert, ormai esasperato dalla sparizione nel nulla di Jimmy, passandosi una mano sulla fronte, mentre David, seduto accanto a lui, guardava fuori dal finestrino del taxi.
- In albergo.
- Sono sicuro che non è lì.
- Plant, so che l’ovvietà non è roba per artisti, ma per una persona ferita è tutto. – disse David quasi con tono di rimprovero, fissando i suoi occhi nello sguardo scoraggiato di Robert. Sospirando, diede l’indirizzo dell’hotel all’autista.
- Bravo! – approvò David, stringendogli un ginocchio.
- Grazie mille Dave. – sorrise l’altro.
In pochi minuti furono di fronte all’albergo e Robert sembrò avere quasi paura di scendere dall’auto.
- Io tra mezz’ora dovrò partire, altrimenti verrei con te!
- Non c’è bisogno Dave! – rispose Robert carezzandogli lieve una guancia. – Dovrò sdebitarmi, prima o poi. – aggiunse, con la solita malizia nella voce.
- Lo hai già fatto, Plant.
- Quando la smetterai di chiamarmi per cognome? – rise il cantante.
- Vai ora! – sorrise David, mentre Robert scendeva dall’auto.
- Ci rivedremo, vero? – disse, mentre tirava fuori il portafoglio dai pantaloni per pagare il taxi.
- Ci penso io al taxi! – lo fermò David, prendendogli il polso – Buona fortuna, Robert!
Questo gli regalò l’ennesimo sorriso acceso di sole.
- Ne avrò bisogno. Arrivederci, Dave! – e così, chiuse lo sportello dell’auto. David lo salutò con un cenno della mano, mentre l’auto andava via.
 
***
 
L’ascensore che portava alla suite di Jimmy sembrava non voler risalire mai, mentre Robert batteva ritmicamente il piede in uno sfogo nervoso. Poi, finalmente, la risalita terminò e le porte si aprirono e sembrò che l’augurio di fortuna fatto da Dave fosse andato a buon fine.
- Jimmy.
Solo un filo tremante di voce riuscì a superare le labbra di Robert, mentre il chitarrista di fronte a lui lo scrutava con sguardo spento, oscurato dalla rabbia.
- So come mi chiamo. – disse con tono monocorde - Devi uscire o vuoi rimanere lì? Io dovrei scendere.
- Per fare cosa? – balbettò Robert.
A quelle parole, Page sgranò gli occhi, afferrò saldamente le spalle di Robert e lo trascinò fuori dall’ascensore, sbattendolo contro il muro.
- Dato che io non ti chiedo la lista delle persone a cui dai il culo. – disse a denti stretti, la rabbia che gli faceva alzare il petto in un respiro affannoso, sotto lo sguardo spaventato di Robert – Gradirei che almeno continuassi a farti i cazzi tuoi e che non t'intromettessi nei miei. – sibilò a pochi centimetri dalla faccia del biondo, prima di staccarsi da lui ed entrare nell’ascensore.
Prontamente, Robert bloccò le porte con un piede, sotto lo sguardo sempre più spento di Jimmy.
- Possiamo parlare? – chiese, sperando fermamente che il chitarrista mettesse per un attimo da parte l’orgoglio. Invece, continuava a fissarlo in silenzio, come se in lui si stesse svolgendo una lotta di sentimenti che cercava perfettamente di celare con una fredda immobilità. Poi, lasciò cadere lo sguardo sulle sue scarpe abbassando la testa, i riccioli neri che gli ricoprivano il volto, entrando nel corridoio e avviandosi verso la sua stanza. Robert lo seguì in silenzio, con una leggera sensazione di speranza che iniziava a crescergli nel petto.
Page frugò nelle tasche dei pantaloni finché non trovò la chiave della stanza, aprì la porta ed entrò, senza curarsi che Robert lo stesse seguendo o meno. Ma lo sapeva. Sapeva che era lì e, anche se non poteva vederlo, poteva immaginare il suo sguardo a metà tra il colpevole e la supplica. Una volta accese le luci, si avvicinò al mobile bar, afferrando una bottiglia di Jack Daniel’s e versandosene un po’ in un bicchiere. Robert continuava a rimanere in silenzio, osservando ogni singola mossa del chitarrista, dal primo sorso fino a quando non si sedette su una poltrona di fronte al letto.
- Di cosa vuoi parlarmi? – disse improvvisamente, staccando l’altro dalla sua piccola trance – Ti avverto che puoi risparmiarti i particolari di quello che è successo prima. Il casino che facevate si sentiva anche nel corridoio! – e così dicendo diede l’ultimo sorso al suo whiskey, versandosi prontamente l’altro.
- Non capisco perché ti ostini a farti del male. – sospirò Robert staccando lo sguardo da quello del chitarrista.
Jimmy scoppiò in una risata, lugubre quanto vuota di ogni traccia di felicità. Si alzò, andò alla finestra, poggiando sul davanzale il bicchiere e accendendosi una sigaretta.
- Ti ricordi il primo tiro che facesti a una sigaretta, Plant?
Il cantante tornò a guardarlo spaesato, senza capire che cosa intendesse.
- Bruciava la gola, i polmoni, persino il respiro. – continuò, fissando un punto nel vuoto – Eppure, non sei riuscito più a smettere. Come se quel fuoco che ti bruciava il petto potesse essere più forte di qualsiasi dolore, come se questo fottuto catrame che ti avvelena l’aria potesse sottolineare addirittura un momento felice come quello post-scopata. Sai che quella sigaretta ti sta sporcando il respiro, eppure sembra la più sana delle consolazioni.
Robert lo ascoltava in silenzio, chiedendosi dove sarebbe andato a parare.
- Quel giorno a Pangbourne, a casa mia, quando arrivasti avevi tra i capelli un profumo d’incenso e vaniglia. Quell’odore dolce, così in contrasto con la voce che ti ritrovi. Sporca e rude. – Jimmy sembrava perso in quel racconto, mentre Robert si domandava ancora come potesse servire quel ricordo al suo ragionamento – Quel dannato contrasto per me è diventato come il fumo. Il tuo profumo e la tua voce mi hanno avvelenato l’anima eppure non riesco più a farne a meno! – concluse, rivolgendo al biondo uno sguardo intenso, carico di sofferenza e passione, prima di spalancare la finestra e buttare via il mozzicone di sigaretta.
Robert era senza parole, non riusciva a crederci. Dopo tutti quegli anni passati insieme, a sfiorarsi lievemente sul palco, a sorprendersi occhi negli occhi e distogliere lo sguardo con imbarazzo, come se non fosse giusto, come se non fosse da uomini, eppure continuando a stuzzicarsi come bambini. E poi, cambiare letto e donna ogni notte solo per non avvertire quel piccolo spazio vuoto che si era creato tra il cuore e i polmoni, come se l’anima avesse fatto spazio a qualcosa che però non arrivava. O rimaneva taciuta.
- Non ci credi nemmeno tu, eh? – rise Jimmy, una risata schiacciata dal nervosismo e dalla tensione – Non volevo crederci nemmeno io. Eppure sono di fronte a te, sono solo al mio secondo bicchiere – disse buttandolo giù d’un fiato – e … non lo so. Sto sputando fuori tutto il veleno che mi hai iniettato.
Jimmy fece silenzio, accendendosi lentamente l’ennesima sigaretta, mentre scrutava col suo sguardo tagliente ogni singola goccia di sudore freddo che si faceva strada sulla fronte di Robert.
- Perché non me l’hai mai detto prima? – chiese, in un filo di voce venato d’isteria.
- Oh, Plant, cosa volevi per caso? Che mi mettessi in ginocchio di fronte a te con un mazzo di rose e ti dichiarassi amore eterno? – la voce di Jimmy era intrisa di scherno e la sua faccia era pervasa dal compiacimento vedendo finalmente il suo bel cantante in difficoltà – Non vedo nulla di così romantico nell’amore, niente di simpatico, visto che il tuo passatempo preferito è stuzzicarmi con le tue battute da puttanella. L’amore è un casino, è una storia triste, uno schiaffo in faccia, un colpo al cuore! È una cagna affamata che lascia il vuoto ad ogni promessa che puntualmente non viene mantenuta!
Ormai urlava, mentre la bocca di Robert si apriva e tremava dallo stupore, e un po’ anche dal senso di colpa.
- Eppure la gente pagherebbe per trovare una persona buona da amare e per lasciarsi amare. E io? – si fermò, versandosi il terzo bicchiere di Jack Daniel’s – Io affido l’anima non a chiunque, ma a qualcuno che si prende gioco di me! Dio solo sa quanto vorrei odiarti. E ogni volta che provo a farlo, cerco disperatamente di perdonarmi. – e così buttò giù anche quel bicchiere, prima di dire – Eppure, se solo avessi un cuore, te lo darei.
Una valanga di parole, che li aveva travolti entrambi. Un rumore assordante accompagnò la caduta del bicchiere che Jimmy stringeva in mano poco prima che lui lo lasciasse scivolare a terra, come un segno di resa. Buttò via anche il secondo mozzicone, sii allontanò dalla finestra e si buttò sul letto, mentre l'ultima nuvola di fumo gli ricopriva il viso incorniciato dai riccioli neri. Le ultime parole che aveva pronunciato ruotavano nel cervello di Robert e ben presto s’incollarono allo stomaco, provocandogli un conato. No, non di vomito. Di disperazione. Scavalcò i vetri rotti e raggiunse Jimmy sul letto, sovrastandolo.
- Smettila! – urlò, la rabbia che tentava di inumidirgli gli occhi, ma che lui prontamente cercava di ingoiare – Smettila di farti … di farci del male! – e così dicendo, aprì con un solo gesto la camicia vermiglia di Jimmy, facendo saltare i bottoni – Dici di non avere un cuore e allora mi spieghi cosa si muove qui? – concluse, premendogli una mano sul petto, lì dove il cuore del chitarrista galoppava fiero e forte, antitesi esatta del suo proprietario che ora distoglieva silenziosamente lo sguardo da Robert, girando la testa da un lato, come a volersi arrendere.
- Vattene, Robert. – sussurrò.
- No cazzo! So perfettamente che dovrei andarmene, ma io voglio restare. – urlò Robert – Voglio restare per contare ogni singolo battito che si muove sotto la mia mano, sentirti respirare. Nessuno ha mai detto che amare sia facile. Amare è la parte più difficile del percorso, ma se mi prendi per mano arriveremo al traguardo insieme. Sai cosa mi ha detto prima, David?
Jimmy non rispose, semplicemente chiuse gli occhi facendo scattare la mascella, ma Robert continuò lo stesso.
- Che io e lui eravamo solo un istante, ma che io e te siamo l’eterno.
- Anche l’eterno è fatto d’istanti, Plant! – rispose Jimmy con tono glaciale.
- Ti sbagli Jimmy! – sorrise Robert – L’eterno è quel singolo, irripetibile istante vissuto con tale intensità da poter spostare i confini del tempo, così tanto che una vita è troppo breve per contenerlo e la morte non basta per fermarlo. E noi possiamo cogliere quell’istante, Jimmy. Potremmo averlo, se solo ora mi stringessi la mano.
Calò nuovamente la quiete, interrotta solo dai loro respiri pesanti che accompagnavano le scosse di adrenalina che scuotevano i loro petti. Lentamente, Jimmy riaprì gli occhi, ruotò la testa e incontrò lo sguardo cristallino e inumidito di Robert che ancora teneva una mano sul suo petto. Il cantante avvertì subito il cambiamento di ritmo del cuore del chitarrista, divenuto talmente veloce da sembrare un rullante non appena il verde dei suoi occhi incontrò i propri.
- Stringimi, Jimmy! – sussurrò supplichevole.
Un grande sospiro sollevò il petto del chitarrista. Poi, con uno scatto, la sua mano sinistra si strinse attorno a quella di Robert, mentre con l’altra lo afferrava per i capelli e lo spingeva contro il proprio viso. Le loro labbra s’incontrarono così come i loro petti che andarono a unirsi quasi fino a fondersi, con in mezzo le loro mani che si trasmettevano calore a vicenda, fino a diventare bollenti. Un bacio, il primo che si davano e l’uno lo lasciava all’altro come se fosse l’ultimo, con una disperazione che gli faceva scoprire i denti per mordersi, con una fame che li spingeva ad assaggiarsi con la punta della lingua, mentre rimanevano immobili, uno sopra l’altro, senza il minimo movimento dei loro corpi che potesse esprimere un desiderio urgente. La fretta non esisteva e così le parole di Robert si realizzavano. Quell’istante si sarebbe dilatato così tanto che non c’era bisogno di bruciare il tempo, perché ormai erano fuggiti dallo scandire dei secondi, delle ore, dei secoli.
Si staccarono, riprendendo fiato. Jimmy che ormai aveva perso la sua espressione glaciale, facendo posto a una rosea serenità; Robert aveva ripreso a splendere più del consueto, come un secondo sole che ha incastrato nei suoi occhi il cielo. La mano di Jimmy lasciò quella di Robert e andò ad accompagnare quella che si trovava intrecciata nei biondi capelli del cantante, per poi scivolare sul suo viso in una carezza lieve, mentre l’altro gli cingeva la vita in un abbraccio rassicurante.
- Rimani con me stanotte, Robert?
Robert sorrise, ingenuamente, mentre una luce diversa, quasi malefica, si faceva strada tra gli occhi di Jimmy.
- Ogni notte, Jimmy.













Angolo della pazza:
Arieccomi! :3
Ho aggiornato in fretta perché questa storia mi perseguita durante le mie giornate infestate di noia totale.
La cosa straziante è che ora sono convinta che questo sarà l'ultimo capitolo, eppure lascerò la storia "in corso", perché effettivamente non so se dopo aver messo "completa" non mi balzerà di nuovo in mente l'idea malsana di continuare.
Bene, che dire?
Ringrazio quelle pie donne che hanno recensito i primi due capitoli e anche quelle persone che hanno semplicemente letto, preferito, ricordato e seguito la storia. E' solo grazie al numero di visualizzazioni se la mia mente malata continua ad elaborare fuori dal mio controllo. ^^'
Bene, spero davvero tanto che questo capitolo vi sia piaciuto, perché mi è piaciuto tanto scriverlo (pardon il giro di parole!).
Ah, sì, ascoltate la canzone che ho utilizzato durante la stesura del capitolo e che ho usato anche come "soundtrack". E' un brano della meravigliosa Beth Hart cantante rock/jazz/blues/soul/pop, fan sfegatata di Robert (infatti nei suoi live canta spesso Whole Lotta Love), che spesso fa coppia con Joe Bonamassa (chitarrista con i controcavoli) e Slash.
Niente, credo di avervi rotto abbastanza i cosiddetti, ergo smonto la baracca.
A presto! ^^

Franny
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Led Zeppelin / Vai alla pagina dell'autore: DK in a Madow