Prologo
Le porte dell’autobus si chiusero con uno stridio asmatico
alle spalle di Verena e uno sbuffo caldo le agitò i capelli mentre l’automezzo
partiva sferragliando, lasciandola sola e cogitabonda davanti all’ingresso
della scuola gremito di studenti. La sua faccia seria non mosse un muscolo ma
dentro di sé stava raccattando la forza e la pazienza necessari per muovere i
piedi e dirigersi verso le doppie porte a vetri che scintillavano debolmente al
sole frizzante del mattino di settembre.
“Eddai, niente tragedia Shakespeariana” sbuffò una
vocetta contestatrice nella sua testa “Neanche ci fosse una ghigliottina
oltre la porta!”
Verissimo, nessuna ghigliottina: solo un ragazzo che voleva
il suo scalpo, un altro con cui non doveva parlare anche se avrebbe voluto
farlo, un altro con cui doveva parlare anche se non avrebbe voluto farlo e una
ragazza che voleva starla ad ascoltare e basta. Bel traguardo per una che era
partita con l’intenzione di elevarsi a eroina solitaria della scuola, eh?
In realtà all’inizio era partita bene. I primi due giorni,
per esempio, c’erano stati centinaia di occhi curiosi puntati su di lei, la Studentessa Nuova, fastidiosi e imbarazzanti come tanti spilli da agopuntore, ma nessuno che
si fosse arrischiato ad avvicinarla; poi c’erano stati tre o quattro fiacchi
tentativi di rimorchio da parte di adolescenti brufolosi e dai capelli bisunti
(ma lì, rendendosi conto del livello infimo del target maschile, Verena aveva
deciso di darsi all’ascetismo sessuale e la cosa era passata d’ufficio in
secondo piano); c’erano state anche due ragazze che avevano provato ad
attaccare bottone e che si erano fatte spaventare dallo sguardo pungente e
dalle risposte a monosillabi di Verena. Poi gradualmente, dalla seconda
settimana, era iniziato il confortante torpore dell’indifferenza, cosa che
Verena agognava con tutta se stessa… Subito prima che arrivasse Teo. E che
arrivassero Dieci, Paco e Oleana, anche…
Un fiume in piena di ceffi strani, tutti in una volta. Quasi
più strani di lei a dire il vero! Teo di sicuro.
Teo. L’inizio di tutto.
Pensando a lui, Verena non poté fare a meno di sorridere. Mai
avrebbe creduto che il primo essere umano a diventarle amico in quella scuola
di cerebrolesi sarebbe stato Teo, per i seguenti motivi:
1) Nonostante
si fregiasse di essere l’unica diciottenne della scuola assolutamente
refrattaria alla moda e allo stile di tendenza, aveva notato immediatamente il
suo look eccentrico e, stranamente, le era piaciuto
2) Nonostante
si fregiasse di essere l’unica diciottenne della scuola assolutamente
refrattaria alla bellezza maschile, aveva notato Teo e la sua sfolgorante,
efebica bellezza e, stranamente, le era piaciuta
3) Nonostante
si fregiasse di essere l’unica diciottenne della scuola assolutamente
refrattaria al contatto sociale, era stata lei a parlargli per prima.
Beh, parlargli forse era una parola un po’ grossa…
d’altronde, come spiegare quello che era successo nel corridoio del primo piano
solo il giorno prima?