b
La luce filtrava timidamente tra le tende della camera
di Shinji. In quella stanza,come del resto in tutta la casa,regnava il
silenzio. La sveglia poggiata sul comodino a fianco del letto iniziò a
suonare prima sommessamente poi in modo fastidioso e insistente.Shinji la zittì
con un duro colpo di mano,poi si tolse le coperte e si trascinò indolentemente
verso il bagno.Un altro squallido giorno della sua patetica esistenza era
cominciato.Si diede una lavata veloce,si vestì e andò in cucina. Appena
entrato notò sul tavolo un foglietto:"Shinji,io e papà staremo via per un paio
di giorni a causa del contratto a cui tuo padre sta lavorando.Non ti abbiamo
svegliato per non disturbarti.Ti ho lasciato un po' di soldi sul tavolo,buona
giornata.un bacio mamma." Ecco,tanto per cambiare quei due si erano
dimenticati che quel giorno era il suo compleanno!Ma in fondo che glie ne
importava,dovevano lavorare!Che glie ne fregava di lasciare il figlio a
festeggiare da solo...per l'ennesima volta. D'improvviso il telefono
squillò. Il giovane lo fece suonare per qualche secondo.Non aveva voglia di
parlare con nessuno. Poi,infine,alzò la cornetta. "Pronto?"cinquettò una
vocina dall'altra parte della cornetta:"Pronto Shinji?" Era sua
madre. "Dimmi" rispose seccato il ragazzo "Oh!Tesoro!Hai visto il mio
bigliettino?"chiese la donna mielosa. "Sì" "Oh...mi spiace essere partita
senza dirti niente...ma...ma lo conosci tuo padre!E' come uno squalo,quando
fiuta un possibile incasso non lo ferma nessuno!"ridacchiò lei:"Non ti spiace
rimanere solo per un paio di giorni,vero?" "Tanto ci sono abituato"commentò
sarcasticamente il figlio. "Oh...non dire così,ci fai sembrare dei mostri!Che
cos'hai da essere così acido oggi?" "Ho da essere acido perchè oggi è il mio
compleanno e tanto per cambiare tu e papà siete ovunque tranne che con vostro
filglio!" La donna si ammutolì per qualche secondo. "Il...il tuo
compleanno...?Cioè,lo sapevamo ma..."si interruppe un secondo farfugliando
a bassa voce in direzione del marito:"Il suo compleanno?Ma non era
settimana prossima?Oddio...ma siamo già al 22?" Shinji roteò esasperato gli
occhi.Ma la madre lo credeva scemo? "Guarda che ti sento!"avrebbe voluto
dirle,ma la scena era già troppo grottesca,non serviva a niente infierire
ancora. "Ascolta tesoro"disse la madre di ritorno alla cornetta:"Come era
scritto sul biglietto,i soldi sono sul tavolo...compraci quello che vuoi!Non
importa quanto spendi...bhè certo,non esagerare ma....vedi tu,insomma sei il
festeggiato!Ora devo andare...buon compleanno!" Il giovane abbassò la
cornetta e chiuse gli occhi. Tirò un lungo sospiro,prese il suo zaino ed uscì
di casa in direzione della scuola. Chi se ne fregava se quei due non
c'erano!Lui poteva divertirsi anche da solo.Finite le lezioni sarebbe andato da
qualche parte a far baldoria!Si sarebbe divertito come un matto e avrebbe speso
un mucchio di soldi...alla faccia loro!
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Takeshi,chino e con lo sguardò rivolto a terra,si stava incamminando verso
l'edificio scolastico. La mano che si era medicato il giorno prima gli
pulsava e le escoriazioni su di essa bruciavano maledettamente. Il giovane
oltrepassò il cancello della scuola e anzichè dirigersi verso l'ingresso prese
il piccolo vialetto che portava alla grossa palestra dell'istituto. Si
nascose dietro ad alcuni cespugli e poggiò la cartella a terra. Tirò un lungo
sospiro e iniziò a piangere sommessamente. Con lo sguardo ofuscato dalle
lacrime frugò nello zaino estraendo il proprio astuccio. Le sue dita vagarono
tra matite e righelli,sino a trovare un taglierino. Il ragazzo fece
fuoriuscire la lama di circa un centrimetro e tremante la avvicinò al suo polso
sinistro. Voleva porre fine alle proprie sofferenze,voleva sparire...voleva
smettere di sentirsi sporco... Appoggiò la lama fredda sulla pelle ed
esercitò un leggera pressione. Una goccia di sangue iniziò a colargli lungo
il braccio.Il piccolo taglio iniziò a bruciare,come se quel minuscolo tratto di
pelle stesse andando a fuoco. Il cuore di Takeshi iniziò a battere
all'impazzata. Forse questa volta ci sarebbe riuscito...forse avrebbe trovato
finalmente il coraggio di sparire dalla faccia della terra... Riprovò a
posizionare la lama del taglierino sul polso.Il suo cuore non accennava a
rallentare il suo frenetico battito. Stette qualche secondo fermo,lì,in
silenzio. L'eccitazione che sino a pochi istanti prima l'aveva spronato al
folle gesto ora era stata sostituita da un panico crescente. Quello che si
era fatto prima era un semplice taglietto...ma affondare veramente e con
decisione una lama nella propria carne avrebbe fatto certamente un male
assurdo.Sarebbe riuscito a resistere ad un dolore simile? No.Non ne avrebbe
avuto il coraggio. Alla fine era solo un vigliacco...quante volte aveva
provato a farla finita...eppure era ancora lì...vivo e a provarci per l'ennesima
volta. Era davvero patetico Lanciò rabbiosamente il taglierino in mezzo
all'erba e continuò a piangere,stavolta singhiozzando. Che cosa aveva fatto
di male per meritarsi questo?Era sempre stato un bravo bambino!Perchè mai gli
Dei lo punivano a questo modo?Avrebbe tanto voluto scappare...librarsi in volo
come un gabbiano e volare senza meta...avrebbe voluto sentirsi libero. "Ma
guarda un po'..."proruppe una voce alle sue spalle:"...ehi ragazzi,qui abbiamo
una femminuccia che piange!" Takeshi si voltò terrorizzato mentre un ragazzo
di nome Kazuo e la sua banda di balordi lo guardavano divertiti. Il gruppo di
ragazzi trascinò il moro fuori dalle siepi e lo sbattè contro il muro della
capanna degli attrezzi del custode. "Ehi femminuccia...dimmi...scommetto che
hai un bel pò di quattrini in tasca...perchè non li dividi con noi?"ghignò il
capo. "Non mi toccare..."balbettò sommessamente Takeshi. "Come?"rispose
interdetto il corpulento compagno. "Non mi toccare!" La combricola scoppiò
in una sonora risata:"Non ti dobbiamo toccare?"domandò uno dei quattro:"Oh,mi
scusi sua maestà se la sporchiamo con le nostre sudice mani..."poi continuò:"E
invece la sai una cosa?Noi ti tocchiamo eccome!"così dicendo gli tirò un pugno
nello stomaco,facendolo acasciare a terra per il dolore. "Allora? vuoi tirare
fuori i tuoi maledetti soldi?" Senza neanche ascoltarli il ragazzino scoppiò
nuovamente in lacrime:"Non mi toccate!Non mi toccate!Non mi toccate!"gridò
rannicchiandosi su se stesso.
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Shinji guardò l'orologio:le nove meno un quarto.Era in ritardo!Ancora qualche
minuto e il custode avrebbe chiuso i cancelli della scuola impedendogli di
entrare. Il giovane corse a perdifiato arrivando pochi secondi prima del
suono della campanella. "Ah!Ah!Ah!Che mezza sega!E' stato come rubare le
caramelle ad un bambino!"ridacchiò Kazuo dirigendosi verso l'ingresso
dell'edificio scolastico insieme ai suoi amici. Shinji lo guardò
infastidito,possibile che quel cretino non sapesse far altro che maltrattare gli
altri?Chissà chi era stata la sua vittima quel giorno?Mah!A lui che
importava?Non erano affari suoi...meglio non impicciarsi! Attraversò la porta
d'ingresso e si diresse al suo armadietto delle scarpe,fece per
togliersele...poi ebbe un ripensamento. La persona che era stata
infastidita,se non aggradita,da quel bestione di Kazuo magari era ancora lì
fuori a piangere. Da dove era venuto quel grassone?Dal vialetto che portava
in palestra!Il ragazzo non ci pensò due volte e si mise a correre in quella
direzione. In fondo,se lui si fosse trovato in una situazione simile gli
sarebbe piaciuto che qualcuno fosse andato a consolarlo o aiutarlo. Arrivato
a destinazione,rimase allibito. Un ragazzino moro e minuto stava
raggomitolato,tremante,in un angolo vicino alla capanna degli attrezzi. Gli
si avvicinò e notò che l'altro ebbe come un tremito di terrore. "Stai...stai
bene?"gli domandò un po' preoccupato. Takeshi alzò lo sguardo,gli occhi
vitrei e vuoti. Shinji sobbalzò:era lo stesso ragazzo a cui aveva raccolto il
libro il giorno prima!Lo fissò silenziosamente per qualche istante.C'era
qualcosa di strano in lui...lo guardava come se non avesse più niente da
perdere...come se fosse arrivato al culmine della disperazione...come fosse
caduto in un baratro senza ritorno.
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La campanella aveva appena suonato la fine della lezioni quando Shinji bussò
all' infermeria. La signorina Tanaka aprì delicatamente la
porta:"Sì?" "Come sta il ragazzo che le ho portato stamattina?"domandò
preoccupato il giovane. "E' andato via circa cinque minuti fa.Gli ho chiesto
se non preferiva che lo accompagnassi io a casa,ma non mi ha risposto.Si è
semplicemente alzato,ha preso la cartella ed è uscito.Comunque stasera chiamerò
a casa sua per sapere se sta bene." "Come si chiama?"chiese
Shinji. "Takeshi...Takeshi Oba.Comunque,se ti sbrighi forse fai in tempo a
raggiungerlo." Il giovane non se lo fece ripetere due volte:in men che non si
dica era all'inseguimento dello strano ragazzo il cui comportamento gli aveva
scosso insistentemente i pensieri dalla prima volta in cui l'aveva visto.
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Takeshi avanzava lentamente lungo il marciapiede che costeggiava la statale a
due chilometri da casa sua. Si sentiva distrutto,sia fuori che dentro.Non
aveva voglia di tornare a casa...in realtà non aveva voglia di fare più
niente. Si fermò ad un semaforo,pronto ad attraversare.In attesa del semaforo
verde,la sua mente iniziò a vagare tra i ricordi...Come era potuto arrivare a
questo punto?Quand'era cominciato quell'inferno? Lo ricordava bene. Sua
madre all'età di dicianove anni era stata messa in cinta da uno dei suoi tanti
ragazzi.I genitori l'avevano disredata e così lei lo aveva partorito e accudito
da sola sino a quando lui aveva compiuto cinque anni. Poi,il giorno del suo
sesto compleanno lei aveva portato a casa un uomo,più vecchio di lei di almeno
quindici anni:"Lui sarà il tuo papà!"aveva detto. Era andato tutto bene per
qualche mese,poi a natale...lui...non aveva più rispettato il suo accordo...non
si era comportato più...da papà. Takeshi ebbe come un flashback. Le luci
dell'albero di natale brillavano allegre e riempivano il salotto di mille
colori. "Dammene un altro bicchire"ridacchiò la madre di Takeshi in direzione
del marito. L'uomo non se lo fece ripetere due volte e riempì il calice della
donna sino a far strabordare il vino sulla tovaglia.Entrambi ridacchiarono di
gusto. Erano circa le undici della vigilia quando la signora Oba si
addormentò ubriaca. Takeshi,eccitato per l'imminente venuta di babbo natale
era seduto di fronte al camino con un piattino di biscotti."Babbo Natale avrà
fame quando scenderà dal camino!"pensò. "Takeshi"lo chiamò il patrigno. Il
bimbo si voltò sorridente.Un sorriso che gli si spense subito sulle
labbra. L'uomo che sino al giorno prima gli sorrideva dolcemente,ora lo stava
guardando in modo strano...un modo che al bambino fece venire i brividi.Poggiò
il piatto che aveva in mano per terra e si diresse alla propria cameretta. Il
trentaquattrenne lo seguì. "Takeshi...babbo natale non verrà stanotte."gli
disse con voce suadente,chiudendo la porta della piccola stanza alle sue
spalle:"Ma non ti preoccupare...ti darò io un regalo stasera...e sono sicuro che
ti piacerà." Il bambino indietreggiò sino al proprio armadio
tremando. Perchè il suo nuovo papà lo guardava a quel modo?Sentiva quegli
occhi trapassarlo come una lama.I suoi pantaloni si bagnarono.Se l'era
letteralmente fatta addosso dalla paura. L'uomo ridacchiò:"Non ti
preoccupare,all'inizio fa un po' male...ma poi..." L'ombra del patrigno
oscurò il viso del bimbo. Quella notte,per la prima volta nella sua
vita,Takeshi...desiserò morire. Il ragazzo tornò di colpo alla realtà,il
fiato corto a causa dell'orrendo ricordo rivissuto. Quante volte da allora
aveva desiderato porre fine alla propria esistenza?Quanto sarebbe dovuta durare
ancora quell'agonia?Sarebbe stato capace di resistere? Una lacrima gli solcò
solitaria la guancia. Era ora di finirla e questa volta,per
davvero. Guardò il semaforo accendersi di rosso e sentì il rumore di una
macchina in avvicinameto.Le sue gambe non ebbero esitazioni. Un
passo. Due. E si trovò in mezzo alla strada. "Attento!!!"sentì urlare
alle proprie spalle. Si voltò e vide Shinji.Lo fissò con sguardo vuoto e
gelido,poi fece un altro passo. La macchina che arrivò in quel momento lo
travolse senza avere il tempo di frenare,sbalzandolo ad almeno un metro da dove
si trovava.
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"Come sta?"chiese istericamente Shinji alla prima infermiera che vide uscire
dalla sala operatoria. "Ce la farà...ha tre costole rotte ed una commozione
celebrale ma ce la farà!Lo stanno portando adesso in camera."rispose lei con
voce dolce:"Sei suo fratello?" "No,io...io sono...sono un suo amico!La
prego,mi faccia parlare con lui!" "Non se ne parla neanche!Deve riposare!E
ora vai a casa,potrai venire a trovarlo nei prossimi giorni." Shinji stette a
guardarla supplichevole. "Vaaai!O i tuoi genitori si
preoccuperanno!"insistette lei. Il ragazzo fece per andarsene. "Mi scusi
signorina,mio figlio è stato portato qui da un ambulanza!Ha avuto un
incidente!Si chiama Takeshi!"gridò un signore grosso e mezzo pelato in tono
agitato. "Venite!Da questa parte!"gli indicò la ragazza. Il patrigno e
Shinji si scambiarono uno sguardò sfuggente,poi l'uomo si voltò in direzione del
corridoio indicato dall'infermiera.
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Takeshi mosse lievemente le palpebre.Si sentiva pesante come un
macigno. Dove si trovava?Era morto? Aprì faticosamente gli occhi e si
guardò intorno.Nonostante la flebile luce riconobbe il luogo in cui si
trovava:era in un ospedale. Sentì come un tuffo al cuore. Come poteva
essere soppravvissuto?Perchè gli Dei giocavano col suo destino in questo
modo?Nel medesimo istante in cui aveva visto l'auto venirgli addosso si era
sentito come liberato da un peso,come se le sue sofferenze fossero finalmente
destinate a giunere al termine.Perchè era ancora lì?Perchè non era in un posto
migliore? Scoppiò sommessamente a piangere,anche se ogni singhiozzo gli
faceva duolere le costole rotte. Qualcuno bussò alla porta. Nella semi
oscurità della stanza si fece avanti Shinji. "C...ciao,sei sveglio?"domandò
flebilmente. Takeshi si girò.Aveva già visto quel ragazzo...era quello che
gli aveva raccolto il libro una volta...quello che l'aveva portato in infermeria
dopo che quei ragazzi della scuola l'avevano pestato...quello che aveva visto
prima dell'incidente...che cosa ci faceva lì?Che cosa voleva da lui? "Come
stai?"gli chiese il compagno. Il ragazzino non gli rispose. "Tra quanto ti
dimettono?Te l'hanno detto?"continuò l'altro. Takeshi lo guardò negli
occhi:"Chi sei?E che cosa vuoi da me?"domandò
freddamente. "Oh...scusami!"arrossì imbarazzato Shinji:"Mi chiamo
Shinji,e...volevo sapere come stavi!" "Come vedi...sono
vivo...ancora." Shinji fu scosso da un brivido.Quella frase gli suonò
immensamente triste e amara.Era come se quel ragazzo fosse tutt'altro che
contento d'essere sopravvissuto all'incidente. Si scurì in volto e ancor
prima che il suo cervello potesse collegarsi alla bocca,gli sputò a bruciapelo
una domanda:"Per quale motivo hai attraversato la strada,nonostante avessi visto
più che bene il semaforo rosso?" Takeshi ebbe come un sussulto,ma non per la
domanda posta dal molesto estraneo bensì,per l'oscura figura che aveva fatto
capolino nella camera:il suo patrigno. L'uomo,che aveva sentito più che bene
l'accusa lanciata dall'amico al suo figlioccio,rimase fermo sulla
porta. Nei suoi occhi passò un lampo di collera.
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