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Autore: Beb270987    03/12/2007    0 recensioni
L'ultima volta che vidi Takeshi...lui mi sorrise.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luce filtrava timidamente tra le tende della camera di Shinji.
In quella stanza,come del resto in tutta la casa,regnava il silenzio.
La sveglia poggiata sul comodino a fianco del letto iniziò a suonare prima sommessamente poi in modo fastidioso e insistente.Shinji la zittì con un duro colpo di mano,poi si tolse le coperte e si trascinò indolentemente verso il bagno.Un altro squallido giorno della sua patetica esistenza era cominciato.Si diede una lavata veloce,si vestì e andò in cucina.
Appena entrato notò sul tavolo un foglietto:"Shinji,io e papà staremo via per un paio di giorni a causa del contratto a cui tuo padre sta lavorando.Non ti abbiamo svegliato per non disturbarti.Ti ho lasciato un po' di soldi sul tavolo,buona giornata.un bacio mamma."
Ecco,tanto per cambiare quei due si erano dimenticati che quel giorno era il suo compleanno!Ma in fondo che glie ne importava,dovevano lavorare!Che glie ne fregava di lasciare il figlio a festeggiare da solo...per l'ennesima volta.
D'improvviso il telefono squillò.
Il giovane lo fece suonare per qualche secondo.Non aveva voglia di parlare con nessuno.
Poi,infine,alzò la cornetta.
"Pronto?"cinquettò una vocina dall'altra parte della cornetta:"Pronto Shinji?"
Era sua madre.
"Dimmi" rispose seccato il ragazzo
"Oh!Tesoro!Hai visto il mio bigliettino?"chiese la donna mielosa.
"Sì"
"Oh...mi spiace essere partita senza dirti niente...ma...ma lo conosci tuo padre!E' come uno squalo,quando fiuta un possibile incasso non lo ferma nessuno!"ridacchiò lei:"Non ti spiace rimanere solo per un paio di giorni,vero?"
"Tanto ci sono abituato"commentò sarcasticamente il figlio.
"Oh...non dire così,ci fai sembrare dei mostri!Che cos'hai da essere così acido oggi?"
"Ho da essere acido perchè oggi è il mio compleanno e tanto per cambiare tu e papà siete ovunque tranne che con vostro filglio!"
La donna si ammutolì per qualche secondo.
"Il...il tuo compleanno...?Cioè,lo sapevamo ma..."si interruppe un  secondo farfugliando a bassa voce in direzione del  marito:"Il suo compleanno?Ma non era settimana prossima?Oddio...ma siamo già al 22?"
Shinji roteò esasperato gli occhi.Ma la madre lo credeva scemo?
"Guarda che ti sento!"avrebbe voluto dirle,ma la scena era già troppo grottesca,non serviva a niente infierire ancora.
"Ascolta tesoro"disse la madre di ritorno alla cornetta:"Come era scritto sul biglietto,i soldi sono sul tavolo...compraci quello che vuoi!Non importa quanto spendi...bhè certo,non esagerare ma....vedi tu,insomma sei il festeggiato!Ora devo andare...buon compleanno!"
Il giovane abbassò la cornetta e chiuse gli occhi.
Tirò un lungo sospiro,prese il suo zaino ed uscì di casa in direzione della scuola.
Chi se ne fregava se quei due non c'erano!Lui poteva divertirsi anche da solo.Finite le lezioni sarebbe andato da qualche parte a far baldoria!Si sarebbe divertito come un matto e avrebbe speso un mucchio di soldi...alla faccia loro!

****************************************************************

Takeshi,chino e con lo sguardò rivolto a terra,si stava incamminando verso l'edificio scolastico.
La mano che si era medicato il giorno prima gli pulsava e le escoriazioni su di essa bruciavano maledettamente.
Il giovane oltrepassò il cancello della scuola e anzichè dirigersi verso l'ingresso prese il piccolo vialetto che portava alla grossa palestra dell'istituto.
Si nascose dietro ad alcuni cespugli e poggiò la cartella a terra.
Tirò un lungo sospiro e iniziò a piangere sommessamente.
Con lo sguardo ofuscato dalle lacrime frugò nello zaino estraendo il proprio astuccio.
Le sue dita vagarono tra matite e righelli,sino a trovare un taglierino.
Il ragazzo fece fuoriuscire la lama di circa un centrimetro e tremante la avvicinò al suo polso sinistro.
Voleva porre fine alle proprie sofferenze,voleva sparire...voleva smettere di sentirsi sporco...
Appoggiò la lama fredda sulla pelle ed esercitò un leggera pressione.
Una goccia di sangue iniziò a colargli lungo il braccio.Il piccolo taglio iniziò a bruciare,come se quel minuscolo tratto di pelle stesse andando a fuoco.
Il cuore di Takeshi iniziò a battere all'impazzata.
Forse questa volta ci sarebbe riuscito...forse avrebbe trovato finalmente il coraggio di sparire dalla faccia della terra...
Riprovò a posizionare la lama del taglierino sul polso.Il suo cuore non accennava a rallentare il suo frenetico battito.
Stette qualche secondo fermo,lì,in silenzio.
L'eccitazione che sino a pochi istanti prima l'aveva spronato al folle gesto ora era stata sostituita da un panico crescente.
Quello che si era fatto prima era un semplice taglietto...ma affondare veramente e con decisione una lama nella propria carne avrebbe fatto certamente un male assurdo.Sarebbe riuscito a resistere ad un dolore simile?
No.Non ne avrebbe avuto il coraggio.
Alla fine era solo un vigliacco...quante volte aveva provato a farla finita...eppure era ancora lì...vivo e a provarci per l'ennesima volta.
Era davvero patetico
Lanciò rabbiosamente il taglierino in mezzo all'erba e continuò a piangere,stavolta singhiozzando.
Che cosa aveva fatto di male per meritarsi questo?Era sempre stato un bravo bambino!Perchè mai gli Dei lo punivano a questo modo?Avrebbe tanto voluto scappare...librarsi in volo come un gabbiano e volare senza meta...avrebbe voluto sentirsi libero.
"Ma guarda un po'..."proruppe una voce alle sue spalle:"...ehi ragazzi,qui abbiamo una femminuccia che piange!"
Takeshi si voltò terrorizzato mentre un ragazzo di nome Kazuo e la sua banda di balordi lo guardavano divertiti.
Il gruppo di ragazzi trascinò il moro fuori dalle siepi e lo sbattè contro il muro della capanna degli attrezzi del custode.
"Ehi femminuccia...dimmi...scommetto che hai un bel pò di quattrini in tasca...perchè non li dividi con noi?"ghignò il capo.
"Non mi toccare..."balbettò sommessamente Takeshi.
"Come?"rispose interdetto il corpulento compagno.
"Non mi toccare!"
La combricola scoppiò in una sonora risata:"Non ti dobbiamo toccare?"domandò uno dei quattro:"Oh,mi scusi sua maestà se la sporchiamo con le nostre sudice mani..."poi continuò:"E invece la sai una cosa?Noi ti tocchiamo eccome!"così dicendo gli tirò un pugno nello stomaco,facendolo acasciare a terra per il dolore.
"Allora? vuoi tirare fuori i tuoi maledetti soldi?"
Senza neanche ascoltarli il ragazzino scoppiò nuovamente in lacrime:"Non mi toccate!Non mi toccate!Non mi toccate!"gridò rannicchiandosi su se stesso.

******************************************************************

Shinji guardò l'orologio:le nove meno un quarto.Era in ritardo!Ancora qualche minuto e il custode avrebbe chiuso i cancelli della scuola impedendogli di entrare.
Il giovane corse a perdifiato arrivando pochi secondi prima del suono della campanella.
"Ah!Ah!Ah!Che mezza sega!E' stato come rubare le caramelle ad un bambino!"ridacchiò Kazuo dirigendosi verso l'ingresso dell'edificio scolastico insieme ai suoi amici.
Shinji lo guardò infastidito,possibile che quel cretino non sapesse far altro che maltrattare gli altri?Chissà chi era stata la sua vittima quel giorno?Mah!A lui che importava?Non erano affari suoi...meglio non impicciarsi!
Attraversò la porta d'ingresso e si diresse al suo armadietto delle scarpe,fece per togliersele...poi ebbe un ripensamento.
La persona che era stata infastidita,se non aggradita,da quel bestione di Kazuo magari era ancora lì fuori a piangere.
Da dove era venuto quel grassone?Dal vialetto che portava in palestra!Il ragazzo non ci pensò due volte e si mise a correre in quella direzione.
In fondo,se lui si fosse trovato in una situazione simile gli sarebbe piaciuto che qualcuno fosse andato a consolarlo o aiutarlo.
Arrivato a destinazione,rimase allibito.
Un ragazzino moro e minuto stava raggomitolato,tremante,in un angolo vicino alla capanna degli attrezzi.
Gli si avvicinò e notò che l'altro ebbe come un tremito di terrore.
"Stai...stai bene?"gli domandò un po' preoccupato.
Takeshi alzò lo sguardo,gli occhi vitrei e vuoti.
Shinji sobbalzò:era lo stesso ragazzo a cui aveva raccolto il libro il giorno prima!Lo fissò silenziosamente per qualche istante.C'era qualcosa di strano in lui...lo guardava come se non avesse più niente da perdere...come se fosse arrivato al culmine della disperazione...come fosse caduto in un baratro senza ritorno.

********************************************************************

La campanella aveva appena suonato la fine della lezioni quando Shinji bussò all' infermeria.
La signorina Tanaka aprì delicatamente la porta:"Sì?"
"Come sta il ragazzo che le ho portato stamattina?"domandò preoccupato il giovane.
"E' andato via circa cinque minuti fa.Gli ho chiesto se non preferiva che lo accompagnassi io a casa,ma non mi ha risposto.Si è semplicemente alzato,ha preso la cartella ed è uscito.Comunque stasera chiamerò a casa sua per sapere se sta bene."
"Come si chiama?"chiese Shinji.
"Takeshi...Takeshi Oba.Comunque,se ti sbrighi forse fai in tempo a raggiungerlo."
Il giovane non se lo fece ripetere due volte:in men che non si dica era all'inseguimento dello strano ragazzo il cui comportamento gli aveva scosso insistentemente i pensieri dalla prima volta in cui l'aveva visto.

********************************************************************

Takeshi avanzava lentamente lungo il marciapiede che costeggiava la statale a due chilometri da casa sua.
Si sentiva distrutto,sia fuori che dentro.Non aveva voglia di tornare a casa...in realtà non aveva voglia di fare più niente.
Si fermò ad un semaforo,pronto ad attraversare.In attesa del semaforo verde,la sua mente iniziò a vagare tra i ricordi...Come era potuto arrivare a questo punto?Quand'era cominciato quell'inferno?
Lo ricordava bene.
Sua madre all'età di dicianove anni era stata messa in cinta da uno dei suoi tanti ragazzi.I genitori l'avevano disredata e così lei lo aveva partorito e accudito da sola sino a quando lui aveva compiuto cinque anni.
Poi,il giorno del suo sesto compleanno lei aveva portato a casa un uomo,più vecchio di lei di almeno quindici anni:"Lui sarà il tuo papà!"aveva detto.
Era andato tutto bene per qualche mese,poi a natale...lui...non aveva più rispettato il suo accordo...non si era comportato più...da papà.
Takeshi ebbe come un flashback.
Le luci dell'albero di natale brillavano allegre e riempivano il salotto di mille colori.
"Dammene un altro bicchire"ridacchiò la madre di Takeshi in direzione del marito.
L'uomo non se lo fece ripetere due volte e riempì il calice della donna sino a far strabordare il vino sulla tovaglia.Entrambi ridacchiarono di gusto.
Erano circa le undici della vigilia quando la signora Oba si addormentò ubriaca.
Takeshi,eccitato per l'imminente venuta di babbo natale era seduto di fronte al camino con un piattino di biscotti."Babbo Natale avrà fame quando scenderà dal camino!"pensò.
"Takeshi"lo chiamò il patrigno.
Il bimbo si voltò sorridente.Un sorriso che gli si spense subito sulle labbra.
L'uomo che sino al giorno prima gli sorrideva dolcemente,ora lo stava guardando in modo strano...un modo che al bambino fece venire i brividi.Poggiò il piatto che aveva in mano per terra e si diresse alla propria cameretta.
Il trentaquattrenne lo seguì.
"Takeshi...babbo natale non verrà stanotte."gli disse con voce suadente,chiudendo la porta della piccola stanza alle sue spalle:"Ma non ti preoccupare...ti darò io un regalo stasera...e sono sicuro che ti piacerà."
Il bambino indietreggiò sino al proprio armadio tremando.
Perchè il suo nuovo papà lo guardava a quel modo?Sentiva quegli occhi trapassarlo come una lama.I suoi pantaloni si bagnarono.Se l'era letteralmente fatta addosso dalla paura.
L'uomo ridacchiò:"Non ti preoccupare,all'inizio fa un po' male...ma poi..."
L'ombra del patrigno oscurò il viso del bimbo.
Quella notte,per la prima volta nella sua vita,Takeshi...desiserò morire.
Il ragazzo tornò di colpo alla realtà,il fiato corto a causa dell'orrendo ricordo rivissuto.
Quante volte da allora aveva desiderato porre fine alla propria esistenza?Quanto sarebbe dovuta durare ancora quell'agonia?Sarebbe stato capace di resistere?
Una lacrima gli solcò solitaria la guancia.
Era ora di finirla e questa volta,per davvero.
Guardò il semaforo accendersi di rosso e sentì il rumore di una macchina in avvicinameto.Le sue gambe non ebbero esitazioni.
Un passo.
Due.
E si trovò in mezzo alla strada.
"Attento!!!"sentì urlare alle proprie spalle.
Si voltò e vide Shinji.Lo fissò con sguardo vuoto e gelido,poi fece un altro passo.
La macchina che arrivò in quel momento lo travolse senza avere il tempo di frenare,sbalzandolo ad almeno un metro da dove si trovava.

*********************************************************************

"Come sta?"chiese istericamente Shinji alla prima infermiera che vide uscire dalla sala operatoria.
"Ce la farà...ha tre costole rotte ed una commozione celebrale ma ce la farà!Lo stanno portando adesso in camera."rispose lei con voce dolce:"Sei suo fratello?"
"No,io...io sono...sono un suo amico!La prego,mi faccia parlare con lui!"
"Non se ne parla neanche!Deve riposare!E ora vai a casa,potrai venire a trovarlo nei prossimi giorni."
Shinji stette a guardarla supplichevole.
"Vaaai!O i tuoi genitori si preoccuperanno!"insistette lei.
Il ragazzo fece per andarsene.
"Mi scusi signorina,mio figlio è stato portato qui da un ambulanza!Ha avuto un incidente!Si chiama Takeshi!"gridò un signore grosso e mezzo pelato in tono agitato.
"Venite!Da questa parte!"gli indicò la ragazza.
Il patrigno e Shinji si scambiarono uno sguardò sfuggente,poi l'uomo si voltò in direzione del corridoio indicato dall'infermiera.

**********************************************************************

Takeshi mosse lievemente le palpebre.Si sentiva pesante come un macigno.
Dove si trovava?Era morto?
Aprì faticosamente gli occhi e si guardò intorno.Nonostante la flebile luce riconobbe il luogo in cui si trovava:era in un ospedale.
Sentì come un tuffo al cuore.
Come poteva essere soppravvissuto?Perchè gli Dei giocavano col suo destino in questo modo?Nel medesimo istante in cui aveva visto l'auto venirgli addosso si era sentito come liberato da un peso,come se le sue sofferenze fossero finalmente destinate a giunere al termine.Perchè era ancora lì?Perchè non era in un posto migliore?
Scoppiò sommessamente a piangere,anche se ogni singhiozzo gli faceva duolere le costole rotte.
Qualcuno bussò alla porta.
Nella semi oscurità della stanza si fece avanti Shinji.
"C...ciao,sei sveglio?"domandò flebilmente.
Takeshi si girò.Aveva già visto quel ragazzo...era quello che gli aveva raccolto il libro una volta...quello che l'aveva portato in infermeria dopo che quei ragazzi della scuola l'avevano pestato...quello che aveva visto prima dell'incidente...che cosa ci faceva lì?Che cosa voleva da lui?
"Come stai?"gli chiese il compagno.
Il ragazzino non gli rispose.
"Tra quanto ti dimettono?Te l'hanno detto?"continuò l'altro.
Takeshi lo guardò negli occhi:"Chi sei?E che cosa vuoi da me?"domandò freddamente.
"Oh...scusami!"arrossì imbarazzato Shinji:"Mi chiamo Shinji,e...volevo sapere come stavi!"
"Come vedi...sono vivo...ancora."
Shinji fu scosso da un brivido.Quella frase gli suonò immensamente triste e amara.Era come se quel ragazzo fosse tutt'altro che contento d'essere sopravvissuto all'incidente.
Si scurì in volto e ancor prima che il suo cervello potesse collegarsi alla bocca,gli sputò a bruciapelo una domanda:"Per quale motivo hai attraversato la strada,nonostante avessi visto più che bene il semaforo rosso?"
Takeshi ebbe come un sussulto,ma non per la domanda posta dal molesto estraneo bensì,per l'oscura figura che aveva fatto capolino nella camera:il suo patrigno.
L'uomo,che aveva sentito più che bene l'accusa lanciata dall'amico al suo figlioccio,rimase fermo sulla porta.
Nei suoi occhi passò un lampo di collera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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