Quel che giace nel ripostiglio

di Rosheen
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IMPERFETTO

 
 
 
 
 
Rita Skeeter gli chiedeva se si ricordava qualcosa dei suoi genitori, e lui le rispondeva che no, non se li ricordava. Quella, insistente, proseguiva il suo interrogatorio.
Ipotizzava questo: che i suoi genitori erano ancora vivi. Come si sentivano, al pensiero del figlio iscritto al Torneo Tremaghi? Erano orgogliosi? Preoccupati? Oppure arrabbiati?
Harry non lo sapeva, non lo sapeva di certo. Come poteva, in fondo? I suoi genitori erano morti. E, ora, Harry era davvero seccato.
Intanto, si accorgeva che la Skeeter lo fissava attentamente. Lui, cupo, evitava il suo sguardo, cosicché questo gli cadeva sulle parole che la penna tracciava su di una pergamena. Dicevano che a lui, Harry, Harry dagli occhi verdi, quando la conversazione verteva sui genitori morti, ecco allora gli occhi si riempivano di lacrime.
Harry alzava il tono di voce, e negava ciò che le parole riportavano. Perché lui, gli occhi pieni di lacrime, proprio non ce li aveva.
Rita Skeeter tentava di parlare, ma veniva interrotta dalla porta del ripostiglio delle scope, che si apriva. Harry alzava gli occhi, e li strizzava nella luce forte. Albus Silente era in piedi e li guardava tutti e due, così schiacciati nello sgabuzzino.





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