Lezione
di Erbologia: Amanda & Harry.
(Pov
Harry)
Quella
mattina Harry si alzò alla solita ora e, come di consueto,
si
strofinò la mano sulla sulla cicatrice, sbadigliando.
Si
affrettò ad andare in bagno per farsi una doccia ed
indossare la
divisa scolastica, per poi scendere in Sala Grande.
La
colazione fu particolarmente tesa: la sera prima Ron ed Hermione
avevano avuto uno dei loro consueti e proverbiali litigi e si
trovò
a dover far da intermediario, prima di stancarsi e lasciarli soli a
litigare mentre scendevano nelle serre.
Aspettò
qualche minuto, ed entrò poco prima
dell’insegnante che li mise al
lavoro, in gruppo, su alcuni esemplari di piante carnivore.
Ron
si era già sistemato allo stesso posto con Dean Thomas e
Seamus
Finnegan e Ernie McMillan; Hermione con Lavanda Brown, Calì
Patil e
Susan Habbot.
Si
guardò attorno e scorse la giovane Rubens che era rimasta
l’unica
attorno al suo tavolo, essendo – prima del suo arrivo
– in numero
dispari.
Le
si avvicinò e le sorrise.
“Ti
dispiace se lavoro con te?”. Domandò gentilmente.
(Pov
Amanda)
“Tsk
se non c’è nessun altro”. Risposi con
fare indolente.
Dentro
di me urlavo dalla gioia ma sapevo che quello era Harry Potter,
ovvero il ragazzo più famoso della scuola, e che molte altre
ragazzine gli morivano dietro.
Non
volevo essere come loro, l’ennesima ragazzina sfigata e/o
impopolare, innamorata del sopravvissuto.
Quindi,
con uno sforzo disumano, cercai di reprimere le emozioni che provavo
per lui, comportandomi come se fossi stata con uno qualsiasi.
Accettai
di lavorare con lui ma lo guardai appena, gli parlai solo lo stretto
indispensabile ma esclusivamente sul compito che stavamo svolgendo.
(Pov
Harry)
Inarcò
le sopracciglia sentendosi vagamente a disagio per quella risposta
scontrosa e perfettamente gratuita: ancora una volta quella ragazza,
con cui non aveva mai scambiato una parola, lo sorprendeva per
quell’atteggiamento scostante che sfiorava la maleducazione.
La
guardò un poco interdetto ma prese a svolgere il compito
dato dalla
Sprite che fu abbastanza impegnativo da non obbligarli ad avere uno
scambio di battute troppo frequente.
Non
che fosse necessario: la ragazza si guardò bene dal
rivolgergli
parola al di fuori del compito che stavano svolgendo.
La
studiò con cipiglio ancora pensoso, togliendo le foglie
secche dalla
pianta. Quest’ultima si agitò e
avvicinò pericolosamente un
tentacolo in direzione della ragazza.
Agì
d’istinto: le diede una lieve spinta per scostarla dalla
traiettoria della pianta ma sfortunatamente così la fece
cadere a
terra.
La
professoressa accorse per placare la sua irruente piantina e il
ragazzo si volse verso la ragazza ancora a terra.
“S-
Stai bene? Scusami per la spinta”.
Le
sorrise e le porse la mano per aiutarla ad alzarsi dal pavimento di
legno della serra.
(Pov
Amanda)
Mi
ritrovai improvvisamente catapultata a terra dalla spinta di Harry.
Ascoltai
le sue scuse e vidi la mano che mi porse: il primo istinto fu di
afferrarla e rassicurarlo, oltre a ringraziarlo.
Ma
mi ritrovai mio malgrado a scansare la sua mano in modo brusco.
“Ce
la faccio da sola”. Gli risposi sollevandomi.
La
professoressa si avvicinò per sincerarsi delle mie
condizioni e,
dopo averla rassicurata, mi rivolsi ad Harry.
“Sempre
con questa mania di fare l’eroe,
vero?”.
Gli domandai in tono pungente: quasi fosse una sua intenzione quella
di mettersi sempre in mezzo ai guai e risolvere magicamente la
situazione per un bisogno di attenzioni.
“So
difendermi da sola e la prossima volta evita di toccarmi,
grazie”.
Aggiunsi
fissandolo scornata e scrollandomi la divisa dalla polvere e da
qualche macchia di terriccio.
(Pov
Harry)
Scostò
malamente la sua mano e il ragazzo si ritrovò a fissarla
interdetto
e vagamente imbarazzato, mentre si alzava.
Si
sentì apostrofare con parole arroganti e maligne che
solitamente i
Serpeverde – sopratutto per la consueta e tradizionale
rivalità –
gli rivolgevano.
Si
domandò vagamente quale fosse il suo problema ma
quell’atteggiamento
altezzoso, brusco e arrogante, lo fece incupire.
I
suoi occhi turchesi ebbero un guizzo di rabbia e le sopracciglia si
aggrottarono.
“Perdonami
se non volevo che la pianta ti staccasse la testa: la prossima volta
mi limiterò ad osservare, stanne certo”.
Non
aspettò risposta della giovane e riprese a togliere le
foglie secche
dalla piante con tutta l’intenzione di ignorarla.
Sentì
una gelida rabbia attraversarlo e provò un moto di disprezzo
e di
ostilità che solitamente riservava solo a persone
disgustose, dal
calibro di Malfoy.
Non
aveva certamente chiesto di lui di avere quella dannata cicatrice
sulla fronte e sentirsi apostrofare come chi cerca la gloria
“facendo
l’eroe” era intollerabile.
Staccò
con più forza del necessario la foglia secca e la pianta
emise una
sorta di ruggito ma la ignorò e prese a scrivere sulla
pergamena.
La
mano gli tremava per la rabbia.
(Pov
Amanda)
Sentii
la risposta brusca di Harry e mi venne quasi da piangere, avrei
voluto gridargli che non ero davvero la stronza che pensava.
Invece
me ne rimasi zitta con gli occhi bassi terminando il mio lavoro alla
pianta e scrivendo sulla mia pergamena.
Non
avrei mai voluto che mi considerasse come una delle tante ragazzine
superficiali che si innamoravano di lui per quel mito
dell’eroe:
avrei voluto sapesse che io vedevo in lui ben altra cosa.
Ma
per non sembrargli patetica e oca, avevo finito con
l’offenderlo.
Era
raro vederlo perdere completamente le staffe: ma la postura e i gesti
bruschi, le sopracciglia così aggrottate e la tensione del
corpo ne
tradivano l’agitazione.
Non
osai alzare lo sguardo su di lui ma mi maledissi per tutto il tempo
di quella vicinanza obbligata.
(Pov
Harry)
Era
consapevole del silenzio teso che era sceso tra loro ma non si diede
il minimo impegno di fare qualcosa in proposito: per dirla tutta non
voleva davvero perdere altro tempo e avere a che fare con qualcuno
che lo additava in quel modo.
Senza conoscerlo.
Con
superficialità e malizia, molto Serpeverdi.
Si
domandò distrattamente per quale motivo il cappello
l’avesse
smistata a Tassorosso di cui la qualità più nota
– a parte
l’impegno negli studi – era l’essere una
persona fidata e
leale.
Finì
di scrivere sulla pergamena e non le rivolse né parola
né sguardo.
Quando
la professoressa li congedò, provò un infinito
sollievo.
Prese
le sue cose e uscì rapidamente dalla serra, ricongiungendosi
a Ron
ed Hermione che sembravano aver messo da parte la loro lite.
Gli
chiesero subito se avesse riportato qualche ferita
dall’incidente
della lezione ma si limitò ad una risposta lapidaria.
Fu
di cattivo umore per quasi tutta la giornata.
(Pov
Amanda)
Terminai
la lezione con una profonda tristezza nel cuore.
Passai
l’intera giornata a pensare ad Harry e al modo in cui lo
avevo
trattato: ripensai ai suoi occhi e alla rispostaccia che mi aveva
dato, non potevo biasimare nient'altro che me stessa.
Quella
notte nella mia stanza, presi dalla valigia il mio diario segreto sul
quale annotavo tutti i miei pensieri e scrissi di getto quello che
era successo: mi addormentai con ancora la piuma in mano.
Continua...
Salve
gente, spero che
il capitolo vi sia piaciuto, era breve lo so, ma prometto che il
prossimo sarà più lungo e interessante: ci
saranno entrambe le
coppie ma non aspettatevi rose e fiori, semmai tante spine –
se
cosi non
fosse, non ci sarebbe gusto no? ;)
Chiudo e ringrazio tutti
coloro che
hanno seguito la storia fin qui, con la speranza che continueranno a
farlo,
Un abbraccio a
EliRadcliffe e alla mia
Kurtina (Kiki87) che ha collaborato al progetto con me e non manca lo
stesso di lasciarmi stupende recensioni,(sei un tesoro
*-*) .
A presto :)
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