Sono in corridoio, devo andare all’armadietto a prendere dei
libri.
Mi avvicino alla porta metallica e, facendo attenzione a non
farmi vedere, inserisco la combinazione. 3…5…4..8..9..0.
Con un CLICK metallico, l’armadietto mi rivela il suo
contenuto, ma la cosa sorprendente succede nell’esatto momento in cui chiudo lo
stesso armadietto, apatico.
La faccia di Trunks mi si presenta alla mia sinistra e perdo
un battito. Non posso farci nulla, Trunks sarà sempre capace di farmi sentire
così, felice e a disagio allo stesso tempo, ma fingo un broncio per coerenza,
più per me stesso che per lui…
“Ehi”
Una sola sillaba è bastata per farmi rischiare di cadere per
terra, non mi sento pronto a guardarlo negli occhi, visto il tono di voce da
diabete, i suoi occhi emaneranno dolcezza in quantità esorbitanti. Mi chiedo
perché lo faccia, insomma, ora mi prende in giro e nemmeno si accorge di quanto
sa essere stronzo, ora mi tratta come se fossi un vaso prezioso, stando attento
a dire le parole giuste (anche se le parole giuste non le azzecca mai perché
certe frasi come “mi fai tanta tenerezza” non possono avere che un effetto
rincoglionente su di me…).
“Ehi”
Gli rispondo secco continuando a guardare per terra.
Evidentemente si è accorto di questo mio essere restio
perché un po’ spazientito e un po’ rincarando la dose di zucchero nei suoi
comportamenti, mi prende il mento con due dita e fa in modo che i miei occhi si
puntino sui suoi… grandi… azzurri …. Limpidi e incredibilmente,
inverosimilmente e pericolosamente teneri.
Mi sento mancare e mi appoggio con la schiena all’armadietto
per evitare di cadergli addosso.
Lui continua.
“Ciao piccolo, mi chiedevo se oggi avessi voglia di tornare
a casa insieme a me…”
Ok posso morire in pace.
Credo che non mi abituerò mai alle attenzioni di Trunks.
Già, mai. Il tono di voce che ha usato per chiamarmi “piccolo”, il fatto di avermi
chiamato in quel modo e la timidezza con cui parlava, che ai miei occhi gli
conferiva la sua classica aria da cucciolo, innescano in me reazioni
incontrollate quali brividi, gambe molli e l’impulso di rispondergli di…
“Sì… cioè … ecco … se proprio ci … ci tieni…”
Oddio perché non riesco nemmeno fingere di fare finta di
essere arrabbiato, nemmeno lontanamente?? Uff…
“Davvero?”
Non se lo aspettava? Allora in qualcosa sono riuscito…
“Grazie!” conclude poi e appoggia la sua fronte sulla mia
spalla.
No aspetta. COSA? È … è. un abbraccio? Mi sta…? Ok stiamo calmi.
TU là sotto rimani al tuo posto e… ooooh ma a chi la voglio dare a bere non
riesco a contenermi e appoggio le mie mani sulla sua schiena, incapace di stare
fermo a ricevere quelle attenzioni.
Quando si stacca, come da copione, il mio corpo necessita
ancora contatto, quindi senza pensarci e pentendomi subito dopo, con un mezzo
sorrisetto gli do una pacca sulla spalla che sembra più una carezza e gli
sorrido.
Gli sto veramente sorridendo?? Oddio devo essere ammattito,
io Goten Son, il più grande conquistatore di ragazze, non sono capace di
fingere un altro comportamento che non sia quello del cucciolo innamorato
perso… dio… meglio muoversi. Già il fatto di tornare insieme a Trunks mi mette
piuttosto in agitazione, non serve sovraccaricarsi si emozioni… che la forza
sia con me!