I giorno passati nel
Parco Nazionale
delle Montagne Rocciose, furono un vero sogno. Finalmente, lontani da
quella città caotica e problematica che era Las Vegas, Nick,
Anna e Tommy, si godettero al meglio le sospirate vacanze.
(Potesse essere sempre così) si
ritrovò a pensare Anna,
un pomeriggio mentre se ne stava distesa a prendere il sole: sdraiata
su di un plaid steso sul in mezzo a una radura, tutto intorno totale
silenzio ad eccezione dei rumori delle bestiole del bosco e dello
scorrere dell'acqua del ruscello lì vicino, teneva gli occhi
chiusi e si sentiva rilassata ed in pace col mondo come non mai.
A un certo punto sentì una vocina provenire da poco lontano
seguita da una voce di uomo "Guarda, Tommy: la mamma sta dormendo. Ora
la andiamo a svegliare".
Si sentì un rumore di piccoli passi e ......
...."Mama?
ca
fai?" ritornò di nuovo la vocina;
Anna sospirò e si alzò sui gomiti, il suo bimbo
la stava
guardando: gli occhietti castani, furbi, la scrutavano attentamente
mentre le manine le accarezzavano il viso;
"Niente, topolino mio. La mamma stava cercando di riposare";
"Ah" fu la risposta; nel frattempo lei si era alzata a sedere e aveva
preso il piccolo in braccio, il bimbo le si era stretto addosso, gli
piaceva tanto prendere le coccole della sua mamma.....
Anna, ridendo, aveva cominciato a "spupazzarselo": gli massaggiava il
pancino, gli accarezzava le belle gambotte cicciottelle e le braccia,
altrettanto cicciottelle.
Tommy se la stava godendo un mondo, ma solo quando lei
cominciò
letteralmente a divorarlo di baci, lo spasso del piccolo
raggiunse
veramente le stelle.
"Oh, ma che bel quadretto!" Nick si era inginocchiato davanti a loro e
li stava guardando come ammaliato;
"Ciao, bellissimo" lo saluto la sua compagna e lo guardò
bene:
era veramente il più bell'uomo che ella avesse mai
conosciuto.
In quel momento mentre lo osservava così abbronzato,
rilassato,
sorridente gli sembrò di rivedere il ragazzo di cui si era
innamorata qualche anno prima. Lontano da Las Vegas, dal
lavoro,
dalle sue delusioni, Nick stava , seppur lentamente, ritrovando
il suo vero carattere, quell'indole buona, generosa, fondamentalmente
ottimista che, nonostante le dure prove cui la vita lo aveva sottoposto
negli anni, non l'aveva mai veramente abbandonato.
Lui le sorrise, le mise una mano a cingerle la nuca, la
attirò a
se "Ciao, dolcezza" le disse e le posò un piccolo
bacio
sulla fronte, poi spostò appena il capo per baciarla sul
serio,
sulla bocca, con tutti i carismi di un vero bacio d'amore.
"Papà,
ca
fai
ala mama?"
chiese Tommy, curioso.
"Questo, piccolo Tommy, si chiama bacio e se lo danno le
persone
che si amano veramente, come me e la tua mamma. Ora sei troppo
piccolo ma, fra qualche anno, baciare
le ragazze ti piacerà moltissimo!" rispose ridendo suo padre
"ricorda però che un bacio, un vero bacio deve essere dato
solo
per amore...e non permettere mai a nessuno di baciarti se tu non lo
vuoi, d'accordo?"
Nick, forse non se ne era accorto, ma due paia di occhi lo stavano
fissando intensamente: Tommy lo stava guardando incuriosito e forse un
po' perplesso, era troppo piccolo per capire, ma Anna lo guardava con
aria preoccupata. Lui le aveva detto, una volta, di essere stato
molestato sessualmente da piccolo dalla baby
sitter, ma lo aveva solo accennato, senza soffermarsi nei particolari.
Lei gli aveva lasciato la sua privacy e da allora non ne avevano
più parlato apertamente, solo che ogni tanto se ne
usciva
con queste frasi che la lasciavano spiazzata e le facevano capire
quanto
quell'episodio della sua vita continuasse a turbarlo.
Facendo finta di niente la ragazza indicò il sole al
tramonto
dicendo "Guardate che bello!": il cielo si stava tingendo di arancione
e
le poche nuvole prendevano una colorazione rosa acceso:
"Bello, sì" rispose Nick;
"
Beo" fece
eco Tommy con l'espressione estasiata di chi vede per la prima volta i
veri spettacoli della natura;
"Questo posto è un vero paradiso" riprese lei "vorrei che
questi
giorni durassero per sempre......ma non si può stare per
sempre
in vacanza....." sospirò; poi proseguì "domani,
Tommy,
andiamo dai nonni: da nonno Bill e nonna Gillian; sei
contento?!
"
Cì"
rispose il piccolo per il quale la parola nonni non voleva dire altro
che una dose supplementare di coccole e vizi. Nick, invece,
diventò improvvisamente serio e pensieroso.
Il giorno dopo, verso sera, arrivarono a Dallas. Non appena
ebbero parcheggiato la Ford Focus di Nick davanti al
ranch
in cui abitavano i suoi genitori, questi uscirono fuori a dare loro il
benvenuto.
"Ah, Poncho" disse il babbo di Nick dando una pacca sulla schiena al
figlio "che gioia vederti. Ti trovo bene!"
Iniziarono così una serie di saluti e convenevoli nei quali
i
coniugi Stokes si raccomandarono ad Anna affinché li
chiamasse
per nome e non signore e signora ("Siamo semplicemente Bill e Gill e
puoi, anzi devi, darci del tu"). Tutto sembrava andare per il meglio
ma, al momento di parlare della
sistemazione della giovane coppia, iniziarono i primi
problemi.
"Voi due, dormite insieme?" chiese la madre di Nick, un po'
ingenuamente;
"Certo mamma. Conviviamo da tre anni, abbiamo un
figlio.....è ovvio che dormiamo insieme."
"No facevo solo per dire....pensavo che.....no vabbè, ok.
Allora
vi sistemo nella stanza degli ospiti....la tua vecchia stanza, Nick,
è troppo piccola"
Nick sbuffò, suo padre alzò gli occhi al cielo,
poi gli disse "Non mancare di rispetto a tua madre, figliolo";
"Ma io non le ho mancato di rispetto....è solo che mi sembra
così chiaro!"
"Qui nel Texas siamo un po' all'antica......"
La discussione finì lì, ma a cena, davanti a
tutta la
famiglia, fratelli e sorelle di Nick con i rispettivi consorti e
figlioli compresi, riunita saltò fuori la fatidica domanda:
"E voi due, quand'è che vi sposate?"
"Mai" rispose laconico Nick, già pronto ad infuriarsi;
"Aspetta, Nicky" intervenne Anna "lasciami spiegare. Vedete,
io
amo Nick sopra ogni altra cosa e so che per lui è lo stesso.
Noi
ci siamo giurati amore eterno in una stanza di ospedale il giorno in
cui è nato Tommy, per i nostri cuori è come se
fossimo sposati. Niente potrà cambiare questo e non
ci serve
la benedizione di nessun prete o reverendo e nemmeno la ratifica di un
giudice di pace. Viviamo in una città dove il matrimonio
è diventato un marketing, se non una burla; noi abbiamo
deciso
di essere diversi da quelli che vediamo tutti i giorni arrivare a Las
Vegas, perché noi ci amiamo sul serio. E
sarà per
sempre. Il nostro bambino non è un incidente di percorso, ma
il
frutto del nostro amore. Anche se non lo abbiamo pianificato lo abbiamo
aspettato come un dono fin dal giorno in cui abbiamo saputo che sarebbe
arrivato, e non era stato un giorno facile per nessuno di noi due.
Nicky non è mio marito, è molto di
più: è
il mio compagno per la vita e, spero, anche oltre; è parte
di me
stessa: senza di lui sarei incompleta; è la luce di miei
giorni,
il mio conforto quando sto male o sono triste, e, infine ma non meno
importante, è il padre di mio figlio. Lui è il
mio tutto
e va bene così.
Questo è quanto, non credo di dovere aggiungere altro"
Alle parole di Anna seguì un silenzio assoluto, Nick le
prese la
mano e le baciò il palmo, lei si voltò a
guardarlo: i
suoi occhi erano lucidi: lo aveva commosso.
"Lo sai, Nicky, lo sai che è vero" gli sussurrò
"Sì però sentirselo dire così, stasera
davanti a
tutti......non lo so, mi ha spiazzato" le baciò nuovamente
il
palmo della mano per poi tenerla fra la sua per alcuni minuti.
Più tardi, mentre gli altri stavano chiacchierando e
bevendo caffè e bourbon, la giovane coppia
uscì sul
patio:
"Grazie Annie, per quello che hai detto prima a cena; hai saputo
trovare le parole giuste";
"Spero che adesso ci lascino stare";
"Vedi qui nel Texas sono tutti estremamente conservatori, tutti per Dio
e la Patria. Quelli come noi sono considerati peccatori"
"Peccatori eh....sapessi quanto mi piace fare peccato con te!"
Nick scoppiò a ridere "Piace anche a me, da impazzire!" poi
si
fece serio, la prese fra le braccia e la baciò molto
romanticamente al chiar di luna.
Dopo quella sera nessuno osò dire nulla sullo stato sociale
della giovane coppia
(speriamo
che abbiano capito) pensava Anna ancora dubbiosa
e
il giorno dopo fu come se niente fosse accaduto: i nonni coccolarono e
viziarono il piccolo Tommy, il quale in quelle occasioni era ancora
più adorabile del solito, Nick e Anna si
dedicarono a
esplorare i dintorni a cavallo.
Il pomeriggio del terzo giorno mentre tutti erano in piscina a prendere
il sole e sguazzare nell'acqua, Nick si trovò solo in casa a
passare davanti alla porta della sua cameretta da ragazzo. Quasi
meccanicamente aprì la porta ed entrò.
Inizialmente fu sorpreso e deliziato al tempo stesso per avere trovato
ancora ogni cosa così come l'aveva lasciata anni prima: il
poster di Springsteen alla parete, il pallone da rugby
nell'angolo della libreria, tutti i suoi dischi, i suoi
libri, i
suoi fumetti...entrò, cominciò con lo sfiorare
ogni cosa
e, all'improvviso, fu come un flash. Vide se stesso steso su
quello stesso letto mentre quella stronza bastarda gli rubava
l'innocenza, poi si rivide umiliato, sconfitto, sporco dentro,
seduto in
quell'angolo ad attendere il ritorno della propria madre con
le lacrime agli occhi e sperando ardentemente che "quella" non
lo
cercasse un'altra volta .
Ricordò come avesse giurato, quella sera stessa, che, da
grande,
avrebbe fatto tutto il possibile per cercare di proteggere i
più deboli e gli innocenti affinché non
succedesse ad
altri di doversi sentire come si era sentito lui: completamente alla
mercé di persone
malvagie e senza scrupoli. Per questo aveva studiato
criminologia, per potere diventare poliziotto. Gli venne alla mente la
faccia stupita di suo padre quando lui gli aveva comunicato quali studi
aveva scelto. Il Giudice Stokes aveva tanto sperato che il
minore
dei suoi
figli studiasse giurisprudenza e seguisse le sue orme professionali ed
invece.....valli a capire questi figlioli! Aveva comunque fatto buon
viso a cattivo gioco e si era fatto promettere da Nick, che,
una
volta laureato, si sarebbe impiegato come esperto criminologo presso il
Procuratore Distrettuale.....
invece mi sono arruolato in
Polizia e sono andato a Las Vegas....povero Cisco, che delusione deve
essere stata per lui.
Già, Las Vegas......come in un sogno, Nick
rivisse i
primi giorni del suo arrivo in Las Vegas, l'incontro con quella
città così grande e così "strana", i
primi giorni
al lavoro presso la Scientifica, l'incontro con Warrick che lo aveva
preso subito in simpatia e voluto come amico, l'affiatamento con
Catherine che era la prima donna, oltre a sua madre,
della quale si era fidato ciecamente sicuro che non l'avrebbe
mai
tradito. E poi, i suoi giorni difficili: lo stalker, il rapimento, la
morte di Warrick....e ogni volta aveva trovato qualcuno, alla
scientifica,
disposto ad aiutarlo, a cercare di capirlo ....e non poteva
lasciarli ora che avevano più bisogno di lui. Non poteva
abbandonare tutto quello in cui aveva creduto
e per cui aveva lottato. Perché se lui avesse mollato, in
quel
momento, allora le forze del male l'avrebbero avuta vinta: sarebbe
stato come se Warrick fosse vissuto invano, come se
fosse
morto invano
e questo lui non lo poteva permettere.
Mentre era così assorto nei suoi pensieri, non si era
accorto
che qualcuno era entrato nella stanza e ora stava proprio
davanti
a lui.
"Problemi, Nicky?" chiese Anna scrutandolo con fare indagatore;
"No, stavo solo pensando. Perché me lo chiedi?";
"Non so.....hai una faccia strana";
"Non erano pensieri del tutto piacevoli....ma sono passati. Vieni qui"
la prese fra le braccia per baciarla, dolcemente, sulle labbra. Fu un
attimo e si ritrovarono totalmente presi uno dell'altra e il bacio
divenne sempre più appassionato, tanto che non si accorsero
nemmeno
che la porta si era aperta;
"Poncho!" il babbo di Nick stava fermo sulla soglia, la mano sulla
maniglia, l'aria imbarazzatissima "oh, scusate.....volevo dire a
Poncho....ehm a Nick che ho parlato col Procuratore Distrettuale e che
lo vorrebbe vedere domani mattina alle 10 in punto";
Nick si volse verso suo padre, le mani sempre posate intorno alla vita
di Anna e gli disse, sicuro, "Non importa, Cisco, non serve.....mi
dispiace che ti sei stato tanto a disturbare ma.....domani
mattina
noi ce ne torniamo a Las Vegas; non lascerò mai la
Scientifica,
non finché l'età, le forze e la salute mi daranno
la
possibilità di andare avanti. La mia vita è a
Las
Vegas e io sono profondamente e totalmente un poliziotto; aiuto chi ne
ha bisogno e sono felice così."
(Evvai!) pensò
Anna ma non disse niente: la sua espressione, però valeva
mille parole.
"Beh" proseguì Bill "capisco....strano mi sembrava che ti
avrebbe fatto piacere rimanere qui a Dallas. Okay, adesso vi lascio
soli" indietreggiò fino a fuori dalla stanza e chiuse
la
porta dietro di se.
"Lo sapevo, lo sapevo che non avresti mai lasciato Las Vegas e
la Scientifica!";
"Non potrei mai lasciarli....sono come una seconda famiglia per me:
fermo restando che la
mia vera famiglia, adesso, è quella che ho creato con te e
Tommy.
Amo i miei genitori, come è giusto che sia, ma non posso
tornare
a vivere a Dallas, non posso e non voglio tornare indietro. Non posso
rinnegare me stesso.....";
Nick tacque per alcuni secondi poi continuò "Grazie Annie";
"E di che cosa, questa volta?" la ragazza era stupita, questa volta non
aveva detto o fatto niente;
"Di tutto: di essere sempre al mio fianco; di sapermi capire
più
di quanto, certe volte, non ci riesca io stesso; di essere entrata
nella mia vita al momento giusto; di amarmi per quello che sono
realmente senza volermi diverso; di sapere quando è giusto
parlare e quando è giusto tacere; di starmi ad ascoltare
sempre senza per questo forzarmi a parlare di cose che preferirei
dimenticare" e qui Nick ebbe un brivido "di tutte questa piccole
importantissime cose ti sarò eternamente grato .....e
ora.....ricordi per caso cosa stavamo
facendo prima di venire interrotti da mio padre?"
"Ricordo sì" Anna si mise a ridere davanti all'espressione
maliziosa di Nick " tu mi tenevi per la vita, poi avevi questa cosa
qui" e con un dito gli sfiorò le labbra "sulla mia bocca e
poi....."
E poi non riuscì a finire la frase perché lui la
stava baciando appassionatamente.
"Ho voglia di fare l'amore con te" disse poi;
"Ora, qui?";
"Perché no? Ti desidero immensamente";
"Ti desidero tanto anch'io......ma prima....chiudi la porta a chiave!".
Non sia mai che entri
qualcuno!!!!!
Ok, la fan fiction finisce qui, prima di lasciarci però
penso di dovere un paio di spiegazioni. Nella 12 stagione (che va in
onda a partire da domani 3 giugno su Italia1) effettivamente a un certo
punto Nick pensa di lasciare la Scientifica....da questo episodio ho
preso lo spunto per tutto il racconto. Ho inserito la
famiglia di origine, soprattutto i genitori, pensandola come una
famiglia un po' all'antica, in considerazione soprattutto che
nel Texas sono molto conservatori . Il fatto che il padre di Nick non
veda di buon occhio il lavoro del figlio e che lo avrebbe preferito
impiegato presso il procuratore distrettuale, invece, emerge anche
nella vera trama di CSI, se ci si presta una certa attenzione (io me ne
sono accorta alla seconda replica).
Il pensiero di Anna sul matrimonio è un po' il mio, o meglio
quello che avrei io se vivessi a Las Vegas, mentre per il linguaggio e
il modo di fare di Tommy ho preso spunto dal mio bimbo quando aveva due
anni.
Per sapere cosa è accaduto il giorno in cui i due hanno
saputo di diventare genitori vi rimando alla precedente fan-fiction
"Nessun uomo è un'isola", rileggendola mi sono resa conto
che non è così violenta come temevo, solo si fa
riferimento ad uno stupro ma senza essere troppo espliciti.
Saluto tutti, in particolare Mick e Rosalie che adorano le mie Annick
(così ribattezzate da Mick)
aspetto, come sempre recensioni
A presto
Love
Jessie
PS: non ci avevo pensato prima ma sarebbe il caso che vi faccia vedere
l'attrice che "presta" il volto ad Anna. Eccola http://stanzedicinema.files.wordpress.com/2010/11/anne-hathaway.jpg?w=753