Epilogo.
La notte era il
loro giorno. L’oscurità la loro luce. Le gare la loro vita.
Rombi di motori, stridii
di freni, slittare di gomme … La
Tokyo dei drifter si stava
svegliando. I fari si accesero come occhi che si spalancavano. I loro sguardi erano fissi sulla strada di fronte a loro, la guardavano con
avidità e desiderio.
Quattro auto si fecero
largo tra le altre, allineandosi sotto il semaforo lampeggiante poco prima del
grande incrocio. I clacson degli spettatori gridarono la loro approvazione e il
loro entusiasmo, ma quando un ragazzo avanzò posizionandosi a lato di esse
tacquero di colpo.
Il biondino, di
corporatura piuttosto bassa e robusta, alzò un braccio. A quel cenno, i quattro
motori ruggirono la loro impazienza. Le carrozzerie luccicavano nella notte,
uno scintillio di nero, verde, rosso e blu.
Poi fu un attimo.
Il braccio calò verso
terra, e il fumo inghiottì ogni cosa, insieme al lacerante grido delle gomme.
Un istante dopo, le auto
erano già lontane, lanciate nella loro folle corsa.
Si sfidarono, si
rincorsero, si superarono. Scattarono da una corsia all’altra, girarono su se
stesse, si sfiorarono. Era un gioco. Erano loro.
La Lamborghini nera era agile, sfuggente. Scivolava tra le altre,
le stuzzicava, le distanziava.
L’Audi
verde smeraldo la seguiva da vicino, ne imitava i movimenti, si muoveva sinuosa
come il cobra sulla sua carrozzeria, spesso la affiancava.
Le altre due auto
arrancavano nella loro scia, consapevoli di non poter competere, ma divertite,
spronate all’inseguimento.
E così i ragazzi al
volante. Tutti e quattro complici, tutti pieni di vitalità ed ebbri di
leggerezza.
E poi le luci dei fari
delle altre auto tornarono in vista. L’incrocio che li aveva visti partire
attendeva il loro ritorno.
La Ford rossa come il fuoco e l’auto blu come l’oceano
iniziarono a rallentare, consapevoli della loro sconfitta, ma per niente
deluse, semplicemente rispettose.
E invece le due auto in
testa mantennero la loro velocità, la aumentarono persino, e una volta arrivate
al semaforo lo superarono. Non svoltarono verso il punto di arrivo, ma
proseguirono dritte, seguendo la loro strada, incuranti - e forse un po’ divertite - dagli sguardi sorpresi che gli rivolsero gli
altri.
Quella era la loro gara,
di nessun altro, e l’avrebbero terminata insieme, quando avrebbero voluto.
***
Georg scese dall’auto,
avvicinandosi a Gustav che li aveva aspettati sul bordo della strada.
«Allora l’hanno fatto
davvero. Se ne sono andati» constatò
il ragazzo, osservando le due paia di fari allontanarsi a tutta velocità
all’orizzonte.
Andreas, che aveva
lasciato la sua vettura poco più in là, si unì a loro.
«Già» confermò, puntando anche lui lo sguardo sulle due
auto in lontananza. Sentiva già la loro mancanza, ma anche un profondo senso di
gioia e di fierezza. «Ma torneranno.»
L’hanno promesso …
anche a se stessi.
***
Le due auto sfrecciavano
l’una accanto all’altra, esattamente alla stessa velocità.
Tom spostò lo sguardo
alla sua sinistra, e vide la figura del gemello reggere il volante con una mano
sola nella Lamborghini al suo fianco. Gli occhiali
scuri erano abbandonati sul sedile, e i suoi occhi brillarono quando
incontrarono quelli del fratello.
Si sorrisero, un ghigno
che alzò loro un angolo della bocca, e riportarono la loro attenzione sulla
strada.
Proprio nello stesso
istante, entrambi premettero con più decisione sull’acceleratore, e le due auto
scattarono in avanti insieme, lasciandosi alle spalle la città addormentata.
Lasciavano Tokyo,
lasciavano un pezzo della loro vita, ma non importava, perché quello che
avevano perso l’avevano già ritrovato. E un giorno, sarebbero tornati. Per il
momento, volevano solo fuggire via, correre insieme come facevano un tempo,
abbandonarsi al destino.
E per la prima volta,
Bill sentì che quella parola impressa sulla fiancata della sua auto acquistava
un significato.
Freiheit.
Finalmente aveva trovato
la sua libertà.
The
End
»−·¯ ¯·->
NdA.
*sigh*
*snif*
È
davvero finita.
Che dire? Ammetto che mi ci ero
davvero affezionata. Infatti, all’inizio era nata come twincest,
e dal momento che la categoria è stata proibita, ho
modificato la trama pur di poterla pubblicare lo stesso. Quindi, niente amore
tra i gemelli, niente azioni incestuose, ma un forte
affetto fraterno assolutamente sì, perché è la cosa che adoro e stimo di più
dei Kaulitz.
Pucci
loro! <3
Questa
fic è stata anche un po’ una sfida, perché volevo
trasferire i Tokio Hotel in una AU, facendo di tutto
però per renderli il meno OOC possibile. E così ho mantenuto il look
stravagante di Bill, la mania per le donne e l’hip-hop
di Tom, l’aspetto da orsacchiotto e la riservatezza di Gustav, la capacità di essere ottimi amici di Georg e Andreas. Certo, alcune cose sono dovute andare un po’ fuori dalla
realtà, ma il contesto lo richiedeva …
Per
le scene di drifting e per la scelta delle auto, devo
ringraziare il videogioco di Need for
Speed (al quale sono rimasta attaccata per più di un
mese, dal momento che avevo perso il salvataggio
proprio a un passo dalla fine T.T) e il mio ex, che
mi hanno dato entrambi una mano considerevole! XD ammetto di capirci molto poco di motori, se non quando ho un joypad in mano … -.-
Altri
credits vanno innanzitutto a
tutti voi che avete continuato a leggere e commentare! Da chi mi ha dato il suo
parere fin dal prologo, a chi ha detto la sua a metà della storia, a chi ha
semplicemente letto ogni capitolo facendo aumentare quel numerino che indica i
lettori e che mi dà immensa soddisfazione. ^^
E
poi un Danke Shon
particolare va soprattutto ai Tokio Hotel, alle loro
canzoni, e al fatto stesso che esistano, perché mi danno la prova che gli
angeli ogni tanto scendono anche sulla terra. J
Bene,
terminato il mio sproloquio, chiudo in bellezza augurandovi un Buon Natale!! (Vi è piaciuto il mio regalino?
Un bell’epilogo sotto l’albero… XD)
1 bacione a tutti!
Fedy