Siamo ancora a capitoli d’introduzione. Verso il prossimo la storia comincerà a girare. Sto cercando
d’impegnarmi con questa fic, perché è piuttosto complicata,
più delle altre che ho scritto. La prima persona a volta mi confonde un
po’! comunque, l’aggiornamento non so
quando ci sarà, penso presto.
E, naturalmente, Buon 2008 a tutti!
It was late in September
And I'd seen you before …
You were always the cold one
But I was never that sure
Ricordo bene quell’anno. Il mio ultimo anno a
Hogwarts. Ma, esclusa questa
“novità”, il primo Settembre per me rappresentava la solita
tortura. Sveglia alle sei. Sì, perché
naturalmente non avrei mai pensato di preparare il baule il giorno prima.
So cosa vi starete chiedendo: e tutta la miriade di Elfi
Domestici schiavi dei Malfoy? Bè, caduta di Voldemort = cancellazione di ogni ingiustizia. E così
mia madre si era accontentata di una cameriera alla pari. Ma, considerata l’ energia e la diplomazia di Rosalie, non c’era
nulla da ridire.
Quindi, oltre ad essere un’ora assurda per svegliarsi,
le sei di mattina rappresentavano anche il futuro di ogni
singolo giorno per nove lunghissimi mesi. Primo settembre significava anche
dire addio alle feste estive, e a tutte quelle bellissime ragazze babbane e non
che in quel periodo esibivano il loro corpo in tutto il suo splendore. Già, ora invece vi chiederete come mai Draco Malfoy
è attratto dalle babbane. Io ve l’ho detto
che in fondo su di me esistevano solo pregiudizi infondati: le babbane, una
gran parte di quelle che ho conosciuto, hanno tutte bellissime gambe,
fondoschiena e decoltè. E tutto ciò mi bastava per dimenticare
chi fossero.
Ma tornando a noi, quel primo
settembre dell’ultimo anno di Hogwarts mi appariva ancor più
tragico: come mia madre mi aveva ricordato tutto l’anno, gli esami si
avvicinavano. Anche mio padre me l’aveva fatto
presente nella breve settimana in cui mi aveva fatto visita a luglio. In
realtà non c’era più bisogno di restare nascosto. Ma ormai
la sua vita era lontano da me e mia madre. Meglio
così.
Erano queste previsioni deprimenti che mi accompagnarono al binario nove e tre quarti il primo settembre del 1998.
Mia madre mi accompagno fino alla
barriera magica. Lì mi guardò a lungo. –Draco, figlio
mio…fa per bene quest’anno..-
-madre…- - Niente scappatelle, o feste illegali. - -ma quando
mai…?- -Non farti scoprire a baciare una dodicenne in una classe vuota.-
-è successo solo una volta!...-
-
E, soprattutto, studia.- mi arresi e sorrise
–finito?- lei rimase a fissarmi a lungo, prima di lasciarsi coinvolgere
dal mio sorriso affettuoso che rivolgevo a pochissimi e mi abbracciò
–ci sentiamo presto.- -contaci Draco.- le
strinsi una mano poi, con naturalezza, andai incontro alla barriera.
Le voci di studenti e il rumore del treno mi confusero un
po’. Ero a disagio a lasciare mia madre sola in casa. Come ogni anno. Ma era forte. Era come me. Vabbè,
io ero come lei.
-malfoy! Ce l’hai fatta!-
sorrisi al suono di quella voce e andai incontro con passo lento al mio
migliore amico: Blaise Zabini. Alzammo i pugni e le nostre nocche batterono
contro. Scoppiamo subito a ridere. Che stupidi. Io e
Blaise eravamo amici fin da…bè, da sempre. Nei periodi bui mio
padre e il suo comprarono una casa in montagna dove le nostre madri ci portavano mentre loro erano a combattere. O
uccidere. Ci siamo sempre trovati bene. Siamo diversi e questo ci porta a
completarci. Suo padre è sempre stato più presente del mio. E, al momento giusto, ha saputo scegliere tra la sua
famiglia e Voldemort. In molti lo giudicarono un codardo. Io no. Non penso ci
sia niente di male a rinunciare a morire per vivere con chi vuoi bene.
-allora amico, ultimo anno! Faremo saltare
la scuola…e il cuore di mille ragazze!- Blaise era su di giri.
Sempre così allegro, con un sorriso spontaneo e bellissimo. (parere di tutte le ragazze di Hogwarts). Lo dicevo, che siamo diversi. Quando camminavamo
nei corridoi era quasi comico: lui, capelli neri, occhi blu, profondi. Un
sorriso sempre presente a illuminare quel viso
perfetto, con la battuta pronta. Io, biondo, occhi grigi.
Il mio sorriso difficilmente si estendeva agli occhi, per cui
aveva ben poco di rassicurante. Pallido, i tratti del viso decisi, ma pur
sempre perfetti. In comune avevamo il fisico da modello e un’eleganza
tutt’altro che programmata. E con questa parentesi
di modestia posso continuare.
Blaise mi trascinò nel treno, al binario dove
già erano riuniti Tiger, Goyle, Pansy e Daphne. Appena entrati mi
salutarono entusiasti, nonostante solo due sere fa eravamo a dormire tutti insieme a casa di Pansy. Blaise si sedette vicino a
lei baciandole brevemente le labbra. Non mi sarei mai abituato a loro due,
nonostante fossero ormai cinque mesi che si dichiaravano fidanzati
ufficialmente. Mi sedetti nell’unico posto vuoto, accanto a Daphne.
L’imbarazzo era palese. –ciao, Draco.- sussurrò la sua voce
vellutata. –Daphne.- mormorai, gentile, ma senza troppo calore. Io e Daphne eravamo un punto interrogativo nel gruppo. Lei
diceva di amarmi. Probabilmente era vero. Io amavo il suo corpo snello, i suoi capelli biondi, gli occhi azzurri e le labbra carnose.
Per un periodo le era bastato. Avevamo iniziato una relazione libera: si andava
a letto insieme quasi ogni sera. Ma altrettanto spesso
andavo a letto con altre. La ripagava il fatto che lei
poteva stringermi la mano di tanto intanto, le altre no. Quell’estate
capii che non potevo più sopportare il suo dolore quando mi vedeva con
atre. È vero, noi Serpeverde siamo bastardi. Ma
tra di noi, siamo uniti. E per me non c’era
niente di più importante di mia madre e dei
miei pochi amici. Per questo una sera avevo cercato di chiudere
definitivamente. Ma a parole non sono buono e lo dimostrava
il fatto che Daphne invece di un bacio sulla guancia, aveva accarezzato
le mie labbra.
Tiger, accortosi dell’aria che tirava, cominciò
a raccontare di come voleva organizzare la festa quella sera. Gliene fui grato:
feste clandestine erano un argomento caro a tutti noi, e fu il modo migliore di
trascorrere il tempo. Arrivammo a Hogwarts che la testa mi scoppiava. Blaise mi
diede una pacca sulla spalla. –Dra’, che hai? Il tuo faccino sembra
più pallido del solito…non resisti più al ritmo della
nostra vita?- -fottiti, Blaise.- ribattei, acido.
Pansy rise –cominciano i complimenti!- annunciò, allegra, mentre
io e Blaise cominciavamo a battibeccare. Ma il dolore alla testa era abbastanza forte da farmi
smettere prima del previsto. Finalmente questo tolse a Blaise quell’aria strafottente –ma stai davvero male?- -Blaise, ieri
sono andato a letto alle tre e stamani mi sono svegliato alle sei. Sono solo
stanco.- -ripeto, tu non hai il fisico…MA NON
IMPORTA, TI VGOLIAMO BENE LO STESSO!- aggiunse appena mi vide prendere la
bacchetta. Arrivati al portone di Hogwarts Daphne e Pansy si fermarono -il
nostro ultimo anno…- alzai gli occhi al cielo –donne…voi e i
vostri stupidi sentimentalismi.- -certo, perché a te non frega nulla,vero?- mi rimbeccò Daphne. Sorrisi, il solito
sorriso freddo che faceva strage di cuori –infatti.- entrai
–e ti dirò di più. Mi salto pure la solita cena e vado a
dormire un palio d’ora, prima della festa.- Blaise sospirò
–e vorresti perdere lo smistamento? Dobbiamo verificare
il grado di bellezza delle primine…- un attacco di tosse fermò
Blaise, Pansy lo guardava minacciosa. Blaise arrossì, ma si riprese in
fretta –ovviamente unicamente per te, Draco.- sorrise –le bambine
non m’interessano Blaise. Trovo più eccitante un buon letto, in questo momento.- Blaise chiuse
gli occhi inorridito –se arrivi a dire questo vuol dire che sei proprio
stanco. Vai vai.- feci un
mezzo inchino con la testa, come a ringraziare. –e
ti pareva, ecco il formidabile trio!- la voce di Daphne si fece improvvisamente
gelida nel pronunciare quelle parole. E come
biasimarla: fecero il loro ingresso nella Sala d’Ingresso i nostri nemici
giurati. Harry Potter, Ron Weasley ed Hermione Granger. Sinceramente i primi
due riscuotevano un certo successo. Negli ultimi anni,
poi, erano diventati quasi degni avversari miei e di Blaise. Naturalmente la
loro arma era, oltre che la bellezza, il cuore, il coraggio. Grifondoro, bleah!
Ma Hermione Granger era rimasta
nell’ombra. Nell’ombra in senso relativo. Lei era…era
la ragazza più strana della scuola. Passati i primi tre anni a offenderla, ormai avevo perso tutto il gusto. Non aveva
mai riscosso gran commenti di apprezzamento fisico.
Non perché no fosse bella. Anzi. Una volta tolti i pregiudizi per il suo sangue sporco,
potevo ammettere che le gambe che spuntavano dalla gonna erano proprio ben
modellate. Chiare, abbastanza lunghe. Era magra e dal maglioncino grigio della
divisa scolastica s’intravedeva chiaramente che qualcosa era cresciuto in
quegli ultimi anni. I suoi occhi erano color nocciola.
Un colore veramente bello. Profondo, pieno di calore. Il viso
dolce, incorniciato dai ciuffi di capelli castani che ricadevano dalla crocchia
che portava ogni giorno. E qui si passa al perché non veniva apprezzata come avrebbe potuto. La Granger era straordinariamente anonima: solito
maglioncino grigio. Camicia che puntava totalmente
abbottonata. Cravatta al suo posto. Gonna grigia lunga fino alle
ginocchia. Che copriva le ginocchia. Scarpe nere
chiuse. Mai un filo di trucco, mai i capelli sciolti, mai un
maglioncino più originale, mai una gonna un po’ corta. E non era solo questo. Lei era anche…buona.
Sicuramente il tono acido utilizzato da Daphne due minuti
prima era rivolto a Potter e Weasley. Infatti
nessuno avrebbe potuto prendersela spontaneamente con Hermione Granger. Perché i suoi occhi pieni di gioia provocavano un gran
disagio a noi comuni mortali che del mondo apprezzavamo solo i beni materiali.
Nessuno guardava il mondo con gli occhi della Granger. Era impossibile. Lei
voleva aiutare tutti. S’incaricava di sua spontanea volontà di ogni attività scolastica: ripulita alla
biblioteca, ordinando tutti i libri, allestimento della Sala Grande per le
varie feste ufficiali. Aiuto ai ragazzi del primo anno ad ambientarsi.
Ripetizioni a chi aveva difficoltà. In
più seguiva tutti i corsi. Tranne Divinazione e
Babbanologia. sorrideva a chiunque incontrasse lungo i
corridoi, chiedeva scusa persino se erano gli altri ad andarle contro. La sua
bontà era ben visto da tutti i professori e
dagli studenti Grifondoro, più qualche altro studente qua e là.
Io, invece, la detestavo. Non per cattiveria: era finito il periodo in cui desideravo sfotterla perché era una Mezzosangue. Ma sapevo che quando dalla sua bocca uscivano frasi tipo
–la guerra non deve esistere. – oppure
–siamo tutti uguali agli occhi di Dio- (chi fosse poi Dio non
l’avevo ancora capito) c’erano riferimenti evidenti a mio padre. O, per lo meno, c’erano da parte di Potter e Weasley i
suoi pilastri. Per questo, appena Daphne annunciò il loro ingresso io feci una smorfia e mi dilegua nei sotterranei,
riuscendo comunque a notare l’occhiata di disgusto che mi lanciarono i
due damerini, e quella dubbiosa di Hermione. Lei mi guardava sempre in quel
modo. Come se si aspettasse qualcosa. Cominciavo sul
serio a pensare che fosse matta.
Arrivato alla statua della mia Sala Comune, ricordai di non
avere la parola d’ordine. Scrollai le spalle irritato
e mi incamminai alla porta opposta. Dalla tasca dei
jeans tirai fuori una chiave argentata. Da principe delle serpi avevo il
diritto di possedere la chiave della stanza delle
feste. L’aprii e m’intrufolai. Sorrisi compiaciuto. Tutto era
pronto anche se da sistemare: scatole di alcool, cibo,
impianto di musica. Ma la festa iniziava a mezzanotte
e la cena solitamente terminava per le dieci. Ci sarebbe stato tempo. Misurai
in uno dei numerosi divanetti verdi che riempivano la stanza introno
alla pista da ballo e mi addormentai.
“Era fine settembre e ti avevo visto prima …tu eri sempre
quello freddo ma
non ne fui mai così sicura”
Un Grazie
a Christina Malfoy, tarabe, Shavanna, Claudia. Vi ringrazio che, almeno per ora,
avete deciso di seguire la mia fic! I vostri commenti mi hanno fatto piacere e
mi auguro di meritarli…poi bo’, giudicate
voi!
Ancora
Buon Anno
Lily Black