Capitolo 6
Vicini da sempre
Passò la notte, arrivò il dì.
E con l'alba, si levò anche Lilia, che, aspettandosi
di trovare Itachi sdraiato affianco a lei, si allungò verso la
parte sinistra del letto, non sentendo nessun tipo di claore, solo un
freddo lenzuolo; così si voltò di scatto, accorgendosi che il vuoto esisteva per davvero: era già partito.
No, impossibile! Senza salutarla? Non esisteva proprio! C'era un
errore, stava ancora dormendo, non avrebbe mai potuto fare una cosa
simile.
Corse in giardino, che era già illuminato da una fioca e
giallastra luce, che ancora non provocava alcuna ombra nel giardino di
casa Uchiha, ma Lilia di ombre ne vedeva tante, vedeva quella del suo
ninja immerso nei pericoli, a rischio di tutto, anche della vita e,
nonostante si fidasse ciecamente di lui, aveva paura di non poterlo
rivedere mai più attraversare il vialetto di casa di ritorno
dagli allenamenti, di non sentire più suonare al campanello di
casa quando tornava dalle missioni; tutto questi pensieri, mischiati ad
un forte dolore al cuore, le fecero crollare le gambe, poiché le
ginocchia sembravano non reggere il suo esile corpo, diventato troppo
pesante, stracolmo di preoccupazione.
"Itachi, torna presto da me....me lo hai promesso" gridò al cielo, con la voce rotta, incapace di formulare altre frasi.
Appena si riprese, rientrò in casa, trovando appoggiata ad un
vassoio pieno di frutta fresca, una lettera, che non esitò a
prendere al volo, ma titubante, aveva terrore ad aprirla, temendo
che le parole che vi erano scritte, le avessero tormentato l'anima
ancora di più; e infatti, così fu:
"Amore mio,
Lo so, non è da me usare nomignoli, ma mi sembra giunto il
momento di parlare apertamente di ciò che provo per te. Non ho
mai smesso di pensare a come sarebbe cambiata la mia vita se quel
giorno, così lontano, ma così vicino, non ci fossi stata
tu con me, tu in grado di capire le mie emozioni, tu, capace di
ascoltare i miei silenzi e le mie lacrime, tu, Lilia Takashi, capace di
sconvolgere la mia esistenza dalle fondamenta.
Non sono sicuro di poter ripsettare la promessa ch ti ho fatto ieri
sera, non posso perché non so se mai tornerò, questa
missione è davvero rischiosa, ma ti farò a vere spesso
mie notizie, in qualunque modo, in qualunque tempo, in qualunque luogo,
ricordi? Ce lo dicevamo sempre.
Noi siamo vicini da sempre, siamo lontani da mai.
Perdonami Lilia,
Questo è tutto quello che riesco a scrivere, le lacrime non mi lasciano in pace.
Tutto il peso del mondo su di noi, un mondo che non ci permette di essere felici, non fino in fondo almeno.
Dì a Sas'ke che lo amo più della mia stessa vita.
Siete la mia casa, dove un giorno, vi prometto, tornerò.
Ti amo.
I."
Perché Itachi, perché?
Perché sei partito per una missione così impegnativa?
Perché ti vuoi allontanare così tanto da me? Non pensi a
tuo fratello? Come farò a dirgli che forse non ti rivedrà
mai più?
E a me non pensi? Come farò a sopravvivere senza te che mi ami? Come?
Passarono così le giornate in casa Uchiha, Sasuke non voleva
più giocare, non voleva più studiare, non voleva
più vedere i suoi amichetti, non parlava quasi più con
nessuno, tranne che con lei, che cercava di sorridere, lo ascoltava
quando voleva parlare, lo faceva ridere quando lui aveva solo voglia di
piangere, e qualche volta, non ne poteva più nemmeno lei, e i
loro cuori, stanchi di raccogliere dolore, cedevano, eliminando le
scorie dai loro occhi, pieni di sonno arretrato.
E quel sonno non voleva lasciarsi prendere, sembrava una farfalla che
scappava ogni volta che la retina la stava pre intrappolare, gli incubi
erano frequentissimi e Lilia stava perdendo la ragione: aveva bisogno
di lui.
Così, con Sasuke per mano, si diresse verso il palazzo
dell'Hokage, per chiedere spiegazioni; quando bussò alla grande
porta dell'ufficio del Capo, una voce le disse: "Venite avanti ragazzi
miei..."
"Signore, con il massimo rispetto che le devo - cominciò la
Jonin senza nemmeno sedersi, con Sasuke per mano, il quale la stringeva
forte - mi deve dire dove è in questo momento Itachi Uchiha! Me
lo deve dire Signore! E' partito tre mesi fa e abbiamo ricevuto un solo
schifosissimo messaggio scritto a macchina con le parole Sto bene, non
preoccupatevi che invece mi hanno fatto agitare ancora di pù!
Lei ci deve aiutare Hokage!"
"Calmati Lilia, siediti e parliamo con calma. La missione è
segreta, non posso rivelarti nulla perché potrebbe andare a
monte l'intera vita del Villaggio, ma Itachi sta bene, non
preoccuparti, tornerà presto. Ma cara mia, tu hai qualcosa da
dirmi che non puoi nascondere sotto un vestito più largo"
Lilia si guardò la pancia, che era notevolmente aumentata di
circonferenza, ma non a causa di troppo cibo ingerito in tutto quel
tempo, ma da qualcosa di molto più nobile, un legame eterno tra
lei e il ninja dello Sharingan.
Sasuke stacco per un attimo la mano dalla ragazza e si posizionò
di fronte a lei, per appurare quello che il capo villaggio aveva appena
supposto ed era vero: da quella t-shirt che era evidentemente di una
taglia di troppo, si poteva intravedere una piccola sporgenza, e un
sorrisone, seguito immediatamente da grosse lacrime, si
materializzò sul volto del bambino, che non aspettava niente di
più.
"Hokage, questa creatura deve vedere suo padre, ci dica dove si trova Itachi, la supplico!" si inginocchiò Lilia al cospetto di Sarutobi che però rimase irremovibile, liquidandola con una carezza e un "tornerà presto, vedrai!" che non la rassicurarono per niente.
{ Sproloqui di Yume }
Insomma, questi esami mi provocano tanto, ma tanto delirio!
Questa che doveva essere una mini ling, si sta rivelando molto ispiratrice,
E mi piace davvero tanto portarla avanti! Spero piaccia anche a voi, nel prossimo capitolo
Ci saranno delle svolte inattese ehehe!
A presto!
Yume.